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Autore: Amor31    28/08/2014    3 recensioni
L'acqua è la sua unica consolazione.
Rin è ciò che gli manca.
Excursus nei pensieri di Haruka Nanase.
*Storia partecipante al Contest “On the run with no one to love. That was me before you came along” indetto da Mad_Fool_Hatter sul Forum di EFP*
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Rin Matsuoka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima che tu arrivassi

 
Acqua.
Non aveva importanza che fosse calda o fredda.
Viveva solo per tuffarsi e immergersi in un mondo tutto suo, fatto dei riflessi di luce sulla superficie increspata della piscina, del suono delle bracciate poderose dei compagni di squadra e dell’odore pungente del cloro che gli pizzicava le narici nonostante tutti gli anni di nuoto praticato.
Haruka Nanase era questo. Si lasciava vivere senza sapere cosa avrebbe fatto una volta terminati gli studi – e non c’era giorno in cui Makoto non si premurasse di domandarglielo – e si rifugiava nella dimensione a cui sentiva di appartenere davvero: l’acqua.
Non aveva bisogno d’altro.
O almeno si era illuso che le cose stessero realmente così. Se ne era quasi convinto.
Se solo non fosse tornato lui.
Era già trascorso un anno da quando Rin Matsuoka – il suo rivale, il suo metro di paragone, il suo stimolo – aveva deciso di lasciare l’Australia per finire gli studi in Giappone. Haruka ricordava di essere stato felice di rivederlo – se gli altri avessero percepito quale morsa gli aveva serrato lo stomaco nel momento in cui aveva incrociato lo sguardo dell’amico, non avrebbero mai giudicato fredda la sua reazione – ma allo stesso tempo aveva sentito di odiarlo.
Perché era tornato?
Perché proprio in quel momento?
Perché non aveva rivolto la parola a nessuno di loro per tutto quel tempo?

Perché aveva smesso di scrivergli, quando invece glielo aveva promesso?
Non aveva risposta a nessuna di quelle domande. L’unica certezza era che non poteva fare a meno di ripetersele di continuo, scervellandosi su quali motivazioni avessero ricondotto in patria Rin.
Rin, che era partito bambino ed era tornato con le sembianze di un giovane uomo.
Makoto aveva provato a mediare tra loro due, ma Haruka si era di colpo reso conto che chiunque si frapponesse tra lui e l’amico – fosse stato proprio Makoto, Nagisa, Rei o l’onnipresente Gou – non costituiva altro che un ulteriore ostacolo da sormontare. Essere cosciente che ci fosse qualcuno che tentava di migliorare il già gelido rapporto con Rin rendeva le cose ancor più complicate perché stava a significare che niente era più come prima.
Ma Haruka desiderava riavere il suo rivale.
Voleva tornare a nuotare con lui.
Gareggiare anche solo una volta al suo fianco avrebbe cancellato in un istante gli anni di separazione e la vecchia squadra – i vecchi bambini – sarebbe tornata più unita che mai.
E lo avevano fatto. Avevano vinto insieme, coronando il sogno di un’estate.
Poi il nulla.
Ognuno era tornato alla propria vita.
Quello era il loro ultimo anno alle superiori. Presto la bella stagione sarebbe volta al termine e l’autunno li avrebbe separati di nuovo, portando ciascuno in una diversa Università.
-Avete deciso cosa fare dopo?-.
Rin non aveva usato mezze parole, quando aveva deciso di fermarsi a parlare con Haruka e Makoto. E non si era fatto alcun problema ad ammettere che avrebbe perseguito il sogno di diventare un professionista, qualunque cosa fosse successa da lì in avanti.
-E tu, Haru? Qualche idea?-.
Al contrario. Non ne aveva nessuna.
-Voglio solo nuotare. Ed essere libero-.
Makoto aveva sorriso e Rin sospirato. Haruka si era detto che molto probabilmente nessuno dei due aveva capito cosa intendesse realmente dire.
Libero. Gli altri lo avevano preso in giro spesso, credendo che fosse solo la tipologia del suo stile.
No.
Libero voleva dire “senza catene”. Significava potersi esprimere senza timore di essere giudicato.
Libero era tutto ciò che voleva essere al mondo.
Perché Haruka si era sempre sentito prigioniero di se stesso ed era stanco della vita che stava conducendo.
Una vita che non gli aveva ancora permesso di stare con l’unica persona che gli aveva dato la possibilità di essere solo, semplicemente Haru.
La stessa persona che era tornata diversa da come lui l’aveva conosciuta, si era evoluta di nuovo ed ora non aveva tempo materiale per stargli accanto.
Rin era l’ingrediente mancante per completare la sua personale ricetta della felicità. Ciò che li avrebbe amalgamati e uniti per sempre sarebbe stata la pura, trasparente acqua.
Eppure si erano reciprocamente evitati e continuavano a farlo nonostante bramassero di stare insieme.
“Perché  ho paura”, aveva pensato Haruka.
“Perché sono un codardo”, si era detto Rin, il cui stato d’animo non era troppo diverso da quello dell’amico.
Ma entrambi, seppur nel mare di silenzio in cui paradossalmente affogavano ogni volta che si vedevano, non facevano che ripetersi la stessa cosa: “In fuga senza nessuno da amare. Ero così, prima che tu arrivassi”.
Scappare, sì. Lo avevano fatto tutti e due, Haru mettendo tutto se stesso nel nuoto nel vano tentativo di liberarsi del fantasma di Rin e quest’ultimo rifugiandosi in Australia proprio quando il sentimento per il compagno era diventato più forte.
Se solo avessero trovato il coraggio di parlare, di chiarire ciò che c’era stato e che c’era ancora tra di loro, avrebbero capito che l’uno era la via di fuga dell’altro. Liberi entrambi, liberi insieme.

   
 
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