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Autore: Ribes    23/08/2014    7 recensioni
Highschool!AU | Jasico | Percabeth | Caleo | Reyper | Frazel | Blind!Nico | Deaf!Jason | Amputeed!Calipso.
La squadra di nuoto della Half Blood High School, composta da Percy, Piper, Hazel, Nico, e il Capitano Annabeth, è a pochi passi dallo sfidare la celebre Jupiter High School in un torneo. Ma quando la squadra comincia a "fraternizzare" con il nemico, gli amici improvvisamente cominciano a perdersi, e liti interne a spezzare il team. Ce la faranno i nostri eroi a farcela tanto con la gara quanto con altri problemi?
Dal tredicesimo capitolo:
"Ogni cosa divenne nera. Sentì un grido, ma era debole, e molto lontano. Era la forte pioggia scrosciante che le rimbombava nelle orecchie e cancellava ogni altra cosa. Aveva freddo, e non riusciva più a sentire Nico e Percy discutere.
Qualcosa non andava.
I suoi occhi si aprirono di scatto, ed era seduta sul marciapiede avvolta in una coperta arancio brillante. Percy era vicino a lei, teso e sveglio, mentre la pioggia gli bagnava le guance. O erano lacrime, quelle?
E dov’era Nico?"

Di questa fanfiction mi appartiene solo la trasposizione in italiano.
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Quasi tutti, Reyna
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A hand to hold.




Mi scuso se questa volta ci ho messo di più ad aggiornare, nonostante anche questo capitolo sia piuttosto breve. Vi garantisco che il prossimo è più lungo, più interessante e non è dal punto di vista di Nico né lui vi compare... e verrà introdotta una certa coppia interessante. c;
Io amo Annabeth, l'ho sempre amata e la ammiro molto, e come anche l'autrice originale ci tiene a far sapere ai suoi lettori, qui non è lei la cattiva. Non sono sicura ci sia un cattivo, in realtà, lol.
Ad un certo punto del capitolo viene nominato un pigiama in stile Rilakkuma: si tratta di una personaggio giapponese dalle sembianze di un adorabile orsacchiotto ocra. Ecco perché Nico ne è tanto imbarazzato, lol.
(Grazie alle otto preferite, una ricordata e diciotto seguite, vi amo e anche l'autrice originale lo fa :*)








« Uh, ehi, » disse Nico, non sicuro di cos’altro dire.
« Ehi, » disse Annabeth.
Dopo un breve silenzio, Nico parlò.
« Quindi… uh, perché sei in casa mia alle una di notte? » disse.
Il ragazzo spostava il peso da un piede all’altro, a qualche centimetro di distanza da lei, dopo essersi scostato rapidamente da un abbraccio. Quando aveva sentito qualcuno rovistare nel frigo aveva pensato fosse Hazel che si faceva uno spuntino di tarda notte, non Annabeth, di tutte le persone possibili.
« Hazel era abbastanza in furie, ieri, così ho pensato che avrebbe apprezzato un po’ di compagnia, ma non penso che vostro padre avrebbe approvato se Frank avesse passato la notte con lei, così l’ho fatto io, » disse Annabeth con noncuranza, aprendo una Fanta. « Spero non ti dispiaccia se mi cucino qualcosa. »
« Oh, no, va bene. E, uh, grazie per essere stata con Hazel, » disse Nico.
Un altro silenzio cadde fra loro.
Dio, questo è imbarazzante, pensò Nico, pentendosi innanzitutto di essere sceso. Ma stava morendo di fame. Non mangiava dal pranzo dell’altro giorno, e credeteci o no, un’esperienza di tale vicinanza alla morte procurava un certo appetito.
« Affamato? » disse Annabeth, come leggendogli la mente.
« Abbastanza.»
« Se ti va una colazione notturna, stavo facendo un’omelette. Ne farò una anche a te. »
« C-certo. »
Nico sedette allo sgabello accanto al bancone, facendo correre il dito lungo la cucitura della propria camicia da notte. Gli venne improvvisamente in mente che indossava unicamente boxer ed una camicia da notte di Rilakkuma troppo grande per lui, che gli arrivava a metà coscia. Anche quello un altro imbarazzante regalo da Hazel di un paio di anni prima, che esigeva loro avessero pigiami abbinati allo stesso tempo; ma la maglietta era davvero confortevole, così il ragazzo continuava ad indossarla, sia ora che a quei tempi. Probabilmente gli dava l’aria di un bambino di tre anni, cosa che sarebbe stata mortificante in qualsiasi occasione, ma il fatto che fosse Annabeth a vederlo in quello stato rendeva le cose ancora peggiori.
« Quindi, chi ti piace? » udì Nico.
« Cosa!? » quasi gridò lui.
« Cosa ti piace? Sai, sulla tua omelette, » corresse Annabeth, leggermente confusa dalla sua improvvisa reazione.
« Oh. Uh, immagino che qualsiasi cosa vada bene. »
Anche solo esserle intorno era difficile, e per qualche ragione la ragazza portava sempre alla sua mente pensieri che sarebbe stato meglio non approfondire. Come il fatto che gli piacesse qualcuno che non avrebbe mai potuto avere. Come quel qualcuno fosse perdutamente innamorato della propria ragazza. E come quella ragazza fosse perfetta in ogni forma, ed questo era esattamente il motivo per cui Nico non la sopportava.
Alcune persone pensano che solo perché una ragazza o un ragazzo è gay, non può dire quando il sesso opposto ha un bell’aspetto.
Nel caso di Nico, ciò non poteva essere più sbagliato.
Prima dell’incidente, quando riusciva ancora a vedere, che gli piacesse o no ogni volta che guardava Annabeth il suo stomaco si contorceva in presa a una strana forma di gelosia, perché Annabeth non era solamente di bell’aspetto. Era assolutamente meravigliosa.
I lunghi capelli biondo sporco le cadevano lungo le spalle in onde delicate che incorniciavano il suo volto nel modo migliore. La bocca era in un perenne e cosciente mezzo ghigno che stava davvero troppo bene con lo spensierato sorriso di Percy. E quando guardavi nei suoi occhi illeggibili, l’unica cosa che trovavi era uno sguardo che esprimeva qualcosa tipo potrei essere una modella selvaggia, o potrei prenderti a calci in culo, o entrambi. Possedeva un corpo lungo e atletico, voti perfetti, ragazzo perfetto, tutto perfetto. Nonostante fossero passati due anni da quando l’aveva vista in volto l’ultima volta, Nico sapeva che era semplicemente divenuta ancora più aggraziata, e ciò aumentava e basta la sua irritazione.
« Hai perso l’appetito o cosa? » disse Annabeth, la voce molto più vicina.
Era seduta vicino a lui.
« Huh? » disse Nico, balzando via.
« Ti ho messo il piatto in mano ma non hai mangiato niente. »
« Quando hai finito di cucinare? » disse Nico.
« Un po’ di minuti fa. Le uova non portano via tanto tempo, sai, » rise Annabeth.
« Oh. »
Nico sentiva il piatto liscio sotto la propria mano. Non lo aveva nemmeno notato.
« Immagino stessi solo fantasticando, » disse Nico.
« Sembri farlo un sacco quando ci sono io, » disse Annabeth tranquillamente.
Nico si lasciò sfuggire un imbarazzato mezzo sospiro mezza risata, e cominciò a tastare il tavolo alla ricerca di una forchetta, fino a che la mano di Annabeth non trovò la sua e gliene passò una tra le dita.
« Grazie, » disse Nico.
Raccolse un paio di uova con la forchetta, esitando un secondo prima di metterle in bocca. Erano deliziose. Ovviamente.
« Ti piacciono? » disse Annabeth.
Nico sentiva gli occhi di lei su di lui mentre masticava.
« Sono perfette, » disse. Proprio. Come. Te., pensò.
« Grazie. Sono felice ti piacciano. »
Mangiarono entrambi in silenzio per un secondo.
« Nico, posso chiederti una cosa? »
No. Non puoi. Non chiedermi niente. Vai a casa, Annabeth. Mi stai facendo sentire a disagio. Penso che il tuo ragazzo sia figo e questo può solo finire male. Per favore non interagire mai più con me, pensò Nico. « C-certo, » disse ad alta voce.
« Scusa se non è il modo giusto per dirlo, ma ho come la sensazione che tu mi odi, » disse Annabeth.
Cazzo, Annabeth, no. Basta. Da quand’è che leggi la mia fottutissima mente? Non penso che Percy sia figo, era uno scherzo, ansimò Nico nella propria testa, in preda al panico. « C-cosa ti dà quest’idea? I-io non ti odio. Come potrebbe odiarti qualcuno? » disse ad alta voce. Ma davvero, come potrebbe odiarti qualcuno?, pensò.
« Oh, un sacco di gente mi odia, » disse Annabeth in tono di difesa.
« Tipo, chi? » la derise Nico.
« Ragni. I ragni mi odiano, » disse Annabeth.
« Cosa? » disse Nico, decisamente confuso.
« Giuro che mi odiano tutti. Sai quanto spesso mi becco morsi di ragni? Sempre. Li trovo nei libri, sotto il letto, nell’armadietto, immagina. Una volta ne ho trovato un nido nell’armadietto dopo che siamo tornati dalle vacanze invernali, » disse Annabeth, con una sorprendente quantità di rabbia nella propria voce.
« Uhh… non penso gli insetti contino, » disse Nico, senza la minima idea di dove volesse andare a parare la ragazza.
« Oh. Be’, c’è questa cheerleader, Kelli, che mi odia. Non la smetteva di provarci con Percy, così quando le ho detto di tirarsi indietro lei e le sue amiche hanno provato a picchiarmi dopo scuola. »
« Hanno provato a stenderti? Che è successo? » boccheggiò Nico, con un’imbarazzante quantità di preoccupazione nella voce.
Certo, non gli piaceva Annabeth, ma questo non voleva dire che intendeva vederla malmenata.
« Le ho prese a calci in culo, e ora mi odiano. »
« Certo che lo hai fatto. E comunque, nemmeno questo conta. Non ti odiano, sono solo gelose, » disse Nico. E credimi, è difficile non esserlo, pensò.
« Cosa? Perché dovrebbero essere gelose? » chiese Annabeth.
Oh mio Dio, non mi serve questa roba, pensò Nico alzandosi. « Se non lo sai già allora non lo capirai mai. Grazie per il cibo. »
« Nico, aspetta! » disse Annabeth.
C’era qualcosa di disperato nella sua voce che gli colpì il cuore. Non importava quanto voleva continuare a camminare; il ragazzo si fermò a metà strada, in mezzo alla sala, con la schiena rivolta a lei.
« Cosa c’è? » disse Nico con voce irritata.
« Siamo andati fuori argomento. Quello che volevo dirti era… o quello che sto provando a dirti è… » cominciò Annabeth, ma la sua voce si affievolì fino a raggiungere il silenzio.
Annabeth Chase a corto di parole? Questa notte non potrebbe diventare più strana, pensò Nico, abbastanza divertito.
« Perché ti comporti sempre come se non fossi parte della squadra? » disse Annabeth.
« Pensavo avessi intenzione di dire qualcosa, non di farmi più domande, » sbuffò Nico cominciando a salire le scale.
«Vorrei solo che tornassimo a essere amici, » sospirò Annabeth.
Nico si fermò e tamburellò il dito lungo il muro, pensando per un momento. « Anche io, » disse tranquillamente.
Annabeth lo guardò affrettarsi su per le scale un po’ troppo in fretta, come se stesse fuggendo via, e udì la porta chiudersi al piano di sopra.
Sola nella cucina, la ragazza pose il piatto vuoto nel lavandino, e le uova e il formaggio dentro il frigorifero.
« Meno male che non ero affamata, altrimenti avrei perso l’appetito, » borbottò Annabeth, mentre usciva dal soggiorno e si sistemava sul divano.
   
 
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