CAP3:IL
RICONOSCIMENTO
La testa le era immensamente pesante e le girava. Un vago senso di
nausea completava il tutto.
Era sveglia da un pezzo, ma non aveva avuto il coraggio di aprire gli
occhi per scoprire se uno di quei tizi era riuscita a portarsela a letto o che
magari quello sconosciuto, come ricompensa per il probabile salvataggio,
riteneva fosse appropriato che lei, anche se incosciente, gli offrisse il
proprio corpo.
Ognuna delle ipotesi era disgustosa ma plausibile; lo sapeva che
quando i ragazzi la guardavano passare si interessavano al suo fisico e che
facevano dietro commenti di apprezzamento su quel che vedevano di lei.
Era deludente quella realtà, ma non poteva farci nulla: tutti quelli
che ci provavano con lei era solo per far vedere agli altri che erano riusciti
a sedurre Jun Kirakisho(= sublime cristallo di neve), soprannominata la donna
di ghiaccio, nonché una delle più brillanti studentesse di storia dell’arte
occidentale e orientale; a lei quel modo di fare non piaceva, anzi lo odiava!
Per questo respingeva qualunque pretendente, se così li si poteva definire.
Aaaah! Tutto quel pensare le stava facendo esplodere il cervello! E
poi voleva sapere dov’era quindi decise di aprire gli occhi.
Si trovò a fissare un alto e chiaro soffitto e il sole lo rendeva più
luminoso. Se c’era luce significava che aveva dormito tutto il resto della
notte o forse di più, non lo sapeva.
Una voce maschile la riscosse dalle sue considerazioni: “Finalmente ti
sei ripresa. Cominciavo a preoccuparmi”
Quella vibrazione di corde vocali era priva d’espressione, eppure Jun aveva
la convinzione di averla già sentita da qualche parte.
Si voltò alla propria destra e inquadrò un ragazzo alto, muscoloso e
con i capelli rosso fuoco.
Indossava una lunga camicia bianca e dei pantaloni rossi con un laccio
che univa le gambe all’altezza delle ginocchia.
Se ne stava davanti sulla porta, appoggiando la spalla destra allo
stipite.
La giovane cercò di mettersi a sedere, ma la testa le doleva ancora.
“Non sforzarti… hai preso una bella botta” l’ammonì l’altro calmo.
“Dove mi trovo?” chiese la ragazza con notevole sforzo
“A casa mia…”
“Questo lo avevo capito. Il punto è dov’è casa tua?”
“A …….gaoka” rispose l’altro prontamente.
“Grazie dell’informazione”
Silenzio.
Lui era ancora sulla porta e la fissava senza batter ciglio, quasi
attendesse una sua parola.
“Cos’hai da guardarmi?” chiese lei indispettita
“Nulla…”
“Allora perché mi fissi?”
“Non sto mica fissando te”
“Sembrerebbe proprio il contrario”
“Fa un po’ come ti pare…” tagliò il giovane voltandosi per andar via.
“Aspetta!”
Il rossino si fermò.
“Quale è il tuo nome?”
“Non è importante saperlo. Ma se vuoi, chiamami ‘mio salvatore’ ”
rispose il ragazzo con una nota divertita per il sarcasmo sfoggiato.
Uscì dalla stanza con passo
silenzioso, lasciandola da sola in quel luogo sconosciuto.
“Con che coraggio mi chiede di chiamarlo ‘mio salvatore’? E’
inammissibile! Inconcepibile! È assurdo! Non conosco neppure il suo nome!”
pensò furiosa.
La rabbia le montò dentro come un’onda anomala: ma chi si credeva
d’essere quello? Con che coraggio le si rivolgeva a quel modo?
Il rumore di una porta che si apriva giunse dal basso e la convinse
che la casa era distribuita su due piani.
Una voce maschile ruppe il silenzio che regnava nell’abitazione.
“Ioriiiiiiiiiiiiiiiiii! Sei in casa?”.
Un rumore di passi in ascesa e qualcuno che si avvicinava alla porta
della stanza dove si trovava.
“Iori! Non starai ancora dormen…” chiese il nuovo arrivato, per poi
accorgersi che non c’era il padrone di casa nel letto, ma una ragazza e che
ragazza!
“Ciao…” salutò il ragazzo
“Ciao a te…” rispose la ragazza osservando l’altro: aveva dei lunghi
capelli castano scuro e dei tratti vagamente occidentali, occhi verdi e
luminosi, indossava una giacca di pelle nera da cui s’intravedeva una
maglietta, anch’essa nera con delle catene sparse qua e là come ornamento, a
completare il tutto dei jeans neri.
“Sai dov’è il padrone di casa?”
“Probabilmente in bagno…” rispose lei.
“Capisco…”
Silenzio.
Poi una voce spaccò il vuoto
“Rick, che ci fai nella mia camera?”
Il castano si voltò.
“Finalmente, Iori, ti sei degnato di venire a salutarmi!” si arrabbiò
il giovane.
“Iori… dove ho sentito questo nome?”
“Non fare l’offeso, Rick, chi dovrebbe esserlo sono io: chi è che mi
ha detto che mi dava un passaggio in macchina e poi invece se n’è andato senza avvisarmi,
hm?” replicò il rosso.
“Oooooh non prendertela tanto! Che ci posso se le donne mi amano? E
poi non mi sembra che ti sia andata male” controbatté il castano alludendo a
Jun aggiungendovi un cenno della testa verso la suddetta.
“Tsk… le tue insinuazioni non mi toccano e, se vuoi proprio saperlo,
non ho fatto nulla a questa ragazza” rivelò con naturalezza.
“Forse non è realmente così, ma io mi sento completamente ignorata…”
pensò la ragazza.
“Cosaaa?! Mi stai dicendo che tu, Iori Yagami, hai avuto in casa tua
per un’intera notte questa bellezza e non l’hai nemmeno sfiorata?!” esclamò il
ragazzo con i capelli castani esterrefatto.
“Ecco un altro che pensa solo al mio… un momento ha detto Yagami? Ho
sentito proprio il cognome Yagami?”.
I suoi occhi si posarono sulla figura del giovane rossino.
“Se fosse davvero così, allora lui… io”.
Il dubbio che quel rosso fosse QUEL Yagami si fece strada in lei sotto
forma di un serpente lungo e sinuoso che s’insinuava in ogni possibile antro e
angolo della sua mente fino a occuparlo e a non dare spazio a nessun’altro
pensiero.
“Ehi! C’è ancora qualcuno qui dentro o è andato a farsi una
passeggiata?” la riportò alla realtà una voce sarcastica.
Grrr! Adesso sì che lo trovava veramente irritante quel rossino!
“Certo! E adesso, scusate, ma ora devo andare!” decise Jun scendendo
dal letto venendo poi bloccata da una fitta lancinante alla testa.
“E dove credi di andare in queste condizioni?” domandò Iori
avvicinandosi a lei in caso di caduta.
Ma lei lo scacciò in malo modo con la mano.
“Sei testarda…”
“E tu un impiccione!” lo rimbeccò lei radunando le sue cose.
“…”
“In ogni caso grazie del soccorso! Addio!” salutò sbattendo la porta.
“Che peperino quella ragazza, eh?” esordì Rick non appena se ne fu
andata la castana.
“Sì… decisamente insopportabile” replicò il rossino.
Uscita da quella casa Jun fece una chiamata alla sua amica Miyuki.
“Moshi moshi?” rispose la bionda dall’altro capo del telefono.
“Miyu-chan, sono io. Ti avverto che in questi prossimi giorni non
verrò all’università, non chiedermi perché” informò rapidamente Kirakisho.
“Problemi?” chiese l’altra.
“No… solo che c’è una questione di cui mi devo occupare. Ti saluto” e
riattaccò.
“Iori Yagami…È giunto il momento in cui pagherai per i misfatti
compiuti dalla tua infame stirpe, con il tuo lordo sangue…” disse la ragazza al
cielo tinto d’azzurro.
Piccolo spazio dell’autrice: visto ho cambiato titolo al mio
stacchetto demenziale senza senso. Allora che ve ne pare di ‘sto cappy? Sì lo
so è una schifezza ma spero che quelli che seguiranno vi piacciano. Ci sto
rimettendo un po’ le mani perché alcune cose non mi piacevano e altre mi
sembravano che non c’entrassero per niente. Cmq spero che la mia fiction sia di
vostro gradimento! ^^
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UN KISS ENORME DALLA VOSTRA YUKINO_LANG08!