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Autore: With H    31/08/2014    1 recensioni
Dopo la laurea decide di fare un viaggio per alcune capitali Europee partendo da Belgrado dove incontra una persona che pensava non avrebbe visto mai più.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Stava camminando per le strade della sua città, senza una meta precisa, aveva circa un’ora prima di incontrarsi con un po’ di amici a mangiare qualcosa.
Era marzo inoltrato e, sebbene il cielo fosse popolato solo da alcune nuvole chiare, tirava una brezza decisamente pungente che lo fece stringere istintivamente nel suo giubbino. 
Sarebbe rimasto a Belgrado ancora per un paio di mesi per poi ripartire per l’ennesima stagione di animazione, ancora in Grecia. Adorava quel villaggio, era un po’ come una seconda casa considerando tutti i mesi che aveva passato al suo interno.
Fece per tirare il cellulare dalla tasca deciso a chiamare un amico per farsi raggiungere, quel giro da solo non gli sembrava più tanto entusiasmante, ma fu distratto da una sagoma che aveva visto sott’occhio, per cui con la mano a metà verso la tasca dei suoi jeans, si soffermò ad osservarla meglio. 
Era una ragazza abbastanza giovane intenta a scrutare una cartina, il viso era coperto dai ricci scuri, non era eccessivamente magra né troppo alta, però nell’insieme sembrava molto carina e le occhiate che le lanciavano i passanti che la incrociavano sullo stesso lato della strada dove era ferma, gli fecero capire che lo era davvero.
Avvertì una strana sensazione, gli si seccò inspiegabilmente la gola mentre continuava ad osservare quella ragazza che sembrava concentrata a cercare qualcosa sulla sua cartina; indossava un paio di jeans aderenti infilati in un paio di stivaletti neri alla caviglia ed un giubbino di pelle dello stesso colore dal quale si intravedeva il lembo di una maglia rosso scuro. 
Poi una veloce folata di vento le spostò per un attimo i capelli dal viso, il tempo necessario perché lui avvertisse distintamente il suo cuore fermarsi per qualche istante. Esattamente come quando l’aveva vista la prima volta. 
Quell’agosto al villaggio, un’animatrice le aveva chiesto di partecipare ad uno dei giochi serali e l’aveva portata sul palco e lui aveva posato lo sguardo su quella ragazza, sui suoi occhi scuri e a mandorla così profondi che spesso aveva pensato che potesse perdersi al suo interno, su quel corpo non magro ma che da subito era diventato l’oggetto del desiderio suo e dei suoi colleghi maschi e su quel sorriso che era stata la cosa che più di tutte l’aveva colpito di lei.
E poi un’ondata di ricordi lo attraversò come un’altra raffica di vento. Tutti i baci rubati che si erano scambiati di nascosto, i sorrisi, il suo corpo su quello di lei che in quel momento gli era sembrata piccola e delicata ma anche forte e donna.
Non si rese nemmeno conto di aver attraversato la strada, si avvicinò semplicemente a lei e la osservò più da vicino. Si mordeva inconsapevolmente le labbra e lui non poté fare a meno di sorridere, ricordava quell’espressione, l’assumeva ogni volta che era indecisa se fare o meno qualcosa e di solito riguardava sempre lui.
— Posso aiutarti? — le chiese in inglese, lo parlava bene e l’aveva migliorato durante gli anni come animatore, anche lei lo parlava discretamente, ma avrebbe sicuramente dovuto migliorare un po’.
Non alzò nemmeno lo sguardo, si limitò ad inarcare un sopracciglio infastidita — No, grazie.
Evidentemente non era stato l’unico ad averla fermata, ricordava perfettamente come i ragazzi la guardavano al villaggio.
— Ne sei sicura? — continuò con voce più dolce, quella che usava raramente, ma che lei conosceva bene.
Abbassò la cartina, si girò a guardarlo e l’espressione infastidita lasciò velocemente il posto allo stupore; passò lo sguardo su di lui come se avesse appena visto un fantasma e si soffermò sui suoi occhi, gli aveva detto più volte quanto li amasse e quanto trovava incredibile il loro colore che aveva definito “acquamarina”. 
— Miloš. 
I suoi occhi erano più lucidi di qualche secondo prima, esattamente come quando si erano ritrovati qualche minuto da soli nella stanza dell’animazione per salutarsi prima che lei lasciasse il villaggio.
Ciao. — mormorò lui in italiano, avrebbe voluto abbracciarla, ma era passato quasi un anno e non sapeva più niente di lei — Come stai? 
Provò a rispondere, ma poi chiuse la bocca come ripensandoci ed accennò un sorriso imbarazzato — Bene, credo. E tu? 
— Sorpreso. Cosa... come mai sei a Belgrado? 
Lei mostrò la cartina — Visito la città. — scrollò le spalle ed iniziò a ripiegare la cartina, giusto per fare qualcosa, ma lui sospettava che stesse cercando di calmarsi — È la prima tappa del mio viaggio di laurea, resto qui tre giorni e poi vado a Copenaghen dove mi raggiungerà una mia amica... Volevo vedere Belgrado, sai ero... curiosa dopo... — respirò a fondo e Miloš si rese conto che stava facendo di tutto per controllare le sue emozioni — Non posso credere che ci siamo incontrati...
Sorrise abbassando lo sguardo su di lei, gli sembrava più magra rispetto all’estate precedente — Neanche io, Helis.
Scattò verso di lui e lo abbracciò nascondendo la testa contro la sua spalla, la strinse a sé rendendosi conto che ancora una volta gli sarebbe stato difficile nascondere ciò che provava, come quando le aveva dovuto dire addio al villaggio. Posò le labbra sulla sua spalla, non più nuda come quell’estate, ma ricoperta dal giubbino e sperò di poter restare così a lungo; Helis era davvero dimagrita e gli sembrava anche leggermente più muscolosa e tonica, però il suo corpo non era cambiato poi molto e nemmeno ciò che lui provava nel tenerla stretta a sé.
Quando si allontanarono, Helis abbassò la testa e notò che aveva il viso rigato di lacrime, posò piano le mani sul suo viso e gliele asciugò con i pollici, sorridendo — Piangi? 
Helis ridacchiò — Alla fine ci sei riuscito a farmi piangere... — scherzò ripensando agli ultimi giorni al villaggio quando la separazione incombeva su di loro e lui aveva infranto più regole del solito per fare gesti carini per lei.
— Perché? 
Scrollò di nuovo le spalle guardandolo intensamente, Miloš sapeva benissimo il perché ma voleva comunque che lei lo dicesse. 
— È stata l’estate più bella della mia vita, soprattutto grazie a te e lo so che tu avevi detto che non dovevo innamorarmi, ma credo che sia chiaro che se ho scelto di... — arrossì e lui sorrise completando mentalmente quella frase, era stato il primo ragazzo con cui Helis aveva fatto l’amore — Durante tutto il tragitto in autobus dal villaggio all’aeroporto ho pianto interrottamente e gli altri villeggianti pensavano che fossi matta e... Miloš, non mi sei mai passato davvero.
Ci mise un po’ a capire quella frase in inglese che non aveva molto senso, poi però il significato si fece chiaro e allora si avvicinò a lei e la baciò con tutta la passione che aveva dovuto sopprimere per mesi vista la loro lontananza.
— Volim te. — sussurrò lei sulle sue labbra.
Miloš la strinse alzandola di qualche centimetro da terra. Anche lui l’amava, l’aveva amata dal primo momento al villaggio ed in quel momento non gli interessava che tra loro ci fosse una distanza insormontabile, voleva solo lei esattamente come la prima sera che erano stati insieme quell’agosto.
Ti amo. — concluse lui sorridendo.

   
 
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