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Autore: miki_koishikawait    14/01/2005    12 recensioni
una ragazza cerca di vivere la sua vita ma deve fare i conti con il suo passato, che non fa altro che perseguitarla. (commento skifoso lo so...prima ff ke scrivo voglio molti commenti e critike!!!^-^ NdMiki)
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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CAPITOLO 1:

Allora…ho preferito mantenere i nomi originali dei personaggi perché mi trovo meglio, ci sono un po' di sbalzi di tempo e alcuni non sono comportamenti tipici dei giapponesi...mi disp^.^"

È la prima fan fiction che scrivo, quindi ci saranno un sacco di errori di lessico o cose del genere, mi scuso fin da ora.

È da due mesi che volevo pubblicare il primo capitolo, ma solo ora mi sono sentita di farlo…

Spero che la storia riesca a coinvolgervi un po’…

Ora vi lascio leggere in santa pace promesso!!! Ahhhh ultima cosa…voglio commenti, critiche e aiuti per far in modo di migliorare sempre di più!!!

-miki->

 

PREFAZIONE:

Svegliarsi una mattina, alzarsi dal letto, scostare le tende dalla finestra ed infine aprirla…

Respirare l’aria di un nuovo giorno…

Vedere il sole splendere alto nel cielo che con i suoi raggi riscalda l’ambiente…

Uscire…

Incontrare persone che, anche se le si vedono per la prima volta, salutano gentilmente e chiedono come va…

Correre…

Prendere al volo la metropolitana…

Ascoltare musica durante il viaggio…

Arrivare…

Trovarlo li…che aspetta soltanto noi…

Corrergli in contro…infine abbracciarlo…

Queste sono le piccole cose che rendono felice una persona…

Certo sarebbe bello se fossimo strafelici ogni giorno che passa, ma non è così…

Questa è la vita…

Bisogna prenderla con i suoi alti e bassi…

Superare i problemi sempre tenendo la testa alta ed avere il sorriso sulle labbra…

Piccole cose…

Piccole cose che fanno crescere e maturare una persona…

Io sono maturata moltissimo scrivendo…cercando di mettermi nei panni degli altri…

Non è per niente facile…

Ma aiuta…

Aiuta a crescere…

A vedere la vita in un modo diverso…

Certo è dura, ma…ma bisogna farcela…

Per noi stessi e per le persone che ci amano e che noi…amiamo…

Spero che mentre scrivo questa fan fiction, maturi e cresca ancora…

Me lo auguro con tutta me stessa…

                                                                                                                                                 - Miki -

 

 

CAPITOLO 1:

 

Un braccio uscì molto lentamente da sotto le coperte per spegnere la sveglia, che stava turbando i suoi sogni.

Sogni stupendi dai quali non avrebbe mai voluto svegliarsi.

Ma dovette purtroppo per lei farlo.

Mise un piede sul pavimento e con la stessa lentezza appoggiò anche l’altro.

Un grosso sbadiglio seguito da una stropicciata agli occhi, la fece risvegliare un pochino di più.

Si diresse verso il bagno barcollando per il corridoio e tenendosi alla ringhiera delle scale per non cadere.

Aprì l’acqua del rubinetto e aspettò che fosse gelata per poi sciacquarsi la faccia e svegliarsi completamente.

Aprì lo specchio sopra il lavandino, prese il suo spazzolino arancione e ci mise sopra il dentifricio.

Non aveva per nulla voglia di fare colazione, era ancora troppo presto, ma non poteva certo lamentarsi.

Quello era l’ultimo giorno prima delle vacanze estive e a scuola non avrebbero fatto molto, tranne che i giochi con la palla: cioè tutte quelle attività sportive dove sono usati diversi tipi di palla, come il basket, la pallavolo, calcio, baseball e altri ancora.

Prese la sua spazzola dello stesso colore dello spazzolino e si pettinò in modo accurato i suoi lunghi capelli castani.

-MICAELA! FARAI TARDI! SBRIGATI!-

La madre affacciata sulla scala la stava chiamando con tutta la sua voce, non poteva fare tardi anche l’ultimo giorno di quel trimestre.

-Si si, arrivo- la ragazza andò in camera, indossò dei jeans neri e una canotta e scese al piano di sotto.

-MAMMA VADO!-

-Aspetta…-

Miki era già uscita.

Cercò di correre il più veloce possibile.

Erano le 8.20 e lei doveva essere a scuola in meno di dieci minuti; forse se aumentava il passo riusciva a farcela.

Lei odiava il tempo…brutta cosa, scorreva troppo velocemente quando le serviva, invece quando non vedeva l’ora che un momento finisse subito, lui si bloccava.

Prese a correre più veloce che poteva.

Passò davanti ai bagni pubblici gestiti dalla madre d’Ishizaki e come al solito la vide intenta a pulire la strada.

Povera donna… pensò costretta tute le mattine a svegliarsi presto per pulire lo stabilimento…

Non la invidio proprio…soprattutto col figlio che si ritrova…

Certo Ishizaki non si poteva definire un ragazzo per bene, combinava solo pasticci, ma riusciva a far ridere tutti quanti, nei momenti peggiori.

Tirava su il morale…

La ragazza varcò il cancello della scuola appena in tempo.

Fece un ultimo sforzo e corse a cambiarsi i vestiti per poter andare ad iscriversi ad un gioco con la palla.

Era del tutto indecisa, e mentre la sua mente pensava in quale disciplina si sarebbe potuta cimentare, andò a sbattere contro un ragazzo.

Alzò lo sguardo e riconobbe quel suo sorriso…

Il sorriso che le stava accanto in ogni momento, anche quando si sentiva depressa o sola.

Si massaggiò il naso e lo salutò.

-Ciao Misaki, scusami, ero soprappensiero…-

-Quando mai non lo sei?!? Ah ah ah, dai devi fare in fretta fra poco si inizia!-

-Lo so, cosa credi?!?- Miki gli fece una linguaccia e poi rise di gusto.

Lui per tutta risposta le sorrise ancora una volta e le scompigliò i capelli.

Miki entrò nello spogliatoio e indossò la divisa femminile di educazione fisica della scuola: dei pantaloncini neri cortissimi e una maglietta con le maniche corte sul giallo spento.

Piegò il suo ricambio e lo infilò nell’armadietto.

Prese le scarpe da ginnastica e le infilò accuratamente.

Quando uscì trovò il ragazzo che la stava aspettando.

-Potevi andare! Sai che sono una lumaca!-

-Si, me ne sono reso conto-

Miki avrebbe osservato il suo sorriso per intere giornate.

Ogni volta riusciva a rimanere incantata.

-Comunque ti ho aspettato per farti una proposta. Scommetto che non hai ancora deciso a cosa giocare oggi, vero?-

-Si, non ho ancora deciso, perché?-

-Noi ragazzi, ci chiedevamo, se…beh ecco…se ti andava di giocare come portiere insieme a noi.

Come ben sai, Wakabayashi fino a sta sera non torna, così lasceremmo la porta libera senza di lui. Allora che ne dici?-

Quel nome…

Quanto tempo era passato da quando “lui” era partito?

Tanto… anzi… troppo per lei…

E quella sera lui sarebbe tornato…

Perché nessuno gliel’aveva detto?

Lei aveva aspettato tanto quel giorno, quando finalmente “lui” sarebbe tornato in Giappone.

Certo, era una cosa momentanea, sarebbe di sicuro stato richiamato in Germania, ma almeno avrebbe potuto vederlo per qualche mese…

Misaki guardò il viso della sua amica diventare improvvisamente triste e si sentì in colpa.

Pensava che lei lo sapesse, pensava che qualcuno l’aveva avvisata del “suo” ritorno, ma data la reazione non era così…

Nessuno le aveva detto niente…

-Scusami Miki-chan…pensavo te l’avessero detto del suo ritorno…-

Miki lo guardò, e capì che si sentiva in colpa.

-Non ti preoccupare, e poi perché avreste dovuto dirmelo? D’altronde è un vostro compagno di squadra no? Dai andiamo!-

La risatina fasulla non nascose la sua espressione, che non voleva abbandonare il suo volto.

-Miki-chan…non hai bisogno di fingere con me…lo so che sei innamorata di lui…e stai certa che anche…-

Miki lo fece stare zitto mettendogli un dito sulla bocca.

Questa volta la sua risata era vera.

Era una risata che voleva scacciare via il dolore…

E stranamente era riuscita nel suo intento.

-Penso che non sei il solo ad essertene accorto Misaki- fece un’altra linguaccia e proseguì –Comunque…non giocherò con voi…mi sentirei un’incapace a giocare con i ragazzi della nazionale…e poi…non sarei mai in grado di eguagliarlo…il super great goal keeper…Wakabayashi Genzo!-

Percorsero il corridoio in silenzio, finché non arrivarono nel cortile, situato nel retro della scuola.

Miki salutò Misaki e si diresse verso il professore Kishimoto per chiedere se c’era ancora qualche posto libero per la squadra di pallavolo; d’altronde quello sport non le dispiaceva per niente.

Dopo aver avuto una risposta positiva si rilassò sulla panchina di fianco al campo.

Non fece in tempo a stare buona per un paio di minuti, che sentì una risata maligna provenire dalle sue spalle.

-Koishikawa, hai deciso di giocare? Secondo me faresti bene a startene li dove sei ora! Sai non vorrei farti troppo male! Ah ah ah!-

La ragazza che aveva appena parlato si chiamava Suzu Fuda; era alta, slanciata con dei capelli lunghi biondi, che erano leggermente mossi e ad ogni movimento che lei faceva, si gonfiavano sempre di più, riflettendo la luce del sole.

Fuda diede le spalle a Miki e prese a parlare con una sua compagna di classe: Aneko Miyuki.

La sezione di Miki, la A, non aveva mai vinto nei due anni passati, ma questa volta era diverso, aveva visto tutti allenarsi seriamente e sapeva che non potevano perdere.

La favorita, come ogni anno, era la sezione B, la sezione di cui faceva parte Fuda.

Le sezioni nell’istituto erano in tutto quattro e nessuna voleva farsi sfuggire la coppa.

Guardò l’orologio, segnava le 9.00, mancava ancora mezz’ora prima che la partita di calcio sarebbe iniziata, così decise di rilassarsi ancora un po’ sulla panchina.

Però, rilassarsi significava anche affrontare se stessa, i suoi sentimenti e i suoi pensieri.

L’unica cosa che in quel momento le passava in testa era il ritorno di Wakabayashi.

Non riusciva a spiegarsi il perché le amiche non le avessero detto niente, certo, non era una delle manager, né tanto meno la fidanzata di uno dei ragazzi, però… pensava che ormai faceva parte del loro gruppo…

Li conosceva da quasi tre anni ormai…ma nessuno le aveva detto niente…

Forse la colpa era anche sua…

Ogni volta lei e Wakabayashi non facevano altro che litigare e punzecchiarsi, suscitando le risa degli altri ragazzi della nazionale giovanile.

Forse era proprio per quello che le ragazze non le avevano detto nulla.

I suoi pensieri furono interrotti da due mani che si poggiarono sui suoi occhi marroni, e da una voce femminile provenire dalle sue spalle.

-Indovina chi sono?-

-Sanae-chan?-

-Brava! Indovinato come sempre del resto!-

La ragazza coi capelli corti neri si sedette di fianco a Miki e la guardò in faccia.

-Miki-chan, tutto bene?-

Ci fu un attimo di silenzio e poi la ragazza rispose con un tono di voce calmo e tranquillo, che non sembrava per niente vero.

-Perché non mi avete detto che sarebbe tornato sta sera?-

Sanae capì al volo chi fosse il soggetto di quella domanda e un po’ spiazzata rispose.

-Pensavamo che non te ne sarebbe importato molto, d’altronde non fate altro che litigare, così non ti abbiamo chiesto neanche se volevi venire all’aeroporto, per non disturbarti-

Silenzio…

Si sentivano solo le voci degli altri ragazzi della scuola che si stavano preparando per i tornei e il rumore di quella leggera brezza estiva.

Le due ragazze guardarono nel vuoto, con i capelli scompigliati dal vento, senza sapere cosa dire.

Il viso di Miki tornò triste per la seconda volta in quella giornata, non le capitava mai di farsi vedere così dagli amici, non voleva…

Voleva far credere che lei era una ragazza forte, che aveva sempre il sorriso sulle labbra, ma quel giorno i suoi sentimenti erano più forti della sua volontà…

-Miki-chan…ma perché te la sei presa tanto a cuore?- chiese Sanae accorgendosi dell’espressione dell’amica.

Non sapeva cosa rispondere…

Il suo orgoglio era troppo forte…

Non avrebbe mai ammesso che “lui” le piaceva così tanto, che era innamorata di quel ragazzo così scontroso con chiunque provasse a parlargli.

Già averlo ammesso con Misaki fu una cosa alquanto dura per lei…

Ma anche i suoi sentimenti erano forti…

Dentro di lei continuavano a lottare orgoglio e sentimento, una guerra che non sarebbe stata facile.

Sapeva che Sanae voleva una risposta e così si decise a dargliela, tanto ormai non serviva più nascondersi.

-Perché…-

Non ce la faceva…

Voleva parlare, ma non riusciva a trovare le parole…

Prese coraggio e continuò.

-Perché…lui mi piace…più di quanto tu e Yayoi possiate immaginare…-

Non la guardò in faccia, sapeva che sarebbe scoppiata a ridere da un momento all’altro, ma non fu così.

Sanae prese la mano di Miki e la strinse fra la sue.

-Perché non ce l’hai detto prima? Sai che con noi puoi parlare apertamente- gli occhi erano pieni di dolcezza, una dolcezza quasi materna.

-Sono troppo orgogliosa e pensavo non mi aveste creduto-

Parlò tutto d’un fiato e scoppiò a ridere.

Era strano aver ammesso che un ragazzo le piaceva, soprattutto aver ammesso che il ragazzo con cui litigava sempre le piaceva.

Però, non appena anche Sanae scoppiò a ridere, si sentì meglio, molto meglio.

Sanae si alzò e le tese una mano per aiutarla ad alzarsi dalla panchina.

-Dai Miki-chan andiamo a vedere come se la cavano i ragazzi, anche se si sa l’esito dell’incontro-

La ragazza afferrò la mano dell’amica, si tirò su e corse insieme a lei verso il campo da calcio.

 

Ormai la partita stava giungendo al termine e il tabellone segnava 19 a 2 per la sezione A, d’altronde il risultato era scontato, una squadra formatasi al momento non poteva certo pensare di poter competere con la nazionale giovanile giapponese.

I ragazzi della sezione B avevano persino smesso di rincorrere il pallone, si erano concentrati tutti in difesa per non far aumentare quel risultato così penoso.

Misaki ricevette l’ottimo passaggio di Hiyuga e dopo un perfetto dribbling passò la palla al capitano.

Tsubasa corse come se avesse le ali ai piedi e non appena si trovò a qualche metro dell’area di rigore caricò la gamba e calciò.

-GOAL!!!- Sanae si agitava dalla panchina delle manager come un’ossessa.

Nel frattempo il fischio dell’arbitro decretò la fine dell’incontro, e i ragazzi si diressero verso gli spogliatoi per farsi una doccia calda e per poi seguire i tornei che rimanevano durante la mattinata.

-Beh, il risultato era scontato Sanae-chan- questa volta a parlare fu Yayoi, una ragazza magra con dei lunghi capelli rossi, leggermente mossi alla fine.

-Scusami Yayoi-chan mi diresti l’ora? Ho dimenticato l’orologio nello spogliatoio…- Miki distolse lo sguardo dal tabellone del punteggio, dove a caratteri cubitali regnava il risultato, e aspettò la risposta dalla sua amica.

-Mancano due minuti alle 2- disse la ragazza guardando il suo orologio rosa da polso.

-Ok, le 2…COSA?!? LE 2?!? MA STA PER INIZIARE IL TORNEO DI PALLAVOLO!!! CI VEDIAMO DOPO!!!- la ragazza prese a correre con tutta l’energia che aveva in corpo e raggiunse il campo esterno di pallavolo.

Le ragazze erano tutte schierate in campo, tranne per la sezione A, infatti, mancava una giocatrice nella zona 2.

Miki si scusò con il professore per il ritardo, ignorando le battute della sezione B, e prese posizione, aspettando l’inizio di quella partita.

La palla spettava alla sezione B e non appena il professore fischiò una ragazza dai capelli neri a baschetto batté la palla con tutta la sua forza.

Una ragazza del secondo anno della prima sezione si lanciò per ricevere quella battuta e la passò all’alzatrice, una ragazza piuttosto di bassa statura ma molto in gamba nel suo ruolo che con ottima precisione alzò la palla a Miki.

Saltò non appena la palla arrivò nel punto più alto e si trovò faccia a faccia con Fuda che tentava di fare muro.

Miki caricò la mano destra leggermente dietro la spalla e schiacciò, sorpassando quel muro.

Non vide se la palla entrò nel campo avversario o se uscì.

Guardò il gesto che fece il professore: punto per la sezione A!

La partita continuò e man mano che il tempo passava arrivava sempre più gente ad assistere a quella partita.

Miki si stupì dei numerosi spettatori, più numerosi di quelli della partita di calcio, e si domandò il motivo.

Girò per un attimo la testa, per vedere il cartellone dei punteggi delle sezioni e notò che la A e la B erano in perfetto pareggio e che questa partita di pallavolo avrebbe decretato la sezione vincitrice.

Entrambe le squadre avevano vinto un set ciascuno e in quest’ultimo nessuna voleva cedere.

Erano arrivate a 14 per la sezione B e 13 per la sezione A.

-MATCH POINT PER LA SEZIONE B!- il professore urlò dall’alto della rete e fischiò.

Miki si buttò in ricezione di quella battuta e dopo una splendida alzata una sua compagna di classe decretò il cambio palla a loro favore.

Questa ragazza andò in zona uno e con una splendida battuta segnò un punto.

-14 PARI, SI VA PER I 16!-

Altro fischio e altra battuta per la sezione A.

Questa volta però Fuda non si fece trovare impreparata, ricevette alla grande e dopo aversi fatto alzare la palla schiacciò.

-CAMBIO PALLA!-

Toccò a Fuda la battuta e ne fece una ad effetto quasi impossibile da prendere.

A Miki venne in mente Wakabayashi quando parava, che non pensava a nulla, solo alla palla e all’avversario, e così fece lei, si concentrò.

Si tuffò a filo della rete e con suo grande stupore riuscì a ricevere quella battuta e a dare la possibilità a una kowai di prima di segnare.

-CAMBIO PALLA PER LA SEZIONE A!-

Battuta e per un malinteso tra le avversarie la sezione A segnò il suo quindicesimo punto.

-MATCH POINT!-

Un’altra battuta.

Questa volta a ricevere e a schiacciare fu Miyuki, ma non andò a segno perché una ragazza di seconda ricevette splendidamente.

Toccò ancora una volta a Miki schiacciare.

Era tutto nelle sue mani…

Quella schiacciata avrebbe decretato la vincitrice…

Prese la rincorsa e vide Miyuki che si preparava a saltare per murarla.

Miki saltò in contemporanea di Miyuki e schiacciò.

Lo fece così forte che sentì un dolore tremendo alla mano destra.

La palla superò tranquillamente il muro e colpì in faccia Fuda, la quale cadde rovinosamente a terra per la botta ricevuta.

-16 A 14 PER LA SEZIONE A! COMPLIMENTI RAGAZZE!!!-

Le sei ragazze si abbracciarono per la gioia di aver vinto la partita e il torneo dei giochi con la palla.

 

-Miki-chan sei un disastro lo sai? Va bene che hai fatto vincere la coppa alla nostra sezione, ma potevi stare un po’ più attenta…-

Il dolore provato durante l’ultima schiacciata non era stato creato dalla sua immaginazione, era la realtà.

Aveva colpito così forse la palle che aveva beccato lo stoppino di striscio e si era procurata un taglio piuttosto grande sul palmo della mano destra.

-Beh dai, almeno non scriverò per un paio di giorni! Eh eh!- rise e fece una linguaccia in direzione di Sanae.

-Miki-chan, solo tu riesci a tagliarti così tanto schiacciando una palla!- Ishizaki la prese in giro divertendosi un mondo, d’altronde era una delle sue specialità far ridere gli altri e se stesso.

I ragazzi della nazionale erano in infermeria aspettando che Sanae finisse di bendare la mano di Miki per poi andare all’aeroporto a prendere il loro portiere titolare.

-Si Ishizaki, e tu riesci a fermare la palla con la faccia!!!-

A questa battuta di Miki, il ragazzo mise il muso e tutti quanti scoppiarono a ridere.

Non era certo colpa di Ishizaki se ogni volta che giocava una partita, tornava a casa con un cerotto sul naso.

Bisognava ammettere che era un ottimo difensore, degno della nazionale.

-Bene, ho finito! Dai andiamo se no arriviamo in ritardo per prendere il Super Great Goal Keeper!-

Sanae si alzò e rimise in ordine il materiale usato per medicare l’amica, non aveva ancora capito come avesse fatto a tagliarsi così profondamente.

Sperava soltanto che i punti-cerotto avrebbero retto fino alla guarigione di quella ferita.

Non appena finito uscì con gli altri dall’infermeria e schiacciò l’interruttore per spegnere la luce.

Attraversarono i corridoi della scuola e uscirono dal cancello principale.

Il sole, ormai dietro il monte Fuji, colorava di un arancione intenso il cielo di quel pomeriggio d’estate.

I ragazzi, ridendo e scherzando raggiunsero la fermata dell’autobus che li avrebbe portati all’aeroporto.

Dopo qualche minuto lo videro arrivare dal fondo della strada, e il suo colore blu era nascosto dai colori del tramonto.

I ragazzi salirono e si sedettero, riempiendo il pullman, e aspettarono di arrivare all’aeroporto.

Tsubasa parlava con Misugi, Misaki e Hiyuga delle loro prossime partite, Ishizaki prendeva in giro Sanae facendo ridere tutti quanti, solo Miki era rimasta in disparte a osservare il paesaggio che scorreva sotto i suoi occhi.

Le varie case che costeggiavano l’autostrada erano ormai perse nell’oscurità della sera illuminate dalle prime stelle e dalla luna.

Le luci si confondevano e tracciavano linee contorte e intrecciate fra di loro, uno spettacolo magnifico.

Miki stava guardando ancora fuori dalla finestra quando l’autobus si fermò davanti all’entrata dell’aeroporto.

Uno ad uno i ragazzi scesero dal mezzo ed attraversarono le porte scorrevoli, dirigendosi all’uscita dei voli di linea provenienti dall’estero.

Miki guardò il grande orologio alla sua destra: le 20.50, ancora dieci minuti e lui sarebbe arrivato.

Il tempo sembrava non passare più…

La ragazza era nervosissima, il suo cuore aveva iniziato a battere velocemente e provava un senso di nausea.

Si allontanò con la mente dalle persone che le passavano accanto e dai suoi amici.

Una miriade di domande le affollarono la testa, tutte riguardanti Wakabayashi.

Misaki si accorse dello sguardo perso nel vuoto dell’amica e si preoccupò.

Non l’aveva mai vista così tesa e nervosa, e per quale motivo poi? Un ragazzo con il quale litigava tutte le volte che ci parlava.

Misaki sapeva benissimo quanto lei amasse il loro portiere, se n’era accorto anche prima che lei glielo confessasse quella mattina, ma sapeva anche quanto la sua amica fosse orgogliosa e che non avrebbe mai ammesso ciò che provava.

I pensieri di Misaki e di Miki furono interrotti da una voce femminile dell’auto parlante.

-Volo AZ1789 proveniente da Berlino-

Non appena la voce smise di parlare le porte davanti ai ragazzi si aprirono, lasciando passare un’infinità di persone, sia straniere che giapponesi.

Dopo qualche attimo una figura maschile alta e robusta attraversò le porte scorrevoli dell’uscita del suo volo.

Un ragazzo sui 18 anni, moro che portava un cappellino bordeaux con una scritta bianca sulla visiera per nascondere i suoi capelli ribelli.

I jeans neri e la camicia verde gli esaltavano i muscoli dovuti a numerosi e stancanti allenamenti.

Non appena si avvicinò al gruppetto di ragazzi si fermò e sorrise.

-Guten Abend-

Una voce bassa, ma sensuale uscì dalla sua bocca.

I ragazzi lo guardarono sorpresi per qualche istante, per poi scoppiare in urla e abbracci.

-Wakabayashi!!! Come stai? Finalmente sei tornato dalla Germania!!! Dai racconta! Schneider come sta? Gli allenamenti come sono andati? Sei riuscito ad entrare nel gioco professionistico?-

I ragazzi lo bombardarono di domande e intanto che lui cercò di rispondere a tute quante, si avviarono verso la fermata dell’autobus per tornare a casa.

-Sei riuscito a fidanzarti finalmente con qualcuna o no? Potevi portarmi una bella ragazza tedesca!-

Ishizaki non sapeva nemmeno quello che stava dicendo, ma la domanda incuriosì tutti quanti.

-Beh…in effetti una ragazza c’è stata, ma…-

Miki ebbe un tuffo al cuore.

Tristezza e angoscia l’assalirono.

Wakabayashi aveva la ragazza…

Il ragazzo che tanto le piaceva era occupato e purtroppo per lei questo significava rinunciare definitivamente a lui.

-Ma…?!? Dai continua! Racconta tutto allo zio Ishizaki!-

Wakabayashi guardò in alto, ammirò il cielo stellato e finì la sua frase.

-Ma non era una storia seria, siamo usciti solo un paio di volte assieme a Schneider e alla sua ragazza per prendere una birra, tutto qui-

I ragazzi della nazionale sembrarono delusi, tranne Miki la quale fu contenta di sentire quella risposta.

Forse c’era ancora speranza di piacere a un tipo come lui.

Il pullman arrivò e aspettò che i ragazzi salirono per poi ripartire alla volta di Fujisawa.

Miki questa volta non fece il viaggio guardando fuori dal finestrino, bensì osservando il ragazzo seduto tre file davanti a lei.

Quando l’autobus fermò alla fermata dei ragazzi erano le dieci e mezza passate così si divisero a gruppetti per tornare a casa.

Uno era formato da Miki, Misaki e Wakabayashi poiché abitavano tutti e tre vicini.

-Caspita! Mi ero dimenticato che devo passare al market qui vicino per prendere una cosa a mio padre!-

-Ti accompagniamo noi Misaki-

-Non preoccuparti Miki-chan, voi andate a casa, vado da solo ciao!- prima di sparire nella via li vicino, Misaki fece un occhiolino a Miki e si mise a correre.

-Che fretta! Ah ah-

-Già…-

La ragazza lo fissò; quando rideva era stupendo…

Le guance di Miki si colorarono di un rosa e le riscaldarono il viso.

Era contenta di essere li sola con lui, anche perché da quando era arrivato all’aeroporto non si erano ancora rivolti la parola.

Una cosa era certa: il giorno dopo avrebbe ringraziato di cuore Misaki.

-Allora come va? Oggi se non sbaglio avete avuto i giochi con la palla, chi ha vinto?-

-Naturalmente noi! Che domande!!!-

Il rossore iniziò pian piano a sparire insieme all’imbarazzo.

Parlava come al solito, come se non fossero passati 8 mesi dall’ultima volta che aveva chiacchierato con lui.

Wakabayashi abbassò un attimo lo sguardo e notò la mano fasciata della ragazza.

-Che cosa hai fatto?-

Il volto della ragazza assunse un’espressione enigmatica e poi capì a cosa si riferisse.

-Ah niente, durante la schiacciata della vittoria- sottolineò queste parole per darsi delle arie –ho beccato lo stoppino di striscio e mi sono fatta un piccolo taglio-

-Se è piccolo perché tutte quelle bende? E poi tu avresti segnato il punto della vittoria?!? Non ci credo neanche se me lo raccontano gli altri!-

-Bah pensa quello che vuoi, ma intanto io qualche punto riesco a segnarlo, tu nemmeno quello!-

-Si, ma io sono il portiere!!! Mi dici come faccio a segnare qualche punto?!?-

-Tutte scuse! Se tu volessi, potresti uscire dall’area di rigore e andare verso la porta avversaria. Sbaglio o hai già provato a fare una cosa del genere durante il campionato delle elementari con la Nankatsu?-

Ecco, erano alle solite, non potevano stare dieci minuti senza litigare.

Però si divertivano, era questo che li legava l’uno all’altra, anche se loro non se ne accorgevano minimamente.

Litigando, ridendo e scherzando arrivarono davanti casa della ragazza e si fermarono.

-Va beh, presuntuoso di un portiere, sono arrivata-

La ragazza infilò la chiave nella serratura del cancello e lo aprì.

Lo spinse con una mano e ed entrò nel vialetto chiudendosi il cancello alle spalle, per poi rigirarsi verso il ragazzo.

-Ci vediamo allora-

-Domani non vieni a vedere gli allenamenti? Ti faccio vedere che anche io sono in grado di segnare un goal!-

-No, mi dispiace, ho promesso a Wakashimazu che sarei andata ad allenarmi a casa sua-

Wakabayashi assunse un’espressione delusa che nascose però sotto la visiera del suo cappellino.

-Ancora con il karatè? Ma non avevi smesso? E sarete voi due soli domani?!?-

-Quante domande! Calmati! Comunque si, ho ricominciato e domani saremo da soli. Cosa pensi che facciamo?!? Dobbiamo allenarci! O per caso sei geloso?!?-

Un attimo di silenzio.

Miki sentì il suo cuore battere forte ed arrivarle in gola per l’ansia di quella risposta.

Sperava con tutta se stessa che il ragazzo dicesse di essere geloso di lei, ma era soltanto un sogno…un bellissimo sogno…

Ancora qualche istante e poi il ragazzo si decise a rispondere.

-E se così fosse? Buona notte maschiaccio-

Detto ciò Wakabayashi si girò e si incamminò verso casa sua, lasciando Miki imbambolata davanti al cancello nero di casa Koishikawa.

Il vento scompigliò i capelli della ragazza, la quale con la testa tra le nuvole entrò in casa.

Si tolse le scarpe, posò le chiavi sul mobiletto del telefono e salì le scale.

Prima di andare in camera, Miki si diresse in bagno per riempire la vasca; girò il rubinetto dell’acqua calda e dopo aver aspettato qualche istante sfiorò il getto d’acqua per sentirne la temperatura.

Si mise ad osservare la vasca riempirsi piano e tornò nella sua camera per prendere il pigiama dal secondo cassetto del suo armadio a muro.

Riandò in bagno, si tolse i vestiti e si sedette sull’orlo della vasca aspettando che questa finisse di riempirsi.

Quando l’acqua raggiunse il livello desiderato dalla ragazza, Miki si diede una sciacquata sotto la doccia per infilarsi infine nell’acqua bollente della vasca.

Si rilassò.

I suoi capelli galleggiavano nell’acqua e il vapore le faceva bagnare ancora di più la fronte.

Si sdraiò completamente appoggiano la testa al bordo e rimase immobile ascoltando i più piccoli rumori.

Silenzio…

L’unica cose che si sentiva era il gocciolio dell’acqua e il suo cuore che batteva a mille per l’accaduto di qualche momento prima.

Il ragazzo che le piaceva non aveva ammesso di essere geloso di lei, ma non l’aveva nemmeno negato.

Questo la faceva sentire felice ed imbarazzata.

Il suo viso si colorì di un lieve rossore.

Una goccia leggermente più grossa delle altre fece un rumore sordo che riportò Miki alla realtà.

Ancora silenzio…

Quel silenzio le fece venire in mente che la madre non era ancora rincasata e con questo anche degli spiacevoli ricordi.

Ricordi che avrebbe voluto dimenticare…

Momenti che avrebbe voluto non aver mai vissuto…

Ricordi…

Mille immagini le passarono per la mente, mille pensieri, mille sensazioni, mille sofferenze…

Una lacrima…calda lacrima le solcò il viso e si mischiò con il resto dell’acqua ormai diventata tiepida.

La ragazza si alzò lentamente, prese l’asciugamano e ci si arrotolò dentro.

Non appena ebbe finito di asciugarsi, si mise il pigiama e si sdraiò sul suo letto aspettando che quei ricordi l’abbandonassero momentaneamente e le permettessero di addormentarsi.

 

Un ragazzo era steso sul suo letto in una stanza buia, illuminata solamente dalla luce della luna che filtrava dalla finestra alla destra del letto.

Teneva un braccio piegato sui suoi occhi chiusi e ripensava a qualche momento prima…

-O per caso sei geloso?!?-

-E se così fosse?-

Perché lei gli aveva fatto quella domanda?

E perché lui aveva risposto in quel modo?

Domande…

Domande che necessitavano risposte, ma non erano facili da trovare.

Il ragazzo si girò su un fianco e rimase a fissare quella stanza buia, mentre molti pensieri gli assillavano la mente.

Lui geloso?

Non poteva essere! Era impossibile!

Quando mai era stato geloso di una persona? Nemmeno una volta.

Però…

Quel nuovo sentimento che gli cresceva dentro, che gli riscaldava il cuore e allo stesso tempo lo rendeva triste era in un certo senso bello…

Non sapeva spiegarlo nemmeno lui…

Ma da quanto tempo si sentiva così?

Di certo non da quella sera…

Ora forse capiva perché la storia con quella ragazza tedesca non era andata in porto, lui era già innamorato del maschiaccio con cui litigava ogni giorno e ogni momento.

Ma lui non poteva innamorarsi!

Lui, il Super Great Goal keeper che provava questi sentimenti per un maschiaccio? Non era ammissibile!

Però…quel maschiaccio…era sempre presente nei suoi pensieri…e anche se litigavano sempre, lei c’era quando lui aveva qualche problema…

Quel suo sorriso capace di riscaldare il cuore di tutti quanti…quel suo modo di fare così deciso…

Ormai lui non pensava ad altro…

Lei era riuscita a sciogliere pian piano il suo cuore di ghiaccio e a dare un senso alla sua vita.

Era strano pensare che oltre al pallone nel suo cuore, ora c’era spazio per un altro sentimento: l’amore.

L’immagine della ragazza si fece viva nella sua testa e lui, come se non volesse lasciarla andare via, chiuse gli occhi e aspettò di addormentarsi, cullato da quella stupenda immagine.

 

 

 

  
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