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Autore: Ila96    26/08/2014    2 recensioni
"Da quando è finita la battaglia sulla luna, Marie si comporta in modo strano."
"Da quando è finita la battaglia sulla luna Stein si comporta in modo strano."
Lui sorride divertito, guardandomi direttamente negli occhi.
- Marie, non devi per forza parlare di argomenti che non ti interessano solo perché piacciono a me. Percepisco che la tua anima è inquieta, ma non capisco cosa scateni questa tua agitazione. Forse… c’è qualcosa che devi dirmi?
Per poco non faccio cadere la forchetta ed il boccone di carne mi va di traverso. Bevo un sorso d’acqua, riprendendo il controllo in tempo per vedere Stein che mi guarda con un’espressione preoccupata, ma davvero buffa. Mi viene da ridere, ma mi trattengo per non offenderlo.
- Tutto a posto? – mi chiede, ancora perplesso.
Annuisco. Forse dovrei dirglielo ora… sì, ora o mai più.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Franken Stein, Marie Mjolnir
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non mi appartengono e questa storia è solo frutto della mia immaginazione e non ha fini di lucro.

Sguardi

Da quando è finita la battaglia sulla luna, Marie si comporta in modo strano. Non ne capisco il motivo, in fondo, dovrebbe essere felice… Eppure sorride meno di prima e sembra quasi spenta. E’ dall’altra sera che evita di guardarmi direttamente negli occhi, sicuramente è colpa mia. Con le persone sono sempre stato un disastro e con le donne in particolare. Forse dovrei chiedere consiglio a Spirit. No, è sicuramente qualcosa che ho fatto o detto, deve averla offesa in qualche modo. Bravo Stein, sei riuscito a far star male perfino Marie, l’unica che non si è mai lamentata del dover convivere con te, decisione che… Convivere con te? Convivere, convivere… Ora capisco. E’ per questo che mi evita. L’animo dolce e gentile di Marie è in contrapposizione con il suo desiderio di andarsene e non ha il coraggio di dirmelo…

Marie è in cucina a preparare la cena. Sembra molto concentrata su un pensiero, tanto da tagliare le verdure senza neanche guardare dove poggia la lama affilata del coltello da laboratorio. Mi sono rifiutato di comprare dei veri coltelli da cucina, così lei si è adattata ai miei strumenti. Non si è accorta che la sto guardando dalla soglia della porta, questo è strano, di solito percepisce i miei movimenti all’istante. Ah, si è tagliata il dito…

- Ferma, prima bisogna disinfettarlo… - affermo entrando nella stanza. Lei alza gli occhi, sembra sorpresa di vedermi.

- Stein… pensavo che stessi dormendo. In fondo oggi è solo il secondo giorno dopo la battaglia e Kid ci ha detto di prenderci tutti i giorni che volevamo per riposarci. – ancora abbassa lo sguardo. Perché?

- Non riuscivo a dormire e poi, secondo il tuo ragionamento, allora tu non dovresti muovere un solo dito. E forse sarebbe meglio visto i risultati… - aggiungo ironico alludendo al sangue che sta gocciolando sulla verdura.

Marie lo scosta velocemente, arrossendo per la vergogna.

- Oddio, scusami Stein! Non… non me n’ero accorta… - esclama dispiaciuta e imbarazzata.

I suoi occhi sembrano ancora più luminosi con le gote rosse.

Mi avvicino a lei e le prendo la mano ferita.

- Vieni, ci penso io. – la invito portandola nell’altra stanza, ma lei si scosta.

- Stein, non è necessario, davvero… Tu sei piuttosto malridotto. Ancora non ti sei cambiato le fasciature e non hai nemmeno pulito le ferite, dovresti farlo, potrebbero fare infezione.

Sorrido leggermente. Questa donna è incredibile, pensa sempre prima agli altri che a se stessa.

- Hai ragione, ma ero troppo stanco per pensarci e poi… con quel taglio mi fai venire voglia di vivisezionarti…

Marie spalanca gli occhi e arrossisce ancora di più. Non capisco se per irritazione o per il tono che ho usato. Era chiaro che alludessi ad altro, ma forse lei non vuole neanche considerare l’idea che uno come me possa provare altri istinti oltre al sadismo e alla fredda razionalità della scienza. Beh, forse non proprio così razionale, la mia.

- Non ti preoccupare Stein, adesso metto un cerotto e poi mangiamo. Piuttosto… preferisci aspettare o darti una ripulita prima di cena?

Scuoto la testa.

- Dopo, sarà un lavoro lungo, credo che si staccheranno molte croste. – affermo divertito. Potrei provare a sperimentare una nuova mistura…

- Se dici queste cose mi passerà la fame…- mi lancia un’occhiata fintamente ostile e poi sorride. Ora sembra di nuovo lei.

-o-

Da quando è finita la battaglia sulla luna Stein si comporta in modo strano. Non è diverso dal dottore che ha combattuto su due fronti per tutta la durata della caccia al kishin. La pazzia dentro se stesso lo logorava e le battaglie esterno lo frantumavano, ma lui è rimasto in piedi, non perdendo di vista l’obbiettivo e fidandosi dei suoi compagni della Shibusen. E di me.Lo ammiro molto per tutto quello che ha fatto, tuttavia presto me ne dovrò andare. Lui non ha più bisogno di me, non gli servo più. Ora che il kishin è stato sconfitto l’onda di pazzia è scomparsa e lui non ha più difficoltà a mantenere la lucidità dentro la sua testa, anzi, non ci deve nemmeno pensare. Sorride molto più spesso ora. Sono felice per lui, ha trovato la sua serenità. Non posso pretendere che mi tenga ancora in questa casa, gli sarei solo di disturbo. Stein è l’unico uomo che non potrà mai amarmi e io mi sono innamorata proprio di lui. E’ solo una sofferenza stare qui, fingendo di essere solo un’amica. Lui è sempre così gentile con me, non se ne rende conto che il suo comportamento potrebbe essere frainteso.

 

- Ti piace? Ci ho messo un pizzico di noce moscata, per renderlo più saporito. – chiedo sorridendo.

Lui annuisce, ma non sembra davvero ascoltare quello che dico. Ecco, lo sto annoiando. Devo parlare di qualcosa che risvegli la sua curiosità.

- Sai, dicono che in Russia abbiano scoperto un modo per impedire che le armi si scheggino anche ad elevate temperature sotto zero… - asserisco con non curanza, scrutandolo di sottecchi.

Lui sorride divertito, guardandomi direttamente negli occhi. 

- Marie, non devi per forza parlare di argomenti che non ti interessano solo perché piacciono a me. Percepisco che la tua anima è inquieta, ma non capisco cosa scateni questa tua agitazione. Forse… c’è qualcosa che devi dirmi?

Per poco non faccio cadere la forchetta ed il boccone di carne mi va di traverso. Bevo un sorso d’acqua, riprendendo il controllo in tempo per vedere Stein che mi guarda con un’espressione preoccupata, ma davvero buffa. Mi viene da ridere, ma mi trattengo per non offenderlo.

- Tutto a posto? – mi chiede, ancora perplesso.

Annuisco. Forse dovrei dirglielo ora… sì, ora o mai più.

- Stein… in effetti c’è qualcosa che dovrei dirti. Stavo pensando… adesso che la battaglia è finita, io non ho più il compito di impedire che la pazzia ti soprafagga, quindi… me ne devo andare… giusto? – aggiungo all’ultimo, mordendomi la lingua per questa debolezza. Ancora spero che lui dica di no.

Lui stringe leggermente la presa sulle posate, ma la sua espressione rimane impassibile.

- Sì… certo, ovviamente. – conferma poi con tono neutro.

Continuiamo a mangiare in silenzio, facendo qualche commento di poca importanza ogni tanto, per smorzare la tensione che si è venuta a creare all’improvviso. Ma forse è solo una mia impressione, forse sono solo io a essere tesa, nervosa con me stessa per essere così delusa dalla sua risposta.

- Credo che andrò a farmi un bagno e cambiarmi le fasciature. – afferma alzandosi da tavola e portando i suoi piatti verso il lavandino.

- Va bene. – gli sorrido, cercando di apparire tranquilla.

-o-

Cosa ti aspettavi, Stein? In fondo lo sapevi che alla fine te lo avrebbe detto, che alla fine anche lei ti avrebbe lasciato. Chiunque è preferibile a te, un dottore pazzo rinchiuso in un laboratorio decadente. Spiritha preferito sua moglie, anche se era meno capace, piuttosto che rimanere con te e ora anche Marie se ne andrà. E’ tutto come al solito. E’ giusto così. E allora perché mi sento così triste e vuoto? Forse avrei preferito vederla almeno un po’ dispiaciuta… Non importa. Ora devi pensare a medicarti queste ferite.

 

Dei tocchi leggeri alla porta. Deve essere per forza Marie, in casa non c’è nessun altro oltre a noi due.

- Stein? Posso entrare? – infatti.

Mi rimetto velocemente i pantaloni senza neanche abbottonarli del tutto e spengo l’acqua calda.

- Sì, entra pure.

La porta si apre lentamente e la figura sottile di Marie entra titubante nella stanza. Quando il suo sguardo si posa sul mio petto spalanca gli occhi.

- Che hai fatto? Sei pieno di sangue! – esclama preoccupata raggiungendomi all’istante.

- Le garze si erano attaccate alle ferite, così per toglierle ho dovuto strapparle. – spiego in modo conciso. Ha un profumo davvero buono, a questa distanza ravvicinata posso sentirlo.

Sembra non saper dove posare lo sguardo, il suo occhio passa da una ferita all’altra, preoccupato. Poi mi guarda risoluta.

- Avresti potuto anche chiamarmi, ti avrei aiutato! Perché non l’hai fatto? – chiede in modo sostenuto, con una nota di risentimento. Si è davvero offesa perché non ho chiesto il suo aiuto?

- Ho pensato di dovermela cavare da solo. Devo riabituarmi a non averti intorno, ora che te ne vai. – affermo avvicinando il mio viso al suo per studiare meglio la sua reazione.

Dischiude leggermente le labbra, sembra non saper cosa dire. Un velo passa sul suo occhio e improvvisamente perde tutta la determinazione che l’aveva animata fino a un secondo prima. Abbassa lo sguardo sulle mie labbra vicine e il mio cuore, inconsapevolmente, accelera, e poi lo distoglie, allontanandosi di un passo.

- Hai ragione, ora che me ne vado sarai di nuovo solo, ma tu non hai bisogno di un’arma, vero? – aggiunge con un sorriso sarcastico, lanciandomi uno sguardo malinconico.

E’ questo che pensa? Che lei mi sia stata utile solo come arma?

Mi avvicino di nuovo a lei.

- No, non ho bisogno di un’arma.

Però ho bisogno di te.

-o-

Sono confusa. Stein si sa comportando in modo diverso. Perché si avvicina così tanto? Mi mette in soggezione, non so come interpretare ciò che dice. Sembra che affermi una cosa, ma ne intenda un’altra. E ora? Perché quell’espressione così seria? Il suo corpo pieno di cicatrici e cuciture è davvero sconcertante. Vorrei scoprirne la storia di ognuna… Marie, smettila di fare questi pensieri stupidi e sbrigati a fare quello per cui sei venuta.

 

Il suo viso è di nuovo così vicino, posso sentire il suo respiro sulla punta del naso. La cosa mi fa sorridere.

- Ero venuta per portarti delle bende nuove. – gli dico, tirando fuori dei rotoli di garze dalle tasche.

Stein le prende e nel farlo le nostre dita si sfiorano. Arrossisco, mentre lui si volta quasi subito. Probabilmente il contatto lo ha infastidito.

- Bene, allora io vado a finire di pulire la cucina. – affermo voltandomi e abbassando la maniglia.

- Aspetta. – l’ha pronunciato con un po’ troppa enfasi. Mi giro di nuovo verso di lui, ma è ancora girato, non posso vederlo in viso.

- Cosa c’è, Stein? – chiedo curiosa.

- Non è che potresti aiutarmi con queste ferite? Da solo non penso di farcela. – il suo tono è tra l’esitante e il rassegnato.

Non posso fare a meno di sorridere ancora. Mi avvicino a lui, prendendo del cotone e imbevendolo nell’alcool per disinfettare e ripulire tutto quanto.

Lui si gira proprio prima che io appoggi il batuffolo sul taglio che ha sulla spalla.

- Dovresti iniziare dal torace, è messo peggio. – dichiara ancora serissimo. Io lo guardo per capire se stia scherzando o meno.

- Ma davanti ci arrivi anche tu, è sulla schiena che non ci vedi. Non ne hai bisogno. – replico non capendo il perché di quella richiesta.

Lui abbozza un mezzo sorriso.

- Sì che ne ho bisogno, invece.

Rimango per alcuni secondi immobile, basita, ma poi capisco. Visto che prima mi sono arrabbiata perché aveva fatto tutto da solo, adesso chiede il mio aiuto anche dove non serve. E’ a me che serve infatti.

Sorrido, riconoscente.

- Va bene, stai fermo, brucerà un po’.

-o-

Il suo tocco è così preciso e delicato. Sarebbe perfetta come assistente di laboratorio. Non immagino neanche cosa sarebbe capace di fare con in mano un bisturi. Vorrei tanto stenderla sul tavolo degli esperimenti…

Non mi importa cosa potrebbe pensare, non mi importa se poi non mi vorrà più rivedere, devo dirle quello che penso. No, sarebbe un errore. Cadrei di nuovo nella solitudine totale, lo sai. Non puosso farlo. Forse però… no no, non va bene. Non posso abbracciarla senza un motivo ragionevole. Cosa devo fare? E’ così vicina… forse, se le accarezzo la mano… No, perché mai dovrebbe lasciarsi toccare da un pazzo che afferma sempre di voler dissezionare la gente? Perché mai dovrebbe trovare attraente un corpo marchiato come il mio? Un uomo con una vite in testa, un esaltato, un visionario senza speranza. Basta. Tutte queste insicurezze non sono da me. Non sono mai stato insicuro in vita mia. Lei è una debolezza.

Ma è una debolezza che mi fa stare così bene…

 

-o-

 

Devo restare calma e pulirgli le ferite senza pensare a nient’altro che a questo. E domani inizierò a cercarmi un appartamento, così da potermene andare il prima possibile. La situazione per me sta diventando insostenibile.

 

- Stein? Va bene se domani mi assento per qualche ora? Volevo iniziare a cercare un posto dove trasferirmi. – chiedo tranquilla, avvolgendo il torace con una garza pulita.

Strano, non risponde. Sembra immerso nei suoi pensieri, forse non mi ha nemmeno ascoltata. Quanto mi piacerebbe scoprire cosa passa per quella mente geniale… Mi scappa un sospiro rassegnato e lo sento irrigidirsi. Mi blocco, guardandolo perplessa.

- Ti ho fatto male? Scusa, cercherò di fare più piano… - mi scuso dispiaciuta, riprendendo il lavoro.

Lui abbassa la testa.

- Non voglio che tu te ne vada. – emette un sussurro talmente flebile che quasi fatico a sentirlo. Il mio cuore perde un battito, non sono sicura di quello che ho sentito.

- Cosa? – chiedo senza nascondere l’ansia che improvvisamente schiaccia il mio petto in una morsa metallica.

Lui solleva gli occhi. Sembra triste. Si discosta leggermente, mantenendo lo sguardo fisso verso di sé, stringendo la presa sul bordo della vasca sul quale era seduto.

- Non voglio che tu te ne vada. – ripete, questa volta scandendo bene le parole.

Non so cosa dire. Perché? Lui vuole che io resti, che io resti qui, in questa casa, con lui. Allora significa che non gli do fastidio, che non gli sono di peso?

- Stein, io… - provo a parlare, ma lui mi interrompe, forse senza neanche rendersene conto.

- Sì, lo so che ora che il kishin è stato sconfitto non sei più costretta ad occuparti di me, so che non hai scelto tu di stare con me, perciò capisco che te ne voglia andare, però non posso fare a meno di pensare che non voglio che tu te ne vada… Non capisco questa sensazione, è una cosa nuova… so che non era in programma.

Sorrido, improvvisamente mi sento incredibilmente leggera. Allora è così che stanno le cose? Il suo comportamento strano era dovuto a questo? Quella sensazione che non era in programma?

Lascio cadere i batuffoli di cotone sul pavimento e, esitando solo un attimo, appoggio entrambe le mani sul suo petto nudo. Il mio cuore batte così forte che non riesco a percepire il suo. Lo guardo seria, portando il mio viso alla stessa altezza del suo, che rimane immobile. Nessuna reazione. Però, non distoglie nemmeno lo sguardo, questo è un buon segno.

- Perché non vuoi che io me ne vada? Cosa pensi di me, Stein? – chiedo in modo pacato. Voglie capire il tipo di sensazione strana di cui parla è anche la mia. E lui forse non può saperne il nome perché non l’ha mai provata prima.

- Penso che tu sia un’arma particolarmente adatta a me, perché con il tuo potere guaritore puoi tenermi sotto controllo. Penso che tu sia stata fin troppo paziente e gentile con me, ma lo sei con tutti. Sorridi molto, questo mi piace. E mi piace il tuo profumo.

Sento le mie guance scottare leggermente, probabilmente sono arrossita. Tutte le cose che ha detto non hanno molto a che fare con l’amore, le avrebbe potute pensare chiunque.

Allontano le mani dal suo petto, ma lui con uno scatto me le blocca.

- No, questo… mi piace anche questo. Tu così vicina… è bello. – afferma abbozzando un sorriso. Sorrido a mia volta, ma poi torno seria. Ha detto che è bello?

Lentamente faccio scorrere le dita dietro il collo, accarezzandogli le clavicole e intrecciando le dita con i suoi capelli. Stein si lascia andare a un sospiro, che rimane sospeso tra i nostri visi vicini. Sorrido flebilmente, avvicinando il mio viso al suo e sfiorandogli appena le labbra con le mie…

-o-

Avvicina lentamente il suo viso al mio e mi sfiora le labbra. Una scossa improvvisa mi pervade, una sensazione nuova. Ancora. Non so cosa sta succedendo, mi sento agitato, il mio cuore batte veloce, ma non riesco a muovermi. Lei sa cosa sta facendo e sono sempre stato bravo ad imparare, quindi non mi resta che osservare.

- Credo di essermi innamorata di te… - sussurra parlando sulle mie labbra, lambendole ad ogni sillaba.

Non so quale parte di me mi spinge a farlo, ma mi sento così accaldato, un istinto eccitante mi ha pervaso quasi del tutto, così non posso fare a meno che spingere ancora un po’ verso di lei, facendo aderire le nostre labbra.

Lei sembra sorpresa, ma poi chiude l’unico occhio non coperto dalla benda e si stringe di più a me, senza interrompere il contatto e muovendo le sue labbra sulle mie.

Penso di non essermi mai sentito più indifeso in vita mia. La sua lingua preme per avere accesso alla mia bocca, così dischiudo leggermente le labbra. Ma quando la sua lingua accarezza la mia tremo, chiudendo gli occhi. E’ questo che lei sta provando?

Quando ci scostiamo arrossisce e abbassa lo sguardo, sorridendo appena.

- Questo sì che è interessante… - commento fissandola affascinato. Mi è improvvisamente venuta un’idea.

Lei solleva lo sguardo, incuriosita.

- Che cosa?

Sorrido, allungando una mano e accarezzandole il viso.

- Vorresti aiutarmi con degli esperimenti? Visto che resterai, potresti diventare la mia assistente.

Lei mi guarda allibita. Forse si aspettava un’altra affermazione.

- Voglio misurare fino a che livello di resistenza può arrivare il corpo umano durante il rapporto.

Marie diventa completamente rossa e incrocia le braccia al petto. Sembra risentita.

- Io ti dico che sono innamorata di te e tu mi parli di esperimenti sessuali? Stein, sei un pervertito e un cafone!

Rido leggermente, alzandomi e avvicinandomi a lei.

- Forse sono un pervertito, è vero, però questo dovrebbe farti piacere, giusto?

La vedo arrossire ancora di più.

- In ogni caso seguimi, ti faccio stendere sul tavolo.

- Ma… non ti sembra di correre un po’ troppo? – boccheggia camminandomi dietro, ma poi si blocca di colpo.

- Che c’è? – chiedo confuso.

- Chi ti dice che io rimanga? Anche se sono innamorata di te, questo non vuol dire che puoi dare per scontato che non vada a vivere in un altro appartamento e che mi trovi un altro meinster.

Mi riavvicino a lei, prendendole il viso fra le mani, delicatamente.

- Ma se io ti chiedessi di non farlo, tu lo faresti comunque? – chiedo serio.

Lei abbassa lo sguardo ed esita.

- No, non lo farei. – dichiara poi decisa.

Ora stiamo sorridendo entrambi.

-o-

Non sapevo se mettere OOC o meno. Alla fine ho deciso di non farlo, perché in fondo i due stanno insieme e aspettano un figlio, quindi... 

In ogni caso spero vi sia piaciuta, mi piacerebbe saperlo anche con due righe di recensione. :)

   
 
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