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Autore: Mariam Kasinaga    29/08/2014    2 recensioni
Erano loro ue, da soli, in un prato dove crescevano delle pervinche meravigliose.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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‘till the Death and beyond

 
 
Gli scostò gentilmente una ciocca di capelli rossi dal volto: “Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati, dieci anni fa? Eri soltanto un bambino, eppure già sapevi che avresti compiuto grandi gesta. Un bambino molto coraggioso, come diceva sempre mia madre” mormorò il ragazzo, dando un lieve bacio sulla guancia al soldato addormentato a fianco a lui.
“Hai ucciso un drago, sedato la rivolta dei separatisti, protetto la mia vita ogni singolo giorno e, da soldato onorevole della mia guardia, non hai mai chiesto nulla in cambio”.
L’elfo sorrise, facendo scorrere il dito sulle invitanti labbra rosa dell’altro, su cui, col passare dei mesi, aveva depositato baci sempre più passionali: “Sempre al mio fianco, scrutandomi con i tuoi limpidi occhi celesti, obbedendo ad ogni mio ordine.  Rammenti quella sera dopo la festa dell’incoronazione, quando ci siamo ritrovati completamente ubriachi in quel prato dove crescevano delle pervinche magnifiche? Il tuo sguardo era dolce, il tuo tocco gentile e, in quei momenti, mi sembrò che il mondo si fosse completamente fermato.
Ci baciammo con foga, come se attendessimo quel momento dall’eternità, mentre tu mi spogliavi di ogni reticenza, di ogni dubbio e timore. Ho guardato il tuo corpo martoriato dalle ferite di guerra, molte delle quali ti sono state inferte per la mia inettitudine in battaglia; ho fatto scorrere le dita nei tuoi capelli rossi come il fuoco, simbolo del tuo sangue nobile di Elfo della Luce; ho baciato la tua bocca, che non mi ha mai contraddetto, mentre tu eri impegnato a farmi tuo.
Abbiamo vissuto una notte d’amore e, dopo quella, ce ne sono state molte altre. Ricordi i miei dubbi, quando hai espresso il desiderio di guidare la cavalleria durante la battaglia ai Campi Morti?
Avevo paura.
Paura di perderti, paura di doverti dire addio per sempre” concluse in un soffio, appoggiando la testa al petto del soldato.
Rimase in quella posizione per qualche secondo, prima di puntellarsi sui gomiti ed allentare le numerose cinte del gabbione di ferro: “Mi preoccupavo inutilmente, come sempre. Hai dimostrato grande valore, gettandoti nella mischia incurante dei nugoli di frecce scagliate dai nemici, permettendo ai nostri fanti di trovare un rifugio sicuro nella palude. Ci hai salvati dalla disfatta, ancora una volta, grazie al tuo coraggio!” esclamò, togliendogli non solo il gabbione, ma anche gli spallacci ed i gambali.
Sorrise, osservando il corpo immobile del suo amante, e si protese gentilmente verso di lui, baciandolo nuovamente sulle labbra: “Neey, svegliati” gli sussurrò, accarezzandogli dolcemente l’indomabile chioma di capelli rossi. I lunghi boccoli erano sparsi al suolo, mentre altri gli ricadevano dolcemente sulle spalle e sul petto.
Il sorriso del Re degli Elfi si allargò: non aveva mai notato che fossero così lunghi.
“Mio signore? Dobbiamo andare, non è prudente per l’esercito accamparsi qui” disse una voce dietro di lui, riscuotendolo dai suoi pensieri. L’elfo si voltò lentamente, incrociando lo sguardo di uno dei suoi generali: “Si è addormentato dopo la battaglia a causa della stanchezza” spiegò semplicemente, rimanendo a cavalcioni sul corpo dell’altro.
L’espressione dell’altro divenne dura: “Maestà, il Conte è stato ferito al costato da una freccia ed è stato trasportato qui dai guaritori, come sua richiesta, per poter morire. Avete un esercito da condurre sano e salvo a casa, prima che arrivi un branco di lupi albini o qualcosa di peggio. Non permettete alla vostra mente di perdersi nei ricordi” dichiarò, lapidario.
Il Re lo ignorò, facendo ritornare la sua attenzione al corpo di Neey: “Siamo così giovani, abbiamo così tanti progetti. Quando questa guerra sarà conclusa gli chiederò di abbandonare la carriera militare. Lui ha un animo forte e nobile, da vero guerriero, ma io non potrei vivere al pensiero di perderlo. Gli chiederò di rimanere al mio fianco, ricoprendo incarichi meno pericolosi. Credete che accetterà?” replicò, continuando ad accarezzare gentilmente il volto dell’altro.  
Sentì a malapena i passi dell’altro allontanarsi, lanciare ordini precisi alle truppe e salire velocemente a cavallo.
 
Erano loro due, da soli, in un prato dove crescevano delle pervinche meravigliose.
   
 
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