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Autore: Nero inchiostro    21/08/2014    2 recensioni
“Mrs. Brown, un’ora insolita per passeggiare solitaria nel giardino.”
“Mr. Powell.” Il mio inchino lo fece arrossire e allora risi.
“Ridete forse di me?” mi disse, facendo un gesto teatrale con la mano. “E’ alquanto sconveniente che io mi trovi qui, da solo, con voi. Ma solo le rose potrebbero tradirci e credo che esse non lo faranno.”
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Charlotte

 

 

Il giorno si apprestava a morire ormai, il crepuscolo inondava il giardino di Mayfield Hall di una dolce luce aranciata mentre i miei passi rimanevano l’unico suono udibile nell’aria. Il giorno era stato pieno di meraviglie, le rose incominciavano a sbocciare, i teneri soffi di un vento proveniente dal sud intiepidivano la pelle mentre Mr. Powell mi aveva osservata per tutto il tempo. Pareva forse dalle sue espressioni del viso che io non me ne fossi accorta ed invece, ogni qual volta il suo sguardo tradiva ogni convenzione, i miei occhi lo avevano sempre colto. Osservava molto spesso le mie mani, i miei polsi, quando il vestito scivolava sulle mie caviglie il suo sguardo era lì. Inizialmente mi sentii molto in imbarazzo, ma dopo qualche istante iniziai a pensare che in lui non vi era malizia, ma un tenero interessamento accresciuto dalle sue parole gentili, i complimenti velati, gesti premurosi. Oh, Mr. Powell, credette di essere molto indiscreto mentre mi osservava cantare e accarezzare le rose, ma la mia curiosità, forse alquanto sfacciata e inopportuna, era stata più forte e scaltra della sua prudenza.

E mentre i miei pensieri inondavano la mia mente di tenerezze un fruscio mi distolse da essi e vidi ciò che di più caro avrei voluto vedere in quell’istante.

“Mrs. Brown, un’ora insolita per passeggiare solitaria nel giardino.”

“Mr. Powell.” Il mio inchino lo fece arrossire e allora risi.

“Ridete forse di me?” mi disse, facendo un gesto teatrale con la mano. “E’ alquanto sconveniente che io mi trovi qui, da solo, con voi. Ma solo le rose potrebbero tradirci e credo che esse non lo faranno.”

“Mi trovo in accordo con voi”, risposi, accarezzando una delle suddette rose.

Il suo sguardo sorrideva, non avrei saputo dire con certezza come questo fosse possibile, ma scorgevo nei suoi occhi una luce differente da qualsiasi altra luce io avessi mai visto negli occhi di un uomo del suo rango. Non vi era alcuna severità, alcun barlume di austerità nel verde di quelle iridi. Mi chiedevo quale incombenza lo avesse portato di nuovo a Mayfield, ma prima che potessi aprir bocca i miei dubbi vennero illuminati.

“Torno dalla visita di un’anziana zia che vive nei paraggi e i vostri genitori sono stati così generosi da offrirmi alloggio per questa notte. Spero che non rechi fastidio a voi, Mrs. Brown.”

“Oh no, Mr. Powell, no di certo”, risposi. Ma non appena le parole fuoriuscirono dalle mie labbra mi accorsi che esse risuonarono in maniera troppo esplicita per i miei gusti ed i suoi. Le sue gote si fecero ancor più colorite mentre mi apprestavo a dare una qualche spiegazione per il calore della mia risposta.

“Vedete, ho avuto modo di costatare che siete ospite molto gradito qui a Mayfield. Mi dispiacerebbe molto privare le mie sorelle della vostra compagnia, oh, siete risultato così simpatico alla cara Elizabeth.”

“Mrs. Brown… Charlotte, posso parlarvi con assoluta sincerità?”

“La prego, Mr. Powell.” Egli cancellò con un passo la distanza che intercorreva fra le nostre due persone e in meno di qualche secondo riuscivo persino a udire i suoi respiri. Una delle sue mani sfiorò la mia, così la prese e con dolcezza la sfiorò con le sue labbra. Quando alzò nuovamente lo sguardo vidi nelle sue iridi ancora qualcosa che non avevo mai avuto modo di vedere in nessun paio di occhi, mai. Obnubilata aprii la bocca per poi richiuderla e il suo sorriso, il suo sorriso era il dolce sbocciare di quelle rose che tanto amavo, una giornata fresca alla fine di un’estate torrida, il profumo denso del mattino dopo la pioggia incessante notturna.

“Chiamatemi Edward, ve ne prego.”

“Edward, oh, io… Non dovreste…”

“Amarvi? Perché Charlotte io vi amo, vi amo, vi amo e sarei pronto a ripeterlo mille e mille volte se una sola non bastasse. Il mio cuore ha compreso di amarvi la prima volta che vi vidi ormai più di un anno addietro da oggi. Ed esso non si dà pace da allora perché comprese che conquistarvi sarebbe stata la sua nuova ed unica aspirazione, Charlotte, oh dolce dama vi prego non guardatemi con quegli occhi tristi. Vi reca dunque dolore il mio affetto?”

“Oh, no”, risposi asciugando una lacrima che lentamente si era fatta strada dai miei occhi al mio mento. E sorrisi, donai a quell’uomo quello che mi parve il primo sorriso sincero di tutta una vita. “Edward, io piango per la gioia, vi è mai successo? Ora forse mi darete della stupida…”

“Assolutamente no, Charlotte, stupida mai.” Il respiro si affannava assieme al suo mentre le sue mani grandi accarezzavano le mie. E ci separarono pochi millimetri mentre la sua bocca si schiudeva per pronunciare chissà quali altre dolcezze.

“Charlotte, se ciò non risulterà troppo impertinente, umilmente vi chiedo di diventare…” prese un respiro e sorrise.

“Sì, Mr.Powell? Di diventare?”

“If you wanna be my lover, you gotta get with my friends…”

“Ma che diavolo…?”

Mi voltai e spensi la sveglia. Aggrottai le sopracciglia guardandomi intorno; nessuna rosa, nessun giardino, niente occhi verdi. La mia camera sembrava ancora più triste e malconcia dopo quel sogno. Mi voltai nuovamente verso il comodino sbuffando.

“Jane, devi smetterla. Ogni volta che leggo un tuo libro la mia vita diventa più triste.” Ancora sbuffando riappoggiai la testa sul cuscino e richiusi gli occhi. Al lavoro avrebbero capito, Jane Austen me l’aveva fatta di nuovo! 



N.d.a. Ecco cosa produce la mia mente malata dopo aver visto "Austenland". Anche a voi Jane Austen ha "rovinato" la vita?

   
 
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