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Autore: Ari_92    26/08/2014    7 recensioni
Blaine e Kurt; un aspirante scrittore che ha perso l’ispirazione e un futuro studente della NYADA con un sorriso abbastanza convincente da mascherare i brutti ricordi. Le loro strade si incrociano per caso e finiscono per intrecciarsi a mezz’aria in un equilibrio precario. È una caduta a farli incontrare; sono le pagine di un quaderno a raccontarli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Santana Lopez, Wesley Montgomery | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sooorpresa! So che il nuovo capitolo sarebbe dovuto arrivare domani, ma l’accoglienza che avete dato a questa storia è stata così calorosa che ho voluto ripagarvi almeno in parte con questo piccolo fuori programma. Davvero ragazzi, mi avete lasciata senza parole: grazie per tutte le letture e grazie a chiunque abbia aggiunto questa FF alle seguite e addirittura alle preferite (!!!). Come al solito riuscite sempre a fare zig quando penso che zaggerete *occhi sberluccicanti e commossi che vi fissano*
Prima di lasciarvi al capitolo, ci sono ancora due cose che devo dire. Innanzitutto ringrazio con tutto il cuore thkgleeclub, Anna_Vik, Rorori, saechan, Khaleesi21, CandyKlaine, Ginny_Sara, Chuzzah, Sslaura e Locked, che hanno recensito lo scorso capitolo. Neanche a dirlo sono sempre felicissima di leggere i vostri commenti; un ringraziamento particolare va anche a DSAcc, le cui parole sono sempre fonte di ispirazione per me.
La seconda cosa è una pura nota tecnica: da questo capitolo in poi capiterà che appaiano degli sms selvatici. Per facilitare la lettura la mia adorabile beta nonché moglie mi ha consigliato di differenziare i caratteri tra i messaggi di Kurt e quelli di Blaine: Kurt è in corsivo ;)
Ora sparisco davvero. Buona lettura: ci risentiamo in fondo per qualche ulteriore nota.
 
 
 
 

 
 
 
 
Capitolo II
 
 
«Kurt, seriamente, levati dalle mie tette.» Kurt non fa neanche in tempo a realizzare quanto gli è appena stato detto che la sua faccia si trova già appiccicata al tappetino sotto al cruscotto. La prima cosa che vede appena sveglio è un mozzicone di sigaretta spenta – appunto – sul tappetino sotto al cruscotto.
«Capisco la tua paura che esplodano da un momento all’altro, ma non c’è bisogno di reagire così.» Santana sta zitta un momento, poi sbuffa.
«Solo tu sei capace di dire queste stronzate di prima mattina.» E in effetti sì, Kurt ne va abbastanza fiero: quando tutto il mondo è indisposto dal fatto che è mattino presto e la macchina del caffè è rotta lui riesce sempre a ridersela, per un motivo o per l’altro. Lentamente si solleva dalla sua scomoda posizione e scopre alcune cose, ad esempio che sono le undici e mezza e quindi non si può più propriamente parlare di mattino presto. Poi vede Santana malamente rannicchiata sui sedili didietro con delle tracce di rossetto sul collo e sulle spalle. Sorride.
«Ieri ti sei trovata qualcuna, allora.»
«Sta’ zitto. Ti ho detto che è stata l’ultima volta.»
«È sempre l’ultima volta a starti a sentire- »
«Stai. Zitto.» Kurt sta zitto. Ha provato in tutti i modi a dire a Santana che se preferisce le donne non c’è niente di male, ma per lei ogni volta è l’ultima volta.
 
«Dove siamo?» Chiede Santana. Kurt guarda fuori dal finestrino aperto.
«In mezzo al nulla, probabilmente poco distanti dalla casa della festa di ieri.» Santana mugugna qualcosa e torna a rannicchiarsi.
Dormire in macchina dopo una festa è una cosa che fanno spesso, ma è una cosa che fanno solo loro due. Per esempio non lo farebbe mai con Rachel; Rachel non sa nemmeno di queste stupide feste.
Si stropiccia gli occhi con il dorso di una mano e per poco non rischia di avere un infarto quando si accorge che la sua pelle è coperta di sangue secco. Panico panico panico. Si appoggia una mano sul petto in automatico e poi si sente un coglione per averlo fatto perché sì, certo: Aaron. Aaron-non-davvero-Aaron, l’aspirante scrittore che aveva dato quella culata in piscina.
 
Kurt sorride, perché non ricorda di aver mai incontrato un ragazzo più strano di lui, ed è quasi sicuro che non fosse solo per via della sbornia. Aaron gli era piaciuto tanto e non per gli occhialetti adorabili o perché era carino, ma perché era atipico. Okay, forse anche perché era carino e perché aveva degli occhialetti adorabili, ma soprattutto per la sua stranezza, per il fatto che non apparteneva minimamente al posto in cui era, e in questo Kurt si riconosce. Si è sempre sentito come l’unico essere umano in un mondo di automi, o l’unico automa in un mondo di essere umani, non lo ha ancora deciso. Comunque, Aaron si era meritato che Kurt gli prendesse il cellulare dalle tasche e scrivesse un messaggio a Wes e a Cooper – gli unici due in rubrica a non essere classificati come mamma e papà – con qualcosa come: “Sono svenuto in una piscina vuota, vieni a salvarmi.” E no, non gli aveva rubato il cellulare. Era stato un gesto del tutto altruista e disinteressato. Inoltre, se glielo avesse rubato, non avrebbe avuto senso lasciargli il suo numero per farsi richiamare. Sta per riappisolarsi contro al finestrino quando riceve un sms, il cui trillo acuto fa vomitare a Santana una serie di parolacce nella sua lingua madre.
 
11:44
Le rose sono rosse,
Le viole sono blu,
Nessuno tira culate in piscina
Come sai fare tu.
 
Questa è una poesia. Io non scrivo poesie.

 
 
*
 
 
A Wes non è bastato insultarlo per telefono. Ha evidentemente ritenuto che la situazione fosse abbastanza grave da presentarsi a casa sua e urlargli contro di persona – i genitori di Blaine non erano in casa, non che comunque gliene sarebbe importato più di tanto.
«Ti avevo detto di aspettarmi lì un minuto, Blaine, un cavolo di minuto con un cavolo di drink in mano, e ti ritrovo due ore dopo sanguinante in una piscina vuota! Si può sapere quale cavolo è il tuo problema?»
«Ho solo bevut- »
«Ti ho cercato tutta la sera. Tutta. La. Sera. Morivi a mandarmi un messaggio? Ma no, molto meglio farsi trascinare a casa quasi cadavere dopo avermi spaventato a morte.»
«Non scapperò più, lo giuro.»
«Ero a un pelo dal farmela letteralmente addosso!»
«Ti avrei pagato delle mutande nuove.»
 
Il vaffanculo che seguì era di quel genere di vaffanculo bonari e amichevoli che Wes dice quando lo considera perdonato. E quel ragazzo ha davvero un posto prenotato in paradiso perché non solo lo sopporta, ma si sforza anche di riportarlo alla civiltà di tanto in tanto. Blaine odia quando ci prova, ma deve premiare la sua costanza.
Quando il suo cellulare vibra la prima volta, Blaine è sotto la doccia a cercare di togliersi di dosso l’appiccicume e di capire quanto sono effettivamente gravi le ferite sulla mano e sul ginocchio. Appena lo sente agitarsi sul lavandino chiude l’acqua ed esce così, grondante e con lo shampoo in testa e ovviamente nudo nel bel mezzo del suo bagno.
 
11:58
È davvero questo il primo messaggio che volevi mandarmi, finto Aaron? Sinceramente mi aspettavo di meglio da uno scrittore.

 
Kurt gli ha risposto. Non osa alzare lo sguardo per vedere la sua immagine nuda e sorridente che esulta per un sms: vuole vivere nell’illusione di avere ancora un pizzico di dignità. Sta per scrivere ma viene preceduto.
 
11:59
E comunque: le rose sono rosse, le viole sono blu, nessuno tira culate in piscina, come sai fare tu. Adesso è in prosa, felice?
 
11:59
Blaine.
 
12:00
?
 
12:00
È il mio vero nome, Non-Colin.
 
12:01
Blaine. B l a i n e. Blaaaine. Enialb.
 
12:01
Stai bene?
 
12:02
Sì, è solo che è un nome molto strano e molto azzeccato al proprietario. Hai proprio la faccia da Blaine, Blaine.
 
12:03
Tu invece non sei tanto Kurt. Un Kurt te lo immagini più serio, più autoritario.
 
12:05
Posso essere autoritario molto più di quanto immagini, B l a i n e.
 
12:08
Perché non rispondi più? La mia autorità ti ha intimorito?
 

Blaine si è appena sciacquato via lo shampoo dalla testa quando il telefono si mette a squillare. Aveva finito per decidersi che tutto considerato starsene in piedi ad allagare il bagno per rispondere agli sms di Kurt fosse moralmente degradante, così aveva pensato di sciacquarsi i capelli prima di continuare quella conversazione.
Ma ora il telefono sta suonando e lui non ha più lo shampoo in testa ed è una combinazione di cose più che sufficiente a farlo uscire di nuovo dalla doccia e rispondere.
 
«Pronto?»
«Buongiorno, Blaine. Sei tutto intero?»
Blaine lo realizza tutto in una volta, con qualcosa che è a metà tra una rivelazione mistica e un’epifania alla James Joyce: si sta facendo un nuovo amico. Lui, Blaine-come-ti-fa-sentire-pranzare-sempre-per-conto-tuo-Anderson. Questo può voler dire che a) Kurt è fuori di testa o che b) forse perfino lui riesce a dire qualcosa di interessante quando è ubriaco.
«Uhm... Sì. Più o meno. Grazie per aver mandato quel messaggio a Wes ieri sera.»
«Hai poi continuato la cosa che stavi scrivendo?» Blaine è un tantino disorientato. Un po’ perché Kurt sembra poter parlare di mille cose alla volta e molto in fretta, un po’ perché non è abituato a queste cose.
«No, non ancora. Ma credo che dopo continuerò se la mia ispirazione non farà schifo come al solito- »
«Hai detto una cosa interessante ieri sera.» Di nuovo. Blaine deve sforzarsi per stargli dietro.
«Che cosa?»
«Che ultimamente scrivi da schifo. Eppure ieri sembravi ispirato.»
«Oh.»
«Dovremmo parlarne.»
«Di cosa?»
«Di questo. Magari davanti a un caffè.»
 
Era un sabato mattina come tutti gli altri, fino a quando quel ragazzo abbastanza forte da sfidare il cielo aveva chiamato proprio me, tra tutti quanti. C’era qualcosa nella sua voce e nel suo modo di fare che mi lasciava totalmente spiazzato, che mi travolgeva e mi riempiva dell’illogica convinzione che era bastato conoscerlo, era bastato guardarlo mentre fissava le stelle per rendermi chiaro che qualcosa stava per cambiare.
 
«Blaine, sei ancora lì?»
È ancora lì? C’è e non c’è. Un po’ è in piedi nel suo bagno con un asciugamano addosso, un po’ è alla festa di ieri, perso negli attimi di contemplazione che avevano preceduto la sua rovinosa caduta in piscina.
«Più o meno.»
«Beh? Questo caffè?»
«Non- Non lo so. Insomma, non ti conosco neanche.»
«Kurt, diciannove anni, Lima, Ohio, diplomato al McKinley High, avrei potuto rubarti il telefono ma non l’ho fatto.»
«Ma- »
«Vivo con mio padre, la mia fedina penale è praticamente immacolata, mi piacciono moderatamente quelle feste a cui tu non vai mai, il mio colore preferito è il blu.»
«No, cioè, okay. Dico solo che ho bisogno di un po’ per assimilare tutte queste informazioni.» Segue un breve silenzio durante il quale Blaine un po’ si odia per non aver accettato e basta, e al diavolo la sua stupida testa che doveva sempre prendere il sopravvento. Non ci riesce a buttarsi e basta, non ci riesce proprio: altro motivo per cui si odia. Alla fine Kurt parla.
 
«Sei quel tipo di persona.»
«Ovvero?»
«Quella che assimila. Mi piaci, Blaine: sei praticamente il mio opposto.» E gli opposti si attraggono. ...Cervello stupido che pensa cose stupide.
«...»
«Senti, domani pomeriggio ci prendiamo un caffè- »
«Ma- »
«Shh. Ognuno a casa sua. Tu preparalo per le quattro e io ti chiamerò a quell’ora: effettivamente parleremo davanti a un caffè.»
«Senso letterale. Mi piace.»
«Anche a me.» Blaine si fa coraggio.
«Kurt?»
«Sì?»
«Perché, insomma... perché lo fai? Io sono quel tipo di persona e tu- beh, tu sei tu.»
«E chi sono io?» Kurt sembra sinceramente interessato a cosa ha da dire al riguardo, così Blaine ci pensa un attimo prima di rispondere.
«Sei quello che va alle feste, che è sempre allegro e che scrive poesie sui blocchetti dei quasi sconosciuti.» C’è una piccola pausa.
«La verità è che voglio sconvolgerti la vita, Blaine.» Lui trattiene il fiato.
«Ehi. Sto scherzando.» Riprende a respirare.
«Sì. Sì, ovvio. Uhm, io credo di dover andare.»
«Ad assimilare, sì. Ricordati del nostro caffè di domani alle quattro. Ciao, Blaine.» E riattacca.
Blaine inizia ad assimilare subito; la prima cosa che gli viene in mente è che Kurt non ha davvero risposto alla sua domanda, non proprio. E poi pensa al fatto che più che sconvolta direbbe che la sua vita è incominciata. Non fa del tutto in tempo ad assimilare quel pensiero perché il suo cellulare sta dando altri segni di vita. Non ne ha mai dati tanti tutti in una volta da quando lo ha comprato.
 
12:32
Blaine, senti: ho bisogno di sapere il tuo cognome o certe frasi perdono completamente il significato che voglio dargli. Sei uno scrittore, capiscimi: le parole sono importanti.
 
12:33
Anderson.
 
12:33
Ottimo.
 
12:35
La verità è che voglio sconvolgerti la vita, Blaine Anderson.
 
 
*
 
 
Kurt ha un totale di sette chiamate perse: una di suo padre e sei di Rachel Berry. Suo padre vuole solo sapere dov’è – non sa delle feste del venerdì sera, come non sa di quelle del sabato e così via; mentre Rachel probabilmente vuole solo urlargli addosso perché ha saltato il corso di recitazione. “Non puoi non venire, Kurt! Ti serve quell’attestato se vuoi entrare alla NYADA a dicembre!” Ha perso il conto di quante volte se l’è sentito dire, sicuramente abbastanza da far sì che nella sua testa quel pensiero si manifesti sempre sotto forma di voce di Rachel in un momento particolarmente melodrammatico.
Andrà a New York a dicembre, eccome se ci andrà, lo ha anche già detto a suo padre che si è addirittura impegnato ad imparare ad usare il computer solo per mettersi a cercare un appartamento che lui possa affittare. Tre mesi e se ne andrà per davvero, finalmente: deve solo trovare il modo per dare la notizia nel modo giusto a persone come Santana. O Tom. E dare il giusto addio a Lima, anche.
 
«Perché non hai risposto al telefono?» Kurt se lo sente chiedere ancora prima di riuscire a chiudersi dietro la porta di casa.
«Stavo guidando e non l’ho sentito. Ero con Santana.»
«Sei stato al corso di recitazione, vero?»
«Sì, sono appena tornato.» Dirgli la verità avrebbe avuto come unica conseguenza quella di farlo preoccupare inutilmente: avrebbe preso quell’attestato comunque e saltare una singola lezione lo non pregiudicava in nessun modo. Quindi sì, meno preoccupazione e ansia per tutti.
«Mangi adesso? Vuoi che ti faccia qualcosa?»
«Per carità, non farlo. Sappiamo entrambi cosa succede quando provi a cucinare, ci penso io più tardi.» Così Burt rimane in cucina a finire velocemente il suo pranzo – tra meno di un’ora deve tornare in officina – e Kurt si dirige a colpo sicuro in camera sua.
Si fa largo tra gli scatoloni vuoti – prima o poi dovrà decidersi ad iniziare a impacchettare le sue cose per New York – e raggiunge il suo portatile in cima al letto. La prima cosa che trova non appena entrato su internet è una mail della sua insegnante di recitazione che gli fa presente che non è andato all’ultima lezione. Kurt si chiede quale motivo l’abbia spinta ad avvisarlo che non c’era; insomma, sa che non c’era. Poi ci sono mille messaggi di Rachel a cui Kurt risponde con un “Scusa scusa scusa! Mio padre ha avuto bisogno di me in officina e non potevo dirgli di no.” Da Tom nessun messaggio, cosa che un po’ lo fa incavolare. Sceglierebbe il trattamento del silenzio se non sapesse che in tutta probabilità lui nemmeno se ne accorgerebbe, così scrive: “Sì sto bene, grazie. Tu? Già, è da lunedì che non ci vediamo. Sì, ti amo anch’io.”
 
Kurt guarda il messaggio che ha appena inviato per un bel po’, neanche si aspetti di vedere le lettere che iniziano a spostarsi di loro iniziativa. Dopo aver appurato che le lettere rimangono esattamente lì dove sono, Kurt si ingobbisce sul computer con fare cospiratorio e si mette a fare qualche ricerca su Blaine Anderson.
 
Passa un minuto, ne passano due. Alla fine del quinto potrebbe candidamente affermare che Blaine Anderson non esiste; nessuna traccia su Facebook, su Twitter o in qualsiasi altro posto. Neanche un blog inquietante e per nulla frequentato dove pubblica quello che scrive o parla del molto, molto, molto bel ragazzo – parole sue – che lo aveva tirato fuori da una piscina vuota. Deve ammettere che sperava in una cosa del genere fin dall’inizio. E invece di Blaine Anderson neanche l’ombra: un fantasma.
La cosa probabilmente dovrebbe preoccuparlo un tantino visto che magari gli ha rifilato un nome falso, e invece lo incuriosisce. Kurt è incuriosito dal fantasma di Blaine Anderson, con i suoi blocchetti nelle tasche e la sua ispirazione che riaffiora quando è brillo, e ci scommetterebbe tutte le culate in piscina del mondo che Blaine-Anderson-l’irrintracciabile è brillo assai di rado. In realtà, Kurt ha una vera e propria proposta da fargli e sente che domani di fronte al loro caffè sarà il momento migliore. È sicuro che Blaine gli chiederà il suo tempo per assimilare la cosa, ma va bene così.
A un certo punto decide che non può aspettare il giorno dopo per fargli almeno una prima, fondamentale domanda.
 
13:25
Perché non esisti, Blaine Anderson?
 
13:27
Se mi stai cercando su Facebook sappi che non ci sono.
 
13:28
Come faccio a sapere che non è una balla?

 
Cinque minuti dopo gli arriva un mms. È la carta d’identità dell’ex-fantasma Blaine Anderson.
 
 
*
 
 
Mona corse via dallo spavento: il fantasma la seguì in corridoio trascinandosi dietro le lunghe catene avvolte attorno alla sua figura
 
Dio mio, che orrore.
 
Mona corse via dallo
 
Il cellulare sta squillando. Al diavolo Mona, le catene e lo spavento.
Sono le quattro e quattordici – è dalle tre e cinquanta circa che Blaine fissa con insistenza l’orario in basso a destra sullo schermo del suo computer – e Kurt sta finalmente chiamando. La sua tazza di caffè sul comodino ormai è fredda e probabilmente farà schifo ma non gliene può importare di meno.
«Ciao.»
«Ho fatto diventare freddo il tuo caffè, Blaine Anderson. Mi dispiace.»
«Non fa niente.»
«A mia discolpa posso dire che ero nel bel mezzo di uno di quei litigi che se te ne vai di punto in bianco sembra che stai dando implicitamente ragione all’altro e in questo caso l’altro in questione non aveva ragione proprio per niente. Capisci cosa intendo?» Non proprio, visto che l’ultimo litigio serio che ricorda di aver avuto con qualcuno che non siano i suoi genitori risale alle elementari, ma può immaginarlo.
«Direi di sì.» Kurt sta zitto un attimo, durante il quale Blaine ne approfitta per spegnere il computer e prendere in mano la sua tazza di caffè.
 
«Blaine, ma... A te fa piacere parlare con me? Perché sto realizzando in questo momento che ti ho un po’ imposto la mia presenza e magari non volevi- »
«No! Cioè, sì. Voglio dire, mi fa piacere.» In qualche modo riesce a sentire Kurt sorridere dall’altro capo del telefono.
«Sicuro?»
«Sicuro. Sto solo assimilando.»
«Okay.»
«Solo una cosa.» Aggiunge in fretta, senza averlo pianificato prima. Il che è un evento: se potesse pianificherebbe anche quante volte starnutisce.
«Ti ascolto.» Se ne sta già pentendo.
«Lo so che quelli come te ne possono trovare a dozzine di quelli come me, però per quelli come me è una specie di evento quando quelli come te capitano tra capo e collo. Quindi se hai in mente qualcosa di brutto o questa è una scommessa che hai fatto con qualcuno o ti annoiavi e avevi bisogno di un passatempo... per favore, non cercarmi più. Hai mandato quel messaggio a Wes l’altra sera, hai visto la mia rubrica. Sconvolgere la mia vita è un’impresa fin troppo semplice quindi se in realtà non te ne frega proprio niente lascia perdere.» 
Doveva dirlo, perché è vero. Per quelli come Kurt è difficile capire l’effetto che il loro approdo nella vita di quelli come lui può avere. E il problema è che a Blaine lui piace davvero, a differenza di buona parte delle altre persone. Gli piacciono i suoi modi di fare, i suoi messaggi e la sua voce. Gli piacerebbe che – tra sette miliardi di esseri umani – la sua vita venisse sconvolta proprio da Kurt, ma questo non mette freno alla sua enorme e più che legittima paura. Peccato che lui non risponda più.
 
«Ci sei ancora?»
«Blaine, tu mi piaci. Mi piace che sei uno scrittore che ha perso l’ispirazione, mi piacciono i tuoi messaggi, mi piace il fatto che hai più dita in una mano che amici in rubrica, mi piace come parli e mi piacciono i tuoi occhiali. Però c’è una cosa che devi sapere: io non rientro in Quelli come. Io sono io e se vuoi conoscermi puoi conoscermi; io voglio conoscere te, perché sei strano e perché ho una proposta da farti. Inoltre – altra cosa che devi sapere – non sono il tipo di persona che fa scommesse, cattiverie o tratta le persone come se non avessero importanza, soprattutto quelle che mi piacciono, come te.» Blaine assimila tante cose tutte in una volta.
«Grazie. E scusa. Per averti messo in Quelli come e per essere sembrato appiccicoso dopo tre giorni che ci conosciamo.»
«Non preoccuparti, però mi costringi a ripetermi: l’insicurezza non è sexy.»
«...»
«...Non te lo ricordavi, vero? In ogni caso devo assolutamente farti la mia proposta.»
«Okay.»
«Dunque- »
«Anzi, no.»
«Come siamo volubili.»
«Senti... Conosci il Lima Bean? È un bar di Westerville.» Kurt rimane in silenzio qualche secondo.
«Non proprio. Ma sono sicuro che il mio navigatore satellitare saprà cavarsela.»
«Va bene se ci vediamo lì tra, uhm... mezz’ora?» Di nuovo, gli sembra di sentire Kurt sorridere.
«Fra mezz’ora è perfetto.»
 
 
 

 

 
 
 
 
Okay, non fate quella faccia.
Vi vedo, sapete? Vi vedo benissimo. Orsù leviamoci questo grande, enorme dente di nome Tom :’) Per chi ha già un po’ di familiarità con le mie storie non sarà una novità: lo sapete che non sono una grande fan dei terzi incomodi. In particolare non amo il fidanzato stronzo di turno piazzato lì solo perché altrimenti non si sa come mandare avanti la storia. Ecco, non ho voluto fare niente di tutto questo.
Quindi prima che mi tiriate giustamente addosso dei ferri da stiro ci tengo a precisare tre cose:
1) Non ci saranno digressioni di pagine e pagine su questo tizio, non preoccupatevi: questa è una FF Klaine e l’ho ben presente u.u
2) Non è lì a caso ma per una ragione beeeen precisa.
3) Non c’è un punto tre, ma volevo tantissimo fare una lista di tre punti *-*
Fatta questa doverosa precisazione (non so se fosse doverosa, ma io personalmente odio i terzi incomodi e quindi ci tenevo) concludo il mio sproloquio dicendo che non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate di Kurt, dato che è la prima volta che ha un po’ di spazio nella storia *-*
Bene, tornerò a strisciare nella mia grotta dove rimarrò confinata fino alla prossima settimana... eee ho assicurato un bell’incubo a tutti, alé!
Ancora grazie mille a tutti, e a presto <3
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