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Autore: disconnected    22/08/2014    3 recensioni
Questa sera danno “1000 modi per farsi male”, come le altre sere.
Davanti ai miei occhi scorrono immagini di lei che ride, che si sposta una ciocca di capelli, che alza gli occhi al cielo, che parla a vanvera su qualcosa che interessa solo a lei, e via così.
E se pensi di poter interrompere il film quando ti pare ti sbagli: una volta iniziato non può essere interrotto. Puoi anche provare a chiudere le palpebre, ma le immagini passeranno dal soffitto all’interno delle palpebre con una facilità imbarazzante e dolorosa.
Personalmente, consiglio di continuare a tenere gli occhi aperti, perché quando li chiudi diventa tutto più vero.
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“In the middle of the night,
when I don’t feel right,
I dream I can hold you.”

- Shawn Mendes, The Weight.
 
 
 
Rebeckah.
Rebeckah.
Rebeckah.
 
Mi ripeto sottovoce il suo nome fino a che non comincia a perdere significato, fino a che non diventa solo un insieme disordinato di lettere.
 
Rebeckah.
 
Perde il significato ma continua a fare male, ogni volta di più.
Il soffitto bianco sembra quasi diventare lo schermo di un cinema.
Questa sera danno “1000 modi per farsi male”, come le altre sere.
Davanti ai miei occhi scorrono immagini di lei che ride, che si sposta una ciocca di capelli, che alza gli occhi al cielo, che parla a vanvera su qualcosa che interessa solo a lei, e via così.
E se pensi di poter interrompere il film quando ti pare, sbagli: una volta iniziato non può essere fermato. Puoi anche provare a chiudere gli occhi, ma le immagini passeranno dal soffitto all’interno delle palpebre con una facilità imbarazzante e dolorosa.
Personalmente, consiglio di continuare a tenere gli occhi aperti, perché quando li chiudi diventa tutto più vero.
 
Mi alzo dal letto e mi siedo sulla finestra.
Fuori è buio e mi manca.
Le stelle mi ricordano il suo sorriso.
 
Nella casa dall’altra parte della strada, la sua casa, si accende una luce.
È quella della sua camera.
La vedo passare davanti alla finestra e sento una fitta all’altezza del cuore.
Ha i capelli castani raccolti in una coda, addosso solo un’enorme maglia blu.
Scompare e torna poco dopo con un bicchiere d’acqua in mano. Beve, guarda un attimo verso la mia finestra e la luce si spegne.
 
 “Ricordo che faceva male. Guardarla faceva male.”
 
Quella frase mi torna in testa ogni volta.
Non avrei dovuto guardare quel film, ma dopotutto era davvero bello e, di fatto, il problema è unicamente mio, che applico quella frase alla mia vita.
 
Il suo: «Ho bisogno di tempo e spazio. Forse dovremmo prenderci una pausa»
Si è trasformato in: «Sono più felice con lui, mi dispiace. Però possiamo rimanere amici, vero?»
 
Innanzi tutto (a) il lui in questione era il mio migliore amico, il ragazzo con cui sono praticamente cresciuto e (b) il ‘possiamo rimanere amici’ è la più grande cazzata di sempre. No che non possiamo rimanere amici.
Non possiamo rimanere amici perché crollo ogni volta che ti vedo, ogni volta che lui ti stringe, ogni volta che lo baci, ogni volta che sorridi, ogni volta che il tuo ricordo mi passa per la testa (cosa che accade molto spesso, tra l’altro).
«Certo, amici. Nessun problema.»
Sono un idiota.
‘Nessun problema’
Certo, come no.
 
«Esci con noi oggi?»
«Ho trovato una nostra foto. Quella in cui sono sulle tue spalle. È di quella volta in cui mi hai fatta cadere.»
«Ti va se vengo da te e giochiamo con la PS3?»
«Bryan ha chiesto se vieni da me a giocare a basket con lui (lo dice solo perché lo sto stracciando, ahah)»
 
Non se ne rende conto.
È evidente che non se ne rende conto, perché altrimenti avrebbe la decenza di evitarmi il più possibile.
A ogni messaggio il mio pesante cuore si spezza ancora e ancora e ancora e lei continua a scrivermi.
 
«Perché non sei venuto?»
 
Indovina.
La mia ex ragazza (che amo ancora, tra l’altro) mi chiede se ho voglia di passare del tempo con lei e il suo nuovo ragazzo (che sarebbe il mio migliore amico).
Per questa volta passo, ma grazie dell’invito. Mi fa piacere sapere che sei felice con lui, che non provi più nulla per me, che cerchi di spezzarmi il cuore un altro paio di volte. Davvero gentile.
 
Vorrei poterla dimenticare, vorrei esserne in grado, ma so già di non poterlo fare, non ci provo nemmeno. M’illuderei e basta.
Torno a letto e non riesco a dormire. Non sono sorpreso: nell’ultima settimana avrò dormito sì e no 20 ore.
Di solito per addormentarmi fingo che non sia mai successo niente, fingo di poterla abbracciare ancora.
Sento la vibrazione del cellulare, lo prendo e leggo il messaggio che mi è appena arrivato: è suo.
 
“Ti ho visto, prima. Nemmeno tu riesci a dormire?”
 
Vorrei dirle che sono settimane che non riesco a dormire, ma sarebbe egoista da parte mia rovinare il suo momento felice. Beh, lei ha rovinato il mio, ma non sono una persona vendicativa.
Vorrei sapere come mi ha visto, le luci erano spente e la finestra chiusa.
Forse ha solo tirato a indovinare.
 
“No”
 
Avrei voluto chiederle come mai non riuscisse a dormire, ma la se la risposta fosse stata che aveva litigato con Bryan, beh, a quel punto non l’avrei voluto sapere.
 
“Come mai non dormi?”
 
Perché mi manchi.
 
“Nessun motivo apparente, tu?”
 
Perché gliel’ho chiesto? Perché? Sono un idiota.
 
“Ho lasciato Bryan.”
 
Non dovrei sorridere così, non dovrei proprio. Veramente egoista da parte mia, ma non m’interessa.
 
“Mi dispiace”
 
 Sono un bugiardo, ma sinceramente non mi dispiace nemmeno un po’.
Torno a sedermi sulla finestra, sperando di vederla.
Invece vedo qualcuno avvicinarsi a casa sua. Lo riconosco dalla camminata, e so anche perché è lì. Vuole farsi perdonare, e andare lì, di notte, mostrandole che non è riuscito a dormire per lei li farà tornare insieme. Ne sono sicuro perché la conosco. Ama i gesti romantici ed estremi, li ama e sono sicuro che lo perdonerà.
Il portone di casa si apre e lei esce. Parlano e gesticolano, sono grato di non poter sentire quello che si dicono.
Lei gli salta in braccio e lo bacia, lo abbraccia e alza lo sguardo verso di me.
Non so se mi veda oppure no, ma probabilmente sa che sono qui.
Un liquido caldo mi solca la guancia e mi accorgo che sto piangendo. Non mi asciugo le guance: le lacrime si seccheranno da sole.
Continuano ad abbracciarsi e a baciarsi e tutto questo diventa troppo per me.
Apro la finestra e grido: «Rebeckah, io ti amo ancora, ma non starò più qui ad aspettare che tu cambi idea. O adesso mi dici che anche tu provi ancora qualcosa per me oppure, per favore, risparmiami questa tortura.»
La faccia di Bryan è un misto tra sorpresa e rabbia, ma non m’interessa.
Rebeckah sta ancora stringendo la mano del ragazzo, quindi ne deduco che non provi più niente per me.
Chiudo la finestra e torno a letto.
 
Ne ho abbastanza per oggi. Ne ho abbastanza per tutta la vita.
Un messaggio.
 

“Non sei rimasto a sentire la mia risposta”
 
Ecco un'altra os che ho scritto, ispirata da una canzone che mi piace tantissimo: The Weight di Shawn Mendes (vi consiglio di ascoltarla e guardare il lyric video) . Questa storia è un po' diversa da quelle che scrivo di solito, ed è scritta in modo differente, quindi non saprei dire se è venuta bene o meno, ma la posto comunque, per sapere che cosa ne pensate.
Ho scritto questa os dal punto di vista (come avrete potuto notare) di un ragazzo che sta male per la perdita di una ragazza.

Ah, come avrete notato (forse non lo avete fatto, ma fa niente) ho cominciato a scrivere delle os incentrate su una canzone, e credo che continuerò così, scrivendo altre os, ma continuerò anche "Loving can mend your soul" e, forse, "Insomniac's lullaby".

E niente, grazie di essere arrivati a leggere fino a qui.
Se volete lasciatemi un parere in modo che io possa migliorare e scrivere meglio.
Baci, 
Giulia.

 
  
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