“Ci vorranno un sacco di cure per realizzare quello che avevamo,
che adesso non c'è più.”
-Bruno Mars
Capitolo quattro
“Pronto.” Rispose una voce
femminile.
“Salve, signora Grigori, sono Peter
Hernandez.” Dissi ancora non molto convinto.
“Oh.” Rispose con un tono basso la
donna “Come mai questa chiamata?” Continuò.
Io sospirai.
“Io e Sophia, abbiamo avuto un incidente.” Il dottore arrivò da
me.
“Oddio, state bene?” Chiese molto
preoccupata. Senti una voce bassa, quasi un brusio, probabilmente era un uomo.
“Più o meno, ora devo andare. Credo voglia vedervi.”
Continuai, riattaccò per prima la donna.
Feci le visite, e dopo
un paio d'ore mi lasciarono aspettare i risultati.
Ero disteso nel letto, guardavo il
soffitto. Cercavo di dormire, ma i pensieri mi proibirono questa
grazia.
Chiusi gli occhi, la mia testa iniziò
a saltare indietro nel tempo.
Il grande orologio, dei vicini
di Sophia, scoccò le due. Il suono si sentiva fino alla strada vuota
e fredda. Popolata solo dalle foglie spostate dal vento, foglie
marroni e secche rotolavano davanti ai miei piedi.
Una camera si illuminò, corsi verso
il muro di quel grande palazzo. La finestra si aprì lentamente,
io iniziai ad arrampicarmi per le scale di emmergena, di quella che
sembrava, una fortezza intonacata di panna.
Arrivai alla finestra, feci gli
ultimi sforzi. Ed entrai nella camera.
Mi girai, la ragazza davanti a me
aveva un enorme sorriso sulle labbra e gli occhi lucidi.
I suoi genitori l'avevano rimessa in
punizione, non so neanche per cosa ora.
Non l'ho potuta vedere per una
settimana. Ed era la prima volta che mi intrufolavo dalla finestra a
notte fonda.
Ci abbracciamo forte, lei aveva le
braccia intorno al mio collo, io intorno ai suoi fianchi. Facevamo a
gara per chi stringeva più forte, la sollevai e inclinai un po al
indietro la schiena.
Mi persi nel suo profumo di crema e
balsamo per capelli. Gli diedi un bacio sul collo.
La rimisi giù, lei si asciugò una
lacrima. Portai le miei mani sulle sue guancie, incorniciandole il
viso. E incollai le nostre labbra, un bacio così non c'è lo siamo
mai dati.
“Ti amo Bruno.” Mi sussurrò.
“Anche io piccola.” Entrambi sorrisimo, insieme ai nostri occhi.
Non ero mai stato così felice per
aver rivisto una persona. Era struccata, e i capelli raccolti in una
coda. Con dei ciuffi fuori posto. Aveva il pigiama, e gli occhi
assonnati.
Parlammo molto poco, per non
rischiare di essere scoperti.
Eravamo stesi nel letto, lei aveva
la faccia sulla mia spalla. Io un braccio sul suo fianco, e l'altra
mano, intrecciata alla sua che era vicino il mio volto.
Sophia si addormentò quasi subito,
io rimasi a fissarla. La camera era illuminata dalla finestra.
Quando dormiva era ancora più
bella, passavo le mie dita tra i capelli raccolti nella coda.
“Bruno.” I miei pensieri furono
bloccati da una voce, mi misi a sedere e vidi Phil e Urbana. Avevano
una faccia preoccupata, Phil era stranamente senza cappello.
Urbana mi abbracciò. “Cos'è
successo Bruno?” Chiese Phil, molto lentamente. Non gli avevo mai
visti così. Oggi tutti hanno messo una maschera nuova, ai miei
occhi.
Aspettai un po prima di rispondere, non
so neanche io perchè lo feci. Mi serviva tempo per rimettere tutte
le idee insieme, forse.
“Siamo andati sulla scritta
Hollywood, stavamo tornando a casa.” Gli occhi diventarono lucidi.
“Sophia si slacciò la cintura per controllare Geronimo, io mi
fermai allo stop.” Le lacrime iniziarono a scendere dai miei occhi,
una dietro all'altra. Si rincorrevano nelle mie guancie per arrivare
alle labbra o la coperta bianca del letto.
“Mi baciò dicendomi che mi ama.”
Mi ribbloccai, le parole uscivamo a malapena. Urbana si sedette
vicino a me, io appoggiai il mio volto sulle mie mani. Lei mi
accarezzò la schiena e mi diede un leggero bacio sulla guancia.
“Ci sono venuti addosso, e poi mi
sono ritrovato qua. Io ho un paio di costole rotte, nulla di grave.”
Mi fermai, ancora, non riuscivo a continuare. Non ci credevo
ancora, il dolore al cuore era più forte di quello al petto.
“Sophia ha preso una brutta botta. E
non si ricorda più di me. Ne degli ultimi sette anni. Non sa neanche
chi sono.” Alzai gli occhi, entrambi avevano una faccia sorpresa.
Ad Urbana vennero gli occhi lucidi,
entrambi rimasero in silenzio.
“Geronimo almeno sta bene?” Chiesi,
non sapendo più che dire.
Phil fece una piccola risata. “è a
casa nostra, sta bene. Non vede l'ora di vederti.”
Urbana si
asciugò la lacrima, e si girò verso di me. “Come fai a sopportare
quel cane? Non sta un attimo fermo.”
Risi anchio, conoscendo il carattere di
quella palla di pelo nera.
I due se ne andarono, i dottori mi
lasciarono andare a casa. Andai da Sophia.
Vidi i suoi genitori parlare con lei,
tutti e tre mi fissarono. Entrai dentro, feci un piccolo sorriso.
“Ciao” Dissi con un filo di voce.
“Ciao.” Rispose Sophia,
accennandomi un sorriso.
I genitori di Sophia mi guardarono, e
rimasero in silenzio. Sua madre mi ringraziò per la chiamata.
“Scusate, potrei rimanere da solo con
Sophia?” Dissi, a bassa voce andando vicino a loro.
I due mi guardarono, e poi si
fissarono. Rimasi li in piedi, e mi girai un attimo verso di lei, ci
stava guardando incuriosita.
La coppia acconsenti e uscì dalla camera.
Mi avvicinai al letto. Lei si mise a
sedere, aveva un po di timore negli occhi.
“Sophia, veramente non ti ricordi
proprio niente, niente di me?” Chiesi.
Lei fece no con la te e abbassò
lo sguardo. “Mi dispiace, prima mi hai detto che sei mio, marito.
Giusto?” Disse lentamente 'marito'.
Io sorrisi. “Futuro marito.” Mi
fermai, le mimò un 'okay' con le labbra. “Comunque, sono Peter
Hernandez, ma tutti mi chiamano Bruno.” Gli porsi la mano
sorridendo, lei mi fissò sorpresa. E mi porse la mano per
stringermela. Io la presi e gli baciai la mano.
Lei arrossì.
“Perchè ti chiamano Bruno?” Disse con poca voce.
Aprì la bocca per rispondere, ma la
dottoressa entrò e ci interruppe.
Entrò insieme ai genitori di lei.
“Ehi Sophia come stai?” Chiese con
una voce allegra la donna che mi aveva visitato prima.
Si morse il labbro inferiore, inspirò
tirando su le spalle ed fece uscire l'aria dal naso abbassandole.
“Confusa.” disse con una sotto
specie di risata.
“Allora domani probabilmente ti
dimetteremo, perchè fisicamente stai bene. Per far tornare la
memoria, non ho proprio idea di che cosa tu possa fare. Dovresti
tornare alla tua vita di tutti i giorni.” Disse la dottoressa,
guardando me e i suoi.
“Quindi dovresti venire a casa con
me.” Dissi verso Sophia.
“No, dovrebbe venire da noi. Prima
del incidente era a casa sua. Con la sua famiglia.” Disse subito il
padre.
Iniziammo a litigare per decidere da
chi va a vivere Sophia. La dottoressa uscì.
“Basta!” Urlò Sophia, ci fermammo
tutti a fissarla. “La dottoressa ha detto che devo tornare alla mia
vecchia vita, no? Quindi credo che devo andare con Peter.” Disse
per poi fissarmi.
Continuo a una recensione (: