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Autore: Nightmare Bloody    27/08/2014    6 recensioni
[CreepyPasta]
Alcune volte anche le cose più dolci, piccole, innoque ed innocenti posso portare dolore e distruzione.
Questa bambina ne è un esempio lampante di quanto siamo superficiali a pensare che le cose innoque ed innocenti non possono farci del male.
Avete mai pensato che i colori dell'arcobaleno potessero indicare la morte? Si? Bene buon per voi. Leggete No? Leggete e capirete...
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Eyes and The Union Of The Elements Of Insanity'
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Ciao! Lasciate che mi presenti: io sono Inocencia, è spagnolo e significa "Innocenza" anche se non ho mai capito il perchè del nome ma poco importa. Ho 5 anni, i capelli neri e la carnagione chiara a detta degli altri. Ho le iridi grigie e il mio mondo è bianco, nero e grigio; infatti sono nata daltonica. Sono sempre solare e allegra. Vivevo con mia nonna nella casa di accoglienza "Milli's" ed era l'ultima della mia famiglia e l'unica che io abbia mai conosciuto: mia madre è morta subito dopo il parto e mio padre è stato schiacciato da un montacarichi a lavoro mentre mamma era in ospedale.
Non uscivo praticamente mai, nessuno poteva controllarmi se uscivo perciò mi limitavo a girare tra le stanze a portare un po' di allegria tra gli anziani. Tutti mi volevano bene e mi trattavano come se fossi la loro nipote.
Io non avevo amici ne guardavo molto la televisione, l'unica cosa che guardavo è un cartone animato: "My Little Pony: Friendship Is Magic" mi ha insegnato molto sull'amicizia e la mia protagonista preferita è Rainbow Dash, la pegasus-pony dalla criniera arcobaleno, o almeno così mi dicevano.

Un giorno mi risvegliai nel bosco vicino a casa, il terreno era bagnato ed io ero zuppa dalla punta dei piedi fino alla punta dei capelli compresa la mia camicetta da notte. Non so perchè ma non avevo paura io mi limitavo a... sorridere. Camminai un po' in giro finchè non intravidi due figure da dietro cespugli: erano, a vista d'occhio, due ragazzi uno di di 17 anni e l'altro sui 20. Da come sono volli conoscerli e così corsi fuori dai cespugli e quando gli fui vicino dissi:
"Ciao!"
Entrambi sussultarono e si girarono e potei vederli in faccia: il 17enne aveva un enorme sorriso intagliato ai lati della bocca ed indossavauna felpa, nella mano teneva un coltello da cui colava uno strano liquido; il 20enne invece aveva una felpa con il cappuccio tirato su, un passamontagna che assomigliava ad un sorriso e un paio di occhia molto grandi, tenva nelle mani delle asce.
"Wow... lo sapete che siete davvero buffi?"
"E tu chi saresti?"
Chiese il ragazzo con gli occchiali
"Io sono Inocencia e non so assolutamente come sono finita qui."
Io ero sempre solare. I due si guardarono un attimo poi quello con il sorriso si inginocchiò.
"Ah bene, spiacenti Inocencia ma non possiamo lasciarti andare..."
In quel momento alzò il coltello e lo avvicinò alla mia gola e solo allora capii cosa era quel liquido strano dal forte odore ferroso: quello era sangue. Nonostante la morte imminente non avevo paura nè volevo scappare io sorridevo ed aspettavo.Alcune volte mi soffermo e penso < Cosa cavolo mi passa per la testa certe volte?! >.
Quando era pronto ad affondare il coltello nella mia gola chiusi gli occhi ed aspettai. Li riaprii poco dopo sentendo una voce profonda urlare:
"NO!"
E vidi un uomo alto, anzi molto alto con uno smoking e senza faccia, Lo guardai curiosa, con le mie iridi grigie che si ingrandivano sempre di più, e lui fissava me finchè non parlò:
"Scusalo a volte è un po' troppo impulsivo. Vieni ti portiamo a casa."
In meno di tre secondi mi ritrovai nel mio letto completamente asciutta.

Nelle settimane successive ero sempre la stessa bambina solare e allegra finchè una notte scoppiò un incendio alla casa di riposo a causa di un corto circuito. Le fiamme imperversavano ed io ero rimasta intrappolata in un angolo mentre tentavo di aiutare. Cercavo di trovare una via di uscita ma ogni cosa andava a fuoco; poi all'improvviso una sbarra di ferro mi colpì l'occhio ed io caddi a terra tramortita, avevo la vista appannata ma potevo vedere chiaramente che qualcuno stava cecando di rompre le assi che mi bloccavano e quando ci riuscirono li riconobbi erano gli stessi ragazzi e quell'uomo alto.
"Questo non è il tuo destino."
Detto ciò mi prese e mi portò fuori. Quando mi ripresi li guardai a dirgli grazie, poi sparirono. Guardai il fuoco: oramai non c'erano speranze che qualcuno si fosse salvato; una lacrima solitaria solcò il mio viso unendosi alla pioggierellina, poco dopo però ripresi il sorriso ricordandomi quello che mi dicevano sempre < Non lasciare mai e poi MAI che il tuo sorriso si spenga. Per qualunque motivo non farlo spegnere. > e mi incamminai per la strada grigia come sempre. Ad un certo punto incontrai un poliziotto che mi chiese:
"Ehy piccola! Come ti chiami? Dove sono i tuoi genitori?"
"Emh... io sono Inocencia e non ho più i miei genitori sono morti un po' di tempo fa e mia nonna è morta in quell'incendio laggiù."
Dissi puntando il dito verso la grande fiammata che si vedeva e le luci dei pompieri che arrivavano.
"Bene. Ora vieni andaimo a vedere se va tutto bene poi ti troveremo una nuova famiglia."
"Davvero?"
Il mio sorriso si era ingrandito ancora e il poliziotto mi guardò con tenerezza
"Certo! Vieni che ti faccio salire."
Salii in macchina e in cinque minuti fummo all'ospedale. non avevo nulla di che a parte un paio di taglietti e piccole bruciature superficiali, a bhe sì quella sbarra di ferro mi aveva lasciato una cicatrice a forma di X sull'occhio sinistro. Rimasi ancora un po' volevano tenermi sotto controllo per riscontrare eventuali traumi psichici. Nulla, io ero la stessa di sempre: sorridevo continuamente. Finchè una dottoressa mi vide mentre disegnavo e mi chiese:
"Cosa disegni?"
"Loro mi hanno salvata! Loro mi hanno portato fuori... dovevi vedere uno aveva un enorme sorriso intagliato sulla bocca, mentre l'altro aveva un passamontagna a sorriso e un paio di occhialoni; Erano Buffissimi!"
A quelle parole e visti i miei disegni la dottoressa si allarmò e se ne andò. Pensavo avesse da fare, le dottoresse sono sempre impegnante.

Pochi giorni dopo dei signori mi portarono via e, dicendo che era un gioco, mi chiusero in una stanza imbottita. Io giravo per la stanza e mi divertivo a sentire il rumore strano che emettevano i cuscinetti della stanza. Passano due mesi e un giorno i dottori decisero di analizzarmi il cervello dato il mio strano comportamento. Qualcosa andò storto e persi la vista all'occhio sinistro che diventò totalmente grigio: non si distingue la pupilla, perchè infatti la pupilla non esiste più. Quando mi svegliai e realizzai l'accaduto il mio sorriso si spense e la felicità lasciò il posto ad un nuovo sentimento: era rabbia. era dolore, era tristezza. Un' unione devastante. Riuscii ad uscire e iniziai a correre più veloce che potevo lontano da lì. Quando mi fui allontanata abbastanza caddi ed anche se avevo i medici che mi seguivano mi fermai a terra e iniziai a piangere
"Mamma, papà, nonna... Perchè mi avete abbandonato? PERCHEEEEEEEEE'?"
Il mio urlo stridulo fu interrotto da un'onda che mi colpì in pieno: in quel momento riuscii a vedere i colori e capii cosa mi aveva investito:
"Un Arcobaleno!"
Era la cosa più bella e colorata che avessi mai visto. Venni alzata da terra e il mio corpo cambiò: l'iride dell'occhio sano divenne da grigio ad avere tutti i colori dell'arcobaleno mentre quello con quello cieco potevo vedere e il suo grigio prese i colori dell'arcobaleno pure quello. I miei capelli neri divennero color arcobaleno e mi spuntò una coda del medesimo colore. Mi erano spuntate delle orecchie da pony, ali da pegasus e sulle mani erano comparsi piccoli artigli color dell'arcobaleno. Indossavo una canotta sempre arcobaleno con una gonna dello stesso colore così come lo erano le calze e le scarpe.
Sul mio viso il sorriso era tornato ma questa volta era molto più grande; ma questa volta era un misto tra sadico e felice. Quando arrivarono i medici incominciai a girare tra loro e a graffiarli e a squartare i loro corpi.
Quando finii mi guardai le mani:
"Allora.... è questo.... il colore.......del sangue! Mi piace! E mi piacciono tutti i colori del mondo! E' bellissimo questo mondo!"
Presi un po' di sangue e scrissi lì vicino -Avete mai pensato a come siano belli i colori del mondo? No? Allora Rainbow Eyes vi farà visita. Si? Siete salvi dalla condanna...-
Poi volai diretta nel bosco. Poco dopo ero stanca, mi ero sforzata troppo, così mi misi a sedere con le mani in mezzo alle gambe e iniziai a sbadigliare e a strofinarmi gli occhi. Sono pur sempre una bambina di 5 anni.
Stavo per addormentarmi quando ritornò quell'uomo alto con i ragazzi così scattai in piedi e tenendo gli occhi aperti con gli stecchini dissi sempre allegra:
"Ciao!"
"Ben tornata. Ora che hai finalmente compiuto il tuo destino passiamo alle presentazioni. Io sono Slenderman"
Non so perchè nonostante l'aspetto, Slenderman mi esprimeva fiducia. Poco dopo posai lo sguardo sui due ragazzi che si erano avvicinati.
"Piacere! Io sono Jeff e lui è Toby. Siamo felici di avere un'altra sorellina."
Ero confusa più che mai, sorellina? Fatto sta che lo Slenderman mi prese in braccio e mi disse:
"Benvenuta in famiglia, Inocencia..."
"Grazie, ma io ora mi chiamo Rainbow Eyes... awww"
"Ora riposa ti sei sforzata troppo"
E così me ne andai dalla città e diventai parte della "Famiglia"

 

E qui finisce la mia storia.

You don't succeed to see the Rainbow? Then you must DIE.



**********Angoletto Autrice**********  Eccomi qui. Questo one-shot non è niente di che soltanto un momento in cui avevo ispirazione prima di pubblicare il primo capitolo del sequel... quindi bando alle chance e buona lettura!
   
 
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