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Autore: moccy    14/01/2005    5 recensioni
Salve! Non so nemmeno se è la sezione giusta dove pubblicare questa ehm, piccola storiella...spero di sì! Allora questa fic è nata dalla mia passione per i "cattivi" delle fiabe, quindi eccovi una versione della fiaba di Cenerentola, diciamo, da un altro punto di vista! Ah, lasciate un commentino, perfavore?!^.^ ciao!
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È profondamente ingiusto, anzi ingiustissimo

CENERENTOLA

 

 

È profondamente ingiusto, anzi ingiustissimo. Ora io sono qui a prepararmi la colazione da sola, mentre lei sarà comodamente seduta su un enorme letto di fianco al principe sorseggiando the appena portato dai camerieri reali!!!! Non è giusto: sarei dovuta diventare io regina, io la regina Anastasia! Uffa, ci ha abbandonate, noi che le avevamo offerto una casa, una vita certo non noiosa, dato che non le facevamo mai mancare qualcosa da fare! E questo è il ringraziamento!

E pensare tutto è cominciato quando io e mia sorella avevamo circa sette anni, cioè quando nostra madre si è risposata con quel nobile...

All’inizio tutto era perfetto: lui era ricco, molto ricco, aveva una casa bellissima e io e mia sorella Genoveffa avremmo avuto tutto ciò che desideravamo. Tutto andava liscio, tutto tranne lei: la piccola, bionda, graziosissima Caterina! Puah! Ogni volta che avevamo degli ospiti tutta l’attenzione era per lei: che carina, che bei capelli, che occhi azzurri e nessuno che guardasse me o mia sorella! Maledetta guastafeste!

Poi, però, per disgrazia e con nostro grande dolore, il nostro patrigno morì e (ma di questo non ci rammaricammo) ci lasciò  in eredità tutti i suoi beni.

Da quel momento la piccola e graziosa guastafeste non aveva più la protezione del suo paparino e noi eravamo decise a fargliela pagare. Nostra madre ebbe proprio un colpo di genio: finalmente anche l’impiastro si sarebbe resa utile. Così pulire, spolverare, cucinare, lavare, stirare, rammendare e rassettare divennero i suoi passatempi. Stupida ed ingenua fanciulla! E pensare che stava talmente tanto davanti al camino per cucinare e per terra per lavare che, per come era sporca, la chiamavamo Cenerentola! Ma le stava bene!

Lei faceva tutto ciò che le comandavamo, perché se disobbediva lo riferivamo a nostra madre e allora sì che erano guai, guai molto grossi! Ah! Ah! Ah!

Tutto era perfetto allora, e con la piccola Cenerentola come servetta la nostra vita procedeva tranquillamente, finchè una mattina, mentre stavamo facendo lezione di musica, arrivò Cenerentola tutta trafelata interrompendo il brano che stavamo eseguendo. Subito nostra madre si alzò in piedi minacciosa gridando: “ CENERENTOLA! Sai benissimo che non voglio essere disturbata durante l’ora di musica!”. Sia io che mia sorella speravamo in un bel castigo, ma Cenerentola ribattè:”C’è una lettera dal palazzo reale, è urgente!”. Appena io e Genoveffa sentimmo che proveniva dal palazzo reale le saltammo addosso, prendemmo la lettera facendola cadere e cominciammo a litigare su chi l’avrebbe letta, finché la mamma non ce la strappò di mano e cominciò a leggerla:”A tutti i sudditi del reame. Il Figlio del Re ha organizzato un ballo alla reggia per questa sera. Ogni fanciulla di buona famiglia in età da marito deve presentarsi al ballo e, tra queste, il principe, erede al trono, sceglierà la sua sposa. “Avete sentito ragazze?” chiese nostra madre rivolgendosi a noi.

“Sì mamma, ci andremo, vero?”

“Certo, figliole! Su, andatevi a preparare. Questa sera dovrete essere bellissime!”. Io e Genoveffa eravamo felicissime, questa era la volta buona per sistemarci, ma non con uno qualunque, con il principe! Stavamo uscendo dalla stanza discutendo animatamente su cosa ci saremmo messe, quando Cenerentola chiese:”Posso venire anch’io?”.

“Certo che no!” esclamò nostra madre:”Di certo non vestita in quel modo! Guardati, sei tutta una toppa!” Pensai che le stava proprio bene! “Ora vai ad aiutare le mie bimbe a vestirsi!” concluse nostra madre “Ma...” cercò di ribattere Cenerentola “Niente ma! Va’ a fare quel che ti ho detto!”. La ragazza fece ciò che le era stato ordinato: ci acconciò, lavò e stirò con cura i nostri vestiti. Devo ammettere che fece un buon lavoro, anche se, mentre ci acconciava, faceva la sentimentale e continuava a singhiozzare! Giuro che se quella incosciente mi avesse rovinato l’acconciatura o il mio bellissimo vestito, gliel’avrei fatta pagare! Quando fummo pronte per uscire. Sulla soglia di casa Genoveffa chiese a Cenerentola con tono sprezzante:”Ti piacerebbe venire con noi? Sì?! Ma quanto mi dispiace che tu non possa venire. Beh, sarà per un’altra volta!” “Forza ragazze, su, muovetevi, la carrozza sta per partire!”

“Arriviamo mamma!”. “Arrivederci, Cenerentola!” e salimmo sulla carrozza. Lo sportello si chiuse e partimmo. Ben presto eravamo a palazzo. Era una reggia stupenda, sfarzosa ed elegantissima. Tutte le dame furono presentate al principe. Quando giunse il mio turno lo guardai, mi inchinai e rimasi come congelata: era bellissimo. Alto, moro, con occhi azzurrissimi. Poi fu il turno di un’altra e mi spostai senza tuttavia distogliere lo sguardo da lui. La festa era molto piacevole, il rinfresco squisito e tutto filava liscio, fino a che, proprio quando mi era parso che il principe mi avesse guardata già per la seconda volta, arrivò lei...una fanciulla con un vestito che già a colpo d’occhio risultava costosissimo.  Tutti gli invitati che erano attorno a me bisbigliavano che quella ragazza sconosciuta era bellissima, ma a parer mio non è che fosse un gran che, beh, sì era, insomma, carina, ma non più di tanto. Non la riconobbi subito, ma in quella piccola impertinente c’era qualcosa di tremendamente familiare. Da quel momento il principe non ebbe occhi che per lei, ballò tutta la notte con quella ragazza. Io, come tutti gli altri invitati, continuai a chiacchierare e a mangiare, ma dentro morivo dalla rabbia. Il principe era sempre insieme a quella bellissima dama spuntata dal nulla, ma allo scoccare della mezzanotte la fanciulla si alzò di scatto e scappò via. Nella corsa perse una scarpetta. Io rimasi di stucco e come me il principe e tutti gli invitati. Ah! L’avevo già capito che di quella là non c’era da fidarsi, io ho sempre ragione! Niente che spunti dal nulla è affidabile, come dico sempre io!

La mattina seguente fui svegliata di soprassalto da mia madre:”Anastasia, Anastasia, svegliati!”

“Che c’è mamma?”

“C’è che fra poco arriverà il granduca!” chiesi sedendomi sul letto ancora assonnata:”E perché?”

“Perché il principe è follemente innamorato della fanciulla che è scappata ieri sera!”

“ E allora a me che importa” e mi rimisi sotto le coperte. Ma mia madre mi scoprì violentemente: “Ascolta: vuole far provare a tutte le dame che ieri erano alla festa la scarpetta e chi la calzerà perfettamente sarà sua sposa! Perciò sbrigati, alzati e vatti a preparare!”.

Così sia io che mia sorella ci preparammo e quando il granduca arrivò ci provò la scarpetta, ma accidenti non entrava né a me né a mia sorella. Però, proprio quando il duca se ne stava per andare, Cenerentola entrò all’improvviso e chiese: “Posso provarla anch’io?”.

“Tu? Tu, piccolo ammasso di cenere e polvere vorresti provarla? Ah, non ti andrà mai!” la schernimmo io e mia sorella, ma il duca insistette per provarla anche a lei. Giuro, me lo ricordo come fosse stato ieri: il suo piede scivolò delicatamente nella scarpetta, ma non finì lì. Infatti tirò fuori dalla sua sudicia tasca l’altra scarpetta e calzò anche quella. Ero talmente stupita che non ebbi il coraggio di dire niente. Ma, ripensandoci, deve averla di certo rubata! Sì, sicuramente! Non si poteva permettere di comprare anche una sola  scarpa di tale valore! A meno che non avesse rubato i soldi dalla camera di nostra madre! Ah, vile ladruncola! E poi si è ritrovata anche la fortuna di avere lo stesso numero di piede di quella là della festa! Che fortunaccia sfacciata! Il granduca si congratulò con lei e la portò a corte. Ben presto furono celebrata le nozze e io dovetti addirittura reggerle il velo come damigella d’onore. Fu un’umiliazione tremenda. Ora la mia sorellastra è principessa e io, io sono solo una sua suddita! Non riesco ancora a sopportarlo!

  
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