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Autore: vivereneilibri    21/08/2014    2 recensioni
Skylynn Heronstay fotografava ogni cosa, e per ogni cosa, si intendeva ogni cosa, seriamente: dalle piante, alle scritte sui muri, dal cielo, al mare, dagli animali, al migliore amico di suo cugino. E si, avete letto bene, Skylynn fotografava di nascosto il migliore amico di suo cugino. Era pazza, pazzamente innamorata di lui, ma c’era un problema, d'altronde, quando mai non aveva un problema per quanto riguardava i ragazzi? Lui si chiamava Luke Hemmings e beh, era più basso di lei.
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«Ma sei pazza?» urlò quasi isterico. «Se ti sei fatta qualcosa tuo cugino mi uccide, sappilo. Mi avrai sulla coscienza per sempre.»
Skylynn portò la sua attenzione verso il basso, proprio dove le loro mani si incontravano. La sua ancora stretta in quella del ragazzo. Sentì le sue guance andare quasi a fuoco e un brivido le percorse la schiena. Luke la osservò e seguì il suo sguardo, subito dopo entrambi cessarono il contatto. [...]
«Si.» disse mentre abbassava lo sguardo.
«‘Si’ cosa?» chiese mentre si alzava, sgrullandosi i pantaloni.
«Si, sono pazza… Di te.» [...] Si accorse che quelle ultime due parole non le aveva pronunciate, bensì, le aveva solamente pensate.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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1.


Prologo

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You make me feel low
Don’t make me feel low
Cause I've tried so hard to convince myself
It’s okay that I feel this way
You make me feel low
Don’t make me feel low
If I can’t have you I’d be by myself
Cause you know I need you so
Don’t make me
Don’t make me
Feel low
Sleeping With Sirens - Low

E


ra appena cominciata l’estate e Skylynn Heronstay aveva deciso di trascorrere quella giornata seduta su una delle tante panchine di un parco che distava veramente poco da casa sua. La ragazza, aveva appunto usato come mezzo di trasporto le sue gambe, talmente poca era la strada da percorrere, ma il solo pensiero di dover tornare a casa sotto il sole cocente delle tre non faceva altro che infastidirla e farla innervosire. A dire il vero, Sylynn amava passeggiare, lo amava e come, ma si poteva dire che la situazione era un tantino diversa: sarebbe dovuta tornare a casa con tre buste pesanti della spesa – che in quel momento aveva poggiato accanto a lei, sulla panchina, giusto per tenere alla larga quelle persone di un’età avanzata che solitamente le si sedevano accanto e dopo poco si addormentavano con la bocca aperta – la macchina fotografica appesa al collo, come se fosse una collana, e la borsa che pesava quasi due tonnellate. Skylynn ci metteva di tutto: quaderni, penne, batterie, caramelle, libri e tanto altro. Una volta ci infilò anche un cuscino gonfiabile che usò per leggere più comodamente: se lo mise dietro la schiena, i passanti la osservarono quasi come se fosse una barbona, ma a dire il vero la sua idea non era tanto male. Skylynn era buffa, strana e divertente, le sue amiche glielo dicevano sempre. Divertente, forse era sinonimo di “ragazza con la testa fra le nuvole che fa follie?”? Forse sì, forse no. Inoltre le piaceva fotografare, e non poco. Fotografava ogni cosa, e per ogni cosa, si intende ogni cosa seriamente: dalle piante, alle scritte sui muri, dal cielo, al mare, dagli animali, al migliore amico di suo cugino. E si, avete letto bene, Skylynn fotografava di nascosto il migliore amico di suo cugino. Era pazza, pazzamente innamorata di lui, ma c’era un problema, d'altronde, quando mai non aveva un problema per quanto riguardava i ragazzi? Lui si chiamava Luke Hemmings e beh, era più basso di lei. Skylynn non era proprio una spilungona e Luke non era un nano da giardino, ma madre natura aveva deciso di fare il contrario con quei due: solitamente era la donna ad essere la più bassa, ma evidentemente a madre natura piaceva scherzare insieme a cupido, perciò la cosa si era rivoltata. Skylynn si sentiva in imbarazzo quando si trovava in compagnia del ragazzo che le piaceva, e non poco, ma fingeva di non interessarsi a lui. Sapeva che quest’ultimo non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti, perciò si limitava a fotografarlo nei momenti in cui era distratto o ad accennarlo nelle righe che scriveva ogni giorno, proprio come stava facendo in quel momento.

Caro diario,
si, sono sempre io: la rompi coglioni. In questo momento mi trovo al Sidney Park e, fortunatamente, nessun vecchietto bavoso mi si è seduto accanto. Non fraintendere, amo le persone di un’età avanzata, ma quelle come Mark Thorn, proprio no: non fa altro che sedersi tutti i santi giorni accanto a me, addormentarsi e scivolare sulla mia spalla con la bocca aperta e la bava che ne fuoriesce. Inoltre, non è neanche un tipo simpatico: continua ancora a prendermi in giro per la mia statura, dicendo che dovrei essere più bassa, ma io non sono mica una spilungona. Forse sono un tantino più alta di Isabelle Maia, Camille Denat e Ashley Gresgot, ma Lauren Norvelle e Emily Trust mi superano, perciò non penso di essere esageratamente alta. Beh, a dire il vero mi avrebbe fatto piacere nascere con qualche centimetro in meno, poiché solitamente sono alta quanto i ragazzi – tralasciando i casi in cui li supero, come ad esempio… Beh, hai capito – e si può dire che la cosa non mi piace molto. Specialmente quando si tratta di superare in altezza un ragazzo con gli occhi cerulei di cui sono follemente innamorata e che è sempre stato con delle ragazze più basse di lui,
sempre, e questo lo so grazie a mio cugino, Ashton Irwin, che non riesce mai a tenere la bocca chiusa. Quest’ultimo fortunatamente, non sospetta nulla, perché, come già sai, non sarebbe in grado di tenere il segreto per sé. Credimi, se glielo dicessi, il giorno dopo lo saprebbe anche la cugina dello zio della mia vicina di casa, e non sto scherzando. Sono sicura che quando tornerò a casa, lo ritroverò sdraiato sul divano, con i popcorn fra le mani e uno di quei stupidi film che lui ama. Sì, perché mio cugino vive con me, e per ‘con me’ intendo anche nella mia stessa stanza, quella strapiena di poster di Andy Biersack, per capirci meglio. Si è trasferito da quattro anni circa nella nostra città, poiché l’unico edificio scolastico che si trovava nelle vicinanze della casa in cui viveva in precedenza, era gestito indecentemente, e se lo diceva Ashton Irwin, la situazione doveva essere decisamente grave. Ora vive con me e i miei genitori e, calcolando che sono sempre stata figlia unica, l’entrata di mio cugino in casa Heronstay mi ha praticamente scombussolato la vita. Adoro mio cugino e, vederlo subentrare nella mia vita così quotidianamente, ha praticamente fatto sì che lo considerassi quasi come un fratello. È comunque ovvio che preferirei che non dormisse nella mia stessa stanza, sai, la privacy per un’adolescente è molto importante, ma tutto sommato mi fa compagnia. Penso proprio che quando la stanza hobby – quella praticamente attaccata alla mia – diventerà nel giro di pochi mesi completa e lui dormirà lì, sentirò molto la mancanza della sua buffa presenza nella mia camera. In fin dei conti gli vogl-

Improvvisamente qualcuno le strappò il quaderno dalle mani, facendola rimanere con la mano – stretta fra la penna – a mezz’aria. La ragazza spalancò gli occhi e rimase immobile per circa dieci secondi, dopodiché alzò lo sguardo e sentì il battito del suo cuore che aumentava drasticamente. Luke Hemmings la stava osservando con aria divertita. Quel giorno indossava i suoi soliti skinny jeans neri, strappati sulla rotula, una maglietta senza maniche, che lasciava libero spazio alle sue braccia, e delle vans. I suoi capelli erano tirati verso l’alto, come di norma, e sorrideva facendo dondolare il piercing al labbro con un dito. Il piede destro teneva fermo lo skateboard, probabilmente se l’avrebbe lasciato, quest’ultimo sarebbe schizzato giù per la discesa del parco. Luke stava rivolgevendo la sua attenzione alla pagina del quaderno, quel quaderno. Oh, no.
«‘Caro diario, si, sono sempre io: la rompi coglioni’.» imitò la sua voce, mentre leggeva le prime righe e subito dopo scoppiò a ridere. «Cos’hai bevuto questa mattina? O forse, cosa bevi di solito, visto che questa roba non mi sorprende – indicò il quaderno che teneva fra le mani – ‘In questo momento mi trovo’ bla bla bla, no aspetta… ‘vecchietto bavoso’?!» aggrottò le sopracciglia mentre tratteneva l’impulso di scoppiare a ridere. La ragazza si alzò di scatto, mentre le sue guance si facevano più tendenti al rosso e allungò la mano verso Luke, sperava che gli restituisse il quaderno senza fare troppi capricci. Skylynn aveva paura che, leggendo la piccola descrizione che aveva scritto proprio su quella pagina, sarebbe riuscito a capire chi era il ragazzo di cui era innamorata, e lei non voleva che lo sapesse. No, lui non lo doveva sapere.
«… ‘Non fa altro che sedersi tutti i santi giorni accanto a me, addormentarsi e scivolare sulla mia spalla con la bocca aperta e la bava che ne – poggiò una mano sulla pancia per le troppe risate – f-fuorisce’!» recitò ancora, cercando in tutti i modi di imitare la voce di Skylynn. La ragazza strinse una mano in un pugno e con un gesto rapido allungò la mano verso il quaderno. Purtroppo Luke fu più veloce e se lo mise dietro la schiena, incitandola a prenderlo con uno sguardo di sfida. Le stava dando fastidio, eppure non faceva altro che pensare a quanto era bello.
«Dammelo!» sbottò furiosa mentre gli girava intorno per cercare di prenderlo.
«Mai.» disse il ragazzo, dopodiché mise un piede sullo skateboard, si diede una spinta con l’altro, e schizzò giù per la discesa del parco. Skylynn si sistemò gli occhiali sul naso e lo osservò mentre teneva il dito medio alzato verso la sua direzione. Imprecò a bassa voce e cominciò a correre dietro di lui. La sua coda di cavallo dondolava a destra e a sinistra e gli occhiali non facevano altro che scivolargli dal naso. Era fastidioso, molto fastidioso. In un batter d’occhio, la ragazza lo raggiunse e lo spinse verso destra. Luke scivolò dallo skateboard e nel mentre afferrò la mano di Skylynn, così entrambi caddero sul prato, uno affianco all’altro. Lo skateboard continuò la sua corsa finché non andò a sbattere contro il tronco di un albero, alla fine della discesa. I due ansimavano per via della corsa. Luke si alzò con il busto, si riavviò i capelli e si tolse una foglia dalla testa.
«Ma sei pazza?» urlò quasi isterico. «Se ti sei fatta qualcosa tuo cugino mi uccide, sappilo. Mi avrai sulla coscienza per sempre.»
Skylynn portò la sua attenzione verso il basso, proprio dove le loro mani si incontravano. La sua ancora stretta in quella del ragazzo. Sentì le sue guance andare quasi a fuoco e un brivido le percorse la schiena. Luke la osservò e seguì il suo sguardo, subito dopo entrambi cessarono il contatto. La ragazza si guardò intorno e notò il suo quaderno – proprio accanto a Luke – chiuso, probabilmente poiché gli era scappato di mano mentre lei lo spingeva. Skylynn lo guardò, lo prese velocemente e se lo strinse al petto.
«Si.» disse mentre abbassava lo sguardo. Se si sentiva in imbarazzo? E come! E se Luke avesse letto ciò che era scritto poche righe più sotto? Probabilmente Skylynn sarebbe sbiancata, se non svenuta. Ma Luke non aveva la faccia di uno che aveva scoperto tale segreto, anzi, sembrava fin troppo normale. Solito Luke.
«‘Si’ cosa?» chiese mentre si alzava, sgrullandosi i pantaloni. I suoi occhi sembravano ancora più belli al sole, pensò Skylynn.
«Si, sono pazza… Di te.» la ragazza si tappò la bocca, e solamente dopo aver fatto quel gesto, si accorse che quelle ultime due parole non le aveva pronunciate, bensì, le aveva solamente pensate.


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HEEY, LEGGETEMI, PLEASE.

Heey, vi ringrazio per essere arrivate fin qui, ci tengo molto. Questa è la seconda storia che pubblico nella sezione dei 5 Seconds of Summer, in quella precedente non ho riscontrato molte persone che avevano dell’interesse al riguardo, e spero molto che in questa la cosa sia diversa. Per prima cosa, vorrei semplicemente chiarire una caratteristica della storia (non se si vi interessa, ma okay, rido): sappiamo tutti che Luke non è un nano e che è abbastanza alto, vi chiedo solo di immaginarlo più basso, poiché Skylynn non è una spilungona e non vorrei che la immaginiate tipo 1.90, ahah. Questa idea mi è venuta in mente mentre riguardavo Lovely Complex, ma, per chi lo avesse visto, la storia è completamente diversa, a partire da questo prologo e dalle caratteristiche dei personaggi (quante volte è che scrivo ‘caratteristiche’? help). So perfettamente che è molto ma molto corto, ma essendo il prologo, ho deciso di limitarmi un pochino, visto che lo considero solo un ‘pizzico’ dell’inizio della storia, ma vi giuro che i capitoli saranno più lunghi. È probabile che questa storia faccia cagare a tutti, sorry, ma purtroppo questa è la mente che ho e questo è ciò che è uscito. Posso chiedervi di lasciare una recensione? Non importa se è negativa o altro, mi basta sapere cosa ne pensate, poiché ci tengo molto. Vi ringrazio in anticipo e aspetto le vostre recensioni per farmi un’idea di cosa ne pensate, grazie dell’attenzione.
Un abbraccio, Giulia.

P.s.: se a qualcuno interessa *silenzio tomba* questa è la prima fanfiction che scrissi in questa sezione, è incompleta, lo so, ma ho intenzione di continuarla. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2522243&i=1



  
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