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Autore: limeshake    28/08/2014    2 recensioni
-John. - Adesso il tono era diverso, la voce roca e supplichevole. John alzò gli occhi a incontrare quelle iridi glaciali.
-Sì- sussurrò John.
-Sì cosa?- fece Sherlock in risposta, lo sguardo colmo di aspettativa, le pupille dilatate.
-Sì, ma certo, certo che ti perdono.
-Diamine,sei vivo! -incredulità e contentezza mescolate nel suo timbro.
Sherlock continuò a fissarlo, il volto imperscrutabile, poi lo prese per le spalle e, senza mai staccare gli occhi dai suoi, disse:
-Scusa John. Mi dispiace davvero.
E la sua voce trasudava sincerità, e supplicava perdono, gli occhi ardenti inchiodavano l'anima di John, implorandolo di capire le sue ragioni, senza tirarsi indietro.
Genere: Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Dunque, questa è la prima storia, sia come fanfiction sia come racconto di qualsiasi genere, che abbia mai fatto leggere, quindi se qualcuno si prenderà la briga di recensire vi prego di essere clementi. E' da un po' di giorni che medito di scrivere qualcosa, perché questa serie mi ha assorbito totalmente il cervello, ed infine eccolo qua, il mio primo capitolo. Ogni capitolo è scritto partendo da  una canzone (principalmente di Lana del Rey, come potete intuire, ma anche altre) a cui però non farò riferimento esplicito. Post Reichenbach, ho immaginato una riconciliazione diversa da quella effettiva e... nulla, ecco a voi, spero vi piaccia.
#Limeshake 

ps. Tutti i personaggi appartengono alla BBC






Era sulla spiaggia da più di un'ora. Si era seduto sulla battigia, attento a non bagnarsi le scarpe; le mani intrecciate sotto al mento, la fronte aggrottata. Faceva freddo. Il vento tirava forte, la direzione osservabile dall'increspatura delle onde. Non c'era nessun altro sul lungomare di Brighton in quella gelida sera di Marzo. Era giusto così, aveva bisogno di pensare. Chiuse gli occhi, spossato. Quando li riaprì, una sagoma scura lo aveva affiancato. La figura slanciata, il portamento altero, il viso rivolto davanti a sè. Non che fosse una novità, ma non lo aveva sentito avvicinarsi.

-John.
-Sherlock.

-Aspetti da tanto.
-Sì.
-Non era una domanda.
-Lo so.
-Perché?
John poteva sentire lo sguardo indagatorio dell'amico su di sé, implacabile, poteva quasi udire il suono dei suoi pensieri, mentre tentava di dedurlo. Questo lo fece sentire a disagio. Sherlock non lo guardava così da tempo. Lo aveva fatto durante il loro primo incontro, certo, ma da allora mai più. Era uno dei vantaggi di aver guadagnato la sua fiducia. Ma ora, ora lo stava facendo di nuovo. Ne capiva il motivo, ma non sentiva di meritarlo. Cos'era cambiato?
La domanda aleggiò tra loro, non ci fu risposta. John sospirò, continuando a fissare il ritmico ondeggiare del mare in lontananza. 
-John. - Adesso il tono di Sherlock era diverso, la voce roca e supplichevole. John alzò gli occhi a incontrare quelle iridi  glaciali. Sherlock si sedette accanto a lui, le mani in grembo, lo sguardo fisso nel suo. E a quel punto,
-Sì- sussurrò John. 
-Sì cosa?- fece Sherlock in risposta, lo sguardo colmo di aspettativa, le pupille dilatate. 
-Sì, ma certo, certo che ti perdono.- E a quel punto distolse lo sguardo, perché non poteva sostenere oltre quella vicinanza senza provare un dolore quasi fisico. Cosa lo avrebbe tradito? Il respiro, il tremolìo della voce, delle mani, di tutto il corpo? Per quello poteva dare la colpa al freddo. Si cinse il petto con le mani, si rannicchiò per riscaldarsi. 
Parlò sostenendo il suo sguardo tutto il tempo.
-Senti, non è che non sia arrabbiato. Sono incazzato nero, Sherlock. Come hai potuto farlo? Per il mio bene, dici? Ma come puoi, come puoi anche solo lontanamente pensare di aver fatto il mio bene sparendo dalla mia vita, lasciandomi solo a piangerti, per tutto questo tempo? E poi tornare come se niente fosse proprio quando pensavo di essere riuscito ad andare avanti, quando ho iniziato a vedermi con qualcuno, a costruire qualcosa di nuovo per lasciarmi tutto alle spalle, per lasciarmi alle spalle te e le tue manìe, e gli omicidi, le indagini,  il nostro appartamento; come puoi riapparire per dirmi di avermi ingannato per tutto questo tempo e aspettarti che io sia felice di vederti? 
Girò la testa verso il mare e una lacrima di rabbia gli rigò la guancia.
-Però... Non posso negare di esserlo, quindi.
Si voltò e gli sorrise. Un sorriso mesto, ma sincero.
-Diamine,sei vivo! -incredulità e contentezza mescolate nel suo timbro.
Sherlock continuò a fissarlo, il volto imperscrutabile, poi lo prese per le spalle e, senza mai staccare gli occhi dai suoi, disse:
-Scusa John. Mi dispiace davvero.    
E la sua voce trasudava sincerità, e supplicava perdono, gli occhi ardenti inchiodavano l'anima di John, implorandolo di capire le sue ragioni, senza tirarsi indietro. Le lacrime affiorarono inevitabilmente agli occhi dell'amico, che lo attirò a sé e lo strinse in un abbraccio. 
Sherlock chiuse gli occhi e mormorò:
-Grazie. 
-Sei il mio migliore amico- soffiò John sulla sua spalla, le mani aggrappate al colletto del cappotto di Sherlock.
Stavolta fu Sherlock a sorridere. Un sorriso beffardo, triste, che John non poteva vedere.
Espirò forte.
Sei il mio migliore amico. La voce di John riecheggiò  nella sua testa, e quelle parole gli affondarono nello stomaco come un pugno.



 
(Baby here we are standing face to face, just the two of us locked in your embrace)







 
 








Grazie infinite se avete letto fin qui, per favore fatemi sapere che ne pensate. Lo so è cortissimo, vedrò di lavorarci se mai scriverò un seguito. Recensite, anche per dirmi che fa schifo, ogni parere o consiglio è bene accetto!
  
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