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Autore: Frashton_Drew    23/08/2014    0 recensioni
A volte pensiamo che le cose peggiori non possano toccarci, ci riteniamo sempre fuori pericolo, ci sentiamo salvi da quei colpi che la vita può infliggerci. Lo vediamo alla TV, lo leggiamo nei giornali, ne sentiamo parlare per strada. Ad Alex piace pensarla così, preferisce pensare che i veri problemi non spettino a lei, ma la vita le insegnerà che il futuro gioca brutti scherzi e che molto spesso la felicità é l'unica medicina.
"Cadere e saper rialzarsi." Mormora Ashton fissandomi negli occhi. "Questo é il trucco. Come quando sei sulla tua tavola da surf e vieni colpita in pieno da un'onda con la sua massima potenza, tu che fai Alex? Torni a casa?" Scuoto la testa cercando di capire dove vuole arrivare. "Ecco, risali sulla tavola e vai dritta a cavalcare la prossima onda." Esclama indicando un punto indefinito davanti a noi. "Cadere e rialzarsi, Alex."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dopo circa 40 minuti raggiungiamo il porto di Sydney e Michael ferma la macchina nel parcheggio del Sydney Luna Park, uno dei più famosi parco-giochi d'Australia. Resto a osservare l'entrata principale per qualche minuto per poi voltarmi verso Michael che mi osserva estasiato. "Perché siamo qui?" Domando annoiata.
"Come perché? Ma che cazzo Alex, siamo al Luna Park!" Esclama come se fosse la cosa più ovvia, resto a fissarlo perplessa per poi sospirare lasciandomi cadere contro il sedile.
"Michael, voglio tornare a casa."
"Eh no signorina, non se ne parla. Ormai siamo qui." "Davvero, non ho nessuna voglia di andare in un parco-giochi."
"Ma porca puttana Alex, dov'é la bambina che c'é in te?" Esclama incredulo, mi volto verso di lui ammonendolo con lo sguardo.
"Alla bambina che c'é in me piace altra roba, non uno stupido parco di divertimenti." Sputo infastidita.
"Si certo, le piace fare surf, ascoltare musica, gne gne gne, lo abbiamo capito. Ma ora voglio che tu ora scenda da questa macchina ed entri li dentro con me, ti divertirai, te lo prometto. Che mi si colorino i capelli di giallo se mi sbaglio!" Annuncia posandosi una mano sul cuore. Inevitabilmente sorrido scuotendo la testa, consapevole che questo ragazzo é capace di colorarsi i capelli perfino di color arcobaleno.
Rivolgo un ultimo sguardo verso il parco, dove quell'enorme faccia all'entrata continua a dirmi di entrare.



A essere sinceri sono sempre stata intimorita da quella faccia, posta fra due alte torri, che a me a sempre ricordato il viso di un signore ciccione con due grosse guance rosse, il rossetto su un enorme bocca spalancata e due occhi da indemoniato.
Ora spiegatemi come una cosa del genere possa invogliarmi ad entrare. Fatto sta che nel giro di dieci minuti io e Michael siamo già in fila per il primo gioco: Wild Mouse, un semplice rollercoaster, l'unico del parco.



Dopo alcuni minuti riusciamo a salire nei nostri posti, abbassiamo il maniglione di sicurezza e aspettiamo di partire.

"Sai che in questo parco sono morte sette persone?" Mormoro in un orecchio a Michael, giusto il tempo di voltarsi verso di me sbigottito e veniamo lanciati via lungo le rotaie.

Urlo come una pazza pe tutta la corsa, vengo sballottata a destra e sinistra ad ogni curva e sento l'aria mancare ad ogni discesa, urlo e rido allo stesso tempo presa dall'adrenalina e appena arriviamo alla fine, quando ci fermiamo bruscamente, sbatto addosso al maniglione di sicurezza con la pancia e per poco non vomito la mia colazione.
Dopo essere scesi ci dirigiamo verso un'altra giostra ma prima prendiamo un volantino per dare un'occhiata a tutto quello che il parco offre.
"Dicevi Alex?" Mi richiama Michael mentre prova ad aprire il depliant ripiegato più e più volte.
"Dicevo cosa?" Chiedo di rimando fingendo di non capire. "Quante... Quante persone sono morte qui?" Domanda sottovoce guardandosi attorno, come se gli dovessi rivelare la ricetta della Nutella.
"Sette Mikey." Annuncio indifferente notando in lui una certa preoccupazione.
"Ah... Interessante." Mormora grattandosi la testa. "Bé allora opterei per qualcosa di piú tranquillo."
"Oh, volentieri." Ribatto maliziosa mentre Michael si arrende e lascia su una panchina il volantino, sorrido divertita.
"Non ridere." Mi ammonisce passandomi davanti.
"Vieni." Aggiunge con un cenno della mano e lo seguo. Arriviamo a un piccolo chiosco, quei baracchini dove devi sparare a delle lattine per vincere qualcosa, tipo un pupazzo. Lancio uno sguardo interrogatorio a Michael che mi guarda scrollando le spalle fingendo di non capire.

"Buongiorno ragazzi, sono Robert. Ditemi tutto." Esclama il padrone del chiosco, un signore un pò anziano con due baffi bianchi e un paio d'occhiali da vista rotondi.
"Salve, una pistola da 15." Esclama Michael tirando fuori il portafoglio.
"Ecco qua, sono 12." Robert allunga la pistola carica a Michael che la passa subito a me lasciando i soldi sul bancone. Mi passo l'arma da una mano all'altra un paio di volte per poi rivolgermi a Michael.
"Non ho 9 anni..." Protesto sottovoce.
"Un bambino di 9 anni sarebbe più bravo di te." Commenta lui provocandomi, lo fulmino con lo sguardo per poi strigere la presa attorno a quell'affare e portarmelo davanti al viso.
"Se ne prendi più di 4 vinci la pistola ad acqua, se ne prendi più di 7 vinci il pallone gonfiabile e se ne prendi più di 10, vinci il mega pupazzo a tua scelta." Spiega Robert indicando una serie di pupazzi alle sue spalle.

Annuisco convinta chiudendo l'occhio sinistro per prendere la mira. 10, 10, 10. Voglio quel pupazzo. Miro ad una lattina posta nel primo ripiano. 3... 2... 1... Spara. Presa. Rilascio un sospiro trattenuto per tutto il tempo e passo ai colpi successivi. Dopo aver buttato giú 6 lattine con 2 mancate sento Michael sghignazzare incredulo e sorrido soddisfatta. Arrivata alla fine mi ritrovo con due colpi e la decima lattina. Posso farcela. Mi concentro per l'ultima volta e miro alla lattina riposta nell'ultimo ripiano della piramide.
Posso farcela, mi ripeto. Prendo un lungo respiro, conto fino a tre e sparo. Il rumore della lattina che viene perforata sbattendo al suolo mi avverte che ce l'ho fatta.

Istintivamente lancio un grido di gioia e abbraccio Michael saltellando, lui scoppia a ridere.
"Hey, attenta a sbandierare a destra e sinistra quella pistola, manca ancora un colpo!" Mi avverte Robert, abbasso il braccio per poi voltarmi nuovamente verso Michael e lanciargli un occhiolino.
"Ecco cosa intendevo quando parlavo della bambina che c'é in te." Esclama dandomi una pacca sulla spalla "Avanti quale vuoi?"

Osservo attentamente i pupazzi finché non trovo quello perfetto, che mi appartiene inevitabilmente.
"Mh, il pinguino." Annuncio soddisfatta. Robert mi porta il peluche ed io sorrido come un'ebete e lo accolgo fra le mie braccia, stringendolo forte.

Mi ha abituato Luke a questi abbracci, quelli veri, che ti cavano il fiato. Quelli che sembrano dire:"Eccomi, sono qui." Ed io ho sempre voluto che lui ci fosse.

"Dietro al pupazzo ci sono due piccole cinture, se vuoi metterlo come uno zaino, così é più comodo." Mi avverte Robert.
"Grazie mille, arrivederci!" Esclamo allontanandomi dal chiosco con Michael e il mio nuovo amico sulle spalle. "'Contenta ora?"
"É il minimo. Ho un pinguino." Esclamo estasiata.
"Come vuoi chiamarlo?" Giusto, il nome.
"Mh... Penso che lo chiameró Luke."
"Luke?" Ripete Michael come per chiedere la conferma. "Si, Luke ama i pinguini."
"Bé, allora benvenuto Luke." Annuncia sorridendo lasciando una carezza sulla testa dell'animaletto. "Morbido." Osserva scoppiando a ridere, io con lui.

Passiamo l'intera mattinata dentro quel luna park, probabilmente abbiamo fatto tutti i giochi possibili, anche quelli per i bambini. Ma con Michael funziona così. Lui è divertente e rilassato, vive la vita tranquillamente, a volte sembra un pò passivo e superficiale ma non si lascia mai scappare nulla, dentro di sé immagazzina tutto. Si gode la vita, da vero australiano, e poi é un buon amico. Uno di quelli su cui posso sempre contare, un'importante spalla su cui piangere soprattutto ora che Luke non c'é, e poi sa sempre come farmi ridere

Una volta usciti dal parco decidiamo di scendere a Bondi Beach per farci una passeggiata, ma prima ci fermiamo ad uno di quei tipici chioschi sulla strada che vendono da mangiare e prendiamo un hot dog.

La spiaggia é abbastanza affollata, come al solito, ma si sta bene, la temperatura é calda ma non c'é la solita afa che trovi in piena estate. La lieve brezza che tira dal mare é davvero piacevole.

"Bondi Beach." Esclama Michael sollevato appena i nostri piedi nudi vengono a contatto con la sabbia calda.

"Dove ci siamo conosciuti." Aggiungo sorridendo ai ricordi che affiorano, i ricordi del tredicesimo compleanno di Luke, proprio qui a Bondi Beach.
"Già, hai reso questa spiaggia importante per me." Ammette sarcastico dando un morso al panino, scoppio a ridere divertita dandogli una spinta sul braccio.
"Sono già passati 5 anni.." Mormoro malinconica guardandomi attorno.
"Questa spiaggia é rimasta uguale, noi siamo cambiati." "Già, é straziante la velocità con la quale passa il tempo"
"Ti addormenti bambino e ti svegli adulto... Che schifo." Commenta Michael dando un calcio all'acqua portata a riva da'un onda, alcuni schizzi finiscono addosso ad una signora che cammina davanti a noi, si volta di scatto perplessa e Michael alza una mano per chiedere perdono. "Mi scusi, signora." Lei scuote la testa raccapricciata e continua la sua camminata aumentando un pó il passo per allontanarsi da noi.

Chino la testa cercando di soffocare la risata e appena Michael se ne accorge mi prende per un braccio dandomi una spinta verso l'acqua per poi unirsi a me ed entrambe scoppiamo in una risata fragorosa.
"Tu sei sempre in grado di farmi fare figure di merda!" Esclamo continuando a ridere.
"E tu sei sempre in grado di farmi fare figure di merda quando scoppi a ridere in faccia alle persone come una pazza."
"Non le ho riso in faccia, e poi sei stato tu a dire che ti piace la mia risata." Protesto in mia difesa riaffiancandomi a lui.
"Hai ragione, ma un pó di contegno signorina Anderson, siamo in pubblico." Annuncia sarcastico riprendendo la passeggiata, continuiamo a sghignazzare ed io gli afferro un braccio appogiandovi la testa visto che é troppo alto per arrivare alla spalla.
"Signore e signori, il giorno in cui Michael Clifford tornò ad essere il poggia-testa di Alex Anderson." Esclama ad alta voce catturando l'attenzione di alcuni passanti che ci sorridono inteneriti.
"Ci prenderanno per fidanzati." Aggiunge sottovoce.
"Non importa, sono stanca." Ribatto sorridendo.

Per la prima volta dopo mesi mi sento davvero bene con me stessa e con gli altri. Quella sensazione di leggerezza che provo solo cavalcando le onde o ascoltando musica, ora la sto provando altrove, aggrappata al braccio di un ragazzo con i capelli verdi, camminando in mezzo agli sguardi curiosi della gente a Bondi Beach.
È cosí strano, eppure mi piace. Mi da per un attimo l'impressione che io posso essere altro, o almeno, posso stare bene anche al di fuori della mia quotidianeità, l'impressione che alla fine tutti ci diamo troppo per scontati. Crediamo di sapere fare solo questo e quello, ci riteniamo pieni di limiti senza accorgerci che forse noi siamo il più grande limite a noi stessi. E una volta che ce ne rendiamo conto ci si sente davvero sollevati.
"Stai sorridendo senza che io abbia detto qualcosa di divertente, o sbaglio?" Mormora Michael chinando leggermente il viso verso il basso per potermi vedere.
"Non ti sbagli." Ribatto contro la sua spalla rinvenendo dai miei pensieri.
"E come mai?"
"Non lo so, sento che qualcosa sta cambiando." Confesso guardando dritto davanti a noi, alla ricerca del punto in cui finisce la spiaggia, ma é troppo lontano.
"Forse il modo di vedere le cose." Aggiungo.
"Cambiare prospettiva non fa male, Alex. Lo diceva sempre anche Luke." Sospiro malinconica e capisco che l'unica cosa che non potrà mai cambiare in me é il continuo senso di lontananza e mancanza dal mio migliore amico.
"Lo so, forse ho passato troppo tempo a sorvolare tutti i consigli che mi dava."
"Tranne quelli per surfare."
"Di quelli ne avevo bisogno, ma solo ora mi rendo conto che i consigli per migliorare me stessa contavano di più." "E sarà sempre cosí, Alex." Mi rassicura avvolegendomi con una forte presa attorno alle spalle.
"Luke é sempre stato così dannatamente intelligente, e l'ho sempre odiato e ammirato per questo. Mi ha sempre fatto sfigurare ma allo stesso riusciva a tirarmi fuori dai casini." Annuncio sorridendo ai ricordi, allungo lo sguardo verso Michael e lo vedo scuotere la testa sghignazzando.
"Alex, così non andrai da nessuna parte... No Alex, devi contare più su te stessa..." Farfuglia imitando Luke. "Ma alla fine lo faceva solo per vederti felice, é ció che ha sempre voluto." Sorrido dolcemente per poi posare la mia attenzione allo spazio che ci circonda.

Fra tutte le persone, chi prende il sole o chi fa il bagno,osservo soprattutto i bambini che corrono alla rinfusa con secchielli e palette per costruire il più bel castello di sabbia della spiaggia. Sorrido intenerita passando davanti ad uno di questi castelli, una bambina si volta verso di me sorridendo a sua volta. "É molto bello." Mormoro facendole l'occhiolino per poi allontanarmi, riesco solo a leggere un "grazie" nel labiale.
"Hai detto qualcosa?" Mi chiede Michael perplesso.
"No, nulla." Annuncio sorridendo. "Andiamo a casa?" "Certo." Esclama con un sorriso dolce. Devo rispondere a quella lettera.




 

Ciao ragazuoli! Perdonate questo clamoroso ritardo. Praticamente due settimane. Che diagraziata! Comunque ora il capitolo é qui e spero davvero vi piaccia! Ringrazio di cuore coloro che hanno recensito gli altri capitoli, siete dolcissime <3 E, un grazie anche a tutti i lettori fantasma! Siete tutti importanti <3



A voi Bondi Beach <3




Ecco il Luna Park e la faccia tanto amata da Alex



Alex e Michael


 
   
 
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