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Autore: M y r t u s    26/08/2014    2 recensioni
Una detonazione improvvisa squarciò il silenzio nell'aeroporto di Palermo.
Schegge di cemento e sangue schizzarono per aria con rapidità irreale.
Ho paura, mamma. Andiamo via, ti prego.
[Seconda classificata al contest "Why are you telling me lies"]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Una detonazione improvvisa squarciò il silenzio nell'aeroporto di Palermo. 
Schegge di cemento e sangue schizzarono per aria con rapidità irreale. 
Le urla di terrore susseguirono il boato mentre la gente si gettò al suolo in una grande matassa di corpi.
Il piccolo Romano, immobile dalla paura, strinse le sue dita attorno la cintura della madre. Cercò i riflessi ambrati dei suoi occhi per tutto il tempo.


Ho paura, mamma. Andiamo via, ti prego. 


Tutti si ridestarono dal suolo e quando furono in piedi vorticarono verso l'uscita.
Si compattavano in grandi gruppi e correvano impazziti.
Non importava cosa urtassero o cosa avrebbero potuto trascinarsi dietro, desideravano solo fuggire da un incubo plasmatosi nella realtà.
Romano rimbalzava in mezzo alla folla, beccandosi gomitate e spintoni, innervosendosi e mugolando per i colpi.
Sua madre era lì con le mani ancora intrecciate alle sue ma rimase salda nello stesso punto. 


Hai paura anche tu, mamma? Non temere, ti proteggerò io. 


Una seconda esplosione, più fragorosa della prima e addirittura più violenta e il mondo agli occhi del bambino perse ogni colore.
Pianse con le orecchie coperte dalle mani, si curvò su se stesso pregando che quell'inferno di urla e cadaveri finisse, che tutto fosse solo un brutto sogno e che si sarebbe risvegliato nel suo caldo letto ancora sonnolento. 


Signore, salva il tuo umile figlio. 


Una mano gli afferrò gentilmente il polso mentre un'altra gli accarezzava la testa:"Non piangere, tesoro. La mamma ti porta a casa". 
La sua voce dolce riuscì a rasserenarlo e quando smise di singhiozzare la donna gli intimò di correre verso l'uscita il più velocemente possibile.
Romano annuì tirando su col naso e sgusciò via agilmente seguito dalla madre.
Un corridoio infinito di corpi vaganti li ostacolava. 
Se quello non era l'inferno, allora Romano non sapeva cos'altro potesse essere. 



Un ultimo boato, seguito da un’imponente colonna di fumo, esplose a così poca distanza dal bambino che lo catapultò in aria.
Quando ripiombò al suolo fu costretto a rimanere immobile per l'estrema violenza dell'impatto.
Persino respirando avvertiva dolori al petto e ispezionandosi, oltre alcuni graffi sparsi per tutto il corpo, trovò un’ustione nel polpaccio della gamba sinistra. 
Dovette compiere molti sforzi per rimanere in piedi e smettere di singhiozzare. 
Si voltò, notando con terrore una voragine fumante sul pavimento, cosparsa di brandelli di carne carbonizzata e ossa.
Sentì la gola bruciargli e non riuscì a trattenere il vomito.
Perse tutto quel giorno, gli rimanevano solo le ultime lacrime da versare, non aveva più nemmeno la forza per correre via e dimenticare.
Si distese al suolo e chiuse gli occhi, anche lui si sentiva morto. 


Mamma, sono tue quelle ossa? 


"Hey piccolo!"
Una voce squillante riempì il vuoto. 
"Stai bene? Sei vivo?" 
Romano schiuse i suoi grandi occhi color nocciola, la sua vista era sfuocata e ciò non gli permetteva di distinguere le forme.
Rimase in silenzio. 
Quello lo prese in braccio con delicatezza, studiandolo con attenzione. 
Le sue mani erano calde e gentili, come quelle della madre. 
Le odiò da subito. 
"Mi lasci" biascicò il bambino con la bocca impastata. 
Il ragazzo lo trasportò fuori dalle rovine dell'aeroporto per poi farlo accomodare nel lettino di un'ambulanza. 
Romano riuscì a scorgere meglio il suo bel viso olivastro e sentì di potersi fidare. 
"Mi chiamo Antonio, non aver paura" sussurò. 
"Non ho più paura, io. Mi chiamo Romano e il nome é l'unica cosa che mi resta". 


La pioggia batteva forte sulle macerie quel pomeriggio d'inverno del 1982.
  
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