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Autore: Miss Fortune    28/08/2014    2 recensioni
“-E cosa facciamo col carbone? Lo bruciamo- dice Cinna. -Tu non hai paura del fuoco, vero, Katniss?”
Missing Moments basata interamente su Cinna e sulla ribellione.
Ho provato a inquadrare Cinna sotto una luce un po' diversa.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cinna, Katniss Everdeen, Portia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Coal.


 

-E cosa facciamo col carbone? Lo bruciamo- dice Cinna. -Tu non hai paura del fuoco, vero, Katniss?”


 

Cinna si risveglia al centro di una stanza sigillata, seduto su una sedia di legno, il cui stile e materiale sono alquanto miseri per essere un prodotto di Capitol City. Sembra più una di quelle sedie che troveresti in un distretto povero. Un distretto come il dodici, quello di Katniss. La sua favorita. La ragazza di fuoco.

Cinna ha avuto molto tempo, troppo, per ambientarsi in quella stanza. Ha osservato ogni minimo particolare, dalla macchiolina grigia su uno dei quattro muri candidi al buchino da tarma su una gamba della sedia.

Le forze lo stanno lentamente abbandonando, così come il dolore provocato dalle tumefazioni e dalle ferite sul suo viso, sul torso, sulle spalle. Quanto sangue ha perso? Si sente completamente svuotato.

Il pavimento è bucherellato. Sopra la porta di acciaio c'è una minuscola presa d'aria. L'unico modo per fuggire da lì sarebbe farsi a pezzi e calarsi un po' alla volta. Di aprire la porta non se ne parla.

Cinna fa l'ultima cosa possibile per ritrovare un po' di coraggio. Torna indietro con la mente.

 

*    *    *

 

Cinna si trova nella stanza grigia e verde in cui i selettori ponderano sul futuro di migliaia di stilisti capitolini.

-Il dodici.- risponde.

-Il distretto dodici?- chiede uno dei selettori, intrecciando le dita coperte di tatuaggi bordeaux. -Vorresti il distretto dodici?

-Oh misericordia...- boccheggia una selettrice inarcando le sopracciglia argentate. Cinna ricorda a memoria ogni singolo vestito da loro disegnato, quando ancora erano semplici stilisti. Ricorda le loro prime opere, decisamente obliabili, e ricorda i loro ultimi lavori prima del ritiro. Per uno stilista l'ultimo lavoro è sempre il migliore. Ti viene assegnato il distretto 1, la maggior parte delle volte, pertanto non bisogna impegnarsi molto per guadagnare il favore del pubblico. Basta aggiungere qualche pietra preziosa qua e là.

Cinna annuì e aspettò che i suoi giudici si riprendessero dallo shock.

-Abbiamo studiato i tuoi lavori, Cinna,- continua il giudice dalle dita tatuate. Sembra il leader del gruppo, o perlomeno il più valente nella scelta delle parole. -Sono quasi perfetti. Potremmo assegnarti al distretto quattro, un eccellente risultato per un novellino. Perchè proprio il dodici?

-E' una sfida.- risponde Cinna, ed è la verità.

 

(Voglio stupire, pensa.

Voglio ammirazione.

Voglio riflettori su un distretto dimenticato da Dio.)

 

-D'accordo.- dice il selettore. Probabilmente sta meditando sull'inevitabile fallimento che una scelta del genere comporta. -Puoi andare.

Cinna esce dalla stanza, e per la prima volta da quando è entrato nella graduatoria si chiede se la sua sia stata una scelta giusta. Il primo anno e già mette il bastone fra le ruote della sua stessa carriera? Partire dal distretto dodici non è certamente un ottimo avvio, avendo le capacità e il buongusto necessari per iniziare a lavorare su uno dei distretti favoriti.

D'altronde, ogni stilista fatica per arrivare in cima.

Uscendo dalla stanza, incrocia lo sguardo di Portia, la sua amica Portia, e non può che sorriderle, cercando di comunicarle "non preoccuparti, ti hanno presa, è inutile essere in ansia". E ci spera davvero, che l'abbiano presa. Perchè, anche se il suo gusto in fatto di moda è un po' strambo, vuole lavorare con lei. Vuole che sia la sua compagna di carriera.

-Portia Combe?- chiede la selettrice dalle sopracciglia argentate, affacciandosi attraverso la porta socchiusa.

Portia si alza velocemente, si umetta le labbra, tiene la testa bassa mentre cammina verso le cinque persone che cambieranno il suo futuro.

Cinna si appoggia al muro grigio e aspetta.

 

*    *    *

 

 

La vista di Cinna è sempre più annebbiata. Ormai fa fatica anche a tenere la schiena dritta.

Un lamento sommesso raggiunge le sue orecchie. Proviene dal fondo della stanza, la parte che non riesce a vedere poichè le da le spalle. C'è qualcun'altro.

 

 

*     *    *

 

Ora si trova per strada, cammina insieme alla sua nuova compagna.

-Alla fine ci hanno presi tutti e due.- esclama Portia, dandogli una pacca sulla spalla.

-Avevi qualche dubbio?

-Certo.- risponde lei, come se Cinna avesse ricevuto una nomination per La Domanda Più Stupida Della Settimana. -Non sono mica te, i miei progetti non sono così belli. Sei tu che disegni vestiti favolosi, se non ti avessero preso sarebbero stati degli emeriti idioti.

Lui non risponde. I vestiti che progetta sono il suo orgoglio e una delle sue ragioni di vita, ma non condivide ciò che la sua compagna ha detto.

-Non riconosci il tuo stesso talento, Portia.- dice Cinna, usando il suo Tono Estremamente Serio E Saggio. -Sei mille volte meglio di quegli stilisti da quattro soldi rimasti in graduatoria.

-Mille volte è esagerato, e comunque non sono meglio di te.

Cinna sospira, capisce che non riuscirà mai a vincere una discussione con la ragazza dal rossetto nero.

Il discorso cade in questo modo, anche se lo stilista continua a rimuginare sulla questione finchè Portia non cambia discorso.

 

*    *    *

 

Finalmente Cinna riesce a trovare la forza di girarsi sulla sedia. Lascia cadere la testa sulla spalla sinistra, il modo meno doloroso e faticoso per voltarsi.

C'è un corpo tremante sdraitato su un fianco. E' magro, alto, e ha una familiare chioma bionda.

-Portia- mormora lo stilista, disperato.

 

*    *    *

 

"Mi offro volontaria come tributo."

Quella frase rimbomba nella sua testa dal giorno della mietitura.

"Mi offro volontaria come tributo!"

Quella ragazza, Katniss Everdeen, si era offerta per salvare la vita di sua sorella.

 

(Voglio silenzi.

Voglio solidarietà.

Voglio un po' di compassione per una ragazza sul filo del rasoio.)

 

E ora finalmente pu incontrarla. E' al centro della stanza. La trova a fissare insistentemente l'accappatoio, probabilmente a disagio a causa della sua nudità. Quando si gira verso di lui, un guizzo di curiosità le balena negli occhi grigi.

-Ciao, Katniss. Sono Cinna, il tuo stilista.

-Ciao.- risponde, scrutandolo.

-Dammi solo un momento, vuoi?- chiede lui. Cerca di usare il suo tono di voce più calmo e rassicurante. Deve essere già abbastanza inquieta, dopo tutto quello che le successo.

― Chi ti ha fatto questa acconciatura?- chiede lo stilista.

―Mia madre ― risponde Katniss.

―E' bellissima. Classica. E in armonia quasi perfetta con il tuo profilo. Tua madre ha dita molto abili.― dice Cinna.

Elegante ma povera, umile, un vero simbolo del distretto 12.

―Sei nuovo, vero? Non credo di averti mai visto prima.

―Sì, questo è il mio primo anno nel programma ― risponde Cinna.

―E così ti hanno dato il Distretto 12.

―Ho chiesto io il Distretto 12 ― ribatte lui. -Perché non metti l'accappatoio e facciamo due chiacchiere?

 

*    *    *

 

Un pacificatore entra nella stanza. Impugna qualcosa. Sembra una pistola, ma potrebbe essere qualunque cosa.

Si avvicina al corpo semicosciente di Portia, poi infila le braccia sotto le sue e inizia a trascinarla via.

"Dove la sta portando?" si chiede Cinna. Lo guarda con gli occhi verdi socchiusi e si lascia sfuggire un lamento.

 

*    *    *

 

-Tu non hai paura del fuoco, vero, Katniss?

Cinna ha ordinato a Venia, Octavia e Flavius di ridurre tutto al minimo. Le uniche cose che vuole su Katniss sono il vestito e la treccia, uno dei suoi segni distintivi. Vuole che a Capitol City o nel resto di Panem, per ogni capello intrecciato, per ogni fuoco che verr acceso, per ogni volta che verr nominato il distretto 12, torni alla mente il nome di Katniss Everdeen, quello di Peeta Mellark e quello di Primrose Everdeen.

La guarda e tutto ci che vede il terrore nei suoi occhi.

―Non si tratta di fiamme vere, ovvio, ma solo di un piccolo fuoco sintetico che abbiamo ideato io e Portia. Non correrai alcun rischio.

Katniss non sembra affatto rassicurata.

Indossato il vestito, non posso fare a meno di pensare che se il fuoco finto funzioner, sar l'opera stilistica pi spettacolare degli ultimi settantaquattro anni. Se davver funzionerà, Portia non potr che sentirsi fiera, avendo dato il maggiore contributo nella creazione del fuoco finto. Forse, finalmente, rivaluterà le sue capacità come stilista.

Tutti scendono al piano terra, dove i carri attendono i rispettivi tributi.

Dopo aver fatto salire Katniss e Peeta sul carro e aver dato gli ultimi ritocchi, Cinna e Portia si allontanano.

-Pensi ancora che i tuoi progetti non siano cos belli?- chiede lui, dopo essere usciti dalla sala.

Portia lo guarda e sorride imbarazzata. -Non è un mio progetto. E' il nostro progetto.

-Se non avessi avuto quell'intuizione sul fuoco sintetico sarebbe stato un disastro.

-Devo ammettere che sono fiera di quello.- dice, poi aggiunge: -Non pensavo che sarebbe stato così.

-Così come?

-Triste.

Cinna resta in silenzio. Sa cosa intende. Si è affezionato troppo a Katniss. Non può pensare di vederla tornare a casa su un hovercraft prima della fine dei Giochi. Portia deve aver stretto lo stesso legame con Peeta.

-E' ora.- dice lui. Apre la valigietta e prende la torcia dal piedistallo.

-E' l'ora della verità.- dice Portia, guardandolo correre via. -Buona fortuna.

Arrivato nella sala dei carri, Cinna corre verso il carro nero.

-Eccoci, allora.

 

(Voglio respiri trattenuti.

Voglio emozione.

Voglio legami emotivi tra il pubblico e i nostri tributi.)

 

Avvicina la torcia al vestito di Katniss, e da il via alla leggenda della ragazza di fuoco.

-Funziona. Ricordate, testa alta. Sorrisi. Vi ameranno!

 

*    *    *

 

Dopo aver portato Portia fuori il pacificatore ritorna. In realtà non sa se sia lo stesso di prima, indossano il casco.

-Durante le ultime ore si è svolto un processo. Una giuria ha valutato attentamente i suoi crimini. Lei è stato accusato di aver aiutato a fomentare la rivolta. L'esecuzione si terrà in questa sede.

 

(Voglio pietà?

No.

Voglio coraggio.

Voglio guardarli a testa alta.)

 

Cinna lo guarda con sguardo perso. -Ho avuto un buon avvocato?

L'altro lancia un'occhiata verso la porta aperta, poi lo afferra per il colletto e dice: -Hai fomentato la rivolta, capisci? Non importa quanto tu sia famoso, quanto tu sia bravo, in questo momento vali quanto un minuscolo pezzetto di carbone per Capitol City.

Fa una pausa.

E poi: -E cosa facciamo col carbone, stilista?

 

 

*    *    *

 

-Non ho salutato Portia.- dice Katniss.

-Lo farò io per te.- dice Cinna.

 

(No, non lo farò.)

 

Sa che non sopravviverà sin da quando ha disegnato quel vestito. Sa tutto dell'hovercraft, del distretto 13, del piano per salvare la Ghiandaia Imitatrice.

Siamo amici, Katniss, ma questo è un segreto che non posso rivelare.”

Cinna intreccia i capelli di Katniss e immediatamente da ragazza del distretto 12 torna ad essere il simbolo della ribellione.

Ti conosco, Katniss. Troveresti un modo per mandare all'aria tutto, perchè sei testarda e non permetteresti mai che qualcuno si sacrificasse per te.”

La aiuta a mettere la tuta blu e commenta la consistenza del tessuto con lei.

Ma tutto questo è più grande di te, di me, di Peeta, di tutti.”

-Il mio vestito ieri era magnifico- dice.

-Ho pensato che ti sarebbe piaciuto- ribatte lui.

-Ricordati, ragazza di fuoco, che io scommetto ancora su di te.

 

(Voglio affetto.

Voglio sollevazione.

Voglio che Katniss Everdeen abbia la vita felice che merita.)

 

 

*   *   *

 

Il pacificatore se n'è andato.

Dal pavimento bucherellato iniziano a uscire tante piccole lingue di fuoco.

 

(Vorrei coraggio.

Vorrei libertà.

Voglio Ribellione e Salvezza.)

 

Le fiamme si alzano alte, fino al soffitto. Cinna cade dalla sedia e stringe gli occhi verdi. Urla. Il bruciore aumenta sempre di più. Raggiunge il suo picco, tutto brucia, anche i suoi polmoni. Poi il nulla.

 

Mi dispiace, ma non riuscirete a farmi avere paura del fuoco.

Il fuoco non può essere imbrigliato.

Il fuoco è dolore, ma è anche ribellione.
Una ribellione indomabile.

  
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