Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: xproudofmyhero    28/08/2014    3 recensioni
| One Shot | Green | Jeffbastian | Letter |
«C’è una differenza, tra il saper vivere e il saper sopravvivere e lui l’aveva imparata a sue spese, ben due volte.
Quando vieni catapultato in una nuova città, da Parigi a Westerville, pur di nascondere a tutti ciò che sei perché era ciò che i tuoi genitori volevano, impari a sopravvivere, ad andare avanti lentamente, giorno dopo giorno cercando di immaginare le cose o semplicemente diventando un automa.
Un automa, senza sentimenti, può essere di due tipi, però: puoi trovarti ad essere una specie di zombie, seguendo sempre la stessa routine come se nulla attorno a te esistesse, oppure il contrario, agire, molto, fregandotene dei pensieri della gente e dei tuoi in primis.
Vivere, invece, è una cosa completamente diversa.
Ti ritrovi ad avere un motivo per alzarti la mattina, ti ritrovi a sorridere per le cose più assurde, per uno sguardo, una parola, un gesto, ti senti stupido forse a vedere come la tua vita dipende dalla felicità di qualcun altro ma vivi, davvero e a pieno ogni singola cosa.«
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Sebastian Smythe
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
UNTITLED

►Let me love you
And I will love you
Until you learn to love yourself
Let me love you
I know your trouble
Don't be afraid, oh, I can help
Let me love you
And I will love you
Until you learn to love yourself
Let me love you
A heart of numbness gets brought to life
I'll take you there◄

 

Non si era reso conto effettivamente di quanto tempo era passato, dall’ultima volta in cui aveva incrociato il suo sguardo.
Non si era reso conto del tempo che passava, della gente che andava avanti mentre si ritrovava fermo nel suo status come se non avesse voglia di andare avanti.
Si sentiva stupido, come poteva Sebastian Smythe smetterla di voler andare avanti, in un attimo?
Per anni aveva cercato di non permettere a nessuno, neanche alla famiglia, di entrargli dentro, di abbattere quel muro attorno a sé, nessuno conosceva anche solo una piccola parte del suo cuore.
Poi, una sera era tutto diventato improvvisamente sensato.
Non ti accorgi di quando la persona giusta arriva, perché è questo il punto, arriva all’improvviso, sconvolgendoti la vita e se c’è una cosa che sai è che non puoi più farne a meno.
 
Era novembre, tutto era iniziato per caso da un banale messaggio per un appuntamento.
Non usciva per un’occasione del genere dai tempi di Parigi, eppure per quel ragazzo l’aveva fatto. Era lì che poteva notare un leggero dettaglio nel suo essere, per quel ragazzo dagli occhi verdi stava facendo cose che mai per qualcun altro avrebbe fatto.
 
Per puro caso, alzandosi dal divano dove ormai aveva preso residenza, a casa di una sua vecchia amica di Parigi, Sophia, scorse una data sul calendario.
28 agosto.
 
Credeva fossero passate settimane, mesi, e  invece era passata una settimana.
Non vi avrebbe fatto molto caso, se non fosse stato per la data sul calendario.
Era passato un mese da quando aveva fatto uno dei gesti –a detta sua- più romantici di sempre.
Organizzare tutto nei minimi dettagli, inaugurando la loro nuova casa in un unico modo, una cena semplice per loro due e una proposta.
Si era sempre detto che una proposta di matrimonio, oltre al matrimonio stesso, erano cose stupide e che mai e poi mai lui sarebbe arrivato a quello ma ne aveva la certezza, sapeva cosa voleva e se voleva intraprendere un cammino nuovo, solo una persona sarebbe stata quella con cui l’avrebbe fatto.
Si sentì peggio, al pensiero di aver lasciato andare tutto perché non era più in grado di controllare la gelosia che lo logorava dentro e invece di lottare, si era arreso.
Lui, Sebastian Smythe si era arreso davvero e forse era quello il punto cruciale della faccenda, da lì non riusciva a ripartire, rialzandosi, al pensiero di aver buttato via l’unica cosa che lo faceva vivere.
 
C’è una differenza, tra il saper vivere e il saper sopravvivere e lui l’aveva imparata a sue spese, ben due volte.
Quando vieni catapultato in una nuova città, da Parigi a Westerville, pur di nascondere a tutti ciò che sei perché era ciò che i tuoi genitori volevano, impari a sopravvivere, ad andare avanti lentamente, giorno dopo giorno cercando di immaginare le cose o semplicemente diventando un automa.
Un automa, senza sentimenti, può essere di due tipi, però: puoi trovarti ad essere una specie di zombie, seguendo sempre la stessa routine come se nulla attorno a te esistesse, oppure il contrario, agire, molto, fregandotene dei pensieri della gente e dei tuoi in primis.
Vivere, invece, è una cosa completamente diversa.
Ti ritrovi ad avere un motivo per alzarti la mattina, ti ritrovi a sorridere per le cose più assurde, per uno sguardo, una parola, un gesto, ti senti stupido forse a vedere come la tua vita dipende dalla felicità di qualcun altro ma vivi, davvero e a pieno ogni singola cosa.
 
Se la prima volta, il francese aveva adottato la seconda delle due tecniche, in quel momento agire, uscire fare qualsiasi cosa che un normale ventenne dovrebbe fare non era tra le sue aspettative.
Era come se qualcosa, dentro di lui, si fosse spezzato.
Non era importante se fino a giorni prima la gelosia lo facesse star male, sapeva chi aveva accanto e sapeva che, per quanto male facesse, continuava a vivere.
 
Scosse leggermente la testa, Sebastian, cercando di scacciare quei pensieri, prendendo il computer portatile posto sul tavolino di fronte al divano.
Avrebbe mandato una mail, forse, ma il suo inconscio lo spinse ad aprire quella chat che, da tanto tempo, non apriva, sperando che il messaggio arrivasse prima e più velocemente.
Prese le cuffie lì a fianco, il telefono e cercò una canzone.
Let Me Love You, la loro canzone.
Ascoltò qualche nota, prima di iniziare a digitare tutto.
 
“Ciao amore mio,
mi sento stupido a chiamarti così, ora. So cosa ho perso, so che il perdono non ci sarà mai se non sono il primo a perdonare me stesso per troppe azioni fatte in tutto questo tempo, ma so anche una cosa.
La prima volta che ci siamo detti ti amo avevamo paura entrambi di dirlo, paura di soffrire, paura di lasciarci andare, e io, paura di permettere a qualcuno di entrarmi dentro, ma tu l’hai fatto, hai superato ogni singola barriera che avevo attorno e mi hai fatto vivere del tuo sorriso.
Non so, se e quando rivedrò mai quel tuo sorriso, probabilmente non ricapiterà, e so quanto ti farò male scrivendoti questo, ma mi conosci, agisco impulsivamente, e questa è probabilmente l’unica azione che sto facendo con desiderio e non perché devo farla.
Ti ricordi cos’è successo un mese fa?
Non so se sei ancora lì, nella nostra casa, non so se sei tornato a Westerville, se hai cambiato numero perché non ho neanche il coraggio di comporlo pur di sentire la tua voce anche solo per un secondo.
Sto divagando, come avevo fatto quella sera, e ora non crederai più a quelle parole.
Non crederai ai miei ti amo, ai sorrisi che avevo imparato a rivolgerti, non crederai neanche a queste parole.
Ero impazzito per organizzarti tutto, volevo che fosse speciale, e spero che una parte di te sappia che lo volevo –e voglio ancora- tanto quanto lo volevi tu.
Ti amo, Jeff, non ho smesso di farlo e non credo succederà mai.
Sei arrivato all’improvviso e mi sono innamorato di te come ci si addormenta: prima lentamente e poi profondamente, come mi hai detto tu.
È un mese da quando ti ho chiesto di sposarmi, ed ero così talmente agitato che non pensavo sarei riuscito a dire qualcosa di sensato, ma mi avevi detto di iniziare dal principio, che eri solo tu.
Non sei “solo tu”, sei TU, te l’avevo fatto capire, e ora è tardi e scusami per le lacrime che staranno scendendo dal tuo viso, leggendo queste cose.
Comunque, volevo solo ricordarlo, come faccio da tutto il giorno, ricordando quella giornata, ricordando tutti i nostri momenti e ricordandoti che ti amo, che non ho mai smesso e mai smetterò di farlo.
Io sono con te, ricordatelo, sono sempre con te anche se non posso esserlo fisicamente, non me lo meriterei neanche, ma sono lì.
Sei la parte migliore di me, mi hai cambiato la vita Jeff Sterling e non so neanche dirti grazie per quanto tu abbia fatto, partendo dall’uscire con me tanto tempo fa, sapendo chi ero.
Sembro un’altra persona, ora, non solo fisicamente, Sophia dice che sembro uno zombie.
Ti sarebbe piaciuta, è l’unica persona degna di essere ricordata di Parigi, ma non ho avuto il tempo di fartela conoscere, Dio quanto sono stato un grandissimo stronzo.
Comunque, sono diverso, lo sai anche tu, quel Sebastian stronzo, menefreghista che ero mesi fa non esiste più, o meglio, c’è, ma è maturato, è cambiato e spero sia diventato un uomo solo grazie a te.
Smetto di dire parole, se c’è una cosa che hai sempre saputo fare era capirmi senza bisogno di sentirmi dire cose, e spero che anche se ho scritto fin troppo la cosa non cambi.
Ti amo, ricordatelo.
Sebastian”
 
Scrisse così di getto, senza controllare errori, punteggiatura, senza controllare nulla.
Premette invio, mandando quel messaggio.
Si odiava per aver smesso di lottare, si odiava per tante cose, ma se c’era una cosa per cui non lo faceva, riguardava il ragazzo biondo di cui si era innamorato e di cui mai si sarebbe pentito e che anzi, ringraziava e continuava ad amare, sperando di saperlo felice come aveva sempre voluto.

 

Ciao a tutti! Non scrivo più o meno da secoli ma, questa cosa dovevo farla... Non starò a spiegare perché per come o altro, ha un motivo preciso e almeno mi ha fatto scrivere di nuovo.
Ho messo tra le note OOC, giusto perché per alcuni versi può essere un Sebastian diverso e almeno chi vorrà leggere sa cosa si trova davanti.
Buona lettura.

Sab♥

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: xproudofmyhero