This is Zero
I
due fratelli erano riusciti a tirar fuori l'Impala dalla casa
fatiscente dentro alla quale Sam l'aveva diretta a tutta
velocità,
con grande terrore di Dean per i possibili danni che la macchina si
sarebbe potuta procurare.
In quel momento il maggiore era
inginocchiato accanto allo sportello del guidatore, si era leccato il
polpastrello del pollice ed adesso era impegnato a tentare di
cancellare con preoccupazione uno dei graffi presenti sulla
carrozzeria, studiando quello sfregio con la sua miglior espressione
da fidanzato preoccupato per la propria donna. Intanto Sam era
appoggiato all'auto, dal lato opposto a dove si trovava Dean, il viso
contratta in una smorfia e la mano che saggiava i graffi che
Constance gli aveva lasciato sul pettorale, laddove le dita del
fantasma erano affondate.
Era uscito da quella vita, dai pericoli,
dal camminare sul filo del rasoio un giorno sì e l'altro
pure. E
quell'esperienza era stata adrenalinica e destabilizzante per lui,
ormai abituato alla routine fatta di libri da studiare, ragazza da
invitare fuori a cena e feste studentesche alle quali Jessica lo
portava e dove lui, puntualmente, si annoiava. E si sentiva fuori
posto. Ma quello ovunque, ormai, era una costante che si eclissava
parzialmente solamente quando si trovava con Dean. Si era dimenticato
di quanto il fratello gli infondesse calma, a dispetto del carattere
impulsivo e vivace del ragazzo di cui si parlava. Sam non sapeva
perché Dean avesse quel potere su di lui; aveva sempre
pensato che
fossero legati a doppio filo, ed i loro trascorsi ne erano la
conferma. Perché sapeva perfettamente che non era normale
trovarsi
nello stesso letto, nudi, la sera prima della partenza per Stanford.
E non era normale che si baciassero o si sentissero vincolati da un
bene così incomprensibile e profondo che l'andare a bere
qualcosa
insieme come un'altra coppia qualunque di fratelli, ogni tanto, non
bastava, perché banale e sminuente. Andavano a bere insieme,
quello
sì, ma poi si trovavano in una stanza di motel. Ed i loro
incontri
reali, alla finfine, erano quelli.
Le ragazze non erano mai
mancate a nessuno dei due e di comune accordo avevano stabilito che
alle volte potevano concedersi una nottata di sesso con una donna.
Giusto così, perché erano giovani ed erano
fratelli e non avrebbero
potuto stare insieme come se fosse stata una relazione qualsiasi.
Andava bene, bastava che poi tornassero sempre a casa, l'uno
dall'altro, corpo e mente. Non esisteva il tradimento fisico e quello
mentale era incontemplabile: i pensieri dei due Winchester erano da
sempre e sempre monopolizzati l'uno dall'altro.
Poi era arrivata
Jessica. E per quanto doloroso fosse stato all'inizio, Sam aveva
spinto via dal suo cuore e dalla sua testa Dean, perché
quella
ragazza era gentile e amorevole e voleva prendersi cura di lui.
Quindi decise di darle una chance: i ventiduenni normali fanno
questo, no? Si scelgono una ragazza e stanno con lei. Per cui Sam si
era procurato ferite e scottature, ma alla fine aveva creduto di
avercela fatta. L'avrebbe sempre amato, tutto ciò era
indubbio, ma
non l'avrebbe desiderato per sé, non avrebbe voluto sentire
il suo
sapore e non avrebbe donato tutto se stesso per anche solo un suo
sorriso.
Era stato masochisticamente apprezzabile illudersi a quel
modo. Una vita placcata di ordinarietà montata su misura su
di un
ragazzo dalle ottime capacità recitative, così
abile da ingannare
persino se stesso. Tutto ciò era talmente ironico che gli
venne da
sorridere.
«Non ti uccido solo perché sono danni facilmente
recuperabili, ricordatelo.»
La voce di Dean lo fece tornare alla
realtà, mentre quest'ultimo si alzava in piedi e si dava un
paio di
pacche sulle ginocchia per eliminare la terra che gli era rimasta sui
jeans. A quanto pareva aveva terminato di controllare le ferite di
guerra che l'Impala aveva riportato e dal tono che aveva utilizzato
pareva fosse sollevato.
Sam tirò le labbra biecamente, abbassando
lo sguardo e lasciando che la frangia gli sfiorasse le ciglia, la
punta della scarpa che tirava un paio di colpetti distratti al
terreno.
«E' tutto a posto, Dean?» Domandò,
perché dopo la
caccia era di rito interessarsi della salute dell'altro, accertarsi
che stessero bene e che potessero ripartire, lasciandosi altre vite
risparmiate alle spalle.
«Certo! Perché me lo chiedi?»
Tuttavia, la voce stranita del maggiore che si era posto ora
davanti all'altro e l'espressione sospettosa che rivolse a Sam fecero
rabbuiare il più piccolo, che deviò lo sguardo
verso sinistra e
scrollò le spalle con indifferenza. Dean non aveva appena
saltato un
passaggio della loro routine come se nulla fosse. Il minore
realizzò
anche però che tutto ciò era oltremodo legittimo:
loro non avevano
più una routine. L'aveva rotta lui stesso voltando le spalle
al
fratello, quel giorno di due anni prima.
«Facevamo così, un
tempo...» Gli concesse vago, arricciando il naso e tornando
ad
osservare il maggiore, che manteneva un sopracciglio sollevato.
L'espressione di Dean mutò in un qualcosa che molto si
avvicinava ad
un sadico divertimento, mentre rispondeva: «Già:
"un tempo".»
Il maggiore arricciò le labbra dopo quelle parole che sulla
sua
lingua avevano un sapore di sbeffeggiamento, intanto che si
affiancava al fratello e affondava le mani nelle tasche dei jeans,
incrociando le caviglie.
Sam aveva lo sguardo basso e sembrò
voler ribattere quando Dean lo interruppe, riprendendo la parola:
«Per cui la donna in bianco non avrebbe potuto ucciderti...
adorabile, Sammy. Davvero adorabile.» Ghignò
malignamente, un
antico sentimento polveroso che tornava prepotente in bocca, amaro
sulla lingua. Dean aveva sempre saputo che Sam l'avrebbe fatto patire
come un cane a stargli tanto vicino ed il rischio di soffrire per lui
era stato doppio, dato il mondo in cui si erano consapevolmente
legati. Non per niente il maggiore aveva tentato di sfuggirgli
inizialmente, forte del fatto che se non avesse fatto l'ultimo passo,
quello definitivo, si sarebbe preservato.
Perché Sam era un
carnefice perfetto e come vittima non si spezzava. Dean invece, per
quanto bravo fosse a fingere, non era altrettanto a ricucire le
ferite lasciate dalla mancanza più presente che potesse
ottenere
nella vita.
«Mi chiamo Sam.» Lo corresse automaticamente ed era
palese il fatto che il minore fosse sulla difensiva. La
realtà era
che quel caso l'aveva non poco confuso: non aveva mai tradito
fisicamente Jessica, ma forse aveva tradito Dean, sforzandosi di
dimenticarlo e credendo di averlo fatto. Era quel "credendo"
così ipotetico, però, che lo lasciava interdetto.
Sospirò
pesantemente, prima di riprendere: «In ogni caso no, non
avrebbe
potuto farlo davvero, perché non sono infedele.» E
mentre lo
pronunciava, non aveva idea se stesse dicendo il vero o il falso.
Dean tornò a piantarglisi davanti, un sorriso sbilenco a
piegargli le labbra. Chinò il capo in avanti, prima di
parlare: «Non
lo sei? Ah, buon per te e Jessica, allora.»
Tutto quanto sapeva
infinitamente di sfida, alle orecchie di Sam. Il tono esageratamente
enfatizzato, la piega sulla fronte del fratello, il sorriso a
sfottò.
Evidentemente non si trovava completamente d'accordo e
voleva farglielo sapere.
«No, non lo sono. Sto insieme a lei da
un anno e mezzo, Dean, e non ho mai sfiorato nessun'altra
persona.»
Stavolta era il turno di Sam di sottolineare quanto appena detto,
calcando il tono mentre la tensione si faceva palpabile ed
elettrizzava l'aria. C'era silenzio, escludendo i respiri dei due
fratelli ed il dibattersi inquieto e irritato dei loro esseri.
C'erano troppe cose non dette, questioni che pesavano sulle spalle.
Qualunque cosa fosse non era finita e, nel bene e nel male, ormai
risultava chiaro che non si sarebbe mai conclusa completamente. Ci
sarebbero stati solamente interludi di riposo e dolore, di presa di
respiro prima di tornare a immergersi nel loro piccolo mondo
sbagliato, malsano e corrotto.
«Fisicamente no, quindi. Ma
mentalmente? È questo il segreto, Sam, ciò che
conta. Hai mai
pensato a qualcun altro?» Era una domanda che a Dean faceva
paura,
perché presupponeva la risposta che lo avrebbe potuto
demolire
internamente e silenziosamente. Per quanto avesse ostentato quella
malcelata aggressività di cui necessitava, lo terrorizzava
sapere la
verità – ammesso che Sam gliel'avesse concessa. Lo
terrorizzava
sapere che in realtà suo fratello stava egregiamente senza
di lui,
che l'aveva dimenticato e che si era innamorato – davvero e
in modo
sano. Che non doveva cercare di scindere amore fraterno con l'altro
amore, quel sentimento soffocante e totalizzante a cui non sapeva
dare un nome, ma che c'era e che lo annullava in toto in favore del
benessere e della presenza dell'altra persona, e cioè,
sempre e
comunque, Sam.
Sam, ma come diavolo siamo finiti a questo
punto?
Il
minore rimase in silenzio. Un silenzio carico, che bruciava le
guance, che faceva mordere le lingue. Un silenzio che gridava, tanto
forte era, gridava una risposta che Dean non recepì. Voleva
sentirlo
dalle labbra di Sam, ma quest'ultimo scosse il capo, distogliendo lo
sguardo. Quando parlò, la voce era calata di un tono ed
aveva
lasciato andare tutto quanto: «E' tardi, Dean. Devo tornare a
casa.»
E non aspettò risposta, perché diede le spalle al
più grande, a
tutto ciò che c'era stato. Gli diede le spalle e
spalancò lo
sportello, rifugiandosi nell'abitacolo, al posto del passeggero.
Dean restò fermo qualche istante, mordendosi l'interno del
labbro inferiore, sentendo scivolare tutto quanto come sabbia tra le
dita. Granello dopo granello, non restò niente.
Rimontò in auto
ed il viaggio di ritorno fu silenzioso.
Fu così che finì
tutto.
E poi ricominciò.
Walking_Disaster's
corner:
Avevo
fatto tutto lo specchietto iniziale ma mi faceva schifo, quindi torno
al mio caro e vecchio "corner".
Rieccomi con un'altra
Wincest – che poi neanche tanto lo è. È
considerabile di più
come pre-wincest, suppongo. Anyway, questo è quanto. Ho
provato a
chiedermi cosa c'era prima, come sarebbe stata la resa dei conti. Ed
è nata questa cosetta. Sono abbastanza soddisfatta,
soprattutto
della seconda metà. Della storia dei due fratelli
è l'episodio 1x00
(e attenzione: dei due fratelli, non di SPN). È dove la fine
fa
partire l'inizio e dove i fratelli si ritrovano veramente. È
ovviamente un missing-moment della prima puntata della prima stagione
e niente.
Spero vi piaccia e fatemi sapere che ne pensate :)
See
u soon,
WD