I personaggi di cui scrivo non mi appartengono e non ho
contatti con loro. Non pretendo di descriverli come sono in realtà, né di
descrivere situazioni realmente vissute da loro.
Quanto scrivo non è a scopo di lucro.
Le mie sono opere di fantasia e rivendico i miei diritti su
esse solo in quanto sono state partorite dalla mia immaginazione.
La canzone è Again di Janet Jackson, contenuta nell’album
Janet. I diritti appartengono ai legittimi proprietari.
In Love With You Again
I heard
from a friend today
And she
said you were in town
Suddenly
the memories came back to me in my
Mind
Chiudo
il cellulare con le mani che mi tremano.
Doveva
succedere, prima o poi.
In fondo
lo aspetto da quando ho realizzato che te ne sei andato davvero.
Ti
ho detto addio due giorni prima che tu salissi su quell’aereo, diretto verso
Berlino, alla conquista di un sogno.
Lo
aspetto e ne sono terrorizzata da tre anni.
Al
solo pensiero che sei di nuovo sotto questo stesso cielo vado in fibrillazione.
Mi
guardo intorno, scatoloni da per tutto.
Sto
impacchettando quello che resta della mia vita. E tu sei tornato.
How can I
be strong I've asked myself
Time and
time I've said
That I'll
never fall in love with you again
A wounded
heart you gave
My soul
you took away
Good
intentions you had many
I know you
did
Uno
degli slogan della mia vita, negli ultimi tre anni, è stato L’ho dimenticato. Ho superato la rottura con
lui.
Quanto
mi hanno creduto, persone come quella che ha alzato il telefono appena ti ha
visto?
Poco.
Per niente.
Per
un attimo mi chiedo anche cosa può averti riportato a Villingen-Schwenningen… ma ho il cervello in stasi.
Qualsiasi cosa sia, adesso sei qui.
E’ un caso?
Sei
entrato ufficialmente nella mia vita a causa della morte di mia madre.
In
classe insieme da anni, ma sei sempre stato al di sopra della massa.
Anni
luce avanti a me.
Arrivavi
a scuola truccato. E gli strani erano quelli che non ti capivano.
Avevi
le idee chiare: sapevi di aver ragione.
Io
ero la secchiona.
Mia
madre è rimasta incinta a diciassette anni. Terrorizzata dalla prospettiva che
seguissi le sue orme, mi ha indotta a mascherarmi.
La
scuola prima di tutto.
Per
i ragazzi c’è sempre tempo.
L’ho
presa alla lettera.
Poi
mia madre è morta. Travolta da un pirata della strada che non potrò mai
maledire in modo soddisfacente perché è fuggito lasciandola lì.
Mio
padre non sapeva che farsene di me in casa e mi rispedì a scuola il giorno dopo
il funerale.
Fu
quel giorno che mi trovasti a piangere come una fontana nello spogliatoio della
palestra.
Ultima
ora di lezione, ginnastica, avevo aspettato che se ne andassero tutti, poi ero
crollata. Non volevo tornare a casa.
Tornasti
indietro perché avevi dimenticato non so che cosa nello spogliatoio maschile… e
mi sentisti piangere.
Fu
quel giorno che misi piede per la prima volta in casa tua. Mi ci portasti come
logica soluzione al problema che non volevo tornare a casa mia.
Fu
quel giorno che abbattei le mie difese e il mio travestimento con le mie stesse
mani, fu quel giorno che mi vedesti senza gli occhiali con le lenti di vetro e
con i capelli sciolti.
Vai a pensare che sei così
bella. Sai nasconderti molto bene.
Ancora
ti vedo, appoggiato allo stipite della porta del bagno di casa tua, mentre io
mi lavavo il viso.
Tempo
tre giorni e ti raccontai tutto. Tempo tre giorni e mi baciasti per la prima
volta. Tempo tre giorni e ci mettemmo insieme.
La
coppia più strana della scuola.
I come
from a place that hurts
And God
knows how I've cried
And I
never want to return
Never fall
again
Anche
ora sto piangendo.
Ancora.
Per
te.
Avevo
giurato a me stessa che con le lacrime avevo chiuso… per quanto ti riguardava.
Mio
padre è morto, dopo un calvario durato poco più di un anno, da quasi tre
settimane e per questo non ho pianto.
Il mio rapporto con lui è stato sotterrato insieme a mia madre.
Tu
torni a Villingen-Schwenningen dopo
quasi tre anni e piango come una cretina.
Menomale l’avevo superato.
La
verità, adesso che mi ascolta solo la mia coscienza, e che i tredici mesi che
siamo stati insieme restano i più belli della mia vita.
Riprendo ad incartare con i giornali vecchi gli
oggetti che porterò via da questa casa.
Ho deciso di lasciarla. Venderla.
Anche io lascerò Villingen-Schwenningen.
Non per rincorrere un sogno, ma per trovare
finalmente me stessa.
Questo è il piano.
Making
love to you
Oh it felt
so good and
Oh so
right
Quando
si dice scherzi della memoria.
Non
ricordo cosa ho mangiato ieri, ma ricordo secondo per secondo la prima volta
che abbiamo fatto l’amore.
Ricordo
molto bene le sensazioni che mi hai donato.
Il
tuo modo di amare, di toccarmi… sembrava che mi volessi plasmare.
In
questi anni ci sono state altre storie… ovvio. La più lunga è durata sette
mesi. Poi ha cominciato a parlare di andare a vivere insieme.
Ho
riproposto la stessa scusa che ho
usato con te: non posso lasciare mio padre da solo.
Mio
padre, per inciso, mi ha lasciata quando è morta mia madre.
Per
assurdo, invece tu ci sei ancora.
Sento
ancora il tuo profumo, la tua voce… la sensazione di calore che mi avvolgeva
quando mi guardavi.
Una
volta che occhi come i tuoi si posano su una persona non è possibile scordarli.
Tutte
le volte che parte una tua canzone alla radio sento gli sguardi su di me.
Aspettano reazioni, aspettano… di vedermi crollare.
Mi
credono abbandonata, gli idioti. Pensano che tu, il bastardo, mi hai scaricata
appena ti si è presentata la possibilità di avere successo.
Successo
che hai avuto e che ti meriti.
Sei
nato per stare sotto i riflettori.
Non
sanno che la realtà è ben peggiore: sono io che non ho avuto il coraggio di
seguirti.
Sono
io che ti ho lasciato andare.
Il
suono del campanello mi fa letteralmente saltare in aria.
E’
un miracolo che non mi ritrovi appesa al lampadario.
Chiedo
chi è al citofono… nessuna risposta.
Mando
mentalmente al diavolo l’idiota in vena di scherzi… quando bussano alla porta.
Andiamo
bene: non so più riconoscere la differenza fra il suono del campanello dal
portone e quello dalla porta.
Minimo
la signora della porta accanto, una simpatica vecchietta di ottanta anni, è
senza zucchero, farina, tea o chissà cos’altro.
Asciugo
al volo gli occhi e apro la porta con il sorriso stampato in faccia.
Io sono felice. Io sono
felice così.
E
resto inchiodata al suolo.
So here we
are alone again'
Didn't
think it'd come to this
And to
know it all began
With just
a little kiss
Ti
togli gli occhiali da sole, l’altra mano sprofondata nella tasca dei pantaloni «Mi…
mi faresti entrare?» chiedi incerto.
Tu,
incerto.
Io,
ad un passo dal collasso fisico.
Sento
odore di catastrofe.
«Sebastian?»
chiedo come se fosse possibile sbagliarsi.
Da
quando sei il cantante dei Cinema Bizarre è possibile scambiarti per qualcun
altro come si può scambiare il Sole con la Luna.
Sorridi
appena, «In persona.» Ti mordi il labbro inferiore e appoggi gli occhiali sulla
testa «Non sono armato.»
Senza
pensare mi sposto dalla porta e tu non ti fai ripetere due volte l’invito.
Entri
in casa come se non ne fossi mai uscito.
Il
tuo modo di muoverti è sempre lo stesso. Sembra di osservare le onde che si
infrangono sulla spiaggia.
Ti
guardi intorno mentre chiudo lentamente la porta.
«Traslochi?»
chiedi.
«Che
dici, assomiglia ad un trasloco?»
Il
suono della mia voce risulta freddo persino a me.
Sebastian,
ho paura.
Tu
non puoi saperlo, ma sono spaventata a morte.
Non
ti volti verso di me.
E
ringrazio Dio per questo.
Per
quanti secondi mi avrai guardata? E il calore è sempre lo stesso.
«Ho…
ho saputo di tuo padre. Non ho fatto in tempo a liberarmi per il suo funerale.
Mi dispiace.»
«Non
ti sei perso niente. Ma grazie per il pensiero.»
Ti
volti verso di me. «Dove pensi di andare adesso?»
A sotterrarmi, sarebbe la risposta
giusta.
«Non
ho ancora deciso. Come stai?»
Mi
guardi quasi meravigliato.
Anche
io mi aspettavo tutto tranne della conversazione.
«Bene.
Credo.»
Fai
un singolo passo verso di me.
Indietreggio.
Non controllo il mio corpo… è la paura.
Se
solo mi sfiori potrei andare in mille pezzi.
Ti
fermi. «Tu?» chiedi.
«Come…
come al solito.»
Annuisci
appena. «Davvero non sai dove andrai?»
«Davvero»
rispondo senza pensare. «Ancora non ho neanche deciso cosa portarmi via e cosa
lasciare ai futuri proprietari.»
«Vieni
con me a Berlino.»
I've come
too close to happiness
To have it
swept away
Don't
think I can take the pain
No never
fall again
Kinda late
in the game and my heart is in
Your hands
Don't you
stand there and then
Tell me
you love
Me then
leave again
Cause I'm
falling in love with
You again
Ho
smesso di respirare.
«Sebastian…»
non vado oltre.
Sento
le lacrime scendermi sulle guance.
Non
è vero. Non è possibile.
Sei
un sogno.
Sono
destinata a svegliarmi… e il risveglio sarà tremendo.
«Guardami»
dici con un filo di voce. «Sono qui per
te. Dimmi che non è troppo tardi. Dimmi che ogni tanto mi hai pensato in
questi anni… e non perché mi vedevi alla tv o mi ascoltavi alla radio.»
Fai
un altro passo verso di me, stavolta rimango inchiodata al suolo.
«Non
guardarmi così…» mi supplichi quasi, «ti giuro che non sono stato alla finestra
ad aspettare che… insomma, questo. Non
voglio farti del male.»
Farmi
del male?
Tu?
Dio,
Sebastian… sono stata io a prenderti virtualmente a mazzate l’ultima volta che
ci siamo visti.
Sono
stata io a ripeterti per quattro volte
che non ti avrei seguito a Berlino… perché non ci credevi.
Non
volevi crederci.
«Per
me non è cambiato niente» mormori. «Ci ho messo un po’, ma ho capito la tua
decisione. Ti amo sempre.»
Non
freno i singhiozzi. Non ce la faccio.
Mi
porto una mano sulla bocca ma la diga ha ceduto. Lo sento.
Il
mio pianto è incontrollabile.
Sono
quasi tre anni che non piango.
E
lo realizzo soltanto ora.
Hold me
Hold me
Don't ever
let me go
Say it
just one time
Say you
love me
God knows
I do
Love you
Again
Con due falcate mi raggiungi e mi abbracci.
Mi sollevi da terra e affondi il viso contro il mio collo.
Ti rendo l’abbraccio. Vorrei fondermi con te.
E’ tutto così familiare.
«Mi sei mancata…» mi soffi nell’orecchio. «Ero terrorizzato dall’idea
che mi avresti respinto.»
Serro la stretta. A costo di strangolarti.
Che razza di idee ti saltano in mente? Sei sempre stato creativo con le
teorie.
«Mi hanno detto che eri tornato… ma non credevo che…» bisbiglio.
Ti allontani e mi riposi a terra… ma resto nel cerchio delle tue
braccia. «Mi sono fatto vedere apposta» ammetti impacciato. «Speravo che…»
scuoti appena le spalle.
Sei cambiato.
Me ne accorgo solo adesso.
Il tuo viso è più… affilato. I tuoi occhi sono sempre gli stessi
invece.
E stanno brillando di quella luce che mi ha salvata e guidata già una
volta.
Mi accarezzi una guancia. «Perché sarei dovuto tornare qui, se non per
te?» mi chiedi.
Adesso mi viene da ridere, il tono con cui lo hai detto non da molte
alternative.
Diciamo pure che non ne da per niente.
«Non mi lascerai, vero?» ti chiedo «Non sarà facile.»
Mi guardi. Fisso. In silenzio.
Scuoti la testa, «Ci sono idiozie che si fanno una sola volta nella
vita. Tu prevedi di lasciarmi andare di nuovo?»
Scuoto la testa, «Ci sono follie che si fanno una sola volta nella
vita. Ti amo ancora. Lo avevo solo accantonato.»
«Accantonato?» mi chiedi stupito.
Annuisco, «Pensavo…»
Ridi.
Ho sempre adorato il suono della tua risata. Il tuo modo di rovesciare
la testa indietro.
«… di poter vivere senza di me? Illusa.»
Le nostre bocche si trovano con naturalezza.
E’ come una boccata di ossigeno dopo un’infinita apnea.
Sento le tue mani sui miei fianchi. Poi sulla mia schiena.
Le mie cercano e trovano i tuoi capelli.
Li hai fatti crescere parecchio.
Lo avevo intuito guardando i video.
Mi sollevi di peso da terra e mi trovo sospesa fra le tue braccia.
«Ripetilo» bisbiglio sulla tua bocca.
«Ti amo.»
«Ancora.»
«Ti amo.»
Ti muovi senza smettere di fissarmi.
Noto subito che ricordi dove sta la mia camera.
Sono persa a guardarti.
«E adesso te lo dimostrerò con i fatti…» aggiungi posandomi sul letto.
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NOTE:
Ci sarebbe materiale per fare una raccolta con le canzoni di JJ. Chi ha
l’album Janet o lo ha ascoltato ha già capito di cosa sto parlando.
Questa è venuta così, nel giro di mezz’ora.
E’ la prima one-shot che faccio! Ricordatevi la clemenza prima di
tutto!!!! ‘’=.=