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Autore: aiedailAster    25/08/2014    1 recensioni
C'è qualcosa di diverso, nell'aria.
Una nuova minaccia prende subito piede e delle nubi cariche di tempesta sembrano oscurare il sole, ma soprattutto, la pace e la serenità.
Aradia Megido, una pony grigia con delle corna ricurve come quelle di un ariete sfumate di rosso, arancione e giallo, e come cutie mark due specie di riccioli rosso scuro che si uniscono in una punta in basso, avverte l'improvvisa tensione nell'aria di Canterlot, la città in cui abita.
Gli incubi la tormentano, e crede di non avere un attimo di pace.
E non è tutto: si sente... strana.
Come se il mondo di Equestria non le appartenesse.
Come se appartenesse ad un altro mondo.
E crede di essere l'unica pony ad avere questo strano aspetto, e quelle singolari corna: per non parlare del suo inspiegabile cutie mark.
Ma un giorno, la sua vita avrà un punto di svolta...
E non sarà più sola. Mai più.
Genere: Avventura, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aradia Megido, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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ApocalypseArisen.
ApocalypseArisen.
ApocalypseArisen.
 
Quelle parole, unite all’improvviso rombo di tuono nel cielo della Land of Melody and Quarz, rimbombavano nella mente della ragazza.
Correva guardando fisso in avanti, inciampando di tanto in tanto su qualche piccolo cristallo azzurrino che le si infilava persino nelle scarpe.
La nera figura alata non demordeva ad inseguirla. E non credeva avrebbe mai rinunciato a farlo.
Si rannicchiò dietro ad un cristallo particolarmente grande, che svettava sugli altri e riprese fiato. Aprì la mano destra stretta a pugno, e avvicinò il palmo al viso; mosse il pezzo di carta appallottolato e dall’aria consunta con l’indice della mano sinistra, e tirò un sospiro di sollievo.
Per fortuna non le era scivolato via mentre correva, o peggio, gliel’avesse sfilato la figura alata. Era ancora al sicuro.
Un fruscio.
Un lieve fruscio alle sue spalle.
La ragazza trasalì, strinse ancora di più il pugno destro e si alzò di scatto, tendendo le orecchie per captare altri rumori.
No, non poteva essere ancora lui… o meglio, loro.
Credeva di averli seminati per un bel pezzo, girando l’angolo dalle rovine della sua casa; non ebbe nemmeno il coraggio di sbirciare oltre l’enorme cristallo per controllare, tanta era la paura di essere acchiappata e di diventare loro prigioniera.
Cosa che probabilmente era successa ai suoi amici.
Oh…
I suoi occhi si inumidirono.
I suoi amici.
Nella sua mente ancora riecheggiavano i loro passi affrettati, il loro respiro affannoso, e le loro urla in lontananza, mentre lei correva, correva e correva, cercando di allontanarsi il più possibile da quegli esseri.
Allontanarsi per non vedere i suoi amici urlare e dibattersi mentre gli artigli di quelle creature alate stavano per ghermirli; più ci pensava, più percepiva uno strano peso sul cuore che le opprimeva la coscienza.
Ma sentiva ancora nelle orecchie l’ultima cosa che aveva sentito di Sollux, uno degli amici che in quel momento si trovava in gruppo con lei…
“Aradia, scappa, è dietro di te!”, prima che la creatura color pece lo mandasse a terra con un colpo d’ali ben assestato.
E Terezi… oh, Terezi…
Non riusciva a dimenticare le sue urla, appena prima che la sua amica cadesse nel vortice di fiamme generato dalla spada di un alato.
Feferi… Eridan…
Intrappolati nel gorgo d’acqua gelida evocato da una delle creature, che si distingueva per una cicatrice di notevoli dimensioni che si estendeva per tutta la guancia.
L’acqua… un elemento che mai avrebbe potuto essere loro nemico, perché legati profondamente ad essa… Acquarius e Pisces…
E Vriska?
Quanto tempo doveva essere passato da quando l’aveva vista aggrappata ad uno spuntone di roccia con il suo braccio robotico, cercando di non precipitare in un dirupo profondissimo?
Certo, fin quando non era arrivato un essere armato di un bastone lungo almeno tre metri, che ruppe con esso il punto dove c’era la mano metallica di Vriska, e l’aveva fatta precipitare… giù, sempre più giù, fino a sparire…
E tutti gli altri suoi amici, che in quel momento dovevano essere prigionieri del gruppo di creature oscure o dispersi chissà dove.
Tutto successo sotto i suoi occhi, senza che lei potesse fare qualcosa per aiutarli. Si sentiva inutile. Terribilmente inutile.
Non riusciva ancora a credere di essere ancora viva. Non dopo che si era trovata continuamente faccia a faccia con quei brutti ceffi oscuri, che facevano fuori i suoi amici uno dopo l’altro…
Un sibilo dal suono tagliente la riportò alla realtà.
Schegge di cristallo ceruleo le sfiorarono la pelle, e lei si tuffò a destra, cercando di schivarne il più possibile.
Alzò appena lo sguardo da terra e lo vide.
La nera figura alata sovrastava su di lei, la spada sguainata e una luce maligna negli occhi.
Un ghigno carico di perfidia fece capolino sul suo volto.
Frammenti di cristallo volavano ancora intorno ad esso e alla ragazza.
Senza dire una parola, l’essere abbassò velocemente la spada sulla ragazza, ma lei schivò il colpo rotolando verso sinistra e, stentando a credere a quello che aveva appena fatto, balzò in piedi, controllò che il pezzo di carta fosse ancora in mano, e ricominciò a correre.
Sentì altri passi affrettati dietro di sé.
“Fermati, Megido! Non puoi continuare a correre per sempre!”
Una voce ovattata e sdoppiata che apparteneva ad un membro del gruppo arrivò alle sue orecchie.
Sapeva quello che volevano, o meglio… cosa volevano.
Ma non gliel’avrebbe mai data vinta. Non voleva che i suoi amici si fossero sacrificati per niente.
Sentì una fitta alle costole, ma la ignorò completamente, continuando a correre.
Diede una velocissima sbirciatina indietro, e vide con terrore che quei tizi non demordevano a correrle dietro.
I loro passi e lo sbattere affrettato delle ali si stava facendo sempre più vicino… sempre più vicino…
“Daccelo, e ti lasceremo in pace!”
Stavolta a parlare era la creatura alata che l’aveva inseguita poco fa; le sue mani impugnavano con forza l’elsa della spada e digrignò i denti con fare minaccioso.
La ragazza si voltò e fissò intensamente gli esseri oscuri, come se volesse sfidarli. Ma il suo mezzo sorrisetto tradiva una gran paura.
Paura per sé stessa. Paura di essere prigioniera di quei tizi. Paura di fare la stessa fine dei suoi amici.
“MAI!”
Strinse ancora di più il pugno destro con il pezzo di carta e riprese a correre.
I passi ripresero ancora, ma si sforzò di non udirli: pensava solo a seminare quegli esseri, a mettersi in salvo, ed uscire dalla Land of Melody and Quarz.
Ad un tratto, frenò improvvisamente con i piedi.
Era quasi sul ciglio di un qualcosa di incredibile e allo stesso tempo spaventoso.
Il Vortice di Fiamme.
In un crepaccio, molto molto in fondo, era situata un enorme combinazione di rosso, arancione e dorato che sprigionava un calore infernale ed una luce abbagliante.
Per un attimo, tra le fiamme le parve di vedere Terezi che urlava, mentre le fiamme lambivano il suo corpo.
Trattenne a stento le lacrime.
Non era il momento adatto per piangere. Se le creature l’avessero raggiunta, avrebbe fatto la fine del topo in trappola.
O meglio: dei suoi amici…
E infatti, qualche secondo dopo, gli esseri la raggiunsero.
L’alato con la spada si piazzò davanti a lei.
“Fine della corsa, Aries.”
La ragazza indietreggiò di un passo. Adesso poteva dire di essere nei guai fino al collo. E belli grossi, anche.
“Credevi davvero di cavartela correndo come un coniglietto spaventato?” continuò l’essere, sguainando la spada e puntandogliela contro il petto.
“Vuoi fare la stessa fine della tua amichetta?!” urlò una creatura maneggiando pericolosamente un’alabarda.
Era lo stesso essere con la voce ovattata e sdoppiata. Aveva un qualcosa di soprannaturale nell’aria.
“Per l’ultima volta: consegna quel foglietto!”
La figura alata fece una breve pausa.
“O preferisci farti un giretto… là dentro!”
E indicò il Vortice di Fiamme, che stava aumentando d’intensità.
“Decidi in fretta, ApocalypseArisen. Devo ricordarti che la tua vita è appesa ad un filo?”
La ragazza fissò il Vortice e strinse i pugni.
Non poteva dare il foglietto a quelle creature, che tra l’altro, non avevano di certo buone intenzioni.
E avevano anche eliminato i suoi amici… no, decisamente non dovevano averlo. Quel pezzo di carta avrebbe potuto creare danni inimmaginabili se fosse capitato nelle mani sbagliate.
Allora… che fare?
Diede un rapido sguardo dietro di sé, agli esseri oscuri che aspettavano una sua risposta.
Una sua risposta?
Strinse gli occhi ed il pugno destro. Respirò profondamente e si voltò per una seconda volta, lentamente.
Molto lentamente.
“Vi aspettate che ve lo dia, eh? E invece vi sbagliate di grosso: avete fatto del male ad i miei amici, senza la minima pietà, e percepisco benissimo che non avete buone intenzioni!”
Un silenzio assordante seguì la provocazione della ragazza.
Gli esseri non alzarono neanche un dito, ed espressioni stupefatte si fecero largo tra i loro volti.
L’alato allargò le immense ali nere, sguainò la spada e si avvicinò.
L’aria era diventata sempre più greve, come se assorbisse i pensieri della ragazza e delle creature oscure.
“Bene.” sussurrò la creatura color della notte.
“Se non possiamo averlo…” e con un rapido gesto, fendette uno spuntone di roccia con la spada.
“Non lo avrà… NESSUNO!”
Il terreno sotto ai piedi della ragazza iniziò a cedere pericolosamente verso il Vortice delle Fiamme.
“Addio, Megido… raggiungi pure i tuoi amichetti!”
Lo spuntone franò all’improvviso, e la ragazza si ritrovò a precipitare nel Vortice di Fiamme. La temperatura aumentava sempre di più, e le pareti del vortice, dapprima giallo chiaro, assunsero una tonalità rossa.
Giù, sempre più giù…
Sempre più giù…
 
 
 
 
  
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