CENERENTOLA
È profondamente ingiusto, anzi ingiustissimo. Ora
io sono qui a prepararmi la colazione da sola, mentre lei sarà comodamente
seduta su un enorme letto di fianco al principe sorseggiando the appena portato
dai camerieri reali!!!! Non è giusto: sarei dovuta diventare io regina, io la
regina Anastasia! Uffa, ci ha abbandonate, noi che le avevamo offerto una casa,
una vita certo non noiosa, dato che non le facevamo mai mancare qualcosa da
fare! E questo è il ringraziamento!
E pensare
tutto è cominciato quando io e mia sorella avevamo circa sette anni, cioè
quando nostra madre si è risposata con quel nobile...
All’inizio
tutto era perfetto: lui era ricco, molto ricco, aveva una casa bellissima e io
e mia sorella Genoveffa avremmo avuto tutto ciò che desideravamo. Tutto andava
liscio, tutto tranne lei: la piccola, bionda, graziosissima Caterina! Puah!
Ogni volta che avevamo degli ospiti tutta l’attenzione era per lei: che carina,
che bei capelli, che occhi azzurri e nessuno che guardasse me o mia sorella!
Maledetta guastafeste!
Poi,
però, per disgrazia e con nostro grande dolore, il nostro patrigno morì e (ma
di questo non ci rammaricammo) ci lasciò
in eredità tutti i suoi beni.
Da quel
momento la piccola e graziosa guastafeste non aveva più la protezione del suo
paparino e noi eravamo decise a fargliela pagare. Nostra madre ebbe proprio un
colpo di genio: finalmente anche l’impiastro si sarebbe resa utile. Così
pulire, spolverare, cucinare, lavare, stirare, rammendare e rassettare
divennero i suoi passatempi. Stupida ed ingenua fanciulla! E pensare che stava
talmente tanto davanti al camino per cucinare e per terra per lavare che, per
come era sporca, la chiamavamo Cenerentola! Ma le stava bene!
Lei
faceva tutto ciò che le comandavamo, perché se disobbediva lo riferivamo a
nostra madre e allora sì che erano guai, guai molto grossi! Ah! Ah! Ah!
Tutto era
perfetto allora, e con la piccola Cenerentola come servetta la nostra vita
procedeva tranquillamente, finchè una mattina, mentre stavamo facendo lezione
di musica, arrivò Cenerentola tutta trafelata interrompendo il brano che
stavamo eseguendo. Subito nostra madre si alzò in piedi minacciosa gridando: “
CENERENTOLA! Sai benissimo che non voglio essere disturbata durante l’ora di musica!”.
Sia io che mia sorella speravamo in un bel castigo, ma Cenerentola ribattè:”C’è
una lettera dal palazzo reale, è urgente!”. Appena io e Genoveffa sentimmo che
proveniva dal palazzo reale le saltammo addosso, prendemmo la lettera facendola
cadere e cominciammo a litigare su chi l’avrebbe letta, finché la mamma non ce
la strappò di mano e cominciò a leggerla:”A tutti i sudditi del reame. Il
Figlio del Re ha organizzato un ballo alla reggia per questa sera. Ogni
fanciulla di buona famiglia in età da marito deve presentarsi al ballo e, tra
queste, il principe, erede al trono, sceglierà la sua sposa”. “Avete
sentito ragazze?” chiese nostra madre rivolgendosi a noi.
“Sì mamma, ci andremo,
vero?”
“Certo, figliole! Su,
andatevi a preparare. Questa sera dovrete essere bellissime!”. Io e Genoveffa
eravamo felicissime, questa era la volta buona per sistemarci, ma non con uno
qualunque, con il principe! Stavamo uscendo dalla stanza discutendo
animatamente su cosa ci saremmo messe, quando Cenerentola chiese:”Posso venire
anch’io?”.
“Certo che no!” esclamò
nostra madre:”Di certo non vestita in quel modo! Guardati, sei tutta una toppa!”
Pensai che le stava proprio bene! “Ora vai ad aiutare le mie bimbe a vestirsi!”
concluse nostra madre “Ma...” cercò di ribattere Cenerentola “Niente ma! Va’ a
fare quel che ti ho detto!”. La ragazza fece ciò che le era stato ordinato: ci
acconciò, lavò e stirò con cura i nostri vestiti. Devo ammettere che fece un
buon lavoro, anche se, mentre ci acconciava, faceva la sentimentale e
continuava a singhiozzare! Giuro che se quella incosciente mi avesse rovinato
l’acconciatura o il mio bellissimo vestito, gliel’avrei fatta pagare! Quando
fummo pronte per uscire. Sulla soglia di casa Genoveffa chiese a Cenerentola con
tono sprezzante:”Ti piacerebbe venire con noi? Sì?! Ma quanto mi dispiace che
tu non possa venire. Beh, sarà per un’altra volta!” “Forza ragazze, su,
muovetevi, la carrozza sta per partire!”
“Arriviamo mamma!”. “Arrivederci,
Cenerentola!” e salimmo sulla carrozza. Lo sportello si chiuse e partimmo. Ben
presto eravamo a palazzo. Era una reggia stupenda, sfarzosa ed elegantissima.
Tutte le dame furono presentate al principe. Quando giunse il mio turno lo
guardai, mi inchinai e rimasi come congelata: era bellissimo. Alto, moro, con
occhi azzurrissimi. Poi fu il turno di un’altra e mi spostai senza tuttavia
distogliere lo sguardo da lui. La festa era molto piacevole, il rinfresco
squisito e tutto filava liscio, fino a che, proprio quando mi era parso che il
principe mi avesse guardata già per la seconda volta, arrivò lei...una
fanciulla con un vestito che già a colpo d’occhio risultava costosissimo.
Tutti gli invitati che erano attorno a me
bisbigliavano che quella ragazza sconosciuta era bellissima, ma a parer mio non
è che fosse un gran che, beh, sì era, insomma, carina, ma non più di tanto. Non
la riconobbi subito, ma in quella piccola impertinente c’era qualcosa di
tremendamente familiare. Da quel momento il principe non ebbe occhi che per
lei, ballò tutta la notte con quella ragazza. Io, come tutti gli altri
invitati, continuai a chiacchierare e a mangiare, ma dentro morivo dalla
rabbia. Il principe era sempre insieme a quella bellissima dama spuntata dal
nulla, ma allo scoccare della mezzanotte la fanciulla si alzò di scatto e
scappò via. Nella corsa perse una scarpetta. Io rimasi di stucco e come me il
principe e tutti gli invitati. Ah! L’avevo già capito che di quella là non
c’era da fidarsi, io ho sempre ragione! Niente che spunti dal nulla è affidabile,
come dico sempre io!
La mattina seguente fui
svegliata di soprassalto da mia madre:”Anastasia, Anastasia, svegliati!”
“Che c’è mamma?”
“C’è che fra poco
arriverà il granduca!” chiesi sedendomi sul letto ancora assonnata:”E perché?”
“Perché il principe è
follemente innamorato della fanciulla che è scappata ieri sera!”
“ E allora a me che
importa” e mi rimisi sotto le coperte. Ma mia madre mi scoprì violentemente: “Ascolta:
vuole far provare a tutte le dame che ieri erano alla festa la scarpetta e chi
la calzerà perfettamente sarà sua sposa! Perciò sbrigati, alzati e vatti a
preparare!”.
Così sia io che mia
sorella ci preparammo e quando il granduca arrivò ci provò la scarpetta, ma
accidenti non entrava né a me né a mia sorella. Però, proprio quando il duca se
ne stava per andare, Cenerentola entrò all’improvviso e chiese: “Posso provarla
anch’io?”.
“Tu? Tu, piccolo ammasso di cenere e polvere vorresti provarla? Ah, non
ti andrà mai!” la schernimmo io e mia sorella, ma il duca insistette per
provarla anche a lei. Giuro, me lo ricordo come fosse stato ieri: il suo piede
scivolò delicatamente nella scarpetta, ma non finì lì. Infatti tirò fuori dalla
sua sudicia tasca l’altra scarpetta e calzò anche quella. Ero talmente stupita
che non ebbi il coraggio di dire niente. Ma, ripensandoci, deve averla di certo
rubata! Sì, sicuramente! Non si poteva permettere di comprare anche una
sola scarpa di tale valore! A meno che
non avesse rubato i soldi dalla camera di nostra madre! Ah, vile ladruncola! E
poi si è ritrovata anche la fortuna di avere lo stesso numero di piede di
quella là della festa! Che fortunaccia sfacciata! Il granduca si congratulò con
lei e la portò a corte. Ben presto furono celebrata le nozze e io dovetti
addirittura reggerle il velo come damigella d’onore. Fu un’umiliazione
tremenda. Ora la mia sorellastra è principessa e io, io sono solo una sua
suddita! Non riesco ancora a sopportarlo!