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Autore: Red_Hot_Holly_Berries    19/09/2008    4 recensioni
Una giornata cominciata nel migliore dei modi e treminata in tragedia.
Basta un solo attimo, e per via di un incidente la vita di Harui cambia completamente.
Ma la cosa più importante è che cambia anche il suo modo di vedere il mondo...
Rimasta cieca, la ragazza piomba nella disperazione, e i suoi amici non sanno più come aiutarla, dato che lei rifiuta ogni loro tentativo...
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruhi Fujioka, Kyoya Ohtori, Tamaki Suoh
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Come tutto ebbe inizio

Quel pomeriggio, come tutti i giorni, Haruhi si diresse con passo rassegnato verso l’aula di musica numero 3, preparandosi psicologicamente ad scoprire di essere incappata in una nuova, strampalata idea di Tamaki, presidente dell’Host Club.
Chissà da cosa li avrebbe fatti vestire quel giorno per far la felicità delle clienti…sperava solo non di nuovo la tenuta da dojo giapponese: sembrava essere una delle sue preferite, ma lei proprio non riusciva ad abitarsi a quegli strani vestiti…
Con una certa (e comprensibile) esitazione Haruhi esitò davanti alla porta dell’aula, poi fece appello al suo coraggio ed entrò, ma fu rassicurata dal vedere i due gemelli, Hikaru e Kaoru, indossare le loro normali divise scolastiche.
La ragazza esalò un profondissimo sospiro di sollievo, appoggiandosi con la schiena ai battenti della porta in una posa molto poco femminile.
Ma d’altronde tutti (tranne i suoi amici del Club) la credevano un ragazzo, quindi non c’era problema.
-Devi ringraziarci, Haruhi! Siamo noi che abbiamo convinto il Re a lasciarci con i nostri vestiti!- dissero in coro i gemelli dai capelli rossi, ghignando davanti all’espressione sollevata di Harui.
-Grazie mille, vi devo un favore! Non ne potevo più…- disse sorridendo la mora, raddrizzandosi e dirigendosi verso i due, che la presero come sempre in mezzo e la condussero, chiacchierando del più e del meno, dal vicepresidente, Kyouya, altresì detto “Re nell’ombra”.
Il bellissimo ragazzo moro le diede la sua lista giornaliera di ospiti senza nemmeno guardarla, occupato com’era a battere chissà cosa sulla tastiera del suo computer portatile.
Haruhi dette una sbirciata all’orario e levò una breve ma sentita preghiera di ringraziamento all’ignoto santo che l’aveva benedetta: a differenza del solito, Kyouya non le aveva messo un appuntamento dopo l’altro, ma le aveva lasciato parecchi momenti liberi!
Chissà, forse anche lui alla fine l’aveva presa in simpatia…
Improvvisamente qualcuno la abbracciò da dietro, sollevandola in aria. -Insomma, Tamaki, mettimi giù!- rise la ragazza, cercando di liberarsi invano da quella dimostrazione d’esuberante affetto che la travolgeva (letteralmente) ogni giorno.
-Già, Tamaki, lasciala andare! Smettila di molestare Harui!- aggiunsero Hikaru e Kaoru, come sempre in coro.
Haruhi aveva sempre voluto sapere come ci riuscissero, ma non era ancora riuscita a capirlo.
I tre presero a bisticciare come bambini, ma anche questo era nel copione giornaliero, e Haruhi rimase a guardarli con la coda dell’occhio con un sorriso benevolo.
Quella manica di pazzi strampalati era diventata la sua famiglia, ormai.
Sua madre era morta quando Harui era solo un’infante, e suo padre l’aveva seguita quando lei aveva solo 13 anni.
Invece di finire in orfanotrofio (non avendo altri parenti), grazie al suo comportamento maturo Haruhi era riuscita ad ottenere la concessione di poter vivere da sola nell’appartamento che prima divideva col padre.
Era stato a quel tempo che Harui aveva imparato a contare solo sulle proprie forze e a non fare affidamento su nessuno perché, tanto, prima o poi sarebbe stata abbandonata.
Ma con un grande sforzo di volontà, Haruhi aveva imparato a fidarsi dei membri dell’Host Club, e questi, rendendosi conto dell’importanza del fatto, si erano sempre dimostrati all’altezza della situazione, diventando così suoi amici fidati.
Più che fidati, in alcuni casi…i sentimenti che provava turbavano Harui, ma lei non ci faceva caso: in nessun caso avrebbe lasciato l’Host Club.
Senza contare che, grazie al guadagno ricavato dal suo lavoro all’Host Club che si aggiungeva ai sussidi statali dell’orfanotrofio (che l’aveva nominalmente in custodia), poteva vivere più o meno senza problemi, a patto che non eccedesse.
Ma tanto lei era sempre stata una ragazza misurata e con i piedi per terra.
Un gemito attirò la sua attenzione e vide che il biondo Re del Club si era ritirato in un angolino, con aria depressa: i gemelli l’avevano avuta vinta per l’ennesima volta.
“Si” pensò Haruhi, osservando il piccolo Honey andare a offrire a Tamaki una fetta di torta alle fragole per consolarlo, e ricevendo in cambio un abbraccio stritola-ossa.
“È davvero una bella giornata.”
Ma non sapeva quanto si sbagliava.

Quella che in seguito Haruhi avrebbe ricordato come una delle peggiori della sua vita, cominciò abbastanza bene.
Se la sbrigò abbastanza bene con le sue prime clienti, e con suo gran divertimento si rese conto di aver cominciato a considerava quel suo lavoro (che aveva cominciato per via del enorme debito) quasi un hobby, anche se un po’ strano.
Durante una delle pause, Harui si stava rilassando semidraiata su un comodo divano, quando Honey le si avvicinò.
-Il mio coniglietto è un po’ triste oggi, Haruhi.- disse il piccolo (che non dimostrava affatto i suoi diciassette anni) tendendole il coniglio di pezza rosa che si portava sempre ovunque, con il sorrisone infantile che le ragazze tanto adoravano.
-Gli daresti un bacino? Così torna a sorridere!- aggiunse il ragazzino biondo, sedendolesi accanto.
-Ho un’idea migliore: che ne dici se gli facessimo conoscere un amico?- propose Haruhi, afferrando la sua borsa, appoggiava lì vicino, e posandosela sulle ginocchia.
-Ma devi promettermi che non dirai nulla a nessuno, va bene, Honey?- disse la ragazza, sorridendogli con aria da cospiratore.
-Si, si, dai! Prometto! Fammi vedere!- la incitò lui, senza notare i gemelli e il presidente appostati dietro lo schienale del loro divano.
-Allora…ecco!- Haruhi, in modo plateale, tirò fuori dalla cartella un peluche di gatto, di una delicata tonalità di azzurro con il muso e le orecchie blu, come anche gli occhi, di lucido bottone blu.
-Wow, è bellissimo! È tuo, Haruhi?- ciangottò Honey, accarezzando il tenero peluche.
-Si, da piccola era il mio preferito. L’ho ritrovato l’altro giorno mentre facevo le pulizie e sapevo che ti sarebbe piaciuto. Come vedi- disse, abbracciando il micio- non sei l’unico ad averlo tenuto.-
Poi, tra i gridolini di gioia del ragazzino biondo, Haruhi fece dare un bacio dal suo peluche al coniglio rosa dell’altro.
-Adesso è felice il tuo coniglietto?- chiese, e Honey annuì, stringendola poi in un tenero abbraccio da bambino, perfettamente calato nella parte.
-E così, nonostante tutto, anche tu sei sentimentale -commentò Tamaki che, approfittando della sorpresa dei due, si sporse oltre lo schienale e sfilò il gatto di pezza dalla presa di Haruhi.
-Ridammelo! Tamaki, ho detto di ridarmelo!- protestò la ragazza, alzandosi di scatto e quasi saltando addosso al presidente del club che, grazie alla sua statura superiore, teneva però il suo peluche fuori dalla sua portata.
-Vieni a prenderlo, se ci riesci!- rise il biondo, apparentemente ignaro del corpo della ragazza premuto contro il suo nello sforzo di recuperare la refurtiva, ma in realtà dentro era tutto un fermento.
Fin dall’arruolamento forzato di Haruhi nell’Host Club aveva sentito un dolce desiderio e una grande ammirazione per lei, ma se all’inizio si era convinto che fosse solo un sentimento paterno, protettivo, dal modo in cui si era concluso il Festival dell’Ouran, aveva capito che la sua attrazione per Haruhi travalicava decisamente questo ruolo.
Adesso farla felice era diventata quasi una ragione di vita per Tamaki.
Avrebbe fatto qualunque cosa pur di poterle stare vicino, ma aveva deciso di non dichiararsi per timore di imporle le sue attenzioni.
Dopotutto, si diceva, erano entrambi toppo giovani per sapere cosa fosse davvero l’amore.
Haruhi era aperta con tutti e riusciva sempre a capire cosa gli altri provassero, facendo del suo meglio per aiutare coloro che la circondavano, ma cercare di capirla era tutta un’altra storia.
Pochi erano riusciti ad ottenere le sue confidenze, e solo in certi momenti, dopodiché lei tornava a essere come tutti i gironi: sempre presente, ma in qualche modo distante.
-Spiacenti di interrompervi, ma Haruhi dovrebbe andare a comprare altro caffè istantaneo: è finito!- si intromisero i gemelli, afferrando la ragazza un braccio ciascuno: non era garbato loro per nulla che la ragazza, anche senza rendersene conto, si fosse…strusciata in quel modo contro il biondo.
-Ma perché devo andare sempre io? Al supermercato potete andare anche voi!- fece notare Haruhi, guardandoli con un accenno di broncio.
-Perché solo tu sai qual è la marca migliore!- disse Hikaru, e Kaoru rincarò: -Senza contare che noi ci perderemmo sicuramente in quel labirinto in cui tu vai a fare la spesa!-
Haruhi li guardò sbattendo gli occhi, non del tutto convinta.
-Sarà…- sospirò alla fine, voltandosi e rovistando nella cartella alla ricerca del portamonete.
-Vado e torno, allora- annunciò, incamminandosi verso la porta seguita dai loro ringraziamenti.
-È davvero il peluche preferito di Haruhi? È così carino! Allora anche lui ha un lato infantile come Honey!- sentì esclamare una ragazza, e l’interessata gemette: sapeva che non era una buona idea portarlo a scuola, ma si era detta “Cosa può succedere di male?”.
Nonostante ciò, si rese conto di sorridere.
Stava per scendere la scalinata principale quando una voce la chiamò da dietro, facendola voltare.
Era Tamaki, che sventolava al suo indirizzo il peluche azzurro, appena fuori dall’aula.
-Non ti preoccupare, Harui, ci prenderemo noi cura di lui!- le gridò, e Haruhi giurò solennemente a sé stessa che al ritorno lo avrebbe strangolato.
-Tamaki…- cominciò minacciosamente Haruhi, ma nel voltarsi completamente per lanciargli una delle sue occhiate assassine, perse l’equilibrio per un attimo.
Bastò quell’attimo, a cambiare la sua vita.
Perché, quando Haruhi si voltò bruscamente e perse l’equilibrio, agitò disperatamente le braccia per ritornare in posizione verticale, ma non aveva considerato di essere sul bordo delle scale.
E cadde.
Cadde all’indietro con un grido, che si interruppe bruscamente quando batté la schiena contro il bordo di un gradino, espellendo di colpo tutta l’aria dai polmoni con un gemito.v Haruhi continuò a rotolare lungo la scalinata, e se all’inizio cercò di coprirsi almeno il viso, dopo quelle che furono troppe botte per poterle contare, le forze le mancarono e si limitò ad assecondare come poteva la caduta.
Per lei fu un tormento eterno, tanto che pensò che non si sarebbe mai fermata.
Ma a questo mondo tutto ha fine, anche le cose dolorose.
E infatti, dopo un ultimo, tremendo colpo a lato della testa, Haruhi finalmente si fermò.
Ma la ragazza non ebbe tempo di gioirne, perché il buio la avvolse e lei non sentì più nulla.

-Cosa è successo?-urlarono i gemelli fiondandosi fuori dall’aula, tallonati da Honey, Mori e Kyouya.
Avevano tutti riconosciuto Haruhi come la persona che aveva lanciato quell’urlo, e già quello era bastato a farli scattare verso al porta, completamente dimentichi delle loro ospiti.
Ma era stata l’improvvisa cessazione di quel lamento a farli spaventare davvero.
La scena che si presentò davanti ai loro occhi avrebbe potuto essere quella di un film: la loro amica stesa scomposta ai piedi delle scale, vicino al pilastro di marmo del corrimano, e Tamaki paralizzato in cima della scalinata, il gatto di peluche stretto tra le mani come se fosse un’ancora.
Anzi, più che le riprese di un film, sembrava che qualcuno avesse bloccato la pellicola a quel fotogramma, tanto erano immobili i due personaggi di quel piccolo dramma, troppo reale perché loro potessero sopportarlo.
-HARUHI!- urlarono i rossi, precipitandosi a rotta di collo verso la ragazza, sbloccando così anche Tamaki, che li seguì in silenzio con gli altri.
-Svegliati, Haruhi!- supplicò Hikaru, tendendo una mano per scuoterla per le spalle, ma Kyouya lo fermò.
-Non toccarla. Potrebbe aver subito un trauma cranico, e peggioreresti solo la situazione.- disse il moro con calma, inginocchiandosi accanto alla ferita e voltandola con tutta la delicatezza possibile.
Il gruppo trattenne il respiro per l’orrore quando vide in che stato era ridotta Haruhi: attraverso le lacerazioni nei vestiti si vedeva la pelle escoriata e graffiata, e parte del viso era imbrattato dal sangue che sgorgava copioso da una brutta ferita alla tempia.
-È viva, è solo svenuta- annunciò il moro, sollevando gli animi di tutti.
Ma era ancora presto per cantare vittoria.
“Non va bene. Non va bene per nulla” pensò infatti Kyouya, sollevandole le palpebre per verificare le sue reazioni e tastandole il polso alla ricerca del battito cardiaco.
Il moro imprecò sommessamente: grazie alla sua preparazione medica aveva riconosciuto le pupille dilatate e le pulsazioni irregolari come chiari sintomi di shok.
Dopo tanto tempo che l’aveva avuta tra i piedi, si era affezionato ad Haruhi, e gli sarebbe spiaciuto enormemente perderla.
Dopotutto era stato lui il primo ad accorgersi di quanto Haruhi, con la sua capacità di decifrare i loro animi, si fosse resa pressoché indispensabile per la salvaguardia dell’equilibrio del Club.
Ma in quel momento non aveva tempo di pensarci: ogni secondo era prezioso.
-Tamaki, cosa è successo?- domandò con tono di comando, consapevole della necessità di assumere il comando della situazione.
-Ha perso l’equilibrio ed è caduta all’indietro. È rotolata giù in caduta libera finché non è arrivata in fondo e ha sbattuto la testa contro questa colonna.- rispose il biondo con un attimo di esitazione.
-Hai visto tutta la scena?- chiese ancora, e l’altro in risposta serrò i pugni.
-Sì, tutta. E non ho fatto niente par aiutarla, dannazione!- gridò, sferrando un pugno alla colonna di marmo contro cui aveva sbattuto anche la sue Haruhi.
In qualche modo, voleva condividere il dolore che lei aveva provato per espiare la sua colpa.
-Calmati, Tamaki. Anche se fossi intervenuto, non sarebbe cambiato nulla!- disse Kyouya, freddo.
-Voglio sapere se dopo aver sbattuto si è mossa o ha avuto delle convulsioni- continuò, procedendo nel suo esame.
-No, è rimasta immobile.- fu la risposta sicura.
Bene, allora probabilmente non c’erano danni troppo gravi; in più, le altre ferite erano tutte superficiali, senza danni agli organi interni o alle ossa.
Dopo un attimo di esitazione, Kyouya si decise: con delicatezza, prese in braccio Harui e si alzò lentamente, per non scuoterla troppo.
-La porti all’ospedale? Vuoi che chiami il servizio medico?- chiese Honey in tono serio.
-No, per adesso la porto in infermeria… poi vedremo.- disse, e si avviò, seguito dai compagni e dagli sguardi preoccupati delle ragazze, che li osservano parlottando piano dal piano superiore.

Dolore.
Fu questa la prima impressione che colpì Haruhi quando riprese coscienza.
Un dolore sordo che le pervadeva ogni nervo del suo corpo, martellando in maniera particolarmente dolorosa nelle tempie.
Sentiva il battito del suo cuore, ma lento e confuso come se fosse quello di qualcun altro.
Ci mise un po’ a realizzare che si trovava sdraiata su qualcosa di morbido.
Sentiva sulla pelle la morbidezza di una stoffa diversa da quella dei vestiti che ricordava di indossare, così anche come sentiva la leggera costrizione delle lenzuola.
Quando Haruhi accennò a muoversi, contraendo i muscoli, scoprì con sua gran sorpresa che molte parti del suo corpo erano bendate.
La sua mente annebbiata ci mise qualche tempo a collegare questi dati, ma quando ciò accadde, Haruhi arrivò a una sola conclusione: Tamaki, di cui conservava un confuso ricordo che la guardava dalla cime delle scale, doveva aver chiamato gli altri membri dell’Host Club e poi portata in infermeria.
Cercò di aprire gli occhi, ma si accorse di avere una benda nera che glieli copriva.
Non avendo la forza di liberare un braccio delle coltri per togliersela, Haruhi si rassegnò ad usare il suo udito per analizzare la stanza in cui si trovava.
La prima cosa che sentì furono delle voci sommesse che parlavano tra loro.
-…ve lo giuro, non sto scherzando- stava dicendo Tamaki, trattenendo a stento una risata.
-L’altro giorno mio padre, mentre stavamo parlando di tutt’altro, a un certo punto sposta il discorso sui matrimoni. Anche se non ha usato questa parole, in pratica mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto sposarmi! Ma vi rendete conto? Alla mia età! Con tutta la mia gioventù ancora davanti, mi ha chiesto se volevo sposarmi!- si scandalizzò il presidente, con un tono tra il divertito e lo sconcertato.
-La cosa peggiore però è che ne parlava come se avesse già scelto una ragazza per me!- concluse, sempre a bassa voce, ma Haruhi lo sentì comunque.
-Mi dispiace per quella ragazza, a cui toccherà sopportarti tutti i giorni- disse con un filo di voce Harui, lottando per riuscire a pronunciare ogni singola parola.
-Haruhi!- Esclamò Tamaki, e lei sentì il rumore dei suoi passi che si avvicinavano di corsa.
-Sei sveglia!- disse uno dei gemelli, ma Haruhi non seppe dire quale. Forse Hikaru.
-Come stai?- chiese in concomitanza l’altro gemello. No, era sicura che fosse questo Hikaru. Allora quello di prima doveva essere Kaoru, pensò lei, sentendoli avvicinare a passo più lento.
-Non accalcatevi così intorno a lei!- protestò Honey, e Haruhi sentì il materasso affondare leggermente sulla sua sinistra. Probabilmente si era seduto accanto a lei.
-Tutto bene?- domandò Kyouya dalla sua destra, e con il suo tono sicuro riuscì a calmare gli altri.
-Mi sento uno straccio e ho un mal di testa terribile, ma tutto sommato poteva andarmi peggio, quindi non mi lamento- commentò con filosofia Haruhi, facendo forza sulle braccia per mettersi seduta, ma fu bloccata dai gemelli che, gentili ma implacabili, la respinsero giù.
-Devi stare sdraiata. Il medico ha detto che non devi fare sforzi- spiegarono in coro, uno da un parte del letto e l’altro dall’altro.
-Ma non ce la faccio a restare a letto! Mi annoio!- protestò Haruhi, come un bambino imbronciato.
-Lasciatela alzare. Voglio vedere se riesce a stare in piedi- disse a sorpresa Kyouya.
Pur brontolando, i gemelli la lasciarono, e Harui ne approfittò subito per mettersi seduta.
Le parve che il mondo ondeggiasse, ma dopo una attimo si era già assestato.
-Ce la fai?- domandò premuroso Tamaki, cercando di nascondere la sua ansia.
-Sì, sì, ce la faccio. Smettila di preoccuparti per me!- rispose Haruhi, leggermente seccata per tutte quelle attenzioni.
Haruhi si liberò delle coltri e si girò verso destra, facendo penzolare le gambe oltre la sponda del materasso, per poi togliersi la fascia scura dagli occhi.
La ragazza si lasciò scivolare già dal letto, ma si mosse troppe in fretta: le vertigini la assalirono di nuovo e non appena sentì il pavimento freddo sotto i piedi nudi, Haruhi sentì le gambe cederle.
Per suo fortuna Kyouya (lo riconobbe grazia alla sua acqua di colonia, che sapeva di pino e muschio) la acchiappò al volo.
-Visto? L’avevamo detto, che era meglio che restasse a letto- dissero i gemelli, ma Kyouya non badò loro: quando capì che la ragazza era di nuovo in grado di reggersi in piedi, la lasciò andare e indietreggiò.
Haruhi riaprì gli occhi, che aveva richiuso subito quando aveva rischiato di cedere, e fece un passo in avanti, per provare la sue capacità motorie.
Ma c’era qualcosa che non andava, i ragazzi lo capirono subito quando Haruhi girò su se stessa e fece vagare gli occhi sulla stanza, con un’espressione spaventata che non le avevano mia visto.
Tamaki compì un passo verso di lei, pronto a sorreggerla, ma gli occhi vacui e fissi di Haruhi non si voltarono verso di lui, come se non avessero nemmeno percepito il suo movimento.
Perché in effetti Haruhi non lo aveva visto.
La ragazza si sfregò con forza gli occhi, e scoprì con orrore che erano già aperti.
Ma lei non vedeva nulla.
Nulla, tranne un pesante drappo nero che la avvolgeva, soffocante come un sudario.
Presa dal terrore, Haruhi indietreggiò fino a che non sentì contro la schiena la sponda del letto, unica cosa reale e solida in quel mondo senza più punti di riferimento Troppo scossa per poter piangere, Haruhi mormorò: -Sono…sono cieca…-






triste, è vero, mi dispiace...
ke strano, dopo tante fic tragiche, è la rpiam volta ke mi dipsiace davvero per la sorte di un personaggio!
povera Harui...cosa le succederà?
perdewre la vista è terribile, lo so per esperienza...ma Harui ce la farà a superarq euato momento difficle?
senza contare ke il diavolo non è mia nero come lo si dipinge...
  
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