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Autore: NightWatcher96    29/08/2014    6 recensioni
Sarebbe bello se tutti i sogni si avverassero. Ma quando sai che nulla che desideri può accadere allora immagini per così tanto tempo che alla fine non sai più se quello che vedi è realtà o solo uno dei tuoi sogni.
Ma so che è tutto vero!
Genere: Avventura, Azione, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'Autrice

Ho trovato questa storia nel mio hard disk e ricordo che inizialmente non ero stata molto felice di mio padre che strappò i fogli. Quindi, essendo incompleta, l'ho finita oggi, revisionandola. Inoltre, penso che potrebbe essere una storia che costeggia quella di CatWarrior ma non è uguale né copiata. Poi, qui ho meno di diciotto anni perché la scrissi due/tre anni fa, ora non ricordo bene.
Sono ancora come mi sono descritta, solo che al posto della treccia ho i capelli più corti! Ma peluche, indumenti e passione per le TMNT conservo tutto gelosamente! Buona lettura e spero di poter pubblicare subito! 
Il mio vizio di scrivere troppe storie in contemporanea!




Sarebbe bello se tutti i sogni si avverassero. Ma quando sai che nulla che desideri può accadere allora immagini per così tanto tempo che alla fine non sai più se quello che vedi è realtà o solo uno dei tuoi sogni.
 
Disegno, scrivo, suono. Poi eseguo. Non devo dire la mia. I miei sogni sono stupidi. Non c’è dialogo.
 
Benvenuti nel mio schifoso mondo, dove io, la tizia che ammorba il fandom delle tartarughe ninja con le sue trovate del cavolo, si ritrova a raccontarvi un’altra storia ma che stavolta è diversa. Dovrei ringraziare una mia cara amica che ne ha scritta una nel miglior modo possibile e io non copio assolutamente.
Questa è una storia che risale a qualcosa che scrissi tre-quattro anni fa su un foglio che ho perduto quando mio padre mi punì e mi strappò il tutto.
Per farvi capire, mio padre odia le tartarughe ninja senza motivo e detesta vedermi a scrivere qualcosa su di loro o a disegnare. Ecco perché sfrutto ogni momento in solitaria per dedicarmi a qualcosa che è stato per me una fonte di grande sostegno dopo che una cara persona è volata in cielo.
Adoro così tanto le TMNT che quando esco con i miei e loro chiacchierano fra le vetrine, io credo che con me ci sono quattro e parliamo mentalmente di tante cose.
Non è pazzia, è solo un rifugio dalla realtà.
Ed è così che la storia comincia…
 
….
 
-Hai capito che non voglio vedere più queste cazzate?- urla mio padre.
Guardo senza versare nemmeno una lacrima il mio materiale cartaceo sparso in mille pezzi sul pavimento della mia camera.
-E la prossima volta ti formatto il computer e voglio vedere se fai quelle cazzate che non ti porteranno mai a niente!-
Sbatte la porta, facendo vibrare i vetri e io rimango ancora a guardare il mio lavoro sul pavimento. Non piango. Non lo faccio. E’ una dannata debolezza umana.
Già. Io sono umana e non una mutante come ho sempre desiderato.
Raccolgo i pezzi dei fogli e li metto in una cartellina che nascondo sotto al letto e mi siedo su di esso, stringendo i pugni. Voglio morire.
Tanto non potrò mai realizzare i miei sogni…
 
“Non sei buona a niente. All’età tua già sapevo fare tante cose! Vuoi fare la doppiatrice? Ma ti rendi conto che quello è un lavoro per chi ha le palle? E tu? Tu nemmeno dici niente! Annuisce come una mula! Non hai fegato! Sei un parassita nella mia vita!”.
 
“DANNAZIONE!” impreco mentalmente, alzandomi in piedi.
Ho le guance arrossate dalla rabbia e di colpo mi sento un dolore al petto. E’ forte e fa male… poi ricordo. E’ la gastrite che ho preso perché non so sfogarmi a parole e tengo tutto dentro. Rigurgiti di bile mi stanno lentamente rovinando lo stomaco.
-Odio la mia vita- dico.
Mi siedo al pc e apro semplicemente Google Chrome. Devo vedere ciò che mio padre mi ha proibito di fare e cioè guardare tartarughe! Sono testarda con la T maiuscola!
Apro Youtube e digito TMNT, mentre mi escono tanti risultati. Clicco sulla puntata “Leo, torna tra di noi” e se ne va via la corrente.
Cioè, si può essere più sfortunati? No, certo che no!
Perché io la sfortuna me la porto addosso, cacchio!
-E’ saltata la corrente- dico, cercando di buttarmi sul letto. -Che pizza. Nemmeno il pc vuol farmi distrarre un po’. Che sia in combutta con papà?-.
Sorrido un po’ e affondo direttamente la faccia nel mio caro cuscino, stringendo a me la piccola peluche che mi fu regalata dalla mia dolce nonnina che non è più con me. L’ho chiamata Apina.
E’ un pappagallino verde, di diverse tonalità e ha due occhi dolcissimi azzurri, tanto da ricordarmi Michelangelo. Ha un bargiglio e la crestina bordeaux, che brilla nel sole. Una codina rossa, blu e verde, zampe di velluto arancione, manine gialle e un becco arancione che sembra sorriderti.
La mia piccola amica che mi ascolta sempre.
-Hai visto, Api?- dico, accarezzandola. -Oggi è un’altra giornata storta-…
 
….
 
Sento mormorare qualcuno attraverso la linea del sonno.
Allora stavo dormendo? Grande! Volevo solo riflettere e invece sono andata alla deriva dei sogni e ora che ci penso ho mal di testa. Mi serve qualche medicina prima che si rafforzi!
Mi alzo lentamente e per poco non inciampo in terra: mi aggrappo goffamente al bordo della scrivania e mi mantengo miracolosamente in equilibrio. Nel buio della stanza che non ricordavo così disordinata, seguo la luce candida che filtra sotto alla porta.
-Bene. La corrente è tornata!- sorrido, raccogliendo il mio peluche.
Apro la porta, sbadigliando e cammino, quando vedo dei movimenti velocissimi in fondo al corridoio.
Quando mai mamma e papà corrono così?
Sicuramente è il mal di testa. Sì, sì! Non ci sono altre spiegazioni!
Faccio le spallucce e arrivo alla fine del corridoio e rimango completamente attonita. Quello che vedo è irreale!
Non è possibile.
No, aspetta. Sto ancora dormendo no?
Altroché!
Mi mollo uno schiaffo: sento dolore, fa male! Ma sono ancora qui. Però non mi perdo d’animo e sferro un calcio al muro. Le mie povere dita pulsano per la botta… e loro cinque mi stanno guardando.
A questo punto provo con la testata: una, due, tre volte con il dolore sempre più forte!
-Piano, piccola! Rischi seriamente di farti del male così!-.
-E’ quello che sto cercando di fare- rispondo sarcastica.
-Ahhh!- risponde Michelangelo con una canzonatura. “Ma non ti spaccherai la fronte?-.
-Tu non sei reale. Smettila di parlarmi-.
-Cosa?- chiede confuso, se non ferito.
-Ho detto che non sei reale! Io sto sognando lo so! Perché sono quattro anni che vorrei davvero vedervi, toccarvi e parlarvi. E’ impossibile che, di punto in bianco, voi mi siate davanti!-.
-Sì che sono reale. E anche gli altri! Come te. Perché non dovremmo esserlo?-.
Mi fermo, strofinandomi la fronte rossa. Certo che non sono reali! Sono invenzioni di un duo americano del 1984! E io so tutta la loro storia!
Sono “pazza” sì, ma fino a un certo punto.
-Non sei reale, Michelangelo. Siete stati fumetti, action figures, puzzle, videogiochi per vari console e soprattutto cartoni animati in 2D e 3D!- elenco con non curanza.
Leonardo mi si fa avanti, inclinando il capo e mi porge un bicchiere d’acqua effervescente.
-Grazie, Leo. Ma dimmi… che cos’è?- chiedo scettica.
-Medicina per il tuo mal di testa-.
-Come hai fatto a capirlo?-.
-Ti stanno lacrimando gli occhi- aggiunge Donnie. -Facile direi, no?-.
Bevo tutto d’un fiato e mi siedo sul divano, guardando anche i miei abiti. Indosso semplicemente la mia maglietta rosa a maniche corte con un buffo smile, un pantalone viola largo che sostengo sempre con una corda grigia che affianca benissimo la maschera di Donnie e sono scalza.
Adoro esserlo.
I miei capelli castani sono legati nella treccia che mi fa sembrare Ranma, tutti spettinati.
Indosso un paio di orecchini a goccia azzurra che si muovono per ogni mio movimento del capo.
-D’accordo. Cerchiamo di capire. Ero nella mia stanza, dopo essermi subita una gridata con i fiocchi. Poi un black-out e ora mi risveglio con voi?!-.
Sono come nella serie del 2007, quella che se inizialmente consideravo stupida, adesso la amo. C’è proprio tutto! Tutto in quell’atmosfera calda e ramata, le foto-famiglia appese nella camera del maestro, il dojo nascosto dietro le porte rossastre scorrevoli…
Proprio tutto.
Accarezzo il divano sotto di me. E’ morbido. Caldo. E’ reale.
-Come potete capirmi se parliamo in due lingue completamente diverse?- chiedo curiosa.
-Ma che blateri?- bofonchia Raph, guardandomi con fare indagatore. -Parli un americano perfetto-.
-No! Io sono italiana. L’inglese è una lingua che non ci vado molto d’accordo-.
Mikey inclina la testa e mi si siede accanto, sorridendomi come ho sempre disegnato o voluto per quattro anni.
-Beh, possiamo risponderti a qualche domanda, vero, ragazzi?-.
-Sì- annuisce Leo. -Tanto per cominciare, sei comparsa da un portale nella stanza di Mikey e sei rimasta a dormire sul suo letto-.
-Ah. Forte- dico atona.
-Come sai i nostri nomi?- chiede Raph, scettico.
Sorrido un po’ e abbraccio il mio piccolo peluche, notando che gli occhi curiosi di Michelangelo lo squadrano attenti. Glielo porgo e abbraccio le ginocchia al petto.
-Voi siete il mio mondo. I miei eroi. La mia passione. Vi ho seguiti dalla serie 2003 e da allora non vi ho più lasciati. Conosco ogni cosa di voi. Vi ho perfino scritto delle fanfiction e disegnato fumetti-.
-Su di noi?!- esclama Donnie, stupito. -Facci vedere, dai!-.
Annuisco. -Hai internet?-.
-Ovviamente!-.
Mi porge il laptop e i loro sguardi cadono su di me e detto fra noi, che emozione!
Vado su EFP Fanfiction, seleziono “Tartarughe Ninja” e scelgo una che ho scritto, come “Mille Bolle di Sapone” e successivamente vado su DeviantArt, selezionando il mio profilo per mostrar loro i miei disegni.
-COOL!- grida Mikey. -Sei una vera forza! E questo è mille volte meglio del Cawabunga Carl!-.
-Sei una spia di Shredder, no? O dei Soldati di Pietra?!” ringhia con le mani sui Sai. -Hai detto un mucchio di cavolate! Ma adesso basta! Tu te ne vai di qui!-.
Adoro quella voce sexy e stupenda che Stefano Crescentini gli può dare nel film del 2007. Mio Dio, amo Michelangelo, sì, ma con Raph mi sento davvero bene. Non in senso amoroso, bensì da un punto di vista di forza.
Non emetto alcun suono, né cambio la mia espressione maliziosa. Ho sempre saputo che Raph fosse una testa calda salta-a-conclusioni-affrettate ma non certo fino a questo punto.
Però mi piace. Così, senza dire nulla gli salto al collo e lo abbraccio semplicemente. Ridacchio al suo imbarazzo, per poi riservare lo stesso trattamento a tutti gli altri. Sono carini quando arrossiscono!
-T… tu… no! Che significa?!- sbotta Raph, arrossito.
-Siete i miei eroi. Vi basta?-.
-Lasciala stare, Raphael- tuona leggermente una voce anziana che riconosco subito.
E’ il sensei che si porta davanti a me con le mani dietro la schiena. Indossa il kimono di seta rossa, con spalline di pelle nera, come la cintura. I suoi occhi dolci e castani mi guardano attentamente e io faccio un piccolo sorriso.
Chissà come sono finita in quest’universo, anzi, perché proprio in questo film.
-Non è una spia- emette, dopo un’occhiata su di me. -Come ti chiami, bambina?-.
Bambina mica tanto! Ho sedici anni, in fondo! Tolgo il mio sorriso, come sono sempre abituata a fare e mi rannicchio meglio sul divano, guardando il pantalone nascondermi i piedi.
-Nunzia, mi chiamo Nunzia- rispondo. -Annunziata, in realtà-.
-Nome lungo, eh?!- ridacchia Michelangelo. -Come il mio di dodici lettere suonate!-.
-Dieci per lei- aggiunge Donatello, sbadigliando un po’. -Non dormire non aiuta di certo-.
-Quanto concordo- fa eco anche Leonardo. -Che ne dite? Andiamo a letto? Sono quasi le 02:00 del mattino-.
Inspiro ed espiro, massaggiandomi la fronte: il mio mal di testa non aiuta e nemmeno queste informazioni. Mikey mi porge la mano e mi guida fino in camera sua, spingendomi nel suo letto e porgendomi Apina.
-Ma… tu dove dormirai?- gli chiedo, mettendomi prona per spingere il cuscino contro il lato dolorante della mia testa.
-Raph ha un tappeto morbido-.
Prima che ribatta, lui è già fuori dalla stanza. Mi auguro solo che non sia solo un bel sogno…


 
  
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