Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: Juu_Nana    18/09/2008    5 recensioni
Ho deciso, me ne andrò da qui. Non posso più stare alla Wammy's House.
L è morto.
E finirò ciò che lui ha iniziato: catturereò Kira!
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Addio


Click
.


In un attimo è subito luce, che rende definiti i contorni e i colori della mia stanza, nella sua sfumatura vagamente aranciata.
Il mio letto, il comodino, qualche mobile.
Non c’è molto in effetti, ma per me quello è sempre stato il mio mondo.
Rimango sulla soglia per un po’, impalato, con la mano sull’interruttore bianco.

Forse sono stato troppo precipitoso.
Davanti a Roger è stato facile fare lo spavaldo e decidere su due piedi di lasciare la Wammy’s House.
Ma ora che sono solo e di nuovo completamente lucido, mi rendo conto che non è così semplice.

Dove potrei andare? Cosa potrei fare?
A parte prendere Kira, ovviamente.

Non mi ero posto domande del genere, sono sempre stato un tipo impulsivo, me lo dicono tutti. Le mie decisioni preferisco prenderle all’ultimo minuto.
E onestamente, nemmeno pensavo di andare via così presto e così all’improvviso.
Magari potrei rimangiarmi tutto.
Potrei restare qui, a casa, e non succederebbe nulla.
Dopotutto ho 15 anni.
Già, solo 15 anni...

No!

Entro a larghi passi nella stanza, apro il mio armadio a due ante e afferro brutalmente la mia grossa sacca, posta in basso e la getto sul letto.

L è morto.
No, non è morto, è stato ucciso.
È stato ammazzato da un pazzo fuori di senno.

Agguanto tutto ciò che mi capita a tiro, magliette, jeans o felpe che siano e li ficco con mal grazia nella borsa, accanendomi sui vestiti come se fosse loro la colpa di tutto.
Non mi importa se dovrò vivere in mezzo a una strada, non m’importa se morirò nel tentativo di arrestare l’assassino.
A me interessa vedere in faccia quel bastardo che ha fatto fuori L!
Voglio vedere il volto di quel verme e rivoltarglielo con un pugno talmente forte da farmi male!

Mi fermo, ansando un po’.
L’armadio è quasi vuoto, quei pochi vestiti che ancora restano sono spiegazzati e sparsi qua e là come se un ciclone vi si fosse scatenato.

L è morto.

Questa frase mi riempie di nuovo la testa, forte come una martellata.
È morto, non tornerà più.
Mai più.

Mi azzanno il labbro inferiore.
L per me era come un fratello, lo è sempre stato.
È stata la prima persona con cui sono entrato in contatto qui.
Insieme abbiamo studiato, lavorato, giocato... mi aveva scelto come suo erede, anche se ho dovuto sempre accontentarmi di metà spazio e condividerlo con Near.
E ora... se n’è andato, così, solo perché stava portando avanti una battaglia più che giusta.
E io non l’ho neanche potuto salutare.

Stringo più forte i denti, ma non riesco a frenare due piccole lacrime solitarie.
È per lui che voglio andare via.
Se resto dovrò fare tutto seguendo Near, non sarò libero di agire a modo mio.
E io voglio vendicare L con le mie forze, senza il suo aiuto.
E lo vendicherò riuscendo nell’impresa che ha iniziato, lo supererò e farò in modo che Kira lo segua nella tomba.

Devo andarmene, stasera stessa.
Non lascerò alla mia mente il tempo di esitare di nuovo.
Spalanco i vari cassetti, scorro lo sguardo su tutte le mensole, arraffando tutto quello che per me ha un significato più o meno blando.
Ovviamente, non sono minimamente disposto a lasciare in questo posto nemmeno la più piccola particella di cioccolato.

Ci ho messo un’insignificante mezz’ora a stipare la mia vita in una misera borsa di stoffa.
Inizio a sentirmi davvero patetico: tra poco sarò un eremita solitario in bocca ad un mondo sconosciuto con un’unica sacca tra le mani e il cuore aggrappato al desiderio di vendetta.
E di rivalsa.

Lo sconfiggerò Near, sì, lo sconfiggerò!
Con un gesto secco tiro il legaccio e chiudo il mio borsone scuro.

Sono pronto.

Indosso la giacca poggiata su una sedia e me la infilo sbrigativamente, chiudendo la zip.
Poi afferro la mia roba ancora sul letto su cui non dormirò più e me la carico in spalla.
Accidenti se pesano i ricordi.
Apro la porta, che scivola sui cardini con un lieve cigolio.
Esco.
Poi mi volto, per spegnere la luce nella camera che da domani non sarà più mia.
Esito un attimo, quando sento il pulsante sotto le dita.
Mi fa uno strano effetto vedere tutto così spoglio, silenzioso...

Vuoto.

Ma non tornerò indietro.
Ho un obbiettivo, ora, e non mi lascerò andare ai ripensamenti.
Pigio il pulsante, poi chiudo la porta.

A testa bassa percorro i corridoi vuoti, mentre il suono del mio passo riecheggia tra i muri dell’orfanotrofio.
Non c’è nessuno, probabilmente sono tutti a cenare.
Meglio così.

Non ho voglia di incrociare gli sguardi degli altri, di leggere la sorpresa sui loro volti, né tantomeno di dare spiegazioni, a chi che sia.
Non saluterò nessuno, non dirò addio, a nessuno, sparirò nell’ombra, così com’ero arrivato parecchi anni fa.
Ben presto giungo alla porta.
La fisso dall’alto al basso per un momento, prima di spingere faticosamente il pesante battente.
Una raffica di vento freddo mi sferza la faccia, mentre un continuo e irregolare ticchettare mi giunge alle orecchie e quando riesco a mettere a fuoco il mondo esterno spalanco gli occhi, un po’ per la sorpresa, molto per il fastidio.

Piove, porca miseria.
Mormorando tra i denti una sfilza di insulti contro quella maledetta pioggia che non poteva scegliere giorno peggiore per mettersi a rompere, alzo il cappuccio sulla testa, tentando di ripararmi come posso dalla pioggia.
Mi sembra assurdo pensare di non aver mai avuto bisogno di un ombrello.
Ogni volta che pioveva me ne rimanevo al caldo tra le mura della Wammy, mai necessitato di un riparo per la pioggia.

Ma ora è diverso.

Ricomincia tutto daccapo.

Scendo i tre scalini che portano al selciato del giardino, senza mai staccare gli occhi dal pavimento.
Non credo che nulla mi sia mai sembrato così interminabile.
Infine tocco la strada con le scarpe e mi dirigo verso il grande, grandissimo cancello di scuro ferro battuto.
Lo apro in un inquietante e malinconico cigolio e dopo essermelo sbattuto alle spalle, prendo a camminare, dritto davanti a me, senza voltarmi, senza correre, senza piangere, senza sorridere.

Cammino e basta, mentre già sento che i jeans iniziano a inzupparsi d’acqua.
Ben presto le luci della mia casa scemano, tempo cinque minuti e spariscono del tutto, inghiottite dalla pioggia e dalla notte, scurissima.

Non so dove andrò, o cosa farò.
So solo una cosa.
Prenderò Kira e lo spedirò a marcire dietro le sbarre di una cella per il resto dei suoi miseri giorni.
Porterò a termine ciò che lui ha cominciato, in qualunque modo.
Così facendo supererò il mio maestro, sarà questo il mio ultimo tributo.
E batterò anche Near.

Lo farò per L.

E per me.
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Juu_Nana