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Autore: Ortensia_    30/08/2014    3 recensioni
[SPIN-OFF DI "HALL OF FAME"]
Riko e Momoi sono riuscite ad organizzare un'uscita al cinema a cui invitare tutti, come regalo di Natale anticipato, ma il gruppo è grande e vario ed è decisamente difficile da gestire!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hall of Fame'
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L'angolino invisibile dell'autrice:

Non chiedetemi cos'è questa roba. Sono secoli che volevo scrivere uno spin-off di una delle mie fanfiction e finalmente ci sono riuscita!
Non è necessario leggerlo, anche perché non ci sono informazioni fondamentali riguardo all'opera originale: semplicemente ho voluto scrivere qualcosa di divertente, visto che il clima attuale in Hall of Fame non è dei più allegri.
Per rendervi più chiare le cose, questo è l'ordine in cui saranno disposti i personaggi una volta entrati al cinema:



Spero vi piaccia. Quando lo scrivevo me la ridevo, ma quando l'ho riletto non mi ha convinto più di tanto (a parte che ero giù di corda ed era notte, quindi ero anche abbastanza rincretinita! XD)
Ne ho approfittato per far comparire anche Hyuuga e Teppei e per sbandierare ai quattro venti la pseudo-relazione (?) fra altri due personaggi (insomma, non posso anticiparvi tutto).
Il capitolo a cui è collegato lo spin-off è qui: http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2799175
Buona lettura!




Di amici rumorosi, commedie noiose e sopracciglia biforcute





«Visto che oggi è la vigilia e domani non ci vedremo, ecco qui!» Kise sorrise e gli porse un pacchetto argentato non troppo grande, di forma rettangolare.
«Ah? Cos'è?» un po' titubante, Aomine lo afferrò e lo scosse appena, cercando di indovinarne il contenuto.
«È il tuo regalo di Natale!»
«Questo lo vedo, stupido. Intendevo dire: "cosa c'è dentro".»
Kise sfiatò sommessamente e mise il broncio, guardando altrove: non bisognava essere tutti più buoni, a Natale? E allora perché gli dava dello stupido come al solito?
«Non provare ad aprirlo prima di domani.»
«Ohi.»
«Che c'è?»
«Io non ce l'ho il regalo.»
E il broncio di Kise lasciò il posto ad un paio di guance gonfie e ad una smorfia offesa.
«Aominecchi! Ti sei dimenticato di farmi il regalo?! Ma insomma, siamo a Natale! E poi siamo fid–»
«Fai rumore!» Aomine alzò leggermente la voce e lo interruppe «fai troppo rumore.»
Kise rallentò il proprio passo e continuò a guardarlo in silenzio, inspirando profondamente, per poi scacciare l'aria in uno sbuffo colmo di rassegnazione.
«Domani hai il pranzo con i colleghi, giusto?»
«Sì, perché?»
«Il tuo regalo ce l'ho, ma è a casa.»
Kise sentì il bisogno improvviso di fermarsi, e non appena lo fece anche Aomine arrestò i propri passi, distogliendo immediatamente lo sguardo da quello adorante e luminoso dell'altro.
«Te lo porto domani sera, ok?» sentiva lo sguardo languido di Ryouta addosso e, come se non bastasse, quel silenzio improvviso indicava che presto sarebbe esploso in un moto di affetto eccessivo, tanto che a pensarci Daiki avvertì un fastidioso pizzicore sulle guance.
Tuttavia, al contrario di ogni aspettativa, Kise non scelse immediatamente la via della rinoscenza, ma piuttosto gli strappò il suo regalo di mano, lasciandolo di stucco.
«E-ehi! Era il mio regalo, quello!»
«Lo so che lo aprirai non appena ne avrai l'occasione!»
«Ridammelo.»
«No.» Kise lo rimise in tasca e lo guardò con aria sostenuta, ma solo per pochi attimi, fino a quando le sue labbra non si incresparono in un sorriso affettuoso.
«Ce li scambieremo domani sera.» cinguettò e ampliò il sorriso, per poi distogliere il proprio sguardo da quello dell'altro e osservare il suo braccio destro, la sua mano invisibile che sprofondava nella tasca del piumino.
«D'accordo.» Aomine sospirò spazientito «ma ora andiamo, altrimenti Satsuki rompe.»
E prima ancora che Daiki potesse riprendere a camminare, Ryouta gli si avvicinò e insinuò la propria mano nella tasca del suo piumino, sorridendo non appena avvertì l'intreccio delle loro dita farsi saldo e possessivo.


«Allora ...» Kagami balbettò e deglutì, vagamente imbarazzato «allora li hai avvertiti, giusto?»
Kuroko continuò a camminare e guardare davanti a sé, ma un piccolo e fugace sorriso sulle labbra significò che aveva sentito forte e chiaro le parole dell'altro.
«Andrà tutto bene, Kagami-kun.» lo rassicurò con voce flebile e imperturbabile: da quando gli aveva chiesto di passare il Natale da lui, Kagami aveva cominciato a fargli centinaia di domande sulla sua famiglia e spesso era talmente concentrato a pensare a come avrebbe dovuto comportarsi che pareva che il suo cervello si trovasse su un altro pianeta e fosse addirittura irraggiungibile.
Kagami brontolò sommessamente, quasi a voler acconsentire a quelle parole, ma in verità dubitava che potesse andare tutto bene: voleva fare una buona impressione, assolutamente, ma non aveva idea di come fare colpo; i genitori di Kuroko avrebbero potuto scoprire la loro relazione - magari già sospettavano ed erano pronti a riceverlo semplicemente per intimarlo di lasciare stare il loro amato figlio -; c'era Nigou, ma, soprattutto ...
«Lo sai che c'è? Tua nonna mi fa paura.»
Tetsuya aggrottò la fronte confuso e gli rivolse un'occhiata interrogativa, trattenendo a fatica una risata: doveva aver capito male, doveva averlo immaginato.
«Kagami-kun, ha settantadue anni.» e la risata trattenuta a stento si trasformò in un sorriso divertito.
Kagami sentì di non poter ribattere: di certo non si poteva aver paura di una vecchietta di settantadue anni, eppure, per le poche volte in cui aveva avuto modo di vederla o di parlarle, la nonna di Kuroko gli aveva dato l'impressione di sapere già tutto, lo fissava con eloquenza dietro gli occhiali spessi e sorrideva con soddisfazione. A pensarci gli venivano i brividi.
A distoglierlo da quei pensieri e dall'orribile presentimento che la nonna di Kuroko li stesse pedinando, ci pensarono la voce squillante di Momoi - che ovviamente fece il nome di Kuroko - e Riko, che ad una decina di centimetri da loro tese il braccio al cielo e sventolò la mano, forse in segno di saluto, forse per attirare la loro attenzione.
Tetsuya sobbalzò e il suo passo rallentò drasticamente, come se avesse avuto delle catene di piombo attorno alle caviglie.
«Kagami-kun, quelli non sono ...?»
E Kagami, dal canto suo, accelerò appena il proprio passo e si lasciò scappare un sorriso: erano proprio loro!


«Kagami! Kuroko!» Hyuuga li chiamò e sollevò la mano in alto in segno di saluto, accennando un sorriso e riabbassandola quando i due li raggiunsero.
«Hyuuga-senpai, Kiyoshi-senpai.» Kuroko accennò un sorriso e Kagami sembrò quasi saltellare sul posto.
«Bungiorno!» Teppei sorrise affabilmente e diede una pacca affettuosa sulla spalla di Kagami, seguita da quella di Hyuuga, decisamente più decisa.
«Non siete cambiati di una virgola.» Junpei arretrò leggermente e li squardò da capo a piedi; Kagami, osservando l'espressione accigliata dell'ex capitano del Seirin e quella serena e gentile di Teppei, pensò che valeva la stessa cosa per loro e sorrise divertito.
«Non ci avevi detto che sarebbero venuti anche loro.» poi si rivolse a Riko.
«Sorpresa!» Aida sorrise sorniona, felice di aver ottenuto l'effetto desiderato.
«Kurokocchi~!» Kise strepitò e travolse Kagami per abbracciare - anzi soffocare - Kuroko.
«Buon Natale!»
«Kise-kun ...» Tetsuya cercò di ribellarsi da quella stretta, ma con scarsi risultati, sotto lo sguardo pieno di disappunto di Kagami.
«Kise-kun, non è ancora Natale.» Tetsuya mormorò con voce flebile «Kise-kun, soffoco–»
«Ki-chan! Così lo soffochi!»
«Kise-kun, datti una calmata-»
«Ohi.» le dita di Taiga arrancarono sul bavero della giacca di Kise.
«Staccati.» e finalmente Kagami riuscì a strapparlo da Tetsuya.
Ryouta accennò un sorriso e si ricompose, rivolgendo la propria attenzione a Momoi.
«Ki-chan, non sei venuto con Dai-chan?»
«Eh? Ma Momoicchi-chan, Aominecchi è proprio–» Kise si voltò e indicò il vuoto, sbattendo le palpebre confuso «qui ...»
«Io non lo vedo.» Kuroko si pronunciò immediatamente.
«No, neanche io.» e così anche Hyuuga.
«E se fosse diventato come Kuroko?!» Teppei, invece, sembrava piuttosto divertito dalla situazione e diede voce alla sua ipotesi.
«Kiyoshi, non dire idiozie.» Junpei brontolò sommessamente.
«Beh, meglio così.» e Kagami inspirò profondamente, godendo dell'assenza di Aomine.
«Come: "Meglio così"?» Kise aggrottò la fronte e gonfiò appena le guance: non sapeva se avercela più con Aomine o con Kagami.
«Vado a cercarlo, fino a un minuto fa era qui con me, non può essere tanto lontano!»
«Vuoi che ti accompagni, Ki-chan?»
«Ma no, no! Non disturbarti, Momoicchi-chan!» Kise accennò un sorriso nel tentativo di rassicurarla e si congedò dal gruppo con un rapido cenno della mano, tornando indietro di corsa.


«Aominecchi!» Kise strepitò e gli strattonò il braccio.
«Mhn?» Aomine distolse la propria attenzione dalla vetrina colorata e alzò gli occhi al cielo, per poi rivolgere un'occhiataccia nervosa al suo interlocutore.
«Aominecchi, perché mi hai lasciato solo?» Kise smise di strattonargli il braccio e abbassò il tono di voce, scoraggiato e offeso.
«Quella maledetta ha organizzato la rimpatriata del Seirin.»
«Eh?»
«Non ci vengo.» Aomine sbuffò annoiato, scrollandosi di dosso Kise.
«Aominecchi, non puoi dire di no proprio adesso! Vedrai che ci divertiremo!» Ryouta non si diede per vinto e gli cinse la vita con le braccia, strusciando il viso contro la sua schiena.
«O-ohi, Kise! Staccati!»
Aomine cercò di ribellarsi dalla sua stretta, strepitando innervosito.
«Non ci vengo alla rimpatriata del Seirin!»
«Aomine-kun.» la voce flebile di Kuroko riecheggiò alle loro spalle e fece sobbalzare entrambi.
«T-Tetsu!»
«Aomine-kun, non è la rimpatriata del Seirin. Ci saranno anche Midorima-kun, Murasakibara-kun, Takao-kun e Himuro-san.» Kuroko rispose con calma disinvolta e Kise gli sorrise, pieno di gratitudine per il suo intervento; Aomine, dal canto suo, lo fulminò con lo sguardo e, sospirando spazientito, riuscì finalmente a liberarsi dalla stretta del fidanzato.
«E va bene, andiamo.»
Dopotutto una rimpatriata del Seirin era molto meglio che una rimpatriata della Touou.


«Oh! Himurocchi e Murasakibaracchi sono arrivati!» Kise sventolò la mano in segno di saluto e Himuro rispose immediatamente, con il solito sorriso affabile stampato in volto; Aomine e Kuroko, che si trovavano alle spalle del modello, espressero il loro disappunto in modo differente, ma comunque piuttosto eloquente: il primo alzò gli occhi al cielo e sbuffò sonoramente, l'altro mugugnò sommessamente e ripiegò le labbra in una smorfia.
Ad Aomine non piaceva che Kise andasse così su di giri ogni volta che lo vedeva, e non gli piaceva nemmeno che Himuro gli sorridesse così.
A Kuroko non piaceva che Himuro si mettesse a parlare con Kagami ogni volta che ne aveva l'occasione, e non gli piaceva nemmeno che l'altro lo chiamasse per nome e non fosse ancora riuscito a farlo con lui, con cui faceva l'amore.
«Dai-chan! Ma dov'eri finito? Ti sembra il caso di sparire così?! Potevamo fare tardi per il film! Io e Ki-chan ci siamo preoccupati, e anche Tetsu-kun–»
«Satsuki, ti prego, tappati la bocca.»
«Momoi-san, Aomine-kun stava guardando la foto di una modella nella vetrina di un negozio di intimo femminile.»
Kise aggrottò la fronte confuso e fece per correggere Kuroko, ma poi si rese conto che stava semplicemente cercando di giustificarlo: dopotutto non sarebbe stato carino dire che se l'era data a gambe perché aveva visto troppi ex membri del Seirin.
«Cosa?! Tetsu, ma non è vero!» Aomine sbottò, poi si rivolse a Momoi, che aveva cominciato a ciondolare la testa a destra e sinistra in segno di disappunto «Satsuki, guarda che non è vero!»
«Mi stai dando del bugiardo, Aomine-kun?»
«Certo che ti sto dando del bugiardo!»
«Dai-chan, sei sempre il solito pervertito.»
«Ma Satsuki! Kise, diglielo anche tu!»
«Aominecchi, non sta bene mentire, sai?»
Aomine si voltò verso di lui e schiuse le labbra in un mormorio confuso: si sentiva tradito, soffocato, intrappolato in un vicolo cieco.
«Qui gli unici bugiardi siete tu e Tetsu!»
«E tu fai troppo casino, Ahomine.»
«Stai zitto sopracciglione biforcuto, non mettertici anche tu!»
«Come ... come mi hai chiamato?!»
«Sopracciglione biforcuto
«Io ti ammazzo!»


Midorima guardò silenziosamente il quadrante dell'orologio: nonostante si fossero avviati con qualche minuto di ritardo, lui e Takao avevano recuperato un bel po' di tempo e forse sarebbero riusciti ad arrivare puntuali.
Le dita si strinsero in un pugno morbido e la mano tornò ad insinuarsi nella grossa tasca del cappotto beige, gli occhi si volsero silenziosamente in direzione dell'altro: Takao aveva cominciato a parlare un po' di più in quei giorni, e, cosa più importante, lo faceva di sua spontanea volontà, ma da quando si erano incamminati aveva dato voce sì e no ad un paio di frasi e Midorima non voleva di certo che avesse una ricaduta, che tornasse a chiudersi in se stesso, nelle sue riflessioni segrete, tanto meno proprio ora che aveva lasciato ad una crepa la libertà di ingrandirsi e lasciar entrare la luce.
«Takao.» lo chiamò, indugiando appena.
Takao sembrò fare fatica a scostare i propri occhi dalla strada, ma dopo qualche istante, finalmente, rivolse la propria attenzione al suo interlocutore.
«Se non vuoi possiamo tornare indietro.» Midorima fece una piccola pausa e tornò a guardare davanti a sé «in tal caso li rimborso io i biglietti ad Aida-san.»
Kazunari negò con un movimento lento del capo e dispiegò le labbra in un piccolo sorriso forzato.
«Voglio provarci, Shin-chan.»
Takao sapeva che gli avrebbe fatto bene, sapeva che se avesse scelto di rinchiudersi nella sua stanza a piangere per il passato non sarebbe mai riuscito a costruire un presente e avrebbe rischiato di restare imprigionato nel dolore eterno, e Midorima si compiacque del fatto che volesse provarci, che, nonostante la sofferenza, mostrasse la seria intenzione di voltare pagina.
«Sono laggiù.» e fu proprio Takao ad indicargli il gruppo più rumoroso e mal assortito di tutta Tokyo: Kagami e Aomine continuavano a sbraitare, e poi Daiki si rivolgeva a Momoi, a Kuroko e a Kise, mentre quest'ultimo non faceva altro che pronuciare nomignoli in tono lagnoso; Hyuuga e Aida cercavano di sistemare la situazione con ordini autoritari che non sembravano neppure sfiorare il gruppo di litiganti; Himuro tentava di tenere buono Murasakibara che, a giudicare dall'espressione, aveva voglia di provocare e disturbare Teppei.
«Quanto baccano.» Midorima sbuffò spazientito e sconsolato, e il sorriso forzato di Takao divenne improvvisamente rilassato e naturale.
Il baccano, però, si affievolì improvvisamente e si esaurì non appena lui e Takao li raggiunsero e si fermarono.
«Buongiono a tutti.» Midorima fu il primo a pronunciarsi, ricevendo in risposta lo stesso augurio, poi alcuni cominciarono a rivolgere il proprio saluto a Takao, che per fortuna sembrò intenzionato ad integrarsi fin da subito, in modo da potersi sentire parte del gruppo e poter dimenticare, almeno per qualche ora, la propria condizione.
«Stavate litigando?»
Midorima inspirò profondamente: Takao non avrebbe dovuto chiederlo, perché sicuramente avrebbero scelto di riprendere da dove avevano interrotto.
«Dai-chan è un pervertito! E dice che Tetsu-kun e Ki-chan sono dei bugiardi!»
«Merda! Satsuki, quante volte ti devo ripetere che non stavo guardando nessuna foto? Sono loro i bugiardi!»
«Mi ha chiamato sopracciglione biforcuto
«Kagami, adesso basta! Non fare il bambino!»
«Junpei ha ragione, adesso basta.»
«Seriamente, Muro-chin: perché c'è anche lui? Non bastava Kagami?»
«Atsushi, sii più educato.»
Midorima sbuffò sonorsamente e chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie: possibile che dov'essero fare tutto quel baccano?
Eppure, quando diede un'occhiata a Takao e lo vide sorridere, pensò che andasse bene così: dopotutto era ovvio che Kazunari preferisse quel baccano alle mura silenziose che si era costruito attorno e al centro delle quali avrebbe ricominciato a riflettere sul proprio dolore.


«Ok, ok!» Aida approfittò di un momento di calma apparente per farsi avanti e sventolare i biglietti «come sapete io e Momoi abbiamo deciso di organizzare questa uscita come regalo di Natale.»
Aida fece una piccola pausa e strappò i primi due biglietti.
«Li distribuirò per coppiette.» avrebbe voluto dire solo "coppie", ma porgendo i biglietti verso Hyuuga non era riuscita davvero a trattenersi. L'ex capitano del Seirin, dal canto suo, la guardò con espressione accigliata e grugnì sommessamente.
«Ci hai appena dato della coppietta?» brontolò, ma Riko fu felice di sentire Teppei ridere alle spalle di Hyuuga: almeno uno dei due pareva aver gradito quella definizione.
«Io mi siedo vicino a Tetsu-kun!» Momoi si avvinghiò al braccio destro di Kuroko.
«Anche io! Vicino a Kurokocchi!» e Kise gli afferrò la mano sinistra e la sollevò trionfante in aria.
«E-ehi, un momento!» Kagami sbottò immediatamente e quasi non cominciò a ringhiare: era difficile e stressante avere così tanti rivali, tutti volevano sedersi vicino a Tetsuya e lui avrebbe rischiato di finire a qualche sedia di distanza da lui, magari in mezzo ad Aomine e Murasakibara.
In mezzo ad Aomine e Murasakibara: l'incubo di una vita.


«Murasakibara-kun?» Kuroko dondolò appena sul posto, sfiatando rassegnato: con Murasakibara davanti non sarebbe mai riuscito a vedere nulla.
«C'è qualche problema, Kuroko?» Kagami gli rivolse un'occhiata curiosa, vedendolo dondolare continuamente: per fortuna aveva evitato di finire seduto fra Murasakibara e Aomine, ma sembrava che qualcosa non andasse ugualmente.
«Murasakibara-kun? Non vedo niente.» Tetsuya ignorò Kagami e alzò appena la voce, continuando a dondolare sul posto per cercare di vedere lo schermo.
«Ehh?» Murasakibara alzò gli occhi al cielo e si voltò lentamente, rivolgendo uno sguardo truce a Kuroko «Kuro-chin, vuoi un dolcetto?»
«Murasakibara-kun, non vedo niente.» Kuroko ripeté.
«Mhn, non ho voglia di spostarmi.» e Murasakibara gli diede le spalle, tornando a fare l'indifferente.
«Kuroko, scambiamoci il posto.» Kagami sospirò spazientito e si alzò.
«Non posso, Kagami-kun.»
«Perché no?»
Kuroko rimase in silenzio e indicò alla sua destra, e non appena Kagami vide Momoi ancorata al suo braccio, mentre strusciava la testa sulla sua spalla, borbottò spazientito.
«Ci penso io.» Himuro, che si trovava nel posto davanti a Kagami, si alzò e afferrò una ciocca di capelli di Murasakibara, tirandogliela appena.
«Ahi.»
«Atsushi, spostati, altrimenti Kuroko non vedrà niente.»
«Ah? Muro-chin, ti ci metti anche tu?»
«Atsushi.» Himuro gli tirò di nuovo la ciocca di capelli e Murasakibara sfiatò sommessamente, per poi alzarsi.
«E va bene.»
Tetsuya rimase in silenzio e attese che si scambiassero i posti e che Himuro si sedesse davanti a lui: non gli piaceva quella cortesia, probabilmente voleva arrivare a qualcos'altro, magari farsi apprezzare da Kagami o, più semplicemente, sentire un ringraziamento da parte sua.
«Grazie, Himuro-san.» Kuroko voleva essere educato, per tanto si sforzò di ringraziarlo.
«Figurati.»
Aomine sbuffò nervosamente e si voltò verso Kise.
«Perché?»
«Umh?» Kise interruppe la sua conversazione con Takao e si scusò con un cenno della mano «Aominecchi, che c'è?»
«Lui. Vicino a me.» Daiki brontolò nervosamente e Kise si sporse.
«Giuro che se si mettono a pomiciare durante il film vomito.»
Kise soffermò il proprio sguardo su Himuro per qualche istante, poi lo rivolse ad Aomine e soffocò una risata.
«Che c'è? Che hai da ridere?»
«Ah, niente.» Ryouta sorrise e adagiò la guancia contro la spalla di Daiki, e quando questo si irrigidì e borbottò qualcosa di insensato non riuscì più a trattenersi e scoppiò in una risata divertita.


«Uh?» Teppei si soffermò sul borsone che Midorima, nel posto davanti a lui, aveva sistemato al margine della fila.
«Chissà come mai ha un borsone così grande.»
«Eh?» Hyuuga inarcò un sopracciglio «parli da solo, adesso?»
«Ah, no no!» Teppei sorrise e gli indicò il borsone «mi chiedevo perché abbia un borsone tanto grande.»
Hyuuga rifletté per qualche istante, poi sprofondò un poco nel sedile.
«Sarà uno di quegli oggetti strani: è lui il pazzo dell'oroscopo.»
«Hyuuga, facciamo una scommessa?» Teppei gli diede una piccola gomitata e Hyuuga grugnì nervosamente.
«Potrebbe esserci qualsiasi cosa, lì dentro.»
«Io dico che c'è uno sgabello.»
Hyuuga schiuse le labbra in un sussurro incredulo e gli rivolse un'occhiata accigliata.
«Ti sei bevuto il cervello? Come fa ad esserci uno sgabello?»
«Uno di quelli piccoli!»
«Bah.» Junepi sventolò la mano per zittirlo e tornò a guardare davanti a sé, incrociando le braccia al petto.
«Per me è una statuina, magari di legno.» brontolò poi, e Teppei accennò un sorriso, soddisfatto che alla fine avesse accettato la scommessa.
«Guardate che vi sento.» Midorima inforcò gli occhiali senza scostare gli occhi dallo schermo.
Hyuuga e Teppei sobbalzarono e rivolsero i propri occhi alla chioma verde che stava davanti a loro.
«E comunque si tratta di un quadro.»
«Un quadro? L'hai rubato?» Kise si intromise immediatamente, rivolgendo un'occhiata incuriosita a Midorima.
«No.»
Ryouta non sembrò soddisfatto di quella risposta decisa e si rivolse a Takao, con tono piuttosto preoccupato.
«Takaocchi, non l'ha rubato, vero?»
«Non l'ha rubato.» Kazunari diede una rapida occhiata a Midorima e poi sorrise.
«Murasakibara-kun!» la voce di Aida fece sobbalzare tutti quanti, tranne Murasakibara che continuò a sgranocchiare silenziosamente i suoi snack e a guardare davanti a sé, come se non avesse sentito nulla.
Aida sbuffò e lo incenerì con lo sguardo: non le piaceva che la stesse ignorando, soprattutto dopo che, chiamandolo, aveva attirato su di sé lo sguardo di tutti gli altri.
«Sai i dolcetti che volevi tanto e che non avevano più? Ne ho uno qui, deve essere finito fra i miei per sbaglio!»
Murasakibara doveva essere stato a sentire tutto, però, perché a quella notizia si voltò immediatamente e rivolse il proprio sguardo ad Aida, che gli lanciò il dolcetto.
«Grazie Ko-chin.»
«Uh?»
«Ah, Riko-chan, mi daresti un biglietto? Voglio tenerlo per ricordo!» Momoi le stuzzicò il gomito con il dito.
«Eh?»
«Aidacchi, non mi ricordo più quand'è il prossimo appuntamento!»
«Ah–» Aida si ritrovò a guardare da una parte all'altra, per poi sbottare rassegnata.
«La smettete di darmi tutti questi nomignoli?!»
Le luci si spensero proprio in quel momento, e Riko si tappò velocemente la bocca.
«Ko-chin, fa' silenzio.»
«Sì Aidacchi, il film sta per iniziare!»
Riko strinse i denti e fremette di rabbia, e Momoi le diede una pacca delicata sulla spalla.
«Dai Riko-chan, calmati.»


Momoi si guardò intorno per un breve istante, assicurandosi che tutti, bene o male, fossero distratti dal film, poi rivolse il proprio sguardo davanti a sé e si soffermò sulla testa di Aomine, completamente abbandonata su quella di Kise.
«Dai-chan?» si incorniciò la bocca con le mani, quasi a voler indirizzare con più precisione il suo richiamo a chi le stava davanti, e rimase in attesa.
«Dai-chan?» quando il suo richiamo non sortì alcun effetto, alzò leggermente il tono di voce.
Finalmente Aomine si mosse e, seppur con lentezza, si voltò.
«Cosa vuoi?»
Satsuki non riusciva a vederlo bene, ma un bagliore proveniente dallo schermo le rivelò una visione repentina del volto di Daiki, che le sembrò stropicciato dal sonno - e la voce arrochita non fu altro che un indizio in più -
«Dai-chan, non dirmi che stavi dormendo!»
«Eh? Ah, questo film fa schifo.»
Momoi increspò le labbra in un broncio: avrebbe dovuto ringraziarla, visto che aveva fatto di tutto per evitare che si andasse a vedere un film d'amore!
«Chiama anche Ki-chan, vi devo chiedere una cosa.»
Aomine rimase in silenzio e diede un piccolo colpetto a Kise, poi un altro leggermente più forte.
«Ah, che c'è?»
«Ki-chan, stavi dormendo anche tu?»
Kise si voltò in direzione di Momoi e balbettò confusamente.
«Oh, scusami, Momoicchi-chan!»
Momoi non disse nulla e cercò di consolarsi nel pensare che almeno gli altri erano svegli.
«Cosa devi chiederci?» Aomine la esortò a parlare, con voce vagamente spazientita.
Momoi si guardò di nuovo intorno e si sporse in avanti, per avvicinarsi a Kise ed Aomine.
«Dopo il film mi accompagnereste a comprare un regalo?»
Aomine sfiatò nervosamente: non bastava la rimpatriata del Seirin, ora doveva perfino scarrozzare Satsuki in giro per Tokyo alla ricerca di un regalo!
«Ci sto!»
«Kise.»
«E dai, Aominecchi!»
«Per chi è il regalo?» Aomine non badò a Kise e tornò a rivolgersi a Momoi, che li invitò a tornare a guardare il film con un rapido cenno della mano.
«Poi te lo dico, adesso non è proprio il momento di–»
«Ehi voi tre.»
Momoi sobbalzò e si sentì percuotere da un brivido.
«Ri-Riko-chan!»
«Fate silenzio.»
«Sì, scusaci-»
Aomine le diede di nuovo le spalle, mentre gli occhi di Kise balzarono da Momoi ad Aida e poi tornarono sulla figura prima.
Momoi restò in silenzio e ricambiò il sorriso eloquente che Kise le rivolse: almeno lui sembrava aver già capito tutto e non c'era alcun bisogno di spiegare.


Non appena le luci si riaccesero, le dita di Kagami e Kuroko si sciolsero e alcuni di loro cominciarono ad alzarsi, primo fra tutti Midorima, intenzionato a sistemare il borsone al suo posto per lasciare il passaggio completamente libero mentre si sarebbe sistemato il cappotto addosso.
Shintarou afferrò il borsone e lo sistemò sulla poltroncina rossa, dando una rapida occhiata a Takao che, pur essendo abbastanza silenzioso, aveva senza dubbio un'espressione più serena rispetto a prima che spegnessero le luci. Sarebbe rimasto a guardarlo per ore e, effettivamente, in quel momento si sarebbe fermato volentieri ad osservarlo mentre si infilava la giacca con qualche movimento goffo e frettoloso, ma una voce fin troppo famigliare gli stuzzicò le orecchie e lo spinse a voltarsi.
«Dovrei essere io a non venire all'università domani, non tu, Makoto.»
«Mi spiace, ma in casa mia prendono il Natale più seriamente di quant- eh?»
Sia Imayoshi che Hanamiya parvero irrigidirsi e si zittirono non appena notarono lo sguardo di Midorima vigile su di loro: sembravano due bambini che avessero appena compiuto un misfatto e temessero di essere scoperti.
«Oh cazzo.»
«Mhn? Oh, Aomine.» Imayoshi sorrise sornione e fece qualche passo avanti «siete tutti qui, eh?»
«Sì, proprio tutti.» Hanamiya brontolò alle sue spalle, lanciando un'occhiataccia nervosa a Teppei che, al contrario, gli rivolse un saluto amichevole.
«Imayoshi-senpai, hai il raffreddore?»
«Pare proprio di sì.» Imayoshi sospirò rassegnato e rivolse un sorriso di cortesia a Momoi.
Midorima non riusciva a staccare gli occhi dal cartone di pop corn vuoto: perché uno? Lo avevano condiviso? E poi ... Imayoshi aveva chiamato Hanamiya per nome?
«Shin-chan?» Takao afferrò la manica del cappotto di Midorima e la strattonò leggermente, ma questo non rispose e continuò a fissare in silenzio i suoi compagni di università.
«Domani ci saremo solo io e te.» Shouchi doveva aver inteso i pensieri di Midorima e, ampliando il sorriso, gli diede una piccola pacca sulla spalla e salutò il gruppo, salendo velocemente gli ultimi gradini, seguito da un Hanamiya decisamente troppo silenzioso.
Midorima si voltò e li vide uscire a passo rapido: Hanamiya gli aveva detto qualcosa, sembrava arrabbiato e anche imbarazzato.
«Ah, menomale che se ne sono andati. Possiamo andare a casa, vero?»
«Dai-chan, ricordati cosa mi hai promesso.»
«Non ti ho promesso proprio niente, Satsuki.»
«Aominecchi, stai raccontando un'altra bugia!»
«Kise, vuoi che ti strozzi?!»
Le voci dei suoi compagni divennero improvvisamente vaghe, seppellite da un tumulto confuso di pensieri: lo aveva chiamato per nome, avevano condiviso i pop corn e Imayoshi aveva il raffreddore, che fino a qualche giorno prima aveva affetto Hanamiya.
Possibile che quei due ...?
«Shin-chan, sei pallido. Stai bene?»
Midorima si sentì scuotere da un brivido e negò appena con la testa, per scacciare via quel pensiero che gli aveva fatto gelare il sangue.
«Sì, sì, sto bene.»
A parte per il mal di stomaco e la sudorazione fredda non era mai stato meglio.
«Allora, Shin-chan, dovresti muoverti.»
Shintarou aggrottò la fronte confuso e incontrò il sorriso quasi impercettibile ma immensamente gentile di Takao, poi diede un'occhiata all'uscita della sala e vide gli altri in attesa.
Un tempo se ne sarebbero andati tutti per la loro strada, anzi un tempo non sarebbero neppure riusciti ad organizzare qualcosa di simile.
Midorima rivolse la propria attenzione in particolare a Kuroko e si soffermò per qualche istante su di lui e sullo sguardo sereno che stava rivolgendo silenziosamente a Kagami: era incoerente per un Cancro provare stima per un'Acquario, ma non poteva farne davvero a meno, perché dopo averli salvati tutti li aveva riuniti e ora parevano davvero un gruppo di amici.
Amici: forse Shintarou e gli altri sarebbero riusciti finalmente a comprendere il significato di questa parola, e tutto ciò solo grazie a Tetsuya.




   
 
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