Anime & Manga > Soul Eater
Ricorda la storia  |      
Autore: Caliburn    23/08/2014    4 recensioni
È il momento dello shampoo e Maka ha fatto talmente tanta schiuma che non la distingue più dai capelli di Soul. Continua a muovere le mani in tutto quel bianco e se la gode da morire, non capisce più se è lei ad accarezzare i suoi capelli o il contrario.
[SoMa.]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"...dici sul serio?"

"Certo che sì, Soul." Maka gli fa una smorfia e lo guarda infastidita, le mani ben piazzate sui fianchi nel tentativo di sembrare una persona autorevole, di dare alla propria voce un tono perentorio.

Lo sta guardando dall'ingresso della cucina, minacciosa e imperturbabile.

Dall'alto del suo... quanto poteva essere? Un metro e quarantacinque? Un metro e cinquanta, a voler esagerare?

A Soul viene da ridere. Maka non cambia posizione e con il suo pigiamino giallo e i codini biondi tutti arruffati sembra una specie di temibilissimo canarino arrabbiato che pigola con impertinenza.

"Domani c'è la festa della Shibusen. E i tuoi capelli sono scan-da-lo-si. Hai ciuffi e ciocche che sparano da tutte le parti." Maka strizza gli occhi in una espressione truce, poi entra nella cucina avvicinandosi a Soul mentre lui continua a frugare nel frigorifero. "Da quand'è che non li tagli?"

"Da quand'è che sei diventata ossessivo-compulsiva come Kid?"

"Soooul."

Lei lo richiama ancora una volta all'ordine e lui sente una sensazione strana, una sorta di vibrazione solleticosa sulla pelle del collo. Lui reagisce sempre in questo modo quando lei usa quel tono.


So    -    o    -    ru.


Lei pronuncia il suo nome più o meno così quando è nervosa. Tira avanti quella "o" stiracchiandola e portandola al limite come un elastico o come un gatto pigro steso al sole, poi rilascia quel "ru" tutto insieme, facendo vibrare piano la lingua sotto il palato.

Lui si sente inspiegabilmente lusingato perchè solo Maka riesce a pronunciare il suo nome in quel modo, cioè come se lo stesse vezzeggiando e maltrattando, le sillabe leccate e triturate contemporaneamente nella sua bocca. Esagerato? Forse. Soul sa di essere uno che bada ai dettagli, è solo che se li tiene per sè.

Lascia perdere il frigorifero e si volta verso Maka.

Lei lo sta ancora guardando con aria di rimprovero, le sopracciglia talmente schiacciate e contratte insieme da formare una piccola ed eloquente lettera "v", la "v" di "vedi di fare quello che dico io".

È incredibile quanta energia possa essere contenuta in un corpo così piccolo: Maka deve aver violato le leggi fisiche dell'entropia e della conservazione dell'energia tutte insieme e per la trasgressione invece di multarla le hanno dato la patente di corpo celeste.

Irradia tanta cocciutaggine, tanta testardaggine e tanto impegno e convinzione nel proprio lavoro e nelle proprie risorse che potrebbe soddisfare i fabbisogni energetici di un piccolo pianeta di fannulloni. Soul non può negare che in questo senso anche lui goda della sua luce riflessa: lui cazzeggia, e lei lavora per entrambi.

Soul immagina brevemente di guardare il cielo e di trovarci la faccia di Maka al posto del sole ghignante che è abituato a vedere di solito. Sì, la faccia di Maka, con i codini svolazzanti fra le nuvole. Non gli sembra poi così assurdo, siamo pur sempre a Death City.

Maka fa un altro passo verso di lui e lui si sente schiacciato dalla pressione che emana quel piccolo sole in pigiamino giallo.

Ovviamente non indietreggia, nè si scompone. Lui è Soul 'Eater' Evans, e indietreggiare non sarebbe per niente fico.

Lui è Soul 'Eater' Evans, ed è un duro. Con lui non si discute.


"Fatti dare una sistemata ai capelli."


"Ma anche no."


"Ho detto che voglio sistemarti i capelli. Sei impresentabile."


"Scordatelo. Per chi mi hai preso? I miei capelli vanno benissimo così."


"Evans. Ho appena comprato un altro romanzo giallo. Sono settecentoventitre pagine." dice Maka con voce ferma, brandendo 'Gola Profonda'.


"..."


"..."


"...ok, andiamo."


Perchè lui è Soul 'Eater' Evans, ed è un duro, ma cristo, i Maka-chop fanno un male cane.


______________________________________________________________



Adesso Soul e Maka sono nel piccolo bagno del loro appartamento e il sole sta tramontando, lui lo vede dalla finestra e in parte riflesso sulle piastrelle bianche delle pareti, la bava alla bocca e in procinto di cedere al sonno.

Blair è uscita mezz'ora fa, in tiro peggio di una corda di violino e con un vestitino corto da denuncia penale per oltraggio al pudore e da pronto soccorso per spasmo delle coronarie. Andava a lavorare. Fortuna ha voluto che Maka non fosse presente quando la strega aveva salutato Soul con la sua solita eleganza e discrezione, cioè infilandogli un etto di lingua in un orecchio.

È passato tanto tempo da quando quella gatta esibizionista era andata a vivere con loro, ma Soul ancora non ci si è abituato. Cioè, si è abituato allo sbandieramento continuo di tette e culi per aria, non si è abituato al fatto che ciò accada quasi totalmente a random.

Per un periodo si era chiesto se Blair ci stesse provando con lui, se lo facesse per far incazzare Maka, o se semplicemente la strega fosse del tutto fuori di melone. Poi aveva smesso di chiederselo, perchè non c'era una logica nel suo comportamento. Si 'esibiva' liberamente quando era sola con lui o quando c'era anche Maka o quando c'erano anche tutti gli altri.

Cioè, stava pur sempre parlando di un gatto. I gatti se ne fregano e fanno sempre quello che vogliono, e sono anche maledettamente fichi nel farlo. Che fichi, i gatti. Fanno gli indifferenti e i menefreghisti e più lo fanno e più tu gli impazzisci dietro per accarezzarli. Poi ogni tanto vogliono le coccole e se le prendono senza chiedere, e tu lì che ti riduci a un purè di tenerezza mentre fanno le fusa. Vista così, anche Blair non faceva eccezione.

In realtà il tutto era anche moderatamente divertente. Blair si spalmava addosso a Soul come la marmellata sul pane bianco, Black Star si entusiasmava e faceva la ola da solo sul divano, Tsubaki arrossiva e Kid predicava calma mentre risistemava l'allineamento dei mobili in base alla congiuntura delle costellazioni che si vedevano dalla finestra.

Maka era decisamente prevedibile: serrava le labbra, guardava dall'altra parte, poi guardava di nuovo, bolliva un po' come una pentola a pressione e infine lo brutalizzava con un best-seller preso a caso dal tavolino.

Che poi, a lei che gliene fregava? Di certo non poteva essere gelosa di lui, a Maka non interessavano i ragazzi, ne era sicuro. Quelli veri, eh. Perchè a guardarla sbavare nel leggere 'Pene d'Amore' Soul non poteva escludere che le piacessero quelli di carta. Soprattutto Amore, cioè per l'appunto il protagonista maschile di quel libro. Chissà perchè le piaceva così tanto?

Mah. Tanto le ragazze sono misteriose, e Soul ha rinunciato da parecchio a capirle del tutto. Si accontenta di gestirle.

Dopo qualche anno nella Shibusen si è fatto una certa esperienza.

Quelle che lo irritano di più, paradossalmente, sono quelle che gli vengono dietro. Lui le osserva mentre gli rivolgono la parola con una scusa qualsiasi, fanno le simpatiche, le sportive e disinvolte. Alzano la tonalità della voce come se cantassero, si toccano i capelli, lo guardano di sottecchi. Arrossiscono a comando, dicono cose divertenti, gli fanno complimenti indiretti e fanno le domande al contrario per farseli fare.

Lui indifferente e menefreghista come al solito risponde a monosillabi e guarda dall'altra parte, si fa punto di non ridere alle battute e finge apposta di non ricordarsi nemmeno come si chiamano o dove le ha già incontrate.

Non lo fa per cattiveria, è che gli sembra poco fico dare corda in questo modo. Una cosa più o meno l'ha capita: loro cercano di guadagnare un qualche tipo di potere su di lui, cercano di farsi ammirare, di metterlo in soggezione con la bellezza o con la simpatia.

Forse non hanno capito che in questo campo è lui a scegliere.

La maggior parte di queste ragazze ha da offrirgli al massimo una cosa che in fondo hanno tutte.

Black Star queste scene le vede e non si capacita di come il suo amico non sfrutti la situazione. Una percentuale bulgara di studentesse della Shibusen farebbe carte false anche solo per farsi accompagnare in moto da lui, e lui si disinteressa completamente, sbuffa e cambia discorso, frantuma qualsiasi ossimoro adolescenziale risultando a tutti gli effetti un asociale figo, un montato ambito.

Alle sue risposte Black Star ci rimane sempre di sasso, lo prende per pazzo, e a lui? A lui non gliene frega proprio un c-


"Soul."


"Eh."


"Mettiti qui, dai."


Maka gli sistema uno sgabello a ridosso della vasca da bagno. Lo fa accomodare e si posiziona alle sue spalle. In questo modo la testa strapiena di capelli di Soul le arriva grosso modo all'altezza del petto. Raccatta alla meglio un lenzuolo dalla cesta dei panni sporchi e glielo drappeggia attorno al collo a mo' di asciugamano.

Lui non la può vedere da questa posizione perchè le dà le spalle, ma ci giura, ci mette la mano sul fuoco, lei sta sorridendo soddisfatta con gli occhi semichiusi, non ha bisogno di guardarla. Si starà divertendo un mondo, questa scocciatrice.


"Ohi, Maka."


"Che c'è?"


"Tu te la stai godendo da morire, vero?"


"Non so di che parli", risponde la sua meister cercando di mantenere un certo contegno. "È assolutamente necessario che io ti dia una ripulita, non posso andare in giro con una weapon così sciatta. E poi lo sai com'è mio padre...", continua, cercando qualcosa che somigli a un paio di forbici, "...lui non ti sopporta, mi chiede sempre se mi sento al sicuro a vivere da sola con te, crede che tu sia un teppista maniaco che prima o poi attenterà alla mia innocenza. Se cerchiamo di renderti più sobrio almeno nell'aspetto, magari gli facciamo cambiare idea."


"Non ce ne sarà bisogno, posso sempre dirgli che non sono solito andare in giro ad abusare delle assi da stiro."


"Makaaa... chop."

*SBAM*

"...ahia."


"Un commento del genere peggiorerebbe la situazione, stupido." Maka trova le forbici e cerca di decidere come infilare le dita. Meglio pollice e indice? Pollice e medio? Boh.


"Maka, ma hai mai tagliato i capelli a qualcuno, prima d'ora?"


"Vuoi una risposta sincera o una risposta diplomatica?"


"Senti, non voglio nessuna risposta." dice Soul, sbuffando rumorosamente. "Cerca solo di non fare troppi danni. Se quando avrai finito non sarò abbastanza fico, ti chiederò di risarcirmi."


"Quante storie..." ribatte Maka, e continua a sorridere fra sè e sè, contenta che lui non possa vederla. Si sta divertendo sul serio, è felice di essersi fatta venire in mente questa idea mentre leggeva 'Pene d'Amore'. Beh, Soul non può saperlo, e soprattutto non può sapere cosa accade dopo la scena del taglio dei capelli... non che lei abbia intenzione di riprodurre anche quello. Assolutamente no, dopo deve studiare per l'interrogazione di domani mattina, ma che, scherziamo?


Maka passa una mano fra la nuvola bianca di capelli che ha davanti. Prima la posiziona a piatto sulla nuca di Soul, poi la lascia scorrere verso l'alto, lentamente ma con decisione, tenendola aderente al cuoio capelluto. Nelle pieghe fra le dita raccoglie voluminosi ciuffi di quella che sembra lana, ma è meno morbida. I capelli di Soul sono proprio ispidi, ruvidi sulla pelle sensibile dei polpastrelli.

Soul si sente un po' tirare, Maka non ha esattamente una mano delicata. Sente un po' di fastidio e per un attimo pensa che lei voglia strappargli qualche ciocca solo per infastidirlo. Lui ha qualche nodo fra i capelli e questo non aiuta. Socchiude gli occhi e sopporta senza fiatare.

Maka ferma la mano e stringe indice e medio come ha visto fare a un parrucchiere per isolare un ciuffo particolarmente ribelle. Solleva l'altra mano avvicinando le forbici e taglia. Zac, e un primo batuffolo cade sul lenzuolo sporco addosso a Soul.

Zac, zac, zac, Maka ci prende gusto. In realtà non valuta le geometrie, ignora le lunghezze, non rispetta le proporzioni. Taglia e taglia, guidata dal suono regolare delle forbici che si aprono e si chiudono.

Soul un po' lo pensa, che Maka non abbia la minima idea di quel che sta facendo, e che stia ostentando calma e sicurezza solo perchè, per l'appunto, è di Maka che stiamo parlando, la studentessa modello.

Però si rilassa anche lui, giusto un pochino. In realtà non è mai andato da un parrucchiere vero. Non sapeva che la sensazione di avere delle piccole mani che gli frugano fra i capelli potesse essere relativamente piacevole. La testa è una parte vulnerabile del suo corpo, si scopre a pensare anche che sia una parte moderatamente intima. Considera che non permetterebbe a una semplice persona qualsiasi di tenergli la testa fra le mani. Ne consegue che dal parrucchiere non ci andrà mai, ha deciso.

Soul si sorprende a fantasticare. E se questa vicinanza potesse permettere a Maka di leggergli nel pensiero? Lei è in grado di percepire le anime a distanza, e questo lui lo sa bene. Ma se standogli così vicino potesse leggergli nella mente? Cosa vedrebbe?


Anche se è assurdo, Soul si mette a pensare sottovoce, tanto per essere sicuro.

Soul ammette a sè stesso di essere a disagio. Lui è abituato a nascondere un po' tutto quello che gli passa per la testa.

Meno si sa, e meglio è.

Di certo le situazioni sono più facili da gestire quando agli altri dai pochi elementi con cui lavorare.

In parte, è ciò che lo rende così forte all'apparenza. Così indipendente, così carismatico.

Soul mantiene con forza uno spesso scudo di indifferenza davanti a sè, una barriera impenetrabile di sguardi neutri e cinismo abbondante, di battute ad effetto e stronzaggini assortite. È un atteggiamento comodo, versatile, e funziona bene con chiunque.

Quando vuole che un concetto passi senza filtri, allora glielo permette: però dopo accurati calcoli sulle parole esatte da utilizzare e sulla tempistica adeguata per evocare il massimo effetto. Lui odia ripetersi, ha questa idea di sè stesso che lancia le sue idee come giavellotti verbali dritti oltre le difese di chi gli sta di fronte. Lui deve lanciare e colpire.

Tutto quello che dice, quel poco su cui decide di esprimersi, deve rimanere significativamente conficcato nella disposizione d'animo del suo interlocutore. Meglio ancora se poi quest'ultimo sanguina.

Gli sembra che questo suo atteggiamento sia essenziale per ovviare a un problema di fondo: la gente non sa ascoltare, ha le orecchie efficacemente foderate di egocentrismo e superficialità, peggio dell'ovatta che ti piazzi quando il vicino di casa non ti fa dormire.

Ovviamente sente, nel senso che è dotata di udito, ma è superfluo specificare che ascoltare è un'altra cosa.

Come tutte le persone che parlano poco, Soul si ritiene un discreto ascoltatore. Degli altri, accoglie in sè molto più di quello che tutti credono. Analizza e pondera, confronta ed empatizza. Solo che se lo tiene per sè.

Se parlasse tanto, le sue parole perderebbero di peso specifico.

Allora parla poco, e quando lo fa è per colpire a fondo.


Ha indossato questa pesante maschera di cinismo e riservatezza, a volte gli costa mantenerla perchè ci vuole pazienza, ma non è assolutamente pentito e non ha la minima intenzione di cambiare in futuro.


Non è tutto rose e fiori. Qualche problema glielo crea. Piccolo inconveniente: la maschera gli funziona anche contro sè stesso, gli rende difficile ammettere alcune piccole cosette.


Ma tutto sommato gli va bene. È autoconservazione, è una condotta di evitamento metodico del dolore emotivo autoinflitto, in breve un modo per non darsi involontarie martellate sui coglioni.


"...ahi!"


"Oh. Che è successo?"


"Mi sono tagliata con le forbici."


"Sei un'impedita. Fai vedere."


Soul si volta sullo sgabello e guarda Maka che ha mollato le forbici sul lavandino e si tiene un dito con la mano. Lei ricambia lo sguardo ed è già in fase di decollo con l'immaginazione: adesso lui le prende il dito, se lo passa in bocca, lo lecca piano per fermare l'emorragia, le dice che è una stupida, e poi lei la deve smettere di farsi queste seghe mentali che non portano mai a niente, maledetti libri, la cosa comincia davvero a diventare desolante e fa tanto, tanto adolescente frustrata racchia. Ma che tristezza infinita.

Questo è Soul, e lei è Maka. Il loro rapporto è una gara a chi ostenta più menefreghismo, una luminosa e vivace fiera del disinteresse farlocco, un circo grottesco in cui persino i clown hanno meno trucco di loro sul volto a nascondere le emozioni.

Non potrebbe mai succedere nulla di così spontaneo.


"...è un taglio."


"Buongiorno. Me ne ero accorta. Ce li ho gli occhi, ci vedo, sai?"


"...è un taglio profondo. Mi dispiace, ma non c'è più niente da fare per il tuo dito: bisogna amputare. Vado a chiamare il professor Stein."


"Sei un deficiente. Preferisci le rilegature incollate o cucite?"


"Eh?"


"Makaaa... chop."

*SBAM*

"...ahia."


Provocazione e risposta, azione e reazione, un susseguirsi schematico di eventi regolare come un metronomo. Lui la stuzzica, lei si incazza, punto e a capo, infiniti replay senza progressione.

A Soul, tutto sommato, va bene così. Gli equilibri sono giacigli preziosi, ti adagi comodo nelle frasi precostruite, negli atteggiamenti codificati, nella prevedibilità di un confortevole tira e molla.

Un po' tiri tu, un po' tira lei, ma sempre nei solchi tracciati, sempre senza esagerare, senza che nessuno si faccia troppo male. Che poi se tiri troppo l'elastico si rompe e ti rimbalza in faccia e ti ferisce sul serio, tipo se scopri che chi tira dall'altra parte in fondo non ti piace così tanto.

Insomma, fai tanta strada, affronti tante curve, sobbalzi su un sacco di buche scomode e ti massacri pure la schiena per arrivare alla meta, poi ci arrivi e magari ti accorgi che era il viaggio a piacerti sul serio.

Gli equilibri sono preziosi. Di norma quando li hai persi finisci per pentirtene. 

Soul voleva stare in bilico con Maka. Per tutto il tempo che poteva. Non era cattiveria, è che davvero pensava di avere fra le mani qualcosa di speciale e non voleva renderlo banale. Qualcosa che funzionava e non lo voleva danneggiare.

Gli equilibri sono preziosi, però dio se sono difficili. Soul continua a camminare su una corda tesa nel vuoto come un saltimbanco, con quel coglione di Black Star che forse la sa lunga e fa il tifo dagli spalti per farlo cadere e Maka dall'altra parte che ogni tanto sclera e gli muove il cavo sotto i piedi.

Chissà se lei se ne è accorta, e chissà se lo fa apposta.


_________________________________________



È il momento dello shampoo e Maka ha fatto talmente tanta schiuma che non la distingue più dai capelli di Soul. Continua a muovere le mani in tutto quel bianco e se la gode da morire, non capisce più se è lei ad accarezzare i suoi capelli o il contrario.

Si passa quella specie di lana grezza fra le dita e desidera per un secondo, uno solo, lo giura, di prendere quella testa dura cocciuta arrogante che ha fra le mani e attirarsela addosso, sentire i capelli di Soul sulla pancia e poi sul petto e poi sul collo e poi basta, perchè lei è una signorina per bene e certe cose non le pensa, ecco. Tanto lui le fa sempre notare che ha il sex appeal di un comodino svedese. Ma chi glielo fa fare?

Maka gli massaggia la testa con le dita incurvate come piccoli artigli, gratta forte quasi a fargli male, cristo, sì che gliene farebbe sul serio, lo graffierebbe dappertutto e gli lascerebbe delle cicatrici così profonde da fare impallidire quella maledetta che ha sul petto. Questo idiota gli fa proprio salire la violenza come neanche il magma in un vulcano, meno male che ogni tanto può sfogarla prendendolo a librate sul cranio, è una insospettabile valvola di sfogo, Maka spera che lui non se ne accorga mai, è troppo imbarazzante.

Maka gli artiglia la nuca con la scusa di spargere ancora altro shampoo, gli passa le dita dietro le orecchie, lo manipola con studiata malagrazia, non sia mai che lui possa pensare che se lo sta coccolando, nossignore. È già tanto che lui non abbia notato che ormai lei respira alla meno peggio, riempie i polmoni a casaccio neanche fosse un novantenne con l'enfisema, ha l'affanno e sente la pressione talmente alta che fra un po' la testa le salta in aria come il tappo della bottiglia. Cin cin, brindiamo.


No, seriamente.


Può uno shampoo durare un quarto d'ora?


Perchè è da tanto che gli tiene le mani fra i capelli e non vorrebbe neanche essere a metà dell'opera.


Maka apre le dita e gratta forte verso l'apice della testa di Soul, gli separa i capelli in ciuffi dritti e appuntiti come farebbe un pettine molto emozionato. Cioè, quando fai i grattini ai gatti o ai cani sono loro che tremano e vibrano di piacere e ne vogliono ancora, non chi gli fa le carezze. Maka sente di avere qualcosa che non va, evidentemente ha capovolto il libretto di istruzioni per le coccole e lo ha letto al contrario, perchè lei si sta cominciando a sentire moscia e languida come dopo essere stata trattata da una squadra di massaggiatori thailandesi, non è corretto. Ma per niente proprio.

Improvvisamente Maka si convince che sia lui ad averle fatto qualcosa di disonesto, magari l'ha ipnotizzata, e sì che da quando sono in bagno non l'ha degnata di uno sguardo. Magari ha usato la voce, se non fosse che lui parla quasi solo per dare aria alla bocca. Magari ha usato la musica, ma lui non suona in casa da una vita. Magari ha usato i gesti, ma lui se non ha le mani in tasca ce le ha incrociate dietro la testa nella sua posa plastica da figo apatico di 'sta cippa. Ma allora come ha fatto?


Come diavolo fa?


A starle sulle palle per la quasi totalità del tempo solo per poi ridurla a un'ameba coccolosa quando gli pare?


A farsi odiare tanto che lo prenderebbe a schiaffi seri solo per poi farla agitare tanto che se lo mangerebbe vivo e avrebbe pure spazio per il bis?


Ma perchè Soul non poteva essere fatto di carta, maledizione, perchè non poteva essere un ordinato insieme di lettere stampate su uno dei suoi libri, con i caratteri eleganti e le grazie e tutto il resto?


Un regolare, autoconclusivo insieme di frasi galanti e punteggiatura ricercata che lei avrebbe potuto gestire navigando a vista fra i porti sicuri dei clichè letterari che conosceva a menadito.


No, doveva proprio essere una persona reale, dannazione, in carne e ossa e capelli davanti a lei e fra le sue mani. Che dio la perdoni, lui è svariati milioni di volte più pericoloso adesso che quando lo impugna in forma di falce.


Maka gli mette le dita poco sopra la fronte, le raccoglie per massaggiargli lo shampoo sull'attaccatura dei capelli. Da questa posizione non riesce a vedere i suoi occhi. E meno male, aggiunge mentalmente. Si sente rossa come un pomodoro molto maturo ed effettivamente anche le sue gambe hanno più o meno la stessa consistenza, tipo se qualcuno gliele tocca cedono e si accartocciano su sè stesse, ma che vergogna, sarà una nuova malattia, la sindrome della sciampista. Peraltro, se dovesse davvero succederle di collassare in questo momento, che altra scusa potrebbe trovare da dire a Soul?


Mi dispiace, sono svenuta perchè ho consumato tutto l'ossigeno nella stanza a forza di iperventilare.


Scusami, sto collassando perchè ho ceduto tutte le mie riserve di energia all'allevamento di farfalle che ho nello stomaco e non è rimasto niente per me.


Perdonami, ma ho gli ormoni che fanno l'autoscontro e devo andare a firmare la constatazione amichevole.


Lui si muove un tantino, si sistema meglio sullo sgabello, la cosa di cui Maka si meraviglia di più è che questo shampoo dura da tempo immemorabile, sul serio, e lui non ha fatto una piega, sta lì seduto come una sfinge atarassica e discretamente antipatica. Che diavolo ha nella testa? Dio, che voglia che ha di aprirgliela, già che c'è gli passerebbe lo shampoo anche tutto all'interno per lavargli via tutte quelle barriere del cavolo che si è costruito per sembrare più figo e nel contempo farla ammattire.


Perchè doveva essere lei a fare il primo passo? Perchè doveva essere proprio lei a sbilanciarsi?


Non lo sapeva che solo per lui Maka soffriva seriamente di vertigini cardiache e che se si sporgeva rischiava di cadere e innamorarsi sul serio?


Non lo capiva che doveva essere lui a oltrepassare il limite, così lei poteva difendersi a spada tratta e calare le difese poco a poco? Maka è la prima a non fidarsi di sè stessa: se le dovesse capitare di prendere l'iniziativa, potrebbe buttarsi con la stessa prudenza e lo stesso criterio di uno che fa bungee jumping senza corda di sicurezza.


Per carità, lei era anche disposta a rischiare.


Ma con Soul era sempre come giocare una dannata partita a poker e non riusciva mai capire quando lui stesse bluffando.


"Hai finito?"


"Sì. Adesso ti sciacquo."


Gli prende la testa e la inclina poco sopra la vasca da bagno. Cerca di mettere un po' di forza nelle mani, di tirare un po' di più del necessario, di ostentare che lei non ci tiene a farlo stare comodo, che non lo sta facendo perchè le piace ma perchè ha cominciato un lavoro e deve finirlo.


In realtà ci mette un bel po' anche per sciacquarlo, ma solo perchè fra il bianco dei capelli e il bianco della schiuma francamente non ci capisce più una mazza, si confonde, di sicuro da grande non farà la sciampista.


"C'è un'ultima cosa."


"Ancora?"


"Sì. È come una specie di balsamo, ti rende i capelli più lisci, evita i nodi, io la uso sempre. Sarebbe una maschera per capelli. Vuoi che te ne metta un po'?"


"Una... maschera, eh?" dice Soul, regolando attentamente l'inflessione della voce per poter apparire scocciato, indifferente, con giusto una punta di interesse per non offendere Maka. "Massì, dai", conclude sbuffando, volta lo sguardo altrove, si mette le mani in tasca anche se è seduto, "potrebbe sempre farmi comodo."
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Soul Eater / Vai alla pagina dell'autore: Caliburn