~~Tuesday, 22th July 2014

« Carissima Elizaveta,
mi dispiace averti offesa con il mio atteggiamento inopportuno.
Temo di aver cacciato il peggio di me sabato scorso e non ne vado molto fiero.
Ma affinché tu abbia un’idea più chiara di ciò che è successo, lasciami raccontare ogni dettaglio della serata dal mio punto di vista, con la speranza che tu mantenga di me un’idea positiva.

Devi sapere che sabato scorso non avevo nessuna intenzione di partecipare a quel ballo in maschera, perché temevo che mi avrebbe distolto dai miei impegni, ma Alfred – era proprio lui il mio accompagnatore – è riuscito a convincermi. Prima di scegliere la maschera dietro cui mi sarei nascosto, abbiamo fatto un salto in un locale e abbiamo bevuto un po’.
Questo per spiegarti il perché della mia riverenza.
Non ero ubriaco, ma brillo quanto bastava per riuscire ad avvicinarmi a te senza arrossire ed invitarti a ballare senza balbettare.
Credevo che mi avessi riconosciuto e che avessi capito il mio stato poco lucido, per cui sono rimasto piacevolmente colpito di vederti annuire alla mia proposta. Ho esitato solo per timore di fare qualcosa di sbagliato, ma appena ti sei legata a me per ballare, ho capito che sarebbe andato tutto bene.
Sono contento che tu abbia apprezzato il mio modo di ballare, perché ero terribilmente nervoso, anche se l’alcol ha aiutato parecchio.

Eri splendida con quel vestito da diavoletta.
E non so se hai bene inteso il mio complimento.
Premetto che non sono stato volgare.
E neanche tu lo eri.
Ho semplicemente detto che eri, appunto, splendida.
E proprio non sopportavo chi, con arroganza o con futili scuse, cercava di rubarti a me.
Avevo iniziato la serata con l’idea che sarebbe stata la mia serata! E che quindi avrei ballato con te per tutto il tempo, ignorando qualsiasi richiesta e allontanando chiunque avesse dato fastidio.
Scusa se sono stato scortese.
Mi capita di perdere la testa quando ho un tesoro tra le mani.

Lasciami anche dire che più volte ho pensato di baciare le tue belle labbra, ma temevo di ricevere un rifiuto o peggio ancora un bello schiaffo.
Così ti stringevo con la speranza che tu capissi quanto desideravo avvicinarmi.
Se avessi avuto la certezza che non aspettavi altro, allora mi sarei chinato prima verso di te.

Quando l’ho fatto era già ora di andare.
Non ho neanche avuto il piacere di salutarti come si deve.
Perdonami, sono scappato come un ladro, proprio quando ho visto che c’era una risposta da parte tua.
Credo che quella serata mi si sia annodata in gola e ogni volta che ci ripenso mi fa male.

Però sappi che penso ancora, a distanza di soli due giorni, al modo in cui mi sorridevi. Spero che tu avessi già capito chi fossi e che quei sorrisi non volessero essere rivolti ad un altro.
E ricordo ancor il tuo profumo che si è poggiato sulla mia camicia e che mi ha piacevolmente accarezzato anche mentre sistemavo i vestiti su una sedia e mi preparavo a dormire.
Non ho smesso di pensare a te la notte.

Ieri ti ho intravista passeggiare con le tue amiche.
Indossavi un bellissimo completo verde.
Ti dona molto quel colore.
Volevo avvicinarmi, ma non ho pensato ad una scusa decente, e allora ho continuato ad osservarti finché non sei scomparsa dalla mia visuale.

Spero che, leggendo, il tuo rancore nei miei confronti sia scomparso, o almeno attenuato.
Mi dispiacerebbe credere che non esiste modo di cancellare il torto che ti ho fatto.

Dimmi se c’è ancora la possibilità di regalarti un bacio.

A presto.

Tuo affezionatissimo Arthur  »