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Autore: Evander    21/08/2014    2 recensioni
«Non dovrebbe fare molto freddo» assicurò lo stilista. Rickard sorrise sarcasticamente. «Ottimo, allora so di non rischiare l'assideramento» replicò. Notò una luce triste negli occhi dello stilista. Per tutto il tempo in cui Rickard Laces era stato a Capitol City, il suo stilista aveva tentato di migliorare il rapporto tra i due. Se devo andare a morire, a cosa mi serve un amico in più?, pensò Rickard. In effetti, però, lo stilista aveva ragione: sicuramente non avrebbe fatto molto freddo, a giudicare dalla divisa, composta da dei pantaloni lunghi fino al ginocchio, una cintura a cui poter legare delle armi e una maglia, il tutto rigorosamente nero. A lui bastava che fosse un abbigliamento comodo.
{Ventiduesimi Hunger Games | OC | Il rating potrebbe salire}
Genere: Angst, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate, Vincitori Edizioni Passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Morì col sorriso sulle labbra. Altrui
Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano. Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l'unico che sorride e e ognuno intorno a te piange.

Detto Indiano

«È tutto a posto?» domandò. Uno stratega fece un cenno d'assenso. Phaedrus osservò lo schermo: tutti i Tributi erano pronti per entrare nell'Arena. Sentì un fremito d'entusiasmo e non poté fare a meno di sfregare una mano contro l'altra, pur cercando di mantenere il contegno. «È il momento di farli entrare» affermò. Vide una Stratega dai lunghi capelli viola premere qualche bottone con aria disinteressata. Una alla volta tutte le luci accanto ai nomi dei Tributi scritti sullo schermo si illuminarono di verde. Phaedrus sentì l'eccitazione salire ancora di più.

 

Kephas trasse un respiro profondo. Non doveva farsi prendere dalle emozioni, doveva pensare razionalmente. Si guardò intorno. Alla sua sinistra, Doss, il ragazzo del Quattro scrutava la Cornucopia e i vari oggetti dispersi intorno ad essa. Alla destra, invece, Meel, la ragazza del Distretto Sei pareva impaurita. Era una preda facile. Non dovrei pensare così, si disse Kephas, ma d'altronde, come avrebbe dovuto pensare? Erano gli Hunger Games, quelli, e Meel sarebbe presto morta lo stesso. Vicino a lei c'era la ragazza del Distretto 7, che lanciava uno sguardo d'intesa al suo compagno di Distretto di fronte a lei. Kephas decise di smetterla di osservare gli altri Tributi. Il suo Mentore gli aveva detto di cercare di capire come fosse strutturata l'Arena, sopratutto se voleva imparare a muoversi più in fretta, e inoltre lo avrebbe aiutato a ricevere sponsor, se si fosse dimostrato abbastanza intelligente. Ma Kephas non riusciva a capire cosa rappresentasse quell'Arena. La Cornucopia si trovava in mezzo a della sabbia bluastra che Kephas Stuart non avrebbe neanche immaginato esistesse. Intorno a sé vedeva un terreno tutt'altro che pianeggiante, ma nulla che non fosse sabbia di quello stesso colore. Ripensò a Deòrsa, suo fratello, amante del colore blu. Chissà se avrebbe continuato ad adorarlo anche dopo quell'edizione degli Hunger Games – dopo aver visto il fratello uccidere e forse anche morire con quel colore come sfondo.
Dieci secondi.
Kephas si maledisse per non essersi reso conto del tempo. Si preparò per correre, posizionando la gamba destra davanti alla sinistra, per quanto la grandezza della pedana potesse concederglielo. Vide che altri tributi avevano già fatto lo stesso, chi per fuggire lontano dalla Cornucopia, chi per andare vicino al corno dorato. Kephas decise di prendere uno zainetto, quello che si trovava esattamente a metà tra lui e Doss.
Cinque secondi.
Il suo battito cardiaco accelerò. Gli sembrava di sentire il cuore in gola, le gambe gli tremavano. Sarebbe sopravvissuto, si disse. Ci sarebbe riuscito. Doss non sembrava interessato allo zainetto.
Tre secondi.
Si ricordò quel che gli aveva detto una volta sua madre: «per calmarti respira profondamente.» Si era sempre chiesto se quel consiglio funzionasse davvero, ma provare non poteva nuocergli. Inspirò, socchiudendo involontariamente gli occhi, e poi espirò.
Due secondi.
Cercò di svuotare la mente: troppi pensieri gli avrebbero solo impedito di sopravvivere. Ma, nonostante i suoi sforzi, le sue riflessioni gli vorticarono nella testa come un Tornado.
Un secondo.
Si preparò a correre, con lo sguardo fissò sullo zainetto rosa vicino a lui. Respirò di nuovo profondamente. Posso farcela, si disse.
Il gong suonò.
Scattò, nonostante gli sembrasse le gambe gli sarebbero cedute da un momento all'altro. Riuscì a svuotare la mente, ormai pensava soltanto a correre, correre e sopravvivere. Come aveva previsto, Doss non degnò lo zaino di uno sguardo, avvicinandosi alla Cornucopia per trovare qualche arma. Appena raggiunto lo zainetto, Kephas allungò la mano sinistra per prenderlo. Quello zaino era la sua unica speranza di vita. Tenendolo sempre in mano, iniziò a correre, ad allontanarsi dalla Cornucopia. Non si curava della direzione in cui correva, ma soltanto di allontanarsi dal corno d'oro, dai Favoriti e dal Bagno di Sangue. Non sapeva per quanto avrebbe dovuto correre, ma continuò a farlo. Non era mai stato né molto veloce né molto resistente, siccome il Distretto 8 non incoraggiava certo la corsa, ma mai aveva corso per così tanto e così velocemente. Forse è perché voglio sopravvivere, pensò amaramente. Però quel che pensava era tutto vero: era l'istinto di sopravvivenza a guidare la maggior parte dei Tributi, non la disumanità e nemmeno l'ambizione di vincere. Corse a lungo, mentre gli sembrava che il cuore lottasse per uscire dalla sua cassa toracica. Si fermò senza sapere per quanto avesse corso, consapevole di averlo fatto per molto tempo. Smise di correre arrivato davanti a una grotta di pietra turchina. Respirò di nuovo profondamente. Si ritrovò a pensare che in fondo respirare profondamente aiutava. Entrò nella grotta e si sedette sulla roccia dura. Le gambe gli dolevano, mentre correva non se n'era accorto, forse per via dell'adrenalina, e una pausa era proprio ciò di cui aveva bisogno.

Aprì lo zainetto. Dentro vi trovò una bottiglia d'acqua, di cui fu molto grato, poiché iniziava già a sentirsi disidratato, una mela e la punta di una lancia. Non era un gran bottino, ma considerando che era tra gli zainetti più lontani dalla Cornucopia, si ritenne fortunato ad avere almeno cibo e acqua. Tolse il tappo dalla bottiglia, e l'avvicinò alle labbra.

 

«Non dovrebbe fare molto freddo» assicurò lo stilista. Rickard sorrise sarcasticamente. «Ottimo, allora so di non rischiare l'assideramento» replicò. Notò una luce triste negli occhi dello stilista. Per tutto il tempo in cui Rickard Laces era stato a Capitol City, il suo stilista aveva tentato di migliorare il rapporto tra i due. Se devo andare a morire, a cosa mi serve un amico in più?, pensò Rickard. In effetti, però, lo stilista aveva ragione: sicuramente non avrebbe fatto molto freddo, a giudicare dalla divisa, composta da dei pantaloni lunghi fino al ginocchio, una cintura a cui poter legare delle armi e una maglia, il tutto rigorosamente nero. A lui bastava che fosse un abbigliamento comodo.
Un muro di vetro si chiuse davanti a lui, impedendogli di interagire ulteriormente con il suo stilista. Non poteva che gioirne. Sentì la piattaforma sotto ai suoi piedi salire, fino a sbucare nell'Arena. L'Arena in questione consisteva in una distesa color zaffiro, che pareva infinita, tra colli, monti, crateri e grotte. Si preparò per correre vicino alla Cornucopia, per prendere uno zaino e delle armi. La sua mentore gli aveva più volte detto di fare il contrario. Rickard sorrise tra sé e sé, immaginandosi come avrebbe reagito vedendolo correre verso la Cornucopia.
Gli parve che il tempo volasse, mentre aspettava che il gong suonasse. Sapeva di potercela fare, sapeva di poter sopravvivere durante il bagno di sangue. E, finalmente, con un suono vibrante, il gong suonò.
Rickard saltò giù dalla sua piattaforma, e iniziò a correre il più veloce possibile. Senza fermarsi, raccolse con la mano destra uno zaino blu, e lo infilò velocemente sulla spalla. Raggiunse la Cornucopia poco dopo un ragazzo biondo e una ragazza che riconobbe come appartenente al Distretto Quattro. Rickard raccolse una spada con la mano destra. Lo zaino scivolò giù dalla sua spalla, fermandosi sul gomito. Non riuscì a sistemarlo, perché subito fu aggredito dalla ragazza del Distretto Quattro, anch'ella armata di spada. Schivò il colpo per miracolo, preparandosi subito a riceverne un altro. La ragazza, Whesh aveva passato tutto il tempo dell'Addestramento a tirare con l'arco, ma evidentemente non aveva trovato la sua arma, nella Cornucopia. Rickard tentò un affondo, sentendo altre persone arrivare ad aggiungersi al Bagno di Sangue. Del liquido scarlatto gli arrivò sulla faccia, ma non volto la testa per vedere a chi appartenesse. La sua nemica parò con difficoltà il colpo di Rickard, che senza darle pace attaccò di nuovo, e di nuovo, e di nuovo. Poi notò un punto debole nella guardia di Whesh, che dimostrò nuovamente di non essere molto forte nell'uso della spada. Nemmeno Rickard era un asso, ma si era sempre allenato nell'uso di essa, e poteva sperare di essere migliore di lei. La attaccò, e un rivolo di sangue lo sporcò di nuovo. Questa volta era consapevole di chi fosse la vittima. Whesh fece cadere la spada, coprendosi con entrambe le mani la ferita al ventre. Rickard le diede il colpo finale, un affondo dritto nel cuore.
Si accorse subito di aver sprecato fin troppo tempo a duellare con la ragazza del Quattro. Prima che qualche altro Favorito potesse attaccarlo, scatto lontano dalla Cornucopia, sistemandosi lo zaino sulle spalle.

 

Phaedrus non riuscì a togliersi un sorrisetto soddisfatto dal viso. Riusciva quasi a sentire l'odore dell'Arena. Tamburellò con le dita sul tavolo ovale bianco.
«Perfetto, Caractacus, fai partire l'inno nazionale» ordinò. Cinque morti, pensò. Non era stato un Bagno di Sangue molto sostanzioso. Era sicuro, però, che la sete di sangue dei capitolini sarebbe stata ben presto soddisfatta.


Non credo ci sia nulla da spiegare. Il baldo giovane nel banner è Phaedrus, che sarà approfondito nella storia. La storia sarà raccontata da vari punti ti vista.




 

 

  
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