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Autore: Elisaherm    29/08/2014    5 recensioni
{Terza classificata al contest 'On the run with no one to love. That was me before you came along' indetto da Mad Fool Hatter sul forum di EFP}
Non appena il Kishin era stato sconfitto la follia che si era diffusa in tutto il mondo era scomparsa senza lasciare traccia. I ragazzi, esausti ma felici, erano tornati a casa, dove erano stati accolti da un convalescente Shinigami e da tutti coloro che avevano fatto il tifo per loro mentre erano all'interno di quella specie di capsula oscura creata da Asura.
Erano tornati vivi da quella che sembrava una missione suicida, e ora avevano solo bisogno di riposo.
Ma c'era qualcosa a cui Maka non aveva potuto fare a meno di pensare in quei due giorni.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You saved me

 



«Sei pronto, Soul?»

Erano passati due giorni dalla battaglia finale contro il Kishin. Gli abitanti di Death City stavano lentamente cercando di ricostruire ciò che era stato distrutto e, soprattutto, di tornare alla normalità. 
Quella sera erano tutti invitati al party che si sarebbe tenuto alla Shibusen per festeggiare la vittoria e Maka e Soul si stavano appunto preparando.
«Più o meno...» rispose una voce strascicata.

«Datti una mossa, o arriveremo in ritardo!»

Maka osservò Soul che, seduto sulla poltrona di fronte a lei, finiva di allacciarsi le scarpe sbuffando per l'irritazione. La ragazza, appoggiata poco lontano e vestita di tutto punto, si perse ad osservare le sue mani agili e forti che si muovevano tra i lacci.

Non appena il Kishin era stato sconfitto, la follia che si stava diffondendo in tutto il mondo era scomparsa senza lasciare traccia. I ragazzi, esausti ma felici, erano tornati a casa, dove erano stati accolti da un convalescente Shinigami e da tutti coloro che avevano fatto il tifo per loro nel corso della battaglia contro Ashura.
Maka non era mai stata così felice di rivedere suo padre.
Erano tornati vivi da quella che sembrava una missione suicida, e ora avevano solo bisogno di riposo.
Ma c'era qualcosa a cui la giovane Meister non aveva potuto fare a meno di pensare in quei due giorni.

«Ehi, Soul.»

«Mh?» 

«Perché in questi mesi non mi hai mai detto che ogni volta che suonavi il piano per la risonanza a catena cedevi sempre più alla follia?»

Soul finì di abbottonarsi la giacca e si girò a fronteggiarla. Ostentava nonchalance, ma Maka lo conosceva da anni ormai e aveva imparato a riconoscere i piccoli segni che lanciava inavvertitamente quando era nervoso. Le spalle più tese del solito, la mano chiusa a pugno che veniva poi passata tra i capelli, la mascella stretta, gli occhi cremisi che evitavano il suo sguardo. Era chiaramente un argomento di cui avrebbe preferito non parlare.

«Come mai questa domanda improvvisa?» deviò il discorso. 

La voce, invece, era sempre la stessa: fredda e distaccata. Tipica voce da Soul Eater Sono Fico Evans.

«Se me l'avessi detto subito avremmo evitato un sacco di problemi.» 

Maka non lo avrebbe mai ammesso, ma aveva iniziato a temere che lui non si fidasse abbastanza di lei. Aveva avuto un problema serio eppure non le aveva detto assolutamente niente, quando lei gli raccontava sempre tutto. Ogni cosa, dalla più piccola e stupida alla più importante, qualsiasi cosa le passasse per la testa, prima ancora di dirla a Tsubaki o a suo padre, la diceva a Soul.
Forse lei non era una buona partner. Di sicuro non quanto lui lo era per lei. Non aveva mai trovato qualcuno che la capisse al volo come Soul, che sapesse sempre cosa dirle e come dirglielo, che trovasse un modo per tirarle su il morale in ogni situazione.
In fondo, la verità era che all'esterno indossava una corazza con cui si mostrava sempre forte e determinata, ma dentro era più fragile di quanto chiunque credesse. Un'insicurezza che nessuno conosceva.
Nessuno a parte Soul.

«Tu dici? A parte il fatto che se te l'avessi detto ti avrei reso ancora più nervosa e preoccupata di quanto eri già... Se non avessimo usato la risonanza a catena saremmo stati sconfitti già al primo combattimento contro Mosquito, lo sai. E anche in tutte le battaglie seguenti in cui l'abbiamo usata probabilmente avremmo fallito e—»

«Va bene, va bene, mi hai convinta!»  

Maka alzò gli occhi al cielo e gli passò il pettine. Contro la ferrea logica di Soul non poteva vincere e comunque ormai quel che era successo era successo, l'importante era che il Kishin fosse stato sconfitto e Soul fosse stato salvato dalla follia.

A dirla tutta, poi, Maka era stata contenta di avere una scusa per sentirlo suonare di nuovo dopo tanto tempo.
Ricordava ancora la sera in cui si erano conosciuti. «Questo sono io,» aveva detto semplicemente, prima di iniziare a suonare un brano che le si era scolpito nella memoria. Era tenebroso, misterioso e affascinante allo stesso tempo. Era certa di non aver mai sentito niente del genere. Le note la inebriavano, non s'intendeva di musica, eppure sapeva di stare assistendo a qualcosa di speciale, di straordinario, un piccolo miracolo segreto che stava accadendo solo per lei. Aveva aspettato che finisse e gli aveva chiesto di diventare la sua arma.

Forse Soul suonava così raramente in pubblico perché, quando lo faceva, metteva a nudo tutto se stesso. Le sue emozioni, paure, speranze, i suoi ricordi, i suoi sentimenti, il suo modo di vedere il mondo... Riusciva ad esprimere tutto questo semplicemente suonando. 
E come nessuno affiderebbe la chiave della propria mente e del proprio cuore a uno sconosciuto, Soul non faceva ascoltare la sua musica al primo che passava. 
Eppure con Maka l'aveva fatto. Ancor prima che si conoscessero bene, ancor prima di diventare amici e partner in battaglia, Soul le aveva offerto quella chiave, lasciando a lei il compito di decidere cosa farne. Perché? 
Maka non lo sapeva.
E, dopotutto, neanche le interessava più di tanto. Sapeva solo che dopo quell'incontro la sua vita era cambiata. Non era più stata sola. In quel periodo, i suoi genitori litigavano più che mai per le continue scappatelle di Spirit. Sua madre spesso spariva per settimane per le missioni – e, probabilmente, per stare il più lontano possibile da suo marito – e Maka rimaneva con suo padre, con cui però non voleva nemmeno parlare, chiudendosi perciò in camera sua con i suoi libri come unici compagni. C'era un motivo se amava così tanto i libri. Essi la aiutavano a dimenticare la sua vita per immergersi in altri mondi pieni di persone, sentimenti, idee e possibilità. Ogni volta che si sentiva sola, tutto ciò che doveva fare era trovare un buon libro e iniziare a leggere.
Era passato tanto tempo da allora, la sua situazione familiare era un po' migliorata, eppure Maka si sentiva ancora triste e infuriata ogni volta che ripensava a quel periodo della sua vita. 
Quando si era trasferita da Soul tutto era cambiato. Ora aveva qualcuno che sarebbe stato sempre con lei, che non l'avrebbe lasciata per settimane, qualcuno a cui era connessa non a un livello normale, ma ad un livello spirituale.
Avevano imparato a conoscersi. A passare del tempo insieme. A sopportarsi. A combattere. A sostenersi l'un l'altro.
Pian piano, era diventato la persona più importante per Maka. Soul era una parte di Maka, così come Maka era una parte di Soul. Quando non erano insieme, era come se le mancasse una metà, e per lui era lo stesso.

In fuga senza nessuno da amare. Ero così, prima che tu arrivassi.


«Maka, sono pronto. Andiamo?»

Maka si riscosse e si accorse che Soul aveva posato il pettine ed era pronto a partire. Gli fece un sorriso radioso prima di alzarsi ed esclamare: «Sì, andiamo!»

Soul la guardò un attimo stranito per l'improvviso entusiasmo della ragazza, poi scrollò le spalle e si avviò verso il corridoio.

Prima di uscire, Maka fece una giravolta su se stessa.

«Come sto?»

«Bel vestito, ma sei piatta come un'asse da stiro come sempre perciò...»

«Maka...»

«No, dai, stavo solo scherzan—»

«...chop!»

«Ahi! Ma era proprio necessario?»

«Mi è sempre piaciuto 'Guerra e Pace',» commentò tranquillamente Maka, rimettendo il tomo su uno degli scaffali dell'ingresso.

Dopodiché aprì la porta di casa e uscì, seguita da un Soul dolorante. Eppure, mentre chiudeva a chiave, le sembrò di aver scorto un sorriso fugace sul volto del proprio partner.
 
  
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