1.
Prologo
You
make me feel low
Don’t
make me feel low
Cause
I've tried so hard to convince myself
It’s
okay that I feel this way
You
make me feel low
Don’t
make me feel low
If
I can’t have you I’d be by myself
Cause
you know I need you so
Don’t
make me
Don’t
make me
Feel
low
Sleeping
With Sirens - Low
E |
ra appena cominciata l’estate e Skylynn Heronstay aveva deciso di trascorrere quella giornata seduta su una delle tante panchine di un parco che distava veramente poco da casa sua. La ragazza, aveva appunto usato come mezzo di trasporto le sue gambe, talmente poca era la strada da percorrere, ma il solo pensiero di dover tornare a casa sotto il sole cocente delle tre non faceva altro che infastidirla e farla innervosire. A dire il vero, Sylynn amava passeggiare, lo amava e come, ma si poteva dire che la situazione era un tantino diversa: sarebbe dovuta tornare a casa con tre buste pesanti della spesa – che in quel momento aveva poggiato accanto a lei, sulla panchina, giusto per tenere alla larga quelle persone di un’età avanzata che solitamente le si sedevano accanto e dopo poco si addormentavano con la bocca aperta – la macchina fotografica appesa al collo, come se fosse una collana, e la borsa che pesava quasi due tonnellate. Skylynn ci metteva di tutto: quaderni, penne, batterie, caramelle, libri e tanto altro. Una volta ci infilò anche un cuscino gonfiabile che usò per leggere più comodamente: se lo mise dietro la schiena, i passanti la osservarono quasi come se fosse una barbona, ma a dire il vero la sua idea non era tanto male. Skylynn era buffa, strana e divertente, le sue amiche glielo dicevano sempre. Divertente, forse era sinonimo di “ragazza con la testa fra le nuvole che fa follie?”? Forse sì, forse no. Inoltre le piaceva fotografare, e non poco. Fotografava ogni cosa, e per ogni cosa, si intende ogni cosa seriamente: dalle piante, alle scritte sui muri, dal cielo, al mare, dagli animali, al migliore amico di suo cugino. E si, avete letto bene, Skylynn fotografava di nascosto il migliore amico di suo cugino. Era pazza, pazzamente innamorata di lui, ma c’era un problema, d'altronde, quando mai non aveva un problema per quanto riguardava i ragazzi? Lui si chiamava Luke Hemmings e beh, era più basso di lei. Skylynn non era proprio una spilungona e Luke non era un nano da giardino, ma madre natura aveva deciso di fare il contrario con quei due: solitamente era la donna ad essere la più bassa, ma evidentemente a madre natura piaceva scherzare insieme a cupido, perciò la cosa si era rivoltata. Skylynn si sentiva in imbarazzo quando si trovava in compagnia del ragazzo che le piaceva, e non poco, ma fingeva di non interessarsi a lui. Sapeva che quest’ultimo non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti, perciò si limitava a fotografarlo nei momenti in cui era distratto o ad accennarlo nelle righe che scriveva ogni giorno, proprio come stava facendo in quel momento.
Caro
diario,
si,
sono sempre io: la rompi coglioni. In questo momento mi trovo al
Sidney Park e, fortunatamente, nessun vecchietto bavoso mi si
è
seduto accanto. Non fraintendere, amo le persone di
un’età
avanzata, ma quelle come Mark Thorn, proprio no: non fa altro che
sedersi tutti i santi giorni accanto a me, addormentarsi e scivolare
sulla mia spalla con la bocca aperta e la bava che ne fuoriesce.
Inoltre, non è neanche un tipo simpatico: continua ancora a
prendermi in giro per la mia statura, dicendo che dovrei essere
più
bassa, ma io non sono mica una spilungona. Forse sono un tantino
più
alta di Isabelle Maia, Camille Denat e Ashley Gresgot, ma Lauren
Norvelle e Emily Trust mi superano, perciò non penso di
essere
esageratamente alta. Beh, a dire il vero mi avrebbe fatto piacere
nascere con qualche centimetro in meno, poiché solitamente
sono alta
quanto i ragazzi – tralasciando i casi in cui li supero, come
ad
esempio… Beh, hai capito – e si può
dire che la cosa non mi
piace molto. Specialmente quando si tratta di superare in altezza un
ragazzo con gli occhi cerulei di cui sono follemente innamorata e che
è sempre stato con delle ragazze più basse di
lui, sempre,
e questo lo so grazie a mio cugino, Ashton Irwin, che non riesce mai
a tenere la bocca chiusa. Quest’ultimo fortunatamente, non
sospetta
nulla, perché, come già sai, non sarebbe in grado
di tenere il
segreto per sé. Credimi, se glielo dicessi, il giorno dopo
lo
saprebbe anche la cugina dello zio della mia vicina di casa, e non
sto scherzando. Sono sicura che quando tornerò a casa, lo
ritroverò
sdraiato sul divano, con i popcorn fra le mani e uno di quei stupidi
film che lui ama. Sì, perché mio cugino vive con
me, e per ‘con
me’ intendo anche nella mia stessa stanza, quella strapiena
di
poster di Andy Biersack, per capirci meglio. Si è trasferito
da
quattro anni circa nella nostra città, poiché
l’unico edificio
scolastico che si trovava nelle vicinanze della casa in cui viveva in
precedenza, era gestito indecentemente, e se lo diceva Ashton Irwin,
la situazione doveva essere decisamente grave. Ora vive con me e i
miei genitori e, calcolando che sono sempre stata figlia unica,
l’entrata di mio cugino in casa Heronstay mi ha praticamente
scombussolato la vita. Adoro mio cugino e, vederlo subentrare nella
mia vita così quotidianamente, ha praticamente fatto
sì che lo
considerassi quasi come un fratello. È comunque ovvio che
preferirei
che non dormisse nella mia stessa stanza, sai, la privacy per
un’adolescente è molto importante, ma tutto
sommato mi fa
compagnia. Penso proprio che quando la stanza hobby – quella
praticamente attaccata alla mia – diventerà nel
giro di pochi mesi
completa e lui dormirà lì, sentirò
molto la mancanza della sua
buffa presenza nella mia camera. In fin dei conti gli vogl-
Improvvisamente
qualcuno le strappò il quaderno dalle mani, facendola
rimanere con
la mano – stretta fra la penna – a
mezz’aria. La
ragazza spalancò gli occhi e rimase immobile per circa dieci
secondi, dopodiché alzò lo sguardo e
sentì il battito del suo
cuore che aumentava drasticamente. Luke Hemmings la stava osservando
con aria divertita. Quel giorno indossava i suoi soliti skinny jeans
neri, strappati sulla rotula, una maglietta senza maniche, che
lasciava libero spazio alle sue braccia, e delle vans. I suoi capelli
erano tirati verso l’alto, come di norma, e sorrideva facendo
dondolare il piercing al labbro con un dito. Il piede destro teneva
fermo lo skateboard, probabilmente se l’avrebbe lasciato,
quest’ultimo sarebbe schizzato giù per la discesa
del parco. Luke
stava rivolgevendo la sua attenzione alla pagina del quaderno, quel
quaderno. Oh,
no.
«‘Caro
diario, si, sono sempre io: la rompi coglioni’.» imitò
la sua
voce, mentre leggeva le prime righe e subito dopo scoppiò a
ridere.
«Cos’hai bevuto questa mattina? O forse, cosa bevi
di solito,
visto che questa roba non mi sorprende – indicò il
quaderno che
teneva fra le mani – ‘In questo momento mi
trovo’ bla
bla bla, no aspetta… ‘vecchietto
bavoso’?!» aggrottò
le sopracciglia mentre tratteneva l’impulso di scoppiare a
ridere.
La ragazza si alzò di scatto, mentre le sue guance si
facevano più
tendenti al rosso e allungò la mano verso Luke, sperava che
gli
restituisse il quaderno senza fare troppi capricci. Skylynn aveva
paura che, leggendo la piccola descrizione che aveva scritto proprio
su quella pagina, sarebbe riuscito a capire chi era il ragazzo di cui
era innamorata, e lei non voleva che lo sapesse. No, lui non lo
doveva sapere.
«…
‘Non fa altro che sedersi tutti i santi giorni
accanto a me,
addormentarsi e scivolare sulla mia spalla con la bocca aperta e la
bava che ne – poggiò una mano sulla
pancia per le troppe
risate – f-fuorisce’!»
recitò ancora, cercando in tutti
i modi di imitare la voce di Skylynn. La ragazza strinse una mano in
un pugno e con un gesto rapido allungò la mano verso il
quaderno.
Purtroppo Luke fu più veloce e se lo mise dietro la schiena,
incitandola a prenderlo con uno sguardo di sfida. Le stava dando
fastidio, eppure non faceva altro che pensare a quanto era bello.
«Dammelo!»
sbottò furiosa mentre gli girava intorno per cercare di
prenderlo.
«Mai.»
disse il ragazzo, dopodiché mise un piede sullo skateboard,
si diede
una spinta con l’altro, e schizzò giù
per la discesa del parco.
Skylynn si sistemò gli occhiali sul naso e lo
osservò mentre teneva
il dito medio alzato verso la sua direzione. Imprecò a bassa
voce e
cominciò a correre dietro di lui. La sua coda di cavallo
dondolava a
destra e a sinistra e gli occhiali non facevano altro che scivolargli
dal naso. Era fastidioso, molto fastidioso. In un batter
d’occhio,
la ragazza lo raggiunse e lo spinse verso destra. Luke
scivolò dallo
skateboard e nel mentre afferrò la mano di Skylynn,
così entrambi
caddero sul prato, uno affianco all’altro. Lo skateboard
continuò
la sua corsa finché non andò a sbattere contro il
tronco di un
albero, alla fine della discesa. I due ansimavano per via della
corsa. Luke si alzò con il busto, si riavviò i
capelli e si tolse
una foglia dalla testa.
«Ma
sei pazza?» urlò quasi isterico. «Se ti
sei fatta qualcosa tuo
cugino mi uccide, sappilo. Mi avrai sulla coscienza per
sempre.»
Skylynn
portò la sua attenzione verso il basso, proprio dove le loro
mani si
incontravano. La sua ancora stretta in quella del ragazzo.
Sentì le
sue guance andare quasi a fuoco e un brivido le percorse la schiena.
Luke la osservò e seguì il suo sguardo, subito
dopo entrambi
cessarono il contatto. La ragazza si guardò intorno e
notò il suo
quaderno – proprio accanto a Luke – chiuso,
probabilmente poiché
gli era scappato di mano mentre lei lo spingeva. Skylynn lo
guardò,
lo prese velocemente e se lo strinse al petto.
«Si.»
disse mentre abbassava lo sguardo. Se si sentiva in imbarazzo? E
come! E se Luke avesse letto ciò che era scritto poche righe
più
sotto? Probabilmente Skylynn sarebbe sbiancata, se non svenuta. Ma
Luke non aveva la faccia di uno che aveva scoperto tale segreto,
anzi, sembrava fin troppo normale. Solito Luke.
«‘Si’
cosa?» chiese mentre si alzava, sgrullandosi i pantaloni. I
suoi
occhi sembravano ancora più belli al sole, pensò
Skylynn.
«Si,
sono pazza… Di te.» la ragazza
si tappò la bocca, e
solamente dopo aver fatto quel gesto, si accorse che quelle ultime
due parole non le aveva pronunciate, bensì, le aveva
solamente
pensate.
HEEY, LEGGETEMI, PLEASE.
Heey,
vi ringrazio per essere arrivate fin qui, ci tengo molto. Questa
è
la seconda storia che pubblico nella sezione dei 5 Seconds of Summer,
in quella precedente non ho riscontrato molte persone che avevano
dell’interesse al riguardo, e spero molto che in questa la
cosa sia
diversa. Per prima cosa, vorrei semplicemente chiarire una
caratteristica della storia (non se si vi interessa, ma okay, rido):
sappiamo tutti che Luke non è un nano e che è
abbastanza alto, vi
chiedo solo di immaginarlo più basso, poiché
Skylynn non è una
spilungona e non vorrei che la immaginiate tipo 1.90, ahah. Questa
idea mi è venuta in mente mentre riguardavo Lovely Complex,
ma, per
chi lo avesse visto, la storia è completamente diversa, a
partire da
questo prologo e dalle caratteristiche dei personaggi (quante volte
è
che scrivo ‘caratteristiche’? help). So
perfettamente che è
molto ma molto corto, ma essendo il prologo, ho deciso di limitarmi
un pochino, visto che lo considero solo un
‘pizzico’ dell’inizio
della storia, ma vi giuro che i capitoli saranno più lunghi.
È
probabile che questa storia faccia cagare a tutti, sorry, ma
purtroppo questa è la mente che ho e questo è
ciò che è uscito.
Posso chiedervi di lasciare una recensione? Non importa se è
negativa o altro, mi basta sapere cosa ne pensate, poiché ci
tengo
molto. Vi ringrazio in anticipo e aspetto le vostre recensioni per
farmi un’idea di cosa ne pensate, grazie
dell’attenzione.
Un
abbraccio, Giulia.
P.s.: se a qualcuno interessa *silenzio tomba* questa è la prima fanfiction che scrissi in questa sezione, è incompleta, lo so, ma ho intenzione di continuarla. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2522243&i=1