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Autore: ZKaoru69    21/08/2014    1 recensioni
«Tadma non è uno Spirito cattivo, ma può essere pericoloso. (...) Visita solo le case con bambini, e si fa annunciare da profumo di sambuco. Tadma è lo Spirito della giovinezza e non vuole che i bambini diventino grandi, così li convince a giocare per sempre con lui tra gli Eterni Giovani».
Questa storia partecipa al quinto turno del contest "1 su 24 ce la FA!" indetto da ManuFury.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finnick Odair, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al contest “1 su 24 ce la FA!” indetto da ManuFury





Lo Spirito Rosa della Giovinezza






La prima volta che Finnick sentì parlare di Tadma aveva cinque anni e un ginocchio che gli faceva male per una brutta caduta sugli scogli.

«Tutto quello che occorre è un rametto di rosmarino immerso in una ciotola di acqua salmastra, e Tadma non vi disturberà più», stava raccontando Sobi, un uomo di trentacinque anni con una folta barba nera e una voce profonda più morbida della seta. «Tadma non è uno Spirito cattivo, ma può essere pericoloso». Sobi strinse la mano di sua moglie Tess, incinta di sei mesi, e controllò il suo spiedino di gamberoni al timo che arrostiva sul fuoco. Tutti i bambini attorno al falò, con le guanciotte rosse per il calore, lo ascoltavano rapiti, come ogni sera in cui raccontava le storie degli Spiriti. «Visita solo le case con bambini, e si fa annunciare da profumo di sambuco. Tadma è lo Spirito della giovinezza e non vuole che i bambini diventino grandi, così li convince a giocare per sempre con lui tra gli Eterni Giovani».

«Forte!» commentò Kian, dando voce ai pensieri di Finnick. «Mi piacerebbe tanto giocare per sempre con lui».

«No, Kian» lo interruppe Sobi. «Non dovete mai dargli confidenza, se vi capiterà di incontrarlo. Non appena vedete il suo bagliore rosa che si avvicina, dovete chiudere le finestre e non parlargli».

«A me questo spirito non mi piace» disse Jannette, che era paurosa di natura. «Raccontaci dello Spirito dell'amore!»

Un coro di proteste si levò dai maschietti presenti, mentre Sobi procedeva a narrare di Samet.




Finnick passò quella notte ad aspettare Tadma alla finestra, ma lo Spirito non si fece vedere. La delusione nel vedere le sue aspettative disattese fu talmente cocente che dedcise di non voler più sapere dello Spirito rosa della giovinezza.

Eppure, una notte Tadma apparve sul serio.

Erano ormai passati quattro mesi da quella serata attorno al falò, quando Finnick, dopo aver spento la luce, sentì un forte odore di sambuco. Subito si rizzò a sedere e tutta la stanchezza accumulata durante la giornata sparì improvvisamente. Quando vide un bagliore rosa posarsi sul davanzale della sua finestra, il bambino strabuzzò gli occhi e corse a vedere: tutto il suo visino si illuminò, mentre si rendeva conto che Tadma era proprio lì, davanti a lui.

Lo Spirito non era alto più di quindici centimetri ed emanava una strana luce rosata, anche se era vestito di foglie verdi attorno al corpo pallido. Aveva l'aspetto di un bambino, eppure era chiaro che non aveva età; i suoi lineamenti erano femminili, ma il suo fisico era asciutto e acerbo. Finnick non riusciva a capire il suo sesso: a tratti sembrava maschio, a tratti femmina.

«Sei Tadma!» esclamò, aprendo la finestra, senza ricordare gli avvertimenti di Sobi.

Lo Spirito parve compiaciuto del fatto che Finnick conoscesse il suo nome.

«In persona, bimbo. E tu come ti chiami?» Tadma inclinò la testa verso sinistra, in un vezzo capriccioso. La sua voce era chiara e travolgente, come tanti campanellini che suonano insieme.

«Io sono Finnick!»

Tadma entrò nella stanza e si sedette sul letto con un mezzo sorriso.

«Hai voglia di giocare con me, Finnick?»




«Stanotte ho incontrato Tadma» esordì Finnick a colazione, il giorno dopo.

«E chi è Tadma? È il figlio dei Mayfair, cara?» chiese suo padre distrattamente rivolgendosi a sua moglie. «Sai che non devi uscire di notte, Finnick».

«Ma non sono uscito!» Finnick era troppo eccitato dalla sua avventura notturna per mangiare il suo pezzo di pane alle alghe. «Tadma è lo Spirito rosa della giovinezza. È venuto lui...»

«Ah sì, certo» tagliò corto suo padre, riponendo le reti dopo la lunga nottata di pesca.

«Dev'essere stato un bel sogno, Finnick» gli disse sua madre, entrando in cucina.

«Ma non era un sogno, era tutto vero!» protestò il bambino.

Sua mamma gli accarezzò i capelli ridendo.

«Sicuro, tutto vero. Ora però mangia, tesoro».




«I miei genitori non mi hanno creduto quando gli ho detto che sei venuto» si lagnò Finnick con Tadma, quando tornò a trovarlo.

«I grandi non capiscono perché sono cresciuti. Per questo io gioco solo con i bambini» rispose lo Spirito rosa con l'aria di chi la sa lunga. «E tu vuoi crescere, Finnick?»

Finnick ci pensò su. Fino a quel momento non si era mai chiesto se volesse crescere. Crescere era una cosa normale che facevano tutti, come le unghie che diventano lunghe o gli oggetti che cadono a terra se li lasci andare. «Non lo so» rispose.

Tadma fece di nuovo il suo mezzo sorriso.

«Crescere è la fine di tutte le avventure» commentò, per poi spiegargli le regole del gioco di quella sera.




Gli anni passarono, e Tadma continuava ad arrivare sul davanzale della cameretta di Finnick, sempre con un nuovo gioco più accattivante del precedente. Tadma non era mai regolare con le sue visite: potevano passare settimane senza che si facesse vivo, e poi lo veniva a trovare per cinque sere di fila. Finnick intanto era cresciuto fisicamente: era diventato più alto e più muscoloso, i suoi capelli si erano schiariti e le ragazzine della sua età cominciavano a fargli il filo. I giochi di Tadma, però, lo mantenevano leggero e spensierato, come se in realtà non fosse passato molto tempo da quella notte di sette anni prima.

Quando Tadma arrivò, Finnick era ancora sveglio a intrecciare nodi.

«Speravo che venissi, Tadma» lo accolse quasi in lacrime. «Domani c'è la mia prima Mietitura. E per la prima volta in dieci anni, non c'è un volontario maschio».

Tadma si appoggiò sulla testata del letto, tra una stella marina e un delfino.

«Hai meno probabilità di essere sorteggiato di tanti altri, non dovresti essere così preoccupato».

«E come posso non esserlo?» Lo sguardo di Finnick era pieno di inquietudine.

Tadma si accarezzò il mento con le mani.

«Una soluzione ci sarebbe» disse poi col mezzo sorriso che Finnick ormai conosceva molto bene. «Ed è molto semplice: vieni con me. Resterai un bambino per sempre, non dovrai crescere e non avrai più alcuna preoccupazione al mondo. Nemmeno la Mietitura di domani».

Finnick dilatò gli occhi, poi volse la testa di lato, ricordando gli avvertimenti di Sobi.

«No, Tadma. Non vengo con te».

Lo Spirito rosa alzò le spalle.

«Giochiamo, allora».




Erano passati due anni, e quella sera Finnick chiuse la finestra, nonostante il caldo, dopo aver lasciato sul davanzale un bicchiere d'acqua salata con un rametto di rosmarino. Ormai era una decina d'anni che la lasciava aperta per Tadma. Ma adesso aveva quattordici anni e l'indomani sarebbe stata la terza Mietitura a cui partecipava. E ancora nessun volontario maschio.

Finnick non voleva crescere, ma cominciava a sentirsi annoiato con Tadma. Negli ultimi tempi lo Spirito rosa si era fatto vedere poco, comunque.

Finnick aveva un brutto presentimento, lo sentiva alla bocca dello stomaco.

Non aveva ancora idea di quanto quel presentimento fosse corretto.




Il treno sfrecciava verso Capitol City.

Finnick osservava il paesaggio scorrere veloce sotto i suoi occhi, ripensando alla sua ultima conversazione con Mags, quando colse un bagliore rosa tra le fronde degli alberi. Quel bagliore rosa.

Aprì la finestra – anche se c'era attaccato un cartello con scritto “Vietato aprire” – e lasciò entrare Tadma.

Finnick non lo aveva mai visto così stanco e abbacchiato: lo Spirito respirava affannosamente, le foglie che formavano il suo abito erano un po' appassite e il suo bagliore era meno rosa del solito.

«Tadma, cosa ci fai qui? Non sei un po' troppo lontano da casa?»

«Sono qui per te, Finnick» rispose lo Spirito. «Questa è l'ultima offerta. Se non vieni con me adesso, morirai» lo supplicò.

Finnick rimase interdetto.

«Perché dovresti partecipare agli Hunger Games quando potresti venire con me? Staremo tutto il giorno a divertirci e giocare con gli Eterni Giovani...»

«Tutti cresciamo prima o poi».

«No, non tutti! Non tu! Tu sei nato per restare per sempre bambino, dammi retta!»

Il ragazzo restò in silenzio.

«Non ti è rimasto molto tempo, accetta!» lo implorò lo Spirito.

Finnick scosse la testa.

«Mi dispiace, Tadma, ma non verrò con te. Ho intenzione di vincere questi Hunger Games, e per farlo devo crescere. Scusami» aggiunse in un sussurro.

«Se non verrai con me, non ci rivedremo mai più, lo sai?»

«Lo so» rispose con fermezza.

«Allora questo è un addio». Tadma si levò e diede un bacio a Finnick sulla punta del naso. «È un vero peccato. Saresti stato un Eterno Giovane perfetto. Sentirò la tua mancanza».

«Mancherai anche a me» disse Finnick, aprendo di nuovo la finestra della cabina. «Addio, Tadma!» urlò mentre lo Spirito rosa si perdeva nella vegetazione davanti a lui.

Si sdraiò sul letto. Se Mags non fosse venuta nella sua cabina prima di Tadma, forse se ne sarebbe andato con lo Spirito. Pensò che sarebbe stato divertente giocare con gli Eterni Giovani per sempre.

Poi una realizzazione improvvisa lo colpì: i Giovani Eterni non crescevano perché erano morti. Ora si spiegavano gli avvertimenti di Sobi.

Morire per mano di uno Spirito rosa della giovinezza o durante gli Hunger Games?

Il pensiero, in un qualche modo, gli sembrò molto divertente e lo fece sghignazzare per tutta la giornata.

Se doveva crescere per vincere gli Hunger Games, Finnick temeva di avere ancora molto lavoro da fare. 

   
 
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