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Autore: liquid_sun    27/08/2014    4 recensioni
[SPOILER COHF E QUALCHE ACCENNO DI BANE CHRONICLES]
- Credi davvero che nessuno farebbe caso ad una maglietta con su scritto “Sala giochi” e una freccia che indica in basso? -
Magnus ripensò alla maglietta di cui parlava Alec: era gialla con la scritta blu metallizzato. Poi ce n'erano state altre, ad esempio una di un rosso acceso con la scritta nera “Sexy da morire” e l'altra verde fluo con la scritta fucsia “I ragazzi lo fanno meglio”. Forse esagerava davvero, aveva fin troppe magliette, ma non riusciva a capire cosa mai ci fosse di strano nelle magliette super colorate con le scritte.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Attenzione! Sono presenti spoiler da CoHF e qualche accenno di Bane Chronicles.

 

 

 

DI CHIAVI E DI MAGLIETTE

 

 

Quando Magnus Bane varcò la soglia di casa sua, era come se all'interno fosse esplosa una bomba. 

Quella stessa mattina aveva evocato nel soggiorno uno dei soliti demoni per uno dei suoi soliti clienti, ma la cosa aveva degenerato finendo per ridurre la stanza ad un campo di battaglia sabbioso e ventoso. Così aveva deciso di trasferire tutto il suo lavoro in qualche luogo sperduto del pianeta, preservando la sua casa da una fine tremenda.

Non che gli dispiacesse il disordine, anzi. Ma mai avrebbe immaginato di trovare la casa a soqquadro una volta rientrato. Era più che sicuro di aver sistemato e ripulito tutto con un paio di schiocchi delle dita, quindi era possibile che qualche ladruncolo avesse osato intrufolarsi all'interno dell'abitazione del Sommo Stregone di Brooklyn. Il ladruncolo in questione, però, non aveva lasciato segni di scasso sulla porta, e poi Magnus aveva aperto con la chiave, ragion per cui avrebbe dovuto scartare immediatamente l'ipotesi del furto.

Smise di fare il detective quando la voce di Alec Lightwood, proveniente da qualche parte della casa, proruppe con una manciata di imprecazioni.

L'espressione di Magnus cambiò e si fece preoccupata. Era ormai abituato ad averlo in giro per casa, ma all'ipotesi che qualche demone attaccasse il suo fidanzato all'interno del suo loft, a quello no, non si era abituato. E avrebbe dovuto farlo: chiedere ad Alec di andare a vivere con lui era un passo che il grande e potente Sommo Stregone di Brooklyn non aveva il coraggio di fare per paura di un rifiuto. Il che era ridicolo: chi mai avrebbe rifiutato di andare a vivere con un super sexy stregone amante della moda? Ma quando si trattava di Alec, niente appariva ridicolo né scontato.

La scia di imprecazioni portò Magnus alla realtà, nel ripostiglio per la precisione, dove una miriade di cianfrusaglie si erano riversate a fiotti sul pavimento.

- Alec! - esclamò Magnus, con tanto d'occhi davanti a quello spettacolo pietoso. - Posso di grazia sapere il motivo per cui il mio appartamento è in questo stato? - qualcosa nella testa di Magnus gli diceva che poco gli importava del suo appartamento quanto di vedere Alec vivo e vegeto.

Alec, per tutta risposta, lo ignorò.

- Stai bene, almeno? È successo qualcosa? Un demone, un vampiro...? -

Alec scosse la testa. - Nessun demone, nessun vampiro, niente di tutto ciò... Peggio. -

Dentro di sé Magnus era sollevato. Non vedere Alec ferito in qualche modo lo aveva rassicurato. Ma il suo senso da detective riprese il sopravvento e volle indagare ulteriormente. - Peggio? Vuoi parlarne o rimango qui poggiato al muro a farti centinaia di domande sul perché sembra essere passato un uragano in casa mia che, a quanto pare, risulterebbe peggio di un'orda di demoni inferociti che decidono di attaccarti proprio qui facendomi, come dire, preoccupare? E poi, hai idea di quanto tempo mi ci è voluto per arredare casa in stile indiano? -

- Un'ora. - rispose Alec assente, continuando a non degnarlo di uno sguardo.

 - E quarantotto minuti. - aggiunse Magnus. - Ho battuto ogni record in lentezza. Il mio lato da interior designer sta decisamente scemando. -

Alec smise di rovistare e si sedette a terra con la schiena poggiata al muro, sospirando sommessamente e passandosi le mani tra i capelli. - Ti prometto che rimetterò tutto in ordine. - disse in tono piatto.

Decisamente Alec non era il tipo che metteva sottosopra le altrui dimore, a meno che non ci fosse un motivo più che valido per farlo. Per quanto concerneva Magnus, Alec avrebbe potuto far quello che voleva in casa loro, purché non si avvicinasse al suo armadio. Ma qualcosa gli diceva che anche il suo preziosissimo armadio, contenente decenni e decenni di storia della moda, aveva subito la furia di Alec.

Smise di preoccuparsene quando tornò indietro ai suoi pensieri, esattamente a quando aveva pensato alle parole casa loro senza neanche essersi sforzato di pensarlo. Troppi pensieri.

In effetti Alec non possedeva più la chiave del suo appartamento da quando avevano rotto. E non gliene aveva ancora data una copia nonostante fossero tornati insieme da parecchi mesi. Ciò era dovuto al fatto che Magnus desiderava più di ogni altra cosa che Alec si stabilisse con lui definitivamente, ma non voleva prenderla con un fare del tipo: «Eccoti una copia delle miei chiavi, sentiti libero di venire qui quando vuoi», quanto piuttosto del tipo: «Eccoti una copia delle mie chiavi e rimani con me per sempre». Il punto era che a Magnus stava così a cuore la faccenda che il fatto di doverglielo proporre l'aveva reso un emerito imbecille, solo che il suo lato da affascinante manipolatore faceva miracoli nel nascondere la cosa.

Ecco, lo stava facendo di nuovo.

Magnus abbandonò ogni altro pensiero e si sedette accanto ad Alec. - Mi dici che c'è? Guarda che conosco un paio di incantesimi che mi farebbero risparmiare un mucchio di tempo e farti parlare senza freni inibitori. Uno di questi si chiama Chardonnay. -

Alec sospirò. Magnus aveva come l'impressione che non lo stesse ascoltando per niente. Trascorsero alcuni minuti di assoluto silenzio quando infine Alec si decise a parlare. - Okay, va bene. -

- Okay mi parli o okay prendo il vino? -

- Sono un pessimo fidanzato. - disse Alec con sguardo assente.

- Permettimi di dissentire... -

Ma il persistente sguardo vuoto di Alec gli suggerì che non gli avrebbe permesso di dissentire. Ed era un vero peccato, dal momento che a riguardo Magnus aveva un milione di cose da dire. Ad esempio, che adorava trovarlo in casa quando rientrava, con o senza esplosioni di vario tipo; che il suo essere timido e ingenuo era una cosa assolutamente adorabile; che amava il suo sorriso che gli illuminava il volto e gli faceva brillare gli occhi azzurri; per non parlare del fisico da adone greco. Ma tutti i pensieri romantici e non riguardo Alec si ridussero ad una semplice domanda: - Perché dici questo? -

- In pratica per due ragioni. - rispose Alec - La prima è che non ho cura dei regali che mi fai... -

- Su questo sono d'accordo. Non metti mai le magliette che ti regalo, lo noto dal tuo a quanto sembra incorreggibile stile monocromatico. Non capisco davvero che ci trovi di male nelle magliette colorate. -

- Non è per il colore, ma per le scritte! - disse Alec esasperato. - Alcune sono veramente oscene. -

- Ma no, chi vuoi faccia caso alle scritte? - disse Magnus, agitando la mano con fare noncurante.

- Credi davvero che nessuno farebbe caso ad una maglietta con su scritto “Sala giochi” e una freccia che indica in basso? -

Magnus ripensò alla maglietta di cui parlava Alec: era gialla con la scritta blu metallizzato. Poi ce n'erano state altre, ad esempio una di un rosso acceso con la scritta nera “Sexy da morire” e l'altra verde fluo con la scritta fucsia “I ragazzi lo fanno meglio”. Forse esagerava davvero, aveva fin troppe magliette, ma non riusciva a capire cosa mai ci fosse di strano nelle magliette super colorate con le scritte.

- Devi ammettere però che è divertente. - ma il tentativo di Magnus di buttarla sul ridere fallì miseramente. Decise pertanto di continuare con la psicanalisi. - Okay, non hai cura dei regali che ti faccio. È questo che ti ha portato a gettare la mia dimora nel caos? -

Alec si prese il viso tra le mani sospirando una, due, tre volte in tutto. - Arriviamo quindi alla seconda ragione. Se te la dicessi, potresti non rivolgermi mai più la parola. -

Magnus lo fissò. Alec sembrava davvero preoccupato, persino mortificato, per qualcosa che aveva fatto e che non riusciva a confessare. Non rivolgergli mai più la parola sarebbe stata una punizione davvero drastica. Dai recenti trascorsi, sapeva bene che stare lontani l'uno dall'altro era deleterio per entrambi.

Gli tolse delicatamente le mani dal volto e lo costrinse a guardarlo negli occhi. Gli ci volle tutto l'autocontrollo del mondo per trattenersi dal baciarlo e continuare la conversazione per come si conveniva. - Stai tranquillo, parla con me. -

Dopo un ennesimo sospiro, Alec finalmente parlò. - Non riesco più a trovare il taccuino. -

Il tempo che impiegò Magnus per capire di che taccuino stesse parlando fu esiguo, dal momento che l'unico taccuino che avesse mai regalato ad Alec era quello su cui aveva trascritto alcuni salienti episodi della sua vita passata. Quello che aveva scritto durante l'orrendo periodo della rottura con Alec e quello per cui aveva lasciato che Catarina lo canzonasse con frasi del tipo: «Oooh, ma allora sei davvero innamorato innamorato! Io avrei optato per un video-racconto, fa molto più effetto.» dopodiché lo aveva minacciato di morte violenta se mai si fosse ripresentato con un nuovo capitolo da scrivere. Ora, il fatto che Alec avesse perso il taccuino lo terrorizzava sotto questo punto di vista. Ma non volle dirgli nulla.

- E dove sta il problema, esattamente? - chiese Magnus con il tono di voce più tranquillo che gli riuscisse in quel momento.

Alec si voltò di scatto e lo fissò con gli occhi spalancati e increduli, come se Magnus avesse appena ammesso di odiare ogni genere di lustrini.

Alec deglutì. - Magnus, hai capito quello che ti ho appena detto? -

- Certamente. - rispose Magnus. - Hai perso il taccuino sulla storia della mia vita seppur non del tutto completa, e allora? -

Alec scattò in piedi e cominciò a fare avanti e indietro come in preda ad una qualche crisi, ripassandosi più e più volte le mani tra i capelli.

Lo sguardo di Magnus lo seguiva da destra a sinistra e, quando capì che stava per essere colpito da un brusco giramento di testa, si alzò in piedi anche lui e prese Alec per le spalle facendo così fermare la sua camminata compulsiva.

- Riesci a stare calmo un momento? - disse Magnus lievemente.

- No, per l'Angelo, no che non ci riesco! - esclamò Alec in preda all'agitazione, gli occhi azzurri emettevano scintille. - Non ho mai portato fuori il taccuino da questa casa perché la considero il posto più sicuro in cui lasciarlo... È la prova del tuo amore per me, di tutto... Sarebbe terribile se qualcuno potesse leggerlo... Mi hai detto tu stesso che era la prima volta che facevi una cosa del genere per qualcuno e questo mi ha fatto sentire, ehm, speciale... Ed ecco adesso la prova di non essermelo meritato... -

Le parole uscivano ad una velocità talmente irrefrenabile dalla bocca di Alec che a stento Magnus riuscì a coglierle appieno.

Avrebbe scommesso la sua intera collezione di anelli con pietre grandi quanto una noce sul fatto che Alec avesse letto quel taccuino almeno duecento volte e che ormai lo sapesse a memoria. Magnus, da parte sua, era rimasto imperturbato dalla misteriosa scomparsa del taccuino e il motivo era che lui era uno stregone molto potente e sapeva come tenere al sicuro le sue cose. Il fatto che Alec si preoccupasse così tanto di tenere anche lui al sicuro le cose di Magnus, lo riempì di gioia e meraviglia.

- Oh, Alexander. - Scansò i capelli dalla fronte di Alec e vi posò un bacio leggero. - C'è una cosa che non sai riguardo al taccuino che ti ho donato. -

Alec chiuse gli occhi per un attimo e trasse un profondo respiro. - E sarebbe? -

- Hai la fortuna di essere il ragazzo del Sommo Stregone di Brooklyn, credi davvero che ti darei un racconto sulla mia vita senza curarmi del fatto che qualcun altro possa leggerlo? -

- Dove vuoi arrivare? - chiese Alec, con fare indagatore.

- Da nessuna parte. Ti sto solo dicendo che quel taccuino è fatto in modo che solo e soltanto tu possa leggerlo. Le parole compaiono solo al tuo tocco. E al mio, si intende. -

Alec sgranò gli occhi per lo stupore. - Oh. Mi sento immensamente stupido. -

Magnus ridacchiò. Lo adorava ed era tutto fuorché stupido. Con lui sembrava tutto nuovo, sembrava che le miriadi di cose accadute nella sua intera esistenza si stessero verificando per la prima volta insieme ad Alec.

- Come hai fatto a...? - fece per chiedere Alec, zittendosi nello stesso istante. - Stavo per farti un'altra domanda idiota. -

Ma Magnus aveva già intuito cosa lo Shadowhunter stava per chiedergli. - Semplice, l''incantesimo è più o meno lo stesso che ho usato per il portafogli che morde, ricordi? Al nostro primo appuntamento. -

- Sì, certo che ricordo. - disse Alec con l'accenno di un sorriso.

- Solo che, dal momento che l'incantesimo era strettamente personale, l'ingrediente speciale è stato una ciocca dei tuoi capelli che ho preso senza dirti nulla. -

Alec aprì la bocca come sorpreso. - E come hai fatto a...? No, lascia stare, non voglio saperlo! -

Magnus gli fu grato che non volesse sapere in quali circostanze gli aveva rubato una ciocca di capelli. Non tutti gradirebbero che gli venga rubata una ciocca di capelli durante il sonno, di notte, e dopo aver trascorso dei momenti piuttosto infuocati, se non si vuole incorrere in conseguenze terribili. La storia di Sansone ne era un esempio. Ma era contento di averlo fatto: era sicuro che prima o poi quella ciocca rubata gli sarebbe servita a qualcosa.

Dopo quelli che sembrarono istanti infiniti, Alec si decise a parlare. - Ecco il motivo di tutta questa confusione. -

- Non fa nulla, con un po' di magia qua e là vedrai che l'appartamento riacquisterà il suo antico splendore. -

- Mi dispiace. - disse Alec a fil di voce, gli occhi bassi. - Io non... Quando mi sono accorto che non era più dove l'avevo lasciato, ho iniziato a dare di matto. -

- Dove l'hai lasciato l'ultima volta? - chiese Magnus.

- Più che lasciato, direi nascosto. Sotto il divano del soggiorno. -

Istintivamente lo sguardo di Magnus si spostò in direzione del soggiorno. Poi tese una mano ad Alec. - Coraggio, cerchiamolo insieme. E togliti quel muso lungo dal tuo bel faccino. - aggiunse, vedendo lo sguardo cupo di Alec che non accennava ad andarsene.

Alec afferrò la mano di Magnus e si diressero verso il soggiorno.

Il divano era stato privato di ogni cuscino, ciascuno dei quali giaceva per terra ad una distanza che, Magnus immaginò, sarebbe stata la stessa se Alec li avesse afferrati e lanciati alle sue spalle preso dall'affanno incontrollato di trovare il taccuino. E qualcosa gli disse che era andata proprio così.

Magnus si rimboccò le maniche e, senza l'aiuto della magia, iniziò a setacciare ogni centimetro del soggiorno.

- Qui dentro ho cercato in lungo e in largo. - disse Alec afflitto.

- Lo vedo... - disse Magnus, riferendosi vagamente al disordine che imperversava nel soggiorno. - Ma lascia che ti dica che c'è stato un periodo della mia vita dedicato esclusivamente alle ricerche, quindi sono parecchio bravo in queste cose. -

Notò la figura di Alec muoversi per ispezionare anche lui la stanza. - Scusami, Magnus, ma non esiste nessun incantesimo che possa far riavere indietro le cose che perdi? -

- Certo che esiste. - rispose Magnus, fermandosi a guardarlo. - Ma fare questa ricerca per casa con te, seppur spasmodica, mi piace. -

Alec sorrise e il cuore di Magnus perse un battito. Quando sorrideva, Alec cambiava completamente e nemmeno se ne rendeva conto. Magnus avrebbe potuto stare a guardarlo per ore intere senza stancarsi, talmente era bello, e, dovette ammettere, avrebbe anche potuto fantasticare su come sarebbe stato privare il suo amato Nephilim da tutti i suoi vestiti lì in quell'istante, ma un pensiero gli attraversò la mente e mise fine a tutto quanto.

- Ehm, Alec? - lo chiamò, portandosi due dita sotto il mento e assumendo un'espressione pensosa.

- Dimmi. - fece Alec, interrompendo la sua ricerca per guardarlo.

- Dov'è il Presidente? -

- Non l'ho più visto da quando... - e si interruppe indicando intorno a sé.

- Interessante. - disse Magnus con fare circospetto, guardandosi intorno alla ricerca del felino. - Su, Presidente Miao, ho portato del prelibatissimo sashimi per la cena di stasera. -

Con uno schiocco della dita e sprizzando scintille da tutte le parti, Magnus fece comparire un sacchetto con sopra raffigurate delle immagini giapponesi tra le braccia di Alec, il quale, non aspettandosi minimamente una cosa simile, per poco non fece rovesciare a terra il contenuto del sacchetto.

- Oh, per l'Angelo. - mormorò Alec, preso alla sprovvista, - Non mi ci abituerò mai. -

- Dovresti. - disse Magnus quasi istintivamente, forse più a se stesso.

- Hai, ehm, rubato del cibo giapponese per il Presidente? -

- Al Presidente non piace che lo si prenda in giro. E comunque non è rubato, pagherò tutto al ristorante domani. -

Poi fece cenno ad Alec di seguirlo e insieme si diressero verso la camera da letto di Magnus. Lo stregone era sinceramente preoccupato che anche la sua stanza fosse nel caos. Di sicuro era la stanza a cui più teneva, con il suo armadio traboccante di abiti super fashion, il letto a baldacchino in stile indiano con le tende di un bianco candido, il baule.

Quando aprì la porta non poté credere ai suoi occhi: la stanza era intatta. Cercò in tutti i modi di non apparire eccessivamente sollevato, entrando all'interno della stanza seguito da Alec. In un batter d'occhio, il Presidente Miao saltò giù dal letto su cui era comodamente adagiato e corse a strusciarsi tra le gambe di Alec.

- Oh, magnifico. - disse Magnus, - Oltre al mio, hai anche rubato il cuore del Presidente Miao. -

Alec arrossì di colpo. - Ma no... È solo che io ho in mano la sua cena. -

Magnus lo guardò con un sorriso smagliante. - Farti arrossire è una cosa che adoro, sai? - e gli stampò un bacio sulle labbra. - Se non altro, qui sembra tutto in ordine. -

- Sì, beh... - biascicò Alec. - So quanto ci tieni ai tuoi ricordi, quindi ho chiuso la porta della stanza ma non avevo idea che il Presidente Miao fosse dentro. -

Magnus sorrise tra sé. Voleva condividere tutto con Alec e cercava di dimostrarglielo poco alla volta, ma c'erano delle piccole cose che Alec faceva senza nemmeno rendersene conto che gli facevano capire come quella condivisione non sarebbe mai stata totale. E finché questo non li avesse portati a soffrire, andava bene così. Andava alla grande.

Per una frazione di secondo, la questione del taccuino cominciò a sembrare secondaria, ma Alec aveva posato il sacchetto col cibo su di un tavolo e si era seduto sul bordo del letto con la testa tra le mani.

La disperazione fatta persona.

- Mi dispiace davvero, davvero tanto. - disse Alec amareggiato.

- Vorrei che la smettessi. - gli disse Magnus, mentre si guardava intorno. - Te ne sarei grato davvero, davvero tanto. -

- E io vorrei poter mantenere la calma come fai tu. -

- Ciò ti renderebbe forse meno adorabile, zuccherino. Oh, ma guarda un po'. - aggiunse, piegandosi sulle ginocchia di fronte al cuscino del Presidente Miao.

- Piantala con i nomignoli, se Isabelle lo scoprisse mi prenderebbe in giro a vita e oltre. -

Alec se ne stava ancora seduto sul letto quando Magnus si sollevò dal pavimento e andò verso di lui con un'espressione compiaciuta sul volto, tenendo in mano qualcosa di simile ad un libretto.

- Trovato. - disse Magnus, e finalmente gli occhi azzurri di Alec scattarono in aria verso di lui.

- Come...? Cosa...? - Alec sembrava totalmente incapace di proferir parola.

- Credo che il taccuino l'abbia rubato il Presidente Miao. L'ho trovato sotto il suo cuscino. -

- Ma... Non ci avevo completamente pensato! - esclamò Alec, balzando in piedi e allungando una mano per afferrare il taccuino.

Prontamente, Magnus lo evitò e nascose il taccuino dietro la schiena. - Non merito nemmeno un bacio? Sono stato io a ritrovarlo e senza usare la magia. -

Alec sfoggiò uno dei suoi meravigliosi sorrisi. Adesso che il taccuino era stato ritrovato, era visibilmente più rilassato rispetto a cinque minuti prima, ma a Magnus era venuta voglia di giocare.

- Se lo vuoi, vieni a prenderlo. È la punizione per averlo perso. - disse Magnus con un ghigno, facendo un passo indietro.

- Con i miei riflessi da Shadowhunter, riuscirei a prenderlo in un baleno. -

- Sempre lì a vantarvi... Con i miei poteri da stregone, potrei incatenarti nudo al letto in un baleno. -

- Non c'è bisogno che usi la magia per farlo. -

Magnus spalancò gli occhi. - Alexander, sbaglio o sei diventato alquanto intraprendente da un po' di tempo a questa parte? -

Alec avvampò. - La tua frequentazione mi fa questo effetto. -

- Quella parola mi offende. - borbottò Magnus imbronciato.

- Quale? Frequentazione? E comunque se mi incatenassi riuscirei a liberarmi, quindi se fossi in te non lo farei. -

- E se io fossi in te, non ci proverei nemmeno a liberarmi. -

Si fissarono entrambi negli occhi intensamente ed erano sicuri che sarebbero scoppiati mille fuochi d'artificio blu se un fastidioso ronzio non si fosse frapposto tra i due.

Gli occhi da gatto di Magnus si spostarono per un secondo in direzione dei pantaloni di Alec da cui proveniva quello che sembrava essere la vibrazione del suo cellulare. - Non rispondi? -

- Prima il taccuino, poi tutto il resto. - disse Alec risoluto. - Ti decidi a darmelo? -

Magnus schioccò la lingua. In effetti non era giusto prendere in giro Alec dopo che lui era stato in preda alla disperazione – il disordine che ancora regnava sovrano nelle altre stanze ne era una prova più che valida – e sinceramente dispiaciuto di averlo perso. Anche se, a dire il vero, si era scoperto che Alec non c'entrava proprio niente con la scomparsa del taccuino dato che la colpa era del Presidente Miao. Il sashimi non se lo meritava per niente.

- D'accordo te lo rendo. - cedette infine Magnus. - Ma ad una condizione. - il Sommo Stregone di Brooklyn non cedeva mai.

- Sentiamo. -

- Dovrai indossare tutte le magliette colorate che ti ho regalato ogni giorno, fino a quando non le avrai finite. -

Dentro di sé, Magnus era estremamente compiaciuto, la sua richiesta era ragionevole. Cosa che non era per Alec, che a prima vista sembrava inorridito.

- Vorrai scherzare! - sbottò lo Shadowhunter.

- Mai stato così serio. -

- Ma mi avrai regalato, senza esagerare, almeno venti magliette! -

Con uno schiocco delle dita, una maglietta gialla piovve dal cielo finendo sulla testa di Alec. Questi se la tolse confuso e la guardò sempre con la stessa espressione inorridita. E Magnus se la rideva di gusto.

- E con questa fanno ventuno. - disse lo stregone.

- “Senza t-shirt sono ancora meglio” - lesse Alec. - Magnus, acconsento perché rivoglio il taccuino. - aggiunse in tono arrendevole.

Magnus sorrise e allungò il braccio per porgere il taccuino ad Alec. Fu proprio in quell'istante che il cellulare iniziò di nuovo a vibrare.

Sbuffando, Alec gettò la maglietta sul letto, prese il suo cellulare dalla tasca e guardò lo schermo. - Oh, accidenti... -

- È successo qualcosa? -

- È Jace, gli ho promesso di allenarmi con lui questa sera, quindi dovrei andare... -

Magnus pensò che avrebbe preferito ritornare alla situazione precedente, quella in cui Jace allenava Clary e lasciava in pace il suo ragazzo che avrebbe impegnato in un altro tipo di allenamento. Poi era accaduto che la coppia Jace-istruttore/Clary-allieva non poteva funzionare se tutte le volte i due finivano avvinghiati sul pavimento e non certo in pose di lotta, stando a quanto Isabelle aveva riferito. Così adesso era la stessa Isabelle che allenava Clary, mentre Jace aveva ripreso le sue normali sessioni di allenamento insieme al suo parabatai. Ebbene, era successo per caso che Magnus si trovasse ad assistere all'allenamento tra i due Shadowhunter: vedere Alec a petto nudo, imperlato di sudore, con i muscoli in tensione, sferrare calci e pugni a Jace – ma questo era del tutto secondario – l'aveva messo in uno stato di agitazione tale che si era visto costretto a tirar fuori un ventaglio spagnolo con ricami in oro per farsi aria, dicendo che quella stanza era una fornace in risposta allo sguardo basito di Isabelle e Simon. L'allenamento era quindi terminato con Alec vistosi afferrare per la mano da Magnus che lo trascinava fuori tra proteste di vario genere, riguardanti soprattutto la necessità di una doccia per Alec, e l'intenzione dello stregone di assecondare la richiesta di Alec a modo suo. Il punto era che, dato il risvolto grandioso dell'allenamento precedente, Magnus avrebbe fatto i salti di gioia se Alec gli avesse chiesto di andare con lui.

E Magnus adorava e temeva al tempo stesso quando Alec gli leggeva nella mente.

- Ti va di venire con me? -

A quella domanda, Magnus fece innumerevoli salti di gioia mentali, quindi dovette far appello a tutto il suo autocontrollo per riuscire a rimanere calmo. - Beh, se ci tieni. - poi schioccò le dita in un guizzo di scintille azzurre e si avvertì il rumore di tutte le cose sparse per casa che tornavano finalmente al loro posto. - Qui è tutto sistemato, quindi non avrei nulla da fare. -

- Dimentichi qualcosa. - disse Alec, allungando la mano.

- Anche tu. -

Alec sbuffò e si tolse la maglietta grigio smorto la cui unica funzione era non rendere giustizia ai fantastici addominali dello Shadowhunter. Magnus era certo che avrebbe mandato l'allenamento di Alec col biondino a farsi benedire, se lui non si fosse rimesso la maglietta gialla qualche secondo dopo. L'unica reazione alla favolosità del suo ragazzo che poté permettersi fu starsene immobile a fissarlo da capo a piedi.

E Alec non poteva non accorgersene se gli stava davanti.

- Magnus, non guardarmi in quel modo... - disse Alec rosso in volto.

- In che modo ti starei guardando? -

- Come se mi stessi mangiando con gli occhi. -

- Lo sto facendo, difatti. -

Alec sorrise imbarazzato e tese la mano verso lo stregone.

- Oh, giusto... - disse Magnus, porgendogli il taccuino.

Alec scosse la testa ma continuò a sorridere in maniera diversa. Era uno di quei sorrisi che illuminavano il mondo. - La mano. Prendi la mia mano. -

Magnus intrecciò le sue dita a quelle di Alec. Non esisteva nulla di più semplice e perfetto. Fu invaso da un'ondata di coraggio inaspettata: strinse in taccuino nell'altra mano e scintille azzurre sprizzarono in aria. Forse stava facendo la cosa giusta.

- Magnus... - disse Alec, osservando le scintille estinguersi.

Senza lasciare la mano di Alec, Magnus gli porse il taccuino con l'altra. - Tieni, aprilo. -

Fu Alec a lasciare la presa, cosa che provocò a Magnus uno stato di ansia. Trovò la faccenda alquanto bizzarra perché la prima volta che Magnus aveva consegnato le sue chiavi di casa ad Alec era stato semplicissimo. Adesso era tutto diverso, la felicità di un'intera esistenza dipendeva da quella chiave.

Quando Alec aprì il taccuino, la piccola chiave d'argento finì sul pavimento. Alec la raccolse e la fissò incredulo. Poi fissò Magnus incredulo.

- Magnus, questa è... -

Magnus fece un passo verso di lui, quel tanto che bastava a distanziarlo di qualche centimetro. - Alexander, non ti sto chiedendo di fare un salto da me ogni volta che ti pare. - disse in tono serio. E forse aveva esagerato data l'espressione triste che si era disegnata sul volto di Alec. - Ti sto chiedendo di considerare la possibilità che questa diventi anche la tua casa, la nostra casa. E non intendo saltuariamente, ma per sempre. La decisione spetta a te. -

La faccia di Alec era assolutamente sconvolta. Magnus si sforzò di apparire quanto più sicuro possibile, ma la battaglia che imperversava dentro di lui era senza esclusione di colpi. Ed era Alec a controllarla.

- Per... sempre? - mormorò Alec, come se non fosse sicuro di quelle parole.

- Definisci sempre a tuo piacimento. -

Trascorsero minuti buoni di assoluto silenzio. Magnus aveva ormai perso tutta la sua sicurezza e aveva una gran voglia di urlare. - Alec, ti prego, di' qualcosa... -

- Aspetta un attimo. - disse, prendendo dalla tasca il suo cellulare e trafficando con i tasti.

Lo stregone, da parte sua, non sapeva quanto ancora avrebbe resistito di fronte a tutta quella tensione. Era incredibile il modo in cui Alec lo metteva in una situazione simile, lo teneva sulle spine e la cosa lo stava lentamente consumando.

Si destò quando Alec gettò il cellulare sul letto e, senza capire come, si ritrovò coinvolto in un bacio mozzafiato. Dopo istanti interminabili si separarono. Alec era arrossito in maniera adorabile, forse era addirittura sorpreso della sua audacia. E sorrideva. Il cuore di Magnus era in procinto di esplodere.

- Era un sì? - domandò Magnus, senza fiato.

- Sì che era un sì, per l'Angelo! -

Semplicemente magnifico. La questione del taccuino era risolta, quella della chiave anche. E persino quella delle magliette. Non c'era altro che Magnus desiderasse in quel momento oltre a stringere il suo Shadowhunter.

- Posso sapere cosa hai fatto col cellulare prima? - chiese Magnus, tra un bacio e l'altro.

- Ho detto a Jace di rimandare l'allenamento. -

- Che vi alleniate è importante. -

- Tu sei importante. - disse Alec con una sincerità disarmante. - Tutto il resto può aspettare. -

E i mille fuochi d'artificio presero vita tra una miriade di colori, mentre il Presidente Miao, in silenzio, divorava il suo sashimi.

 

 

****


Primissima ff su questa bellissima coppia che io tanto adoro.

Giudizio a voi.

Mille grazie glitterati ^^

 

 

 

 

 

 

   
 
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