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Autore: Deliquium    26/08/2014    1 recensioni
I sogni sono così deboli.
Noi non abbiamo la forza di tramutarli in sogni di ferro.
Essi tintinnano e s’infrangono.
Genere: Introspettivo, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Oniromanzia


Ho sognato l’immortalità e la morte.
Ho sognato un cielo sotto di me
e un bambino senza volto che mi amava come una madre.
Mi sento come una lampada al neon che sta morendo.
Il silenzio.
E’ così pregno.
Come colla.
Sembra petrolio.
Ti si attacca addosso.
Non c’è nessuno in fondo al pozzo.
La porta è chiusa.

Scendo da una collina inondata di fiori.
Il mio posto è altrove.
Sono tornata a primavera.
Come una regina di Calendimaggio.
Indosso fiori di campo e spighe di grano.

Il progresso è un lento morire.
Verrà il giorno in cui non sarà più necessario alzarsi dal letto.
Cammino tra mura di alberi.
La mia mano si appoggia sulla tua testa.

I sogni sono così deboli.
Noi non abbiamo la forza di tramutarli in sogni di ferro.
Essi tintinnano e s’infrangono.

Apparteniamo allo stesso genere, io e te.
Eppure, siamo così diversi...
che quasi non riesco a chiamarti fratello.

Guardarti mi terrorizza.
Perché tu sei ciò che non potrò mai essere...
Perché in te vedo l’aspettativa di me stessa.
Il futuro negato dalle scelte sbagliate.
Una casa dalle mattonelle spaiate.
Il letto intersecato in uno spazio inutilizzato.
Vestiti da cinque euro e il cibo dei poveri: pane, pasta e offerte speciali.

Noi siamo ciò che meritiamo.
Noi paghiamo lo scotto della nostra esistenza.
La morte ci livella.
Ci rende uguali.
Essa è Contessa Crudeltà.
Signora Giustizia.
Madre Misericordia.

   
 
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