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Autore: semideaa    21/08/2014    5 recensioni
Vi piacerebbe che questa storia iniziasse con un ‘C’era una volta ..’ o che parlasse di una ragazza acqua e sapone, menefreghista della scuola, magari una studentessa nuova e sciocca che si invaghisce del suo primo grande amore, in cui ognuna di voi potrebbe riconoscersi?
Beh, Lydia non era una ragazza acqua e sapone ed era tutto fuorché sciocca, data la sua alta percentuale di ragazzi portati in camera da letto. E no, il suo grande amore non l’ha ancora trovato. O magari non se n’è ancora accorta. E se ve lo state chiedendo, non potrete mai riconoscervi in una come lei. Perché di Lydia Martin ne esiste una sola.
[ STYDIA, con accenni Scallison, ambientata a cavallo delle quattro stagioni, SPOILER, MISSING MOMENTS ]
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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 Paranormal love ...

Beacon Hills la mattina faceva davvero schifo. Non che nel resto della giornata migliorasse le aspettative di Lydia. Rimaneva inesorabilmente la stupida cittadina con meno di 6.000 abitanti, una scuola al centro del paese e un immenso bosco.
Non si sentiva mai a suo agio, compressa in quel piccolo spazio che chiamavano città. Passava quindi il resto della sua vita adolescenziale a buttarci merda su merda, ovviamente non impegnandosi per poter cambiare qualcosa di ciò che a lei non andava a genio.
In realtà la scuola le piaceva. Ogni tanto si faceva vivo qualche bel ragazzo e non mancavano i centri o le discoteche dove poter andare a divertirsi. E poi tutti a casa sua. Tanto i suoi genitori non c’erano mai.
Sì, Lydia aveva trovato la strada per la felicità nella sua esistenza. Comportarsi da oca vanitosa, curare il proprio look fino alla tomba, mostrare le proprie doti e riuscire a sentirsi sempre superiore erano comportamenti che le piacevano e che adottava ogni giorno.
E sì, magari non andavano a genio a tutti. In realtà forse andavano a genio solo ai ragazzi. No, nemmeno a loro, pensò rammaricata. Perché lei alla fine non chiedeva altro che piacere a tutti. O almeno alla maggior parte. E ogni giorno falliva. E si chiedeva il perché.
Perché c’erano ragazzi che la veneravano, che la baciavano e la toccavano e le facevano tantissimi complimenti, e ragazze che la ammiravano e le relegavano il ruolo di leader. E poi c’era quell’immenso idiota di Stilinski che non faceva altro che ripetere che lei era di più di quello. Non capiva che la faceva sentire male. Perché lei si impegnava per poter essere quella che chiedono tutti, la tipica diciassettenne che piace a fa colpo, e poi arrivava lui e le rendeva il lavoro inutile, non notando tutto il suo impegno. No, Stiles non capiva e non meritava di capire. La faceva solo soffrire. Perché non poteva semplicemente ammirare silenzioso come gli altri e apprezzare, senza aprire quella sua dannata bocca? Non capiva che la rendeva immensamente triste?
Lydia passò davanti all’ingresso senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.  Lui farneticò qualcosa, ma lei era abituata a tappare le orecchie quando parlava uno sfigato. Ne andava della sua reputazione. Entrò nell’ingresso con il suo solito sguardo fiero che esibiva ogni mattina, indipendentemente da come si sentiva. Doveva mostrarsi sempre forte, tanto a nessuno importava dei suoi sentimenti. Nessuno gli chiedeva mai ‘Come va, Lydia?’, ‘Come stai oggi?’, ‘Come ti senti?’.
Nessuno a parte Stiles. E lei, quotidianamente, lo ignorava. E’ difficile scrollarsi via le tue vecchie abitudini.
Si ammirò nell’anta della porta di vetro del corridoio. Splendida come sempre.
Trucco impeccabile, capelli in ordine, vestiti abbinati e tacchi alti a dovere.
 
 
Stiles la guardò entrare e il suo sguardo si aprì. Anche quella mattina era splendida come sempre. Anche se, se fosse venuta a scuola in pigiama appena sveglia, lui l’avrebbe comunque trovata stupenda. Era questa la potenza del vero amore, pensò.
Solo che lei non lo capiva. Non capiva che per lui poteva indossare qualsiasi cosa, andare a scuola anche nuda, o magari senza trucco e con i capelli in disordine. A Stiles bastava che fosse Lydia. A lui bastava ciò che c’era dentro di lei. Intendiamoci, di quello che c’era fuori non gliene dispiaceva affatto (quante volte aveva immaginato di baciarla, di scuoterle quei suoi capelli ramati o di poterle finalmente toccare le spalle, le braccia, il collo, e sì, magari qualcos’altro).
Il fatto è che si rendeva conto di quanto lui non simboleggiasse nulla per lei, e di come a Lydia non bastava quello che c’era dentro di lui.
Ok, Stiles non aveva un cuore d’oro, non riportava i libri alla biblioteca, origliava le conversazioni di suo padre, mentiva continuamente ai professori e arrivava sempre tardi agli appuntamenti, ma era sicuro che quello dentro di lui era altamente migliore di quello che il Signore gli aveva donato all’esterno. Non gli piaceva per niente la sua faccia troppo piccola e paffutella per un ragazzo di sedici anni, o i suoi capelli attaccati alla fronte, o i suoi occhi piccolissimi e la sua bocca sottile. Non gli piaceva nemmeno essere smilzo e bassino, non avere un minimo di muscoli e non essere un grandissimo esempio in fatto di sport.
Sono problemi che ti poni facilmente, se te ne vai girando con un tipo come Scott Mccall. Magari non è il massimo della bellezza nemmeno lui, con quel suo naso enorme e la bocca storta (solo da un lato, Stiles giurava che era vero), ma sono cose che passano in secondo piano, se la tua faccia è quella da diciassettenne e i tuoi muscoli sforano da sotto le magliette.
Molte volte Stiles si era chiesto perché fosse anche lui uno sfigato, e tante altre volte si era dato la colpa. Se un figo andava in giro con uno sfigato, automaticamente veniva classificato tale.
Sinceramente, è difficile presentarti come uno sfigato se sei un lupo mannaro.
Ma sono dettagli al quale Stiles si stava preoccupando quella mattina.
 
- Comunque, come ti senti?
- Male, o meglio, strano. – Scott era letteralmente senza fiato.
- Cosa ti sta succedendo amico?
- Non lo so, e ho paura, davvero tanta paura.
 
 Scott scostò la maglietta. Stiles represse un conato di vomito. Sì, era un morso gigantesco. Un morso gigantesco e rosso. Un morso gigantesco, rosso e pulsante. Ma minuto dopo minuto si rimarginava un pezzettino, lasciando nemmeno una cicatrice. Stiles per poco non urlò.
 
- Lo so, credo sia un effetto collaterale dell’essere un lupo – Scott spostò lo sguardo verso il basso e seguì quello di Stiles.
- Collaterale? E tu lo chiami collaterale? Scherzi? E’ pazzesco!
 
La campanella li riportò al mondo reale.
 
- Dobbiamo andare. Ho promesso a mia madre che quest’anno sarei andato bene in tutte le materie e ..
- E cosa?
- Dovrò cercare di farmi prendere nella squadra di Lacrosse.
- Beh, siamo dentro.
- Stiles, intendo, davvero dentro!
 
Stiles aveva capito, ma il sarcasmo lo difendeva sempre per cui doveva impegnarsi per stare serio. Lui tutta questa voglia di entrare nella squadra non la vedeva in Scott, ma lo appoggiò. In fondo, era anche il suo di sogno. Lo sapevano tutti che se entravi nella squadra avevi automaticamente un lasciapassare per il girone dei vip. E ottenevi l’ammirazione di Lydia. Sì, Stiles doveva assolutamente entrarci quell’anno. Non avrebbe sopportato ancora la vista di Jackson che se la sbaciucchiava in ogni angolo della scuola.

 
Lydia non aveva mai sperato in qualcuno che la potesse capire, non credeva nel destino e non pregava per il futuro. Era una di quelle persone che viveva e basta, aspettandosi di tutto e non chiedendo niente al corso degli eventi, se non di essere normali e facilmente comprensibili. Nessuna ragazza era come lei, si era resa conto. Lydia seguiva il corso scientifico, naturale e reale della vita, non credeva agli eventi paranormali in circolazione. Era quasi sicura di poter vincere un Nobel per questo.
Ritornando al discorso principale, Lydia non aveva amiche. E non se l’era mai cercate. Semplicemente perché la sua immagine non ne aveva bisogno.
Ogni mattina, ogni volta che si alzava dal letto, questa sua immagine però appariva sfocata e baluginante. Scompariva giorno dopo giorno. Un pezzetto di falsità se ne andava, lasciando una ferita aperta sulla vera Lydia Martin. E quella cicatrice nella giornata si trasformava in un bisogno, un grande bisogno, che cambiava a seconda di quello che viveva. Lei era diventata brava ad ignorarli (li ignorava addirittura meglio di come ignorava Stiles, e si sentiva fiera), ma quel Lunedì mattina la cicatrice pulsava più del dovuto. E chiedeva bisognosamente un’amica. Una migliore amica.
Quando Lydia vide entrare la ragazza mora in classe, non si rese nemmeno conto di quello che sarebbe successo, e nemmeno volle trovarci una spiegazione. Lei, che non credeva alle coincidenze. Cosa stava succedendo? Si disse che quel pomeriggio sarebbe dovuta andare al beauty center assolutamente.
La stangona, quanto invidiava le ragazze alte!, prese posto proprio dietro una delle riserve della squadra di Lacrosse. Figuriamoci se Lydia imparava i loro nomi, ma tanto sapeva che lui si chiamava Scott, solo che non voleva ammetterlo.
Lydia non la prese nemmeno in considerazione, ma seguì la lezione come al solito. Si soffermò per un secondo sui suoi vestiti tendenti al dark, sui suoi capelli in disordine e sul suo trucco alla bell’e meglio. Si disse che non le sarebbe piaciuta.
Prima del pranzo era in corridoio. Si preparò per le selezioni di quel pomeriggio, doveva assolutamente andarci a tifare per il suo fidanzato, e per mostrare a tutti quanto lei fosse fortunata ad avere accanto a sé uno come Jackson.
Per lei Jackson non era il solito ragazzo passeggero, non era affatto come gli altri.
Per lui sentiva qualcosa di vero, di profondo, per questo decideva di comportarsi sempre da stronza con lui. Non poteva mostrare agli altri l’immagine di una sciacquetta persa del suo fidanzato. Lei doveva avere il controllo della situazione. Sapeva che a volte Jackson la detestava per questo, ma lui era rimasto, non se n’era andato, e questo era per lei un motivo più che valido di continuare la sua scenata. Sperava in fondo al suo cuore che lui l’avesse capito, che non la abbandonasse perché era l’ultima cosa che voleva. L’avrebbe rimpianto sempre a se stessa, si sarebbe picchiata se avesse potuto per questa sua debolezza, ma Lydia amava quel biondo muscoloso che l’aveva presa e l’aveva portata con sé, incurante degli avvisi dei suoi amici, che gli avevano intimato di stare alla larga da “quell’arpia”. E sapete quanto tempo era passato? Un anno, e lui non se n’era andato.
Questa cosa colmava così tanto di gioia Lydia, che si affrettò con i preparativi e corse al campo. O almeno stava per correre, quando si scontrò con la tipa nuova di quella mattina, che le chiese scusa, sistemò i libri nel suo armadietto, e cavolo! - pensò Lydia – proprio affianco a me doveva stare!, e si presentò.
Allison. Allison Argent. Prese a parlare della sua famiglia, del fatto che si erano trasferiti qui e poi prese a parlare della lezione che avevano fatto insieme e con grande sconforto di Lydia prese a parlare anche di Scott e di quanto fossero tutti gentili e
Cavolo se era logorroica quella tipa.
Lydia giurava che la stava ascoltando, ma girò di sbieco lo sguardo sul corridoio vedendo i due sfigati panchinari che la guardavano di traverso. No, guardavano Allison.
E decise al volo che il modo migliore di prendere due piccioni con una fava sarebbe stato quello di introdurre anche quella povera ingenua nel mondo di Lydia Martin. Ci sarebbe riuscita, costi quel che costi.
Con un sorriso le tappò la bocca immediatamente e con la sua salda presa la portò per il polso verso il campo di Lacrosse, consapevole dello sguardo di Mccall su di lei.
 
 
Tutte le domande poste a Stiles in quel momento ricevevano risposte negative.
Non era mai stato un grande sportivo e mai aveva sentito il bisogno di esserlo.
Ogni anno sapeva che il suo posto nella squadra era la panchina, e gli piaceva stare lì’, perché almeno evitava le figure di merda e si toglieva dai guai e dall’infermeria.
Dava sostegno, faceva il tifo e quasi si era fatto amico il coach.
Ma quell’anno doveva andare tutto diversamente. Era alquanto stressato e sotto pressione. Sapeva che c’era almeno metà scuola lì sugli spalti a fare il tifo per i loro amici. Nessuno per lui. A lui bastava Scott, il suo compagno di panchina.
 
Si maledì di quello che aveva pensato un’ora dopo.

 
Lydia si ritrovò in piedi ad applaudire insieme agli altri. Purtroppo non per Jackson. Ci era rimasta malissimo quando Mccall gli aveva parato il tiro, ma che poteva farci, era scritto nei suoi comportamenti da stronza acida: doveva tifare per i vincenti.
Allison era rimasta seduta. A Lydia stava abbastanza simpatica, al contrario di quello che aveva pensato. Le chiese di venire alla festa dopo la partita di Lacrosse di quella sera. Lei non accettò. Contrariamente a ciò che si può immaginare, Lydia la ammirò ancora di più. Una dura, eh? Era sicura di poterle sciogliere quella parete di ghiaccio che si ergeva davanti alla sua dignità. E poi aveva visto bene come la nuova tipa guardava quel portiere portento. Scott non era mai stato così bravo, ricordò lei. Magari aveva voluto fare bella figura per Allison, aveva notato i suoi occhi su di lei prima nel corridoio. Un moto di piacere le invase il corpo. Quanto adorava prendere il ruolo di cupido nelle relazioni degli altri!
Sì, si disse, sarebbe riuscita a farli mettere insieme.
 

 
Stiles non era arrabbiato con Scott. Era solo nervoso. Tanto.
Non capiva come mai il suo amico lo avesse tradito. Come aveva fatto a diventar bravo tutto d’un colpo? E perché non gliene aveva parlato? Pensò alla licantropia. Ma non poteva dare la colpa di tutto a quello.
Quello non poteva sempre scagionare Scott da qualunque cosa.
Stiles si stese sul suo letto e chiuse gli occhi.
Lydia si era alzata ad applaudire Scott. E se ci fosse stato lui al suo posto?
Se era davvero la licantropia che rendeva così fighi e attraenti e atletici e incredibilmente muscolosi?
Lydia.
Si chiese perché una ragazza come lei gli piacesse così tanto. Davvero, non se ne capacitava.
Avevano fatto le elementari insieme, e per i primi anni nulla.
Dalla terza, gli ormoni incominciano a muoversi, a chi prima, a chi dopo. Beh, a Stiles si sono mossi nella direzione della figlia di papà dai capelli ramati.
E questa cosa se l’era trascinata dietro fino alle medie. Continuava a tormentarla, continuava ad ammirarla, a seguire il suo processo di trasformazione da bambina ad adolescente. E di tutto quello che potesse dire Lydia, non poteva negare che lui c’era sempre stato. L’aveva aiutata ad alzarsi quando le avevano fatto lo scherzo della sedia, l’aveva difesa quando l’avevano presa in giro per la sua famiglia, l’aveva stretta a sé quando aveva litigato con sua madre. Dopo la terza media, più nulla.
Stiles si era visto di fronte una ragazza che non conosceva più.
Lydia aveva eretto un muro altissimo, Stiles per questo odiava essere basso, e lui non riusciva a scavalcarlo. Lei, poi, non apriva mai nessuno spiraglio e per sua sfortuna non aveva costruito nemmeno finestre o porte.
La ragazza lo aveva tolto dalle sue conoscenze, o almeno si impegnava a farlo, e questa cosa faceva sentire male Stiles ogni giorno, di più. Certo, Lydia non gli aveva mai dichiarato amore come lui magari avrebbe voluto fare, ma prima ricordava un rapporto diverso, un rapporto di amicizia, instaurato dopo più di otto anni di conoscenza. Non vedeva l’ora di poterlo riportare alla luce, pensò.
Ma in quel momento, era una della ultime cose di cui preoccuparsi.
Al suo amico stavano succedendo cose strane, ed era suo dovere aiutarlo.
Gli altri non dovevano venire a conoscenza di nulla, poi, soprattutto Lydia.
Stiles conosceva troppo bene la sua sanità mentale e aveva paura che anche una minima cosa potesse spezzarla.
Lydia era una di quelle persone che credeva nel realistico, non nell’immaginario, anche se Scott di immaginario ne aveva ben poco.
Tutto quello che Stiles si era ripromesso, era almeno di proteggerla. E ci sarebbe riuscito. 


****

eccoci qua, con questa nuova cosa che mi è passata per la mente l'altro giorno.
stavo cercando qualche bella ff su teen wolf e mi si sono parate davanti solo fan fiction sterek a rating rosso. 
inutile dire che questa cosa mi ha dato parecchio sui nervi, non che io non shippi sterek (li trovo dolcissimi) ma dopo un pò basta.
e quindi ecco una specie di ff STYDIA.
dato che è impossibile trascrivere tutte le puntate ho deciso di riportare alcuni missing moments, che sono stati omessi nelle stagioni ma sono stati lasciati trapelare, e di scrivere dei momenti stydia più belli a cavallo delle quattro stagioni; ho usato la terza persona per lasciare libero sfogo anche a stiles, non solo alla protagonista.
ampia descrizione di come si sono conosciuti e di quello che ora è lydia, lasciando intendere la sua vera natura, i suoi pensieri e i suoi credo; qui ho racchiuso inoltre le prime due puntate della prima stagione, a grosse linee.
dopo quest'ampissimo discorso, che prometto non ci sarà negli altri capitoli, chiudo col dire che vorrei che questa ff arrivasse tra le più popolari su teen wolf.
quindi continuo a non meno di quattro recensioni. 

grazie a tutti, reb semidea. 
@GOVRDON
                                     @xconah
  
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