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Autore: Soul On Fire    17/09/2008    2 recensioni
Lo guardava giacere lì a terra in una pozza di sangue, esanime.
Erano bastati due colpi di pistola perché spezzasse una vita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elle Greenaway
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Salt in Her Wounds
Fandom: Criminal Minds.
Personaggio/Coppia: Elle Greenaway
Conteggio parole: 732 parole
Beta Reader: My adored and beloved.
Disclaimer: i personaggi appartengono a Jeff Davis, questa storia non è a scopo di lucro.
Nota #1: Il titolo è preso da una canzone degli HIM, Salt in Our Wounds, ma è leggermente modificato. Spero che sua maestà Ville Valo non mi scateni contro la sua ira. xD Questa fic sarebbe ambientata dopo che Elle spara a Lee, nella puntata 2x05 Conseguenze.
Nota #2: Questa cosa la dedico a me stessa, perché so di potercela fare.
Nota#3: Grazie ai Thirty, mia costante fonte d’ispirazione.
Salt in Her Wounds

E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te.

Friedrich Nietzsche.

Lo guardava giacere lì a terra in una pozza di sangue, esanime.
Erano bastati due colpi di pistola perché spezzasse una vita.

No, non era la prima volta che sparava, ma ora era diverso. Questa volta non aveva sparato per legittima difesa. Aveva fatto fuoco perché sapeva che non avrebbe potuto convivere con se stessa se l’avesse lasciato libero di torturare altre donne. O almeno non dopo quello che le aveva detto.

Grazie.

Non era andata lì con l’intenzione di ucciderlo, voleva solo avvertirlo: sarebbe stata la sua ombra fino al giorno del suo arresto. Ma lui aveva iniziato a delirare e in quel momento, dopo quel grazie, aveva capito che non poteva lasciarlo andare.

E allora aveva deciso di agire definitivamente, in una frazione di secondo aveva estratto la pistola e l’aveva finalmente catturato. Ora non avrebbe più fatto male a nessuno.

Quel sentimento di soddisfazione che aveva provato all’inizio si stava pericolosamente trasformando in angoscia. Un’inquietudine che le impediva di respirare, le attanagliava la gola e si attorcigliava come un serpente intorno alla sua anima.

Sentì ancora quella mano nel suo stomaco. Quella sensazione non l’aveva mai abbandonata. Era con lei al lavoro, era con lei a casa ed era con lei nei suoi incubi. Aveva deciso di far finta che non esistesse e aveva cercato di dimenticare l’accaduto, di nasconderlo in uno degli angoli più segreti e quasi invisibili del suo cuore, ma non ci era riuscita. Quando si trovava in difficoltà o si soffermava a pensare più del dovuto, quella mano entrava di nuovo nel suo stomaco, provocandole dei dolori lancinanti che le impedivano di reagire.

Non riusciva a capire cosa le stesse succedendo. Era come se il mostro che le avesse fatto del male si fosse reincarnato in lei.
Capiva di aver fatto qualcosa di estremamente sbagliato, non era così che sarebbe dovuta finire. Eppure il suo lato oscuro gioiva per l’omicidio che aveva appena commesso.

Perché di questo si trattava: omicidio.

Non importa se chi aveva freddato era un brutale stupratore che non aveva avuto pietà per nessuna donna che aveva incontrato sulla sua strada.

Aveva pur sempre ucciso un uomo. Di conseguenza non era più in grado di svolgere il suo lavoro lucidamente, ed era questo che le dispiaceva più di ogni altra cosa. Aveva combattuto per arrivare fin là, e ora capiva di non avere più quel soffio vitale e battagliero che l’aveva spinta a raggiungere i suoi obiettivi.
Era morto tempo prima con quella ferita di cui portava ancora le cicatrici, che si riaprivano ogni volta che vedeva un altro mostro.
Era come se un odio represso crescesse dentro di lei: non poteva fare nulla per combatterlo. La stava divorando completamente e l’azione appena commessa l’aveva pienamente dimostrato.
Distolse lo sguardo e lentamente prese il cellulare nella tasca del suo giubbotto. Si rese conto solo ora di quanto faceva freddo lì fuori. Ma forse il freddo era dentro di lei, e capì che non se ne sarebbe andato facilmente.

Non aveva voglia di iniziare un’altra battaglia, non ora. Non ne aveva le forze.

Decise di farsi cullare dolcemente dal gelo che le paralizzava l’anima e il cuore, così avrebbe smesso di soffrire per ciò che aveva fatto. Con un cuore di ghiaccio sarebbe stato tutto molto più semplice, la mano nel suo stomaco avrebbe smesso di infastidirla, avrebbe smesso di riaprire vecchie cicatrici e di rinnovare ogni giorno il dolore che provava.

Compose il numero dell’agente preposto al caso, e le disse di accorrere subito.

Dopo alcuni minuti una folla di poliziotti e agenti della scientifica si accalcò su quella che era diventata la scena del crimine e lei venne interrogata.

Ovviamente la donna si bevve la storia della legittima difesa.

La gente crede a ciò che vuole sentirsi dire, non c’è spazio per la verità quando si cerca di raggiungere una meta disperatamente e incondizionatamente.

Ecco che li vide: Gideon e Hotch erano arrivati e si avvicinavano a lei. Non l’avrebbero capita. Nessuno poteva capirla.

Nessuno di loro aveva una mano nello stomaco che apriva cicatrici nell’anima capaci di inghiottire energia,vitalità ed entusiasmo.

Venne spinta nell’auto dai poliziotti, e non ebbe tempo di parlare con nessuno. Incrociò per un istante lo sguardo di Jason, e allora capì.

Capì che l’abisso aveva scrutato dentro di lei.
Commentate e criticate, questo è il secondo obbrobrio che scrivo, e per di più su un personaggio non semplice secondo me! Però mi piace pensare di aver capito Elle fino in fondo. ^_^
  
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