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Autore: Jessy Pax    23/08/2014    3 recensioni
Dean spalancò gli occhi non capendo per quale motivo quel mostro – perché era chiaramente un mostro – non attaccò subito, anzi, sembrava voler interagire pacificamente con lui e suo fratello. «Dottore chi?! Che cosa sei? Mh? Un leviatano?»
«Leviacosa? No. Io sono il Dottore, un Signore del Tempo! Adoro quando mi chiedono chi sono!»
«Chronos? Di nuovo?»
«Ѐ un’offesa per caso?» Il Dottore fece un passo avanti ma si arrestò non appena l’altro ragazzo, quello più alto, gli puntò anche lui la pistola in modo minaccioso.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Carry On My Wayward Doctor




 



 

Correre.
Il Dottore le aveva insegnato che, quando si trovava in difficoltà o inseguita da un Dalek, doveva iniziare a correre. E Clara lo stava facendo.
La ragazza era da sempre stata una compagna piuttosto ubbidiente, se il Dottore le diceva di fare qualcosa, lei lo ascoltava ma, questa volta, non le sembrò essere una buona idea.  Il castello dove ora si trovava, non le sembrò affatto una buona idea!
Le ragnatele le si impigliavano tra i capelli mentre si affrettava a scendere i gradini di quella enorme casa che si ergeva su uno spettrale dirupo. Doveva solo recuperare il cacciavite sonico, non poteva credere che era finita in un covo di fantasmi! Si voltò e cacciò un urlò di terrore appena vide una donna spettrale avvicinarsi velocemente; Clara sentiva freddo e il respiro era ormai breve e gelido tanto da vederlo racchiuso in una piccola nuvola bianca uscirle tra le labbra.
Provò a puntare il cacciavite contro lo spettro ma non fece alcun effetto. «Dottore!» Sgranò gli occhi quando vide che quel pazzo con il cravattino aveva aperto la porta del Tardis, finalmente si era deciso a salvarla. La ragazza accelerò la sua folle corsa una volta giunta al salone del castello, proprio dove si trovava la cabina blu della polizia. Saltò all’interno inciampando con i propri piedi; il fantasma tentò di seguirla ma, fortunatamente, il Tardis iniziò a smaterializzarsi e sparire da quella casa da incubo.
«L’hai trovato! Oh, ragazza impossibile, sei incredibile!» Il Dottore si precipitò a recuperare dalle mani della giovane il suo amato cacciavite sonico. Lo girò più volte tra le dita per vedere se fosse ancora funzionante e lo aprì ascoltando per bene se quel suono, ormai familiare, era sempre lo stesso che ricordava.
«Sto bene, grazie! No, non preoccuparti!» Clara si alzò in piedi spolverando il suo abito blu notte, il tono della voce era indispettito e offeso. Guardò il suo amico totalmente concentrato sul cacciavite dalla luce verde e, cercando di attirare la sua attenzione, batté un piede a terra. «Dottore! Sto parlando con te!»
«Cosa?» Il Dottore sobbalzò e con sguardo stralunato osservò per bene la sua compagna. «Che ti è successo? Sembra che hai visto un fantasma!» Rise toccandole con l’indice, la punta del naso. Clara chiuse gli occhi divertita cacciando via la mano del Signore del Tempo.
«Esatto! C’era un fantasma in quel castello.»
«Un fantasma? Un vero fantasma? Uno di quelli trasparenti che urlano senza motivo?» Il Dottore gesticolò prima di andare di fronte alla console del Tardis.
«Sì, perché?» Clara gli andò vicino cercando di capire a che cosa pensasse il Dottore, i suoi occhi erano persi nel vuoto.
«Clara, abbiamo un problema.» La voce era grave e non prometteva nulla di buono.
«Dottore, mi stai spaventando.» La ragazza aveva il respiro corto e si sentiva il cuore battere all’impazzata.
Il Dottore sorrise come un bambino e prese a schiacciare dei pulsanti a caso agitando le proprie mani senza un vero senso logico. Diede un bacio sulla testa alla ragazza e le fece fare una giravolta. «Oh no, Clara. Ѐ solo un’altra avventura!»
 





«Cosa dice il diario di papà?» Chiese Dean a Sam che era seduto in fondo al letto del motel in cui alloggiavano. Il Winchester maggiore stava ricaricando la propria pistola e tutto ciò che sperò, fu di trovare qualche indizio utile per uccidere una volta per tutte quei fastidiosi leviatani.
Sam scosse la testa e gettò via il diario logoro sul letto. «Niente, non c’è traccia di quei cosi nel suo diario, sembra che non abbia mai avuto a che fare con i leviatani.»
«Fantastico! Non abbiamo idea di come uccidere quei mostri.» Constatò Dean con rabbia passandosi una mano sul viso. Sam sospirò e si alzò dal letto camminando avanti e indietro pensando ad una soluzione plausibile.
Un rumore strano, improvvisamente, invase la stanza dei due ragazzi. Sam e Dean impugnarono tempestivamente le proprie pistole cercando sia con gli occhi che con le orecchie di captare ed individuare quella cosa fastidiosa che stava invadendo la camera.
«Che diavolo è, Sam?»
«Non ne ho id… Dean!» Sam, con un cenno del capo, indicò al fratello di guardare alla loro sinistra. Una cabina telefonica blu, una di quelle della polizia inglese utilizzata negli ’50, si materializzò al centro dell’appartamento.
I ragazzi aggrottarono la fronte nel vedere un simile scherzo, perché, secondo loro, non poteva essere altro che questo: uno scherzo!
La porta di quell’affare si aprì e, con stupore dei presenti, ne uscì fuori un uomo.
Dean puntò per bene la pistola contro quell’individuo apparso dal nulla e, minacciandolo, cercò di farlo parlare. «Chi diavolo sei?»
Il ragazzo dal cappotto viola alzò immediatamente le mani in segno di resa e studiò attentamente quel giovane che lo stava minacciando con una pistola. «Sono il Dottore e ti consiglio di mettere via quell’arma. Non mi piacciono le pistole, sono rumorose e violente. Potresti far del male a qualcuno!» Lo rimproverò seriamente.
Dean spalancò gli occhi non capendo per quale motivo quel mostro – perché era chiaramente un mostro – non attaccò subito, anzi, sembrava voler interagire pacificamente con lui e suo fratello. «Dottore chi?! Che cosa sei? Mh? Un leviatano?»
«Leviacosa? No. Io sono il Dottore, un Signore del Tempo! Adoro quando mi chiedono chi sono!»
«Chronos? Di nuovo?»
«Ѐ un’offesa per caso?» Il Dottore fece un passo avanti ma si arrestò non appena l’altro ragazzo, quello più alto, gli puntò anche lui la pistola in modo minaccioso.
«Fermo o ti sparo dritto al cuore!» Sam lo aveva messo in guardia ma quell’uomo che si faceva chiamare Dottore, scoppiò a ridere e prese a muovere le mani.
«Cuori. Ne ho due, per vostra fortuna!» Fece una giravolta su stesso e poi si affacciò all’interno della cabina chiamando un’altra persona. «Clara? Li ho trovati, vieni a conoscerli!» Si voltò nuovamente battendo le mani una volta, e si avvicinò ai ragazzi con cautela, ma questi, non sapevano più come comportarsi. Dalla cabina telefonica saltò fuori una ragazza minuta e graziosa, quel vestito blu che indossava la faceva sembrare più giovane di quel che era. Gli occhi grandi di lei si illuminarono insieme ad un sorriso felice quando vide i due ragazzi fermi immobili al centro della stanza.
«Sammy… ne abbiamo viste tante ma questo è davvero assurdo!» Dean deglutì a fatica ma non abbassò ancora l’arma.
«Puoi scommetterci, Dean.» Sam, invece, ripose la pistola nella cintura dei pantaloni e, con la mano, spostò un ciuffo di capelli che gli era finito sulla fronte.
Dean gli lanciò uno sguardo interrogativo. «Che stai facendo? Dovremmo sparargli!»
«E perché mai? Questo tizio non è un mostro, guardalo Dean, porta un cravattino!» Sam strinse le labbra rendendosi conto che la sua spiegazione era alquanto stupida e lo sguardo eloquente del fratello non fece altro che confermarlo.
«E allora? Da quando i cravattini sono cool?»
«Esatto! I cravattini sono cool!» La voce allegra del Dottore fece sobbalzare gli altri. Si aggiustò il farfallino e iniziò a perlustrare l’intera camera, alzò i cuscini, le lenzuola, e si portò al naso anche una piantina appassita posta vicino alla finestra, storcendo poi la bocca per l’odore stantio che emanava. «Io e Clara abbiamo un problema, e ci serve il vostro aiuto, signori…» Si fermò incrociando le gambe e rivolse di nuovo l’attenzione a Sam e Dean. Entrambi i fratelli pensarono che quel tizio fosse ubriaco. «Un fantasma!»
«No, no, no… adesso basta.» Dean non era famoso per la pazienza, ma il Dottore non lo sapeva. Il ragazzo posò la pistola sul tavolino lì affianco e prese l’uomo per le spalle, spingendolo a sedersi sul letto. Gli puntò un dito sulla spalla come ammonimento. «Appari nella nostra stanza inspiegabilmente con una cabina telefonica dove, chiaramente, tieni prigioniera la tua geisha e adesso…»
«Ehi, non sono la sua geisha, sono la sua compagna!» Clara, sia offesa ma anche divertita dall’intera situazione, si avvicinò al Dottore guardando malamente Dean.
Il giovane seguì con gli occhi la piccola donna e con un occhietto cercò di farla zittire. «Sì, tesoro, come dici tu.» Coprendo la bocca con la mano, parlò tra i denti al fratello. «Sindrome di Stoccolma, ci scommetto tutto, Sam!»
«Perché ti serve il nostro aiuto?» Sam sembrava essere quello più ragionevole agli occhi del Dottore e pensò che con lui sarebbe stato più facile andare d’accordo.
«Ve l’ho detto! Un fantasma! Voi siete dei cacciatori e io sto chiedendo il vostro aiuto per questo motivo.»
«Perché dovremmo fidarci di te?»
Il Dottore ebbe l’impulso di rispondere istintivamente ma richiuse la bocca e guardò Clara. «Come dovrei rispondere, secondo te?»
Clara scosse la testa incrociando le braccia per poi parlare con Sam «Perché… perché è il Dottore e salva le persone. Ѐ un po’ come un angelo custode per gli umani!»
Dean imprecò a bassa voce e guardò in alto. «Ti manda Castiel, non è vero?! Dov’è quel brutto figlio di pu…»
«Castiel? Cos’è?» Il Dottore si alzò dal letto preoccupato.
«Un angelo!» Rispose Dean con ovvietà.
Il Dottore gli si avvicinò di colpo e gli prese il viso tra le mani, appoggiando la fronte su quella dell’altro. «Un angelo? Non battere mai ciglio quando ne vedi uno, hai capito? Guardalo sempre dritto negli occhi. Gli angeli sono assolutamente tremendi, non sai mai dove potrebbero spedirti e tu non potrai farci nulla. Hai capito?» Il Dottore probabilmente stava vaneggiando ma rese Dean alquanto suscettibile. Si staccò dalla presa dell’uomo e per un attimo sembrarono due bambini che giocavano con le mani. «Che diavolo tocchi? Perché mi tocchi? E smettila! Che cavolo!» Dean gli diede una spinta e allungò un braccio per porre una certa distanza di sicurezza con l’aggressore dal cravattino discutibile.
«Dottore, non credo che stavate parlando dello stesso angelo…» Clara si morse un labbro alzandosi in punta di piedi per parlare all’orecchio del suo amico.
«Puoi dirlo forte, dolcezza!» Dean respirava ancora con il fiatone e lanciò uno sguardo di fuoco al fratello che se la stava ridendo in silenzio.
«Perché parli come River Song?» Il Dottore era incuriosito da quel ragazzo così scorbutico e nevrotico, ma non perse la pazienza, tanto meno la speranza.
«River… ok. Stiamo perdendo tutti quanti la testa. Cerchiamo di mantenere la calma e ragioniamo.» Sam prese un respiro profondo e ammonì il fratello che era pronto ad attaccar di nuovo briga. «Dottore, spiegaci cosa vi è successo.»
Il Dottore, finalmente, conquistò l’attenzione di Sam e Dean. Con l’aiuto di Clara spiegò loro cosa era capitato in quel vecchio castello abbandonato. I ragazzi fecero fatica a credergli, sicuramente era un caso di fantasma vendicativo, ma non si capacitavano dell’identità di quell’uomo così stravagante e alieno. Avevano incontrato innumerevoli mostri nel corso della loro vita, e tutti quanti erano malvagi e privi di morale. Eppure, questo Dottore, più parlava e più infondeva una tale sicurezza e speranza che nessuno dei due Winchester sapeva spiegare il perché. Dean, soprattutto, sentiva di fidarsi ciecamente di quell’uomo così bizzarro e tale emozione lo spaventò. Aveva problemi nel riporre fede nel suo stesso fratello, sangue del proprio sangue, non poteva credere che adesso, invece, stava ascoltando e facendo affidamento su un totale e perfetto sconosciuto.
«Prendi il sale, andiamo a far fuori questo fantasma!» Sam, dopo aver promesso al Dottore di averlo aiutato, iniziò a preparare il borsone con tutte le attrezzature necessarie per sconfiggere il mostro che infestava quel castello in Inghilterra.
«Ehi, dove state andando? Dobbiamo prendere un aereo, quella è solo una cabina!» Dean chiuse la cerniera della sua borsa e indicò la porta della camera tentando di fermare i due estranei che già erano entrati in quell’aggeggio blu.
Il Dottore, sporse solo la testa e invitò i Winchester a seguirlo. «Non è solo una cabina, avanti, entrate! Non perdete tempo!»
Dean guardò Sam preoccupato e con un sospiro, il ragazzo più alto fece il primo passo. Entrò nella cabina, ma il fratello maggiore restò indietro, non sicuro delle proprie azioni. Senti Sammy gridare e a quel punto non ci pensò due volte, saltò dentro anche lui.
«Che diavolo…» Dean non credeva ai suoi occhi. Quella cabina era enorme, cioè, nel vero senso della parola! Uscì di corsa da quell’affare infernale e fece un giro esterno intorno ad esso per controllare e svelare la diavoleria nascosta. Ma non c’era nulla di evidentemente strano. Salì nuovamente a bordo di quella specie di navicella spaziale e passò la mano sulla bocca. «Ѐ… più grande all’interno!»
Il Dottore, con la solita euforia, sorrise e pigiò i tasti della console a casaccio. La nave riprese a fare quel bizzarro suono che, ora ascoltandolo meglio, alle orecchie di Sam e Dean, arrivò come un suono di speranza.
«Sì, lo dicono tutti!» Esclamò il Dottore reggendosi all’asta di ferro della console; Sam imitò la presa mentre Dean perse l’equilibrio e cadde a terra, ma Clara lo aiutò a rimettersi in piedi. «Benvenuti nel Tardis!» Tirò una leva impazzito. «Geronimo!» Il Dottore, la sua fedele compagna Clara e i fratelli Winchester, insieme partirono per una nuova avventura e, sicuramente, Dean e Sam, l’avrebbero ricordata per sempre. 














Nota dell’autrice: Il mio primo cross-over tra Supernatural e Doctor Who! Era da tanto che volevo scriverlo e finalmente ci sono riuscita. Spero che sia piaciuta anche voi tanto quanto è piaciuta me! 
   
 
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