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Autore: luna_storta    25/08/2014    2 recensioni
Si era sempre domandata da adolescente cosa volesse dire essere innamorati. Aveva letto molti libri tentando di capirlo. Quando lo chiedeva in giro la risposta alla domanda “cosa provi quando sei innamorato? Come si fa a saperlo?” era la medesima: “provi felicità e non hai un vero e proprio modo per saperlo o scoprirlo, lo sai e basta”. Così, mentre tutte le sue amiche si innamoravano e le sue storie scemavano, lei le aveva guardate attendendo di trovare l’amore a sua volta. L’aveva trovato esattamente quando meno se l’era aspettato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Lo voglio» aveva risposto.
Aveva detto proprio quelle due parole, le due parole che per sempre avrebbero fatto di lei una sposa con un marito. Proprio quelle parole che da piccola aveva sognato così tante volte, accompagnate ad un bel abito bianco e da uno sposo perfetto.
Era stata bambina e adolescente, le sue paure erano cresciute con lei.
E se diventerà un mostro?
Ecco, era proprio quella la sua preoccupazione. Aveva rifiutato molti ragazzi che manifestassero anche solo un accenno di violenza, per paura.
Il punto con lui era un altro. Sin da quando le aveva chiesto di diventare sua moglie aveva avuto l’assoluta certezza che mai e poi mai avrebbe mosso un dito. La amava e questo voleva dire molto per lei, era molto più di una semplice promessa o accordo, era una certezza. Era tranquilla e non aveva paura di condividere la sua intera vita con lui.
Certo, mai e poi mai si sarebbe aspettata di trovarsi lì con lui la prima volta che l’aveva visto. Mai e poi mai si sarebbe immaginata di poter diventare sua moglie.
Ora aveva appena detto quella parola con il suono “gl”, che in alcune lingue, come per esempio quelle slave, nemmeno esisteva. “lo voglio” erano due parole perfette, che esprimevano perfettamente determinazione e convinzione. Erano perfette soprattutto perché erano brevi e si potevano dire in un lampo e perché porre l’accento sulla vocale errata, era davvero molto difficile. Due parole facili in grado di determinare una vita intera.
Mai e poi mai avrebbe dimenticato la prima volta in cui l’aveva visto.
Leggeva un buon libro e viaggiava in treno, senza ricordare perfettamente dove stesse andando. Era il periodo in cui ancora esistevano gli scompartimenti nei treni e si dia il caso, che su quello ci fossero seduti solo loro due. L’uno di fronte all’altro.
Aveva sempre amato i treni, per tutti i ricordi felici che le evocavano. Ricordava dei brevi viaggi fatti in Baviera con il fratello, partendo e tornando in treno. Le piaceva l’alta velocità e la grande quantità di paesaggio che si poteva ammirare. Se viaggiare in treno avesse avuto bisogno di un sostantivo, per lei, sarebbe stato libertà.
Leggeva un buon libro, che con il tempo era diventato il suo preferito, a causa di cosa poi divenne simbolo, riferendosi a quel preciso momento.
Stava leggendo Memorie dalla casa dei morti, di Dostoevskij e non riusciva a capirci nulla. Nono il testo fosse complicato o lei non in grado di arrivarci, ma perché sentiva un fastidioso borbottio di sottofondo. Aveva chiuso il libro e l’aveva guardato, inarcando un sopracciglio. Parlava tra sé e sé e si lamentava di quanto la sua vita fosse ingiusta, perché gli si era staccato un bottone dalla giacca il giorno del colloquio più importante di tutta la sua vita. Con il tempo aveva capito che ogni colloquio era il più importante della sua vita. Ad ogni modo, non che lei fosse una spiccata sarta ma voleva leggere e perciò, si era offerta di riattaccarglielo gratuitamente. E così aveva fatto, armeggiando con una spilla e trovandosi a tentare di fare qualcosa a lei totalmente estraneo. Era andata così, senza nemmeno un grazie. Non serviva nessun ringraziamento, ora che lui stava zitto e anzi, era lei a dovergliene.
Non avrebbe dimenticato mai e poi mai quando lui le chiese di uscire con lei, per la prima volta.
Non avrebbe dimenticato mai e poi mai quando le sue labbra si erano poggiate delicatamente sulle sue per la prima volta.
Non avrebbe dimenticato mai e poi mai tantissime cose e ne avrebbe fatto tesoro per sempre.
Si era sempre domandata da adolescente cosa volesse dire essere innamorati. Aveva letto molti libri tentando di capirlo. Quando lo chiedeva in giro la risposta alla domanda “cosa provi quando sei innamorato? Come si fa a saperlo?” era la medesima: “provi felicità e non hai un vero e proprio modo per saperlo o scoprirlo, lo sai e basta”. Così, mentre tutte le sue amiche si innamoravano e le sue storie scemavano, lei le aveva guardate attendendo di trovare lei l’amore a sua volta. L’aveva trovato esattamente quando meno se l’era aspettato.
Ora era lì e aveva appena detto “lo voglio”. Certo che lo voleva.
Lo voleva oggi, domani e per sempre.
  
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