Quello che non
vi ho detto...
Il buio.
Ecco l’elemento che,
forse, più mi rappresenta.
Non sono mai stato una persona
socievole, ne
un’anima pura e candida.
Io sono e sarò sempre,
solamente, un assassino ed
i miei peccati non possono essere purificati perché troppo
gravi... la
redenzione, per me, è cosa negata.
È solo colpa mia se ora
siamo in questa
situazione, più precisamente il merito è del mio
orgoglio. Forse non sono mai
riuscito a trovare davvero la pace, nemmeno grazie a Lei, che mi ha
dato tanto
e mi ha amato per ciò che sono, senza mai pretendere troppo
da una persona
schiva, perennemente sulle sue e costantemente il lotta. Contro tutto.
Contro
tutti. Ma soprattutto contro quella dannata “terza
classe” che mi sta sempre un
passo avanti.
Con Lei, mi sono lasciato andare ed
ho scoperto
di saper amare. Buffa la vita, quando ogni tua convinzione cambia dal
nero al
bianco; quando tutto ciò in cui credevi altro non era che un
muro, una barriera
opprimente che ti schiaccia ogni giorno che passa… ma tutto
questo non lo
ammetterò mai. Questo mio piccolo segreto, morirà
con me. Oggi stesso.
Non sono mai stato un buon
compagno. Non ti ho
mai detto che ti amo, né mai te lo dirò, ma
l’amore che ho fatto con te quasi
ogni notte, da otto anni a questa parte, è la mia unica
forma di dimostrazione
di questo forte sentimento e so che tu l’hai capito. Troppo
scaltra e caparbia,
intelligente e bella per non comprenderlo. Ti è bastato
davvero poco per capire
quanta tristezza si celava dietro quel muro e hai saputo scavare in me,
fino a
penetrarmi dentro come una lama affilata, eppure hai saputo solo farmi
del
bene. All’inizio mi hai concesso solo una mera distrazione
dal mio ottuso
mondo, poi sei divenuta una droga.
Il tuo corpo mi attraeva
più di quanto volessi e
lentamente mi hai incatenato a te con un filo dorato, sottile... e a
me, sotto
sotto, stava bene. Sono stato più principe fra le mura di
casa tua, fra te tue
esili braccia, che per la mia intera vita dopo i cinque anni, quando
-ancora
bambino- ho visto perdere tutto ciò che avevo. Sono stato
costretto a
prostrarmi davanti a colui che più di tutti odiavo.
Però il mio orgoglio
cresceva giorno dopo giorno, incapace di arrendersi ad una vita di
sottomissioni, di umilianti sconfitte e gloriose battaglie
all’insegna del
sangue e della morte, mia fedele compagna.
Poi… sei arrivata tu e
mi hai stravolto
l’esistenza, con la tua isterica voce da gallina! Ero
incapace di non darti
ascolto e, mesto, facevo quello che volevi, anche se ti rispondevo
male. E, poi,
quella sera, tutto cambiò fra noi… e te ne sono
enormemente grato, davvero.
Tuttavia, non mi sono mai sdebitato
nei tuoi
confronti e nemmeno nostro figlio, che tu ritieni il regalo
più prezioso che
potessi farti, è stato abbastanza da sopprimere la
disparità delle piccole e
grandi cose che mi hai regalato. Sebbene non te l’abbia mai
detto, fare un
figlio con te è stata forse la cosa migliore che io abbia
mai fatto in vita mia,
eppure...
Non sono mai stato un buon padre.
Non ne sono
nemmeno capace.
Mio figlio l’ho solo
saputo allenare, per
prepararlo al duro mondo che ci circonda e, per quanto la pace possa
durare,
arriverà sempre il momento in cui, saper combattere, diviene
la tua unica fonte
di sopravvivenza.
Certo, sono conscio del fatto che
lui non è come
me; lui, per sua enorme fortuna, non ha conosciuto l’oblio
più oscuro, non ha
conosciuto il sangue sulla propria pelle e l’eterna
solitudine in un mondo
ostile ed avverso ad ogni forma d’amore, talmente grande da
farlo sembrare una
cosa per deboli, per esseri patetici.
Non sai quanto mi sono sentito
patetico
nell’averlo provato per te, per voi, la mia famiglia.
Le mie credenze mi hanno portato a
provare
comunque remore e rancore verso la Terza classe che mi aveva negato la
vendetta, unico motivo per cui era valsa la pena di vivere per
trentadue anni.
Ne ero così accecato, fino a qualche ora fa, che mi sono
persino lasciato
sottomettere nuovamente ad un entità malvagia, pur di
divenire il migliore per
riuscire a battere Kakaroth.
E lì ho combinato tutto
questo casino.
Mi sento tremendamente in colpa per
avervi messo
in pericolo. Dopo tutto ciò che mi avete dato, ho saputo
ripagarvi nel peggiore
dei modi e si, mi dispiace.
Per questo voglio farvi
quest’ultimo regalo: vi
donerò la mia vita, la cosa più importante che
possiedo e so che non me ne
pentirò, ne sono certo!
Io sono un principe dannato, senza
popolo e senza
terra, che merita solo la morte e se questa potrà
permettervi di continuare a
vivere, ebbene sarà una morte giusta. Un pegno
d’amore che non ho mai dato a
nessuno, che custodivo gelosamente nel cuore per paura di non potermi
vendicare, se non di Freezer, almeno di Kakaroth. L’odio che
provo per lui non
è nemmeno paragonabile a quel senso d’amicizia
nascosta che covavo nel profondo,
perché si, lo stimo. Perché combattere contro di
lui, potermi misurare con un
avversario sempre più potente, era il massimo
dell’eccitazione che un guerriero
Saiyan possa avere nella vita.
Ora sono qua…
Guardo gli occhi blu di mio figlio,
che crede in
me come fossi un Dio, e mi rendo conto di aver sbagliato tutto. Mi
accorgo di
essere stato ingiusto ancora una volta e lui deve sapere. Deve
conoscere la
verità, deve capire che questo mio sacrificio è
solo per amor suo e di sua
madre.
Gli dico che non sono stato un buon
padre e… lo
abbraccio.
Per la prima volta sento il suo
calore ed il
battito irregolare del suo cuore. Mi pento tremendamente di essermi
accorto
solo ora dei miei errori, ma lui deve sapere che non lo faccio per
egoismo, ma
per amore. Perentorio, gli affido la vita di sua madre.
Ora sei un uomo Trunks e devi
imparare a
prenderti cura delle persone care, ma lui non capisce e si ostina a
seguirmi.
Mi ricorda molto sua madre, insistente e testarda fino a farti perdere
la
pazienza.
Lo stordisco. Dopo di lui il figlio
della terza
classe lo segue: anche lui merita un mondo migliore.
Sono il futuro di questo mondo e io
devo
proteggerli.
Interviene Piccolo, ma
già sa che non voglio il
suo aiuto e prende i piccoli saiyan per portarli al sicuro, lontani
dalla mia
tomba.
In un'ultima illusione che mi
concedo, chiedo al
namecciano se, nell’aldilà, la mia anima avrebbe
potuto trovare conforto, ma
lui è chiaro, esplicito. E, purtroppo, già sapevo
cosa mi aspettava…
L’inferno che mi sarebbe
toccato di lì a poco
iniziava a farmi paura, ma la giusta causa del mio gesto, estremo e
fatale, è
una forza indicibile che continua a ripetermi che quello che sto per
fare è
giusto e, per una volta, saggio.
Osservo con aria di sfida il mio
nemico e preparo
l’attacco, il più potente che io abbia mai
sfoderato… ma il mio sguardo diviene
triste.
L’orizzonte è
chiaro e luminoso, mi ricorda i
suoi occhi blu così puri e cristallini.
Sono pronto a morire.
“Lo
farò per Bulma e per Trunks... Per chi mi ha
voluto bene.”
Fine.