I.
Dopo le solite tappe che si svolgono prima di un viaggio aereo, finalmente sono sulla pista su cui è presente il mio velivolo.
Riesco a scorgere gli scalini che mi porteranno all'interno di esso, quando un ragazzo travolge completamente la mia persona e, soprattutto, la mia valigia.
“Pirla, stai attento, dico!” gli urlo contro, e lui sembra davvero dispiaciuto.
“Mi scusi signorina, pensavo che il volo stesse per partire. Comunque le conviene darsi una calmata, non mi sembra il caso di trattare uno sconosciuto così.”
Ah, dispiaciuto un par di palle. Bravissimo attore, devo dire. E soprattutto, rompicoglioni.
“E a me non sembra il caso di catapultare le persone a terra, in questo modo. Mi hai fatto male, è l'unico modo in cui io ti posso trattare.”
“Pensavo che oltre a una culata si fosse anche morsa la lingua, carissima” ribatté nel modo più acido possibile il giovane; “e comunque, agli sconosciuti si da del voi.”
“Ma se abbiamo la stessa età!” risi. “Ora, egregio signore, potrebbe lasciarmi passare e prendere il mio volo diretto per Sidney?” domandai, schernendolo.
“Oh Cristo, pure lo stesso volo. Va bene, dolce creatura, passi prima lei” concluse con un sorrisetto sarcastico e il braccio rivolto verso i gradini del jet.
“Stronzo” sussurrai fra i denti, e salii sull'aereo, dove una hostess mi accolse con un sorriso falso come una moneta da tre euro, indicandomi il posto.
Come se avessi due anni, mi sembrava di potermela cavare da sola.
Attesi altri cinque, dieci minuti, e io cercai di appisolarmi. Ma, esattamente due minuti dopo, sentii una mano scuotermi violentemente il braccio.
“Ma cazzo, ce l'avete tutti con me oggi?” chiesi, piuttosto irata, a chi aveva interrotto il mio sonnellino.
“No, a quanto pare solo io” rispose una voce piuttosto familiare. Il coglione di prima.
“Ma cosa vuoi esattamente da me? Mi lasci in pace?” continuai con il tono più basso che potei, per non disturbare gli altri passeggeri.
“Si da il caso che tu stia occupando il mio posto, quello del finestrino” disse in modo abbastanza insolente il ragazzo, mostrandomi il suo biglietto.
Cazzo, e ora che mi invento?
“E allora? Sono arrivata prima io.”
Non fa una grinza questa risposta, ma spero se la beva; lui rise, ma mi disse: “Okay Storm. Tienilo tu il posto vicino all'oblò”.
Storm. Direi un nomignolo affascinante. O forse no.
“Come mi avresti chiamata, scusa?” chiesi, con la voce più stridula che le mie corde vocali avessero mai prodotto.
Il ragazzo alzò le spalle: “Storm”. E poi spiegò: “Sei come una tempesta. Io ti ho travolto e le risposte non sono state delle migliori”
Cercai di trattenere una risatina, senza successo.
Dai, che forse, in fondo, questo ragazzo è simpatico.
Dai, che in fondo queste trentatré ore di volo dureranno come cinque minuti.
Ma ecco che una voce interrompe i miei pensieri: “Lo sai che in Australia è estate, vero?”
Fanculo, straniero. Ci mancavi solo tu a ricordarmelo.
***
Beaniest's Corner
Allooooora, ecco finalmente l'incontro tanto atteso! *solo da me credo, sigh.*
Dovete aiutarmi con le lunghezze del capitolo... Vi sembra troppo corto o più o meno va bene come lunghezza?
Scusate, è la prima ff che pubblico ;___;
Coooomunque, se avete Wattpad, vi linko questa stessa storia di cui avrete tra l'altro gli aggiornamenti in tempo reale (*---*)
Non so cos'altro dire, oltre a dirvi di leggere, recensire, commentare, votare, insomma, farmi sapere la vostra opinione... Insomma, non lasciate da sola questa povera ragazza :(
- B.