Soggetto
17 – memo 5: a
Shaun e Rebecca, grazie.
“At
any given moment
you have the power to say:
This is not how the story is going to end.”
Era stata
un’altra
giornata stancante all’Abstergo Entertainment, non che poi
Shaun dovesse fare
molto se non servire un paio di caffè. Eppure era risaputo:
l’inglese non
adorava socializzare ed invece era ciò che puntualmente si
ritrovava a fare con
il suo impiego in quel posto.
Girò le chiavi nella toppa della porta e la aprì:
l’entrata era buia, il
salottino era illuminato solo dai flebili raggi lunari che entravano
dalla
finestra e dal computer di Rebecca acceso; riusciva ad intravedere la
sagoma
della mora.
“Ho portato un paio di frappé e alcuni cornetti
avanzati!” disse il rosso con
le mani occupate tanto da dover richiudere la porta con il piede.
Rebecca si voltò sulla sedia, appoggiando un braccio sullo
schienale. Vide il
collega nella penombra, quell’uniforme da barista la faceva
sorridere ogni
volta, era buffo.
“Ti rovinerai gli occhi a forza di stare davanti a quel
computer tutto il
giorno, al buio oltretutto” gracchiò Shaun con il
suo solito tono polemico. Si
passò i cornetti nella stessa mano in cui teneva i
frappé e con l’altra chiuse
il chiavistello. Dopo la dipartita di Desmond l’Abstergo non
sembrava più così
interessata ai loro spostamenti, a scovarli e a braccarli come degli
animali,
tuttavia la prudenza non era mai troppa.
L’inglese sentì Rebecca sospirare, senza
però rispondergli. Entrò nel salone ed
appoggiò il bottino sul tavolo, assieme alle chiavi, poi
raggiunse l’interruttore
e lo spinse per accendere la luce, la quale rimase però
spenta.
“Si è fulminata la lampadina” lo mise al
corrente la mora, prima di voltarsi
nuovamente verso il suo computer e riprendere da dove aveva interrotto.
“Oh… bene, allora sei giustificata. Come lo vuoi
il frappé? Fragola e banana o
cioccolato?” chiese aprendo la busta di carta e frugando
al suo interno.
“Fragola e banana”disse inizialmente, concentrata
sul suo lavoro. “Anzi no,
cioccolato” si corresse poco dopo.
Shaun sbuffò, ciò significava che a lui sarebbe
toccato quello alla fragola e
banana. La raggiunse ed appoggiò i due bicchieri di plastica, poi
prese una sedia e si sedette
accanto a lei, all’angolo del tavolo.
“Che giornata…” si lamentò
lasciandosi scivolare sulla sedia, assumendo una
posizione tutt’altro che composta, con le gambe larghe e la
testa gettata all’indietro.
“Quanto ti lamenti, devi fare solo un paio di
caffè… e non ti ci impegni
neppure” disse Rebecca allungando una mano e prendendo la sua bibita al cioccolato,
portandosi la cannuccia alle labbra. I caffè di Shaun
facevano davvero schifo!
“Non sono io! E’ la macchina del caffè
che è obsoleta!” rimbeccò lui
indispettito.
“Sì sì… certo”
quell’uomo era capace di negare anche l’evidenza,
era del tutto
inutile discuterci.
L’inglese sbuffò ancora, poi si mise relativamente
composto sulla sedia e afferrò
il suo frappé, prendendone un lungo sorso.
Osservò Rebecca immersa nel suo
mondo virtuale di codici e cifre; da quando erano riusciti ad entrare
nel
server cloud dell’Abstergo il lavoro per la mora era
decisamente aumentato e
avevano trovato molte cose interessanti, assieme alle registrazioni sul
cellulare di Desmond.
“William?” azzardò Shaun.
“Non è in casa” rispose lei, assorta. Le
dita si muovevano veloci e frenetiche
sulla tastiera e di tanto in tanto, mentre scaricava alcuni file,
sorseggiava
un po’ della sua bevanda.
William non si era ancora ripreso del tutto dalla perdita di Desmond,
soprattutto dopo aver ascoltato le registrazioni del ragazzo. Il video
dell’autopsia?
Inutile parlarne, non era riuscito neppure a guardarlo. Era troppo per
quell’uomo,
troppo per quel padre. Era difficile immaginare cosa passasse per la
sua testa,
ma non troppo complicato da intuire quanto si dovesse sentire in colpa.
“Approposito!” esclamò Rebecca ad alta
voce facendo sussultare Shaun, il quale
si era perso tra i suoi pensieri, per poco non si rovesciò
il frappé addosso.
“Santo cielo Rebecca, non gridare!”
protestò l’inglese.
“Ho trovato un file, un’altra registrazione
oggi” disse la ragazza ignorando
totalmente le lamentele del compagno.
Shaun guardò il computer, poi lei. “E?”
“E… non l’ho ascoltata”
ammise. Avrebbe tanto voluto, davvero, ma da sola non
ce l’aveva fatta. Insomma era difficile, ascoltare la voce di
Desmond così
pieno di vita e sapere che invece era morto, andato via, per
sempre…
Shaun immaginava fosse per quello, così si
avvicinò di più a lei con la sedia
ed appoggiò un gomito sullo schienale di Rebecca.
“Forza, mettila su” la incitò osservando
adesso il monitor. Neppure a lui
piaceva l’idea di saperlo morto ed ascoltare le sue memorie,
i suoi ultimi
istanti, trovava che avesse un qualcosa di macabro, eppure non poteva
farne a
meno: era l’unico modo che avevano per sentirsi un
po’ più vicini al loro
defunto compagno, colui che aveva salvato non solo la loro vita, ma
quella di
tutta l’umanità.
La mora annuì e si addentrò in infinite cartelle
piene di dati e file. Aprì la
cartella ‘Desmond cell’, e selezionò il
file ‘Soggetto 17 – memo 5’.
Invio.
“Shaun, Rebecca… se state
ascoltando
questa registrazione vuol dire che siete sani e salvi, grazie al
cielo” una
pausa, un sospiro. “E’…
è difficile. E’ difficile
ritrovarmi qui seduto, su questo letto, e sapere che domani potrebbe
essere il
mio ultimo giorno, ma anche il vostro. Ma sono ottimista, ci siamo
spinti
troppo lontano per poter mollare adesso.”
La voce di Desmond risuonava lievemente metallica e
graffiante, colpa della
pessima qualità del microfono del cellulare, eppure il suo tono era ben
distinguibile, tanto che sembrava fosse lì assieme a loro.
“Sapete, credo di non avervi mai
ringraziati abbastanza. Sì, insomma, per tutto quello che
avete fatto per me.
Lo so, all’inizio deve essere stata una vera scocciatura,
questo dilettante
piagnucolone che vi ronzava attorno e che non era pronto per questa
vita, che
era fuggito da tutto questo. Poi invece sono cresciuto, grazie ad
Altair, ad
Ezio, a Connor… ma anche grazie a voi, a Lucy. So che Lucy
è sempre stato un
argomento tabù da quando è successo
ciò che è successo a Roma, ma non credo che
fosse una cattiva persona, non l’ho mai creduto, e questo lo
sapete anche voi.”
Ancora un’altra pausa. La tentazione che provarono
Shaun e Rebecca di
guardarsi fu forte, ma non ci riuscirono, rimasero in silenzio a
osservare lo
schermo.
Una fioca risata giunse dal computer.
“Sapete…
è difficile aprire il proprio cuore quando non si
è abituati a farlo, aprire la
bocca e dargli fiato, parlare a ruota libera… non
è affatto semplice. Ci sto
girando intorno, mentre potrei arrivare dritto al punto: tutto
ciò che voglio
dirvi è grazie. Grazie ragazzi per essermi stati sempre
vicino, grazie per
avermi fatto crescere, avermi dato qualcosa in cui credere. Grazie per
aver
creduto in me quando io ho smesso di farlo… e grazie per
avermi salvato la
vita, e per avermi salvato da quel coglione egoista che ero.”
La sua voce si era fatta più intensa, un continuo
crescendo di emozione ed
enfasi.
Ci fu un’altra lunga pausa, un profondo sospiro. Shaun e
Rebecca si guardarono per
un istante ma la mora non riuscì a sostenere lo sguardo
dell’inglese troppo a
lungo, sentì che ancora un paio di parole e sarebbe potuta
sciogliersi in
lacrime.
“Grazie per avermi dato la
possibilità di
lavorare al vostro fianco, di avermi fatto imparare così
tanto da ognuno di voi,
e per essere stati la mia casa, la mia famiglia. Ne abbiamo passate
tante…
Se state ascoltando questa registrazione vuol dire che siete sani e
salvi, che
non tutto è stato inutile. Se invece non doveste mai
riuscire ad ascoltare
queste parole e nella peggiore delle ipotesi tutto si sia concluso nel
peggiore
dei modi beh, mi dispiace di non essere riuscito a proteggervi, di
avervi delusi,
di non essere stato all’altezza.”
La sua voce si era fatta adesso più drammatica e
triste.
A Shaun e Rebecca, i migliori compagni di viaggio ed amici che avrei
mai potuto
desiderare. Grazie.”
La
registrazione si fermò e dal tono si poté intuire
che le ultime parole le aveva
pronunciate con un sorriso.
Il silenzio
regnò sovrano nella stanza e i loro cuori sembravano essersi
fermati, in quel momento erano solo sofferenti e doloranti, gonfi di
tristezza
e malinconia.
Shaun
guardò Rebecca, lo sguardo di lei ancora fisso e perso sul
monitor. Aveva
gli occhi lucidi, vide le lacrime brillare alla fioca luce per poi
scendere
inesorabili sulle guance.
Anche
l’inglese stava male, non poteva negarlo. Inizialmente non lo
aveva
sopportato quel ragazzino ficcanaso, ma poi ci si era affezionato. Li
aveva
chiamati compagni di viaggio, e amici.
“Ehi”
sussurrò Shaun, portando una mano sul capo di Rebecca e
carezzandole i
capelli, soffermandosi sulla nuca.
Rebecca si morse il
labbro con forza per non scoppiare in lacrime, poi si voltò
verso il compagno e lo abbracciò, affondando il viso contro
il suo petto.
Shaun le cinse il corpicino con le braccia, la strinse a sé e le
carezzò la testa nel tentativo di
confortarla.
Erano vivi sì,
ma a quale prezzo… a quale
prezzo.
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Angolo Autrice:
Mamma mia, da quanto tempo che
non posto qualcosa su questo fandom! Per me è
un'eternità!
Lo so, lo so, avevo promesso che avrei continuato con Dawn of a New
Era, e mi sono fermata. Il fatto è che dopo aver giocato ad
ACIV e vedere come in realtà sono andati i fatti, mi sono
diciamo bloccata.
Vedremo un po' che cosa fare, mi dispiacerebbe lasciarla incompleta!
Dannata Ubisoft!
Allora, tornando a noi che dire?
Ho finito qualche giorno fa ACIV:BF. Tristezza, a palate.
Allora, praticamente ho capito che non c'è alcun modo per
far tornare Desmond, è morto e sepolto a quanto sembrerebbe,
ma non riesco ad abbandonare la speranza di vederlo saltare fuori di
nuovo!
Poi chissà, se Ubisoft si renderà mai conto di
quanti siamo ad essere così upset per averlo fatto crepare
in una maniera così indegna, magari lo ritira fuori.
99.9% impossibile, ma quello 00.1% dentro di me non vuole saperne di
abbandonare la speranza!
E quindi nieeeente! Sono tornata nel lutto più assoluto per
la morte di Des, non credo che me ne riprenderò mai! Ci
vogliono più fyccine incentrate su Desmond in questo fandom,
su su!
A presto - spero!
Talin