Ehi Jim, l’ultimo messaggio che ho ricevuto da te l’ho trascritto a mano. Adesso è attaccato sopra il letto che condividevamo.
Non ho spostato i tuoi abiti, non volevi che venissero sgualciti in nessun modo. 
 
Ehi Jim, non mi hai dato nemmeno il tempo di dirti addio. Tutti i baci, tutte le promesse di un per sempre, si volatilizzano davanti ai miei occhi insieme al vapore della doccia che lava via ogni tuo tocco sulla mia pelle. Eppure li sento ancora, come se tu adesso fossi davanti a me a ripetere tutto una seconda volta. Si, riesco a sentirli.
La tua immagine è come un eco che rimbomba nelle pareti di questa casa inondata dal fiume delle nostre parole non dette. Il tuo cuscino è freddo, riscaldato solo dal calore delle mie lacrime che scendono, mentre inspiro il tuo profumo prima che svanisca.
 
Ehi Jim, mi avevi detto che non saresti mai andato via senza di me, che il tuo era un piano calcolato alla perfezione. Che non saresti mai ricorso a tanto. Adesso guardami.
Guardami piangere durante la notte, girandomi incastrato tra le coperte sperando di trovare il tuo corpo accanto al mio.
Guardami sbagliare la mira mentre sparo.
I tuoi occhi vuoti, spenti, e quel fantasma di un sorriso vittorioso sulle tue labbra mi perseguitano, sapendo che lo hai fatto per egoismo. Te ne sei andato non pensando al mio cuore in frantumi. Te ne sei andato per il gusto della vittoria.
Mi ricordo il mio viso sul tuo petto, quando mi sono sdraiato sul tuo corpo a piangere, come quando avevo gli incubi, tu mi facevi avvicinare a te durante la notte. Ma il tuo petto era immobile, il tuo ultimo repiro aveva lasciato i tuoi polmoni e il tuo cuore aveva smesso di battere.
Il fatto è che io ho perso tutto, quel giorno, su quel tetto.
Un amico, un compagno, un fratello, un amore.
L’unico mio vero amore.
 
Ehi Jim, so che non avresti apprezzato questo gesto, ma almeno una rosa te la dovevo portare. Una sola.
La tua lapide nera qua sopra la collina è troppo solitaria, troppo spenta, troppo triste.
Nelle lettere del tuo nome inciso nel marmo, splende quell’ultimo raggio di sole che viaggia solitario prima del tramonto. E adesso mi siedo qui, vicino all’ultima cosa che mi è rimasta di te. All’unica cosa che mi fa sentire più vicino a te.
Le palpebre cominciano ad appesantirsi, e mentre affondo il mio viso nel collo della maglia, penso che avremo la possibilità di rivederci dall’altra parte.
 
Ehi Jim, buon compleanno.