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Autore: MissMargaery    31/08/2014    2 recensioni
Leonard era sorpreso da come tutti, persino Sheldon, sembravano avere una relazione. Era arrivato a pensare che mirasse a ragazze fuori dalla sua portata, ma forse si sbagliava. Riuscirà a dimenticare una volta per tutte Penny, o sarà solo una breve parentesi?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leonard Hofstadter, Nuovo personaggio, Penny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: E' da molto tempo che non scrivo una fan fiction e ultimamente, guardando per l'ennesima volta le repliche di TBBT, mi è venuta voglia di scrivere una storia, non troppo impegnativa, su Leonard. La trama si sviluppa dagli inizi della 4° stagione, dopo che Leonard è stato lasciato da Penny. Da lì mi sono sempre chiesta "E se Leonard trovasse finalmente una ragazza un po' nerd con cui coindividere le sue fisse, cosa farebbe?". Ovviamente nella serie è accaduto poi in seguito, ma ho voluto svilupparlo in maniera un po' diversa.
Purtroppo sono un po' arruginita nella scrittura, spero non sia così terribile!
Enjoy!

Capitolo 1

 

Persino Sheldon Cooper aveva una ragazza, persino lui! Beh, Sheldon era di tutt’altra opinione; era una sua amica, era una ragazza, ma non la sua fidanzata. Certo, Leonard avrebbe preferito passare il resto della sua vita solo, piuttosto che trascorrere più di un’ora con Amy Farah Fowler, ma d’altronde nemmeno Sheldon era umano, come avrebbero potuto non trovarsi?
Sospirò steso sul divano di pelle, passandosi la mano sulla fronte, quasi coprendosi gli occhi, come se non volesse più vivere in quella parte di universo nella quale persino Sheldon, Raj e Howard si frequentavano con qualcuno.
Non riusciva a crederci, questo pensiero aveva cominciato a ossessionarlo, sentiva di avere qualcosa che non andava, qualche strano, orribile difetto che lo rendeva repellente al genere femminile, impedendogli di instaurare un rapporto sano e duraturo con una donna mediamente carina e con un’intelligenza nella norma, senza qualche strana fissa o orripilante deturpazione fisica.
Qualcosa che lo rendeva più sgradevole di Howard, più impedito di Rajesh, ma soprattutto meno appetibile di Sheldon, gli sembrava quasi incredibile.

Forse aspirava troppo in alto? Sembravano tutte così dannatamente fuori dalla sua portata, tutte così lontane, quasi come se fosse tornato al liceo, quando era ancora uno sfigato e guardava da lontano le cheerleader bionde dai fisici asciutti e ben proporzionati.
Ma in fondo sapeva che non era cambiato nulla da allora, il fatto che si fosse frequentato con Penny non voleva dire niente. Non aveva acquistato centimetri grazie a una pozione magica, né gli erano cresciuti improvvisamente dei muscoli grazie ai punti esperienza accumulati... Ecco, già solo pensare una cosa del genere, lo rendeva un perdente, il perdente che era sempre stato e non avrebbe mai smesso di essere.
Dopotutto, Penny era fuggita via quando le cose avevano cominciato a farsi serie, non provava nulla per lui, dubitava addirittura che davvero che qualcosa in lui avesse potuta attrarla in qualche modo, non si sentiva, o meglio, non era bello, né sicuro, né in qualche modo affascinante, non era semplicemente abbastanza per lei, né per nessun’altra ragazza.
Se non voleva finire da solo, doveva decisamente abbassare i suoi standard. Penny era stata un’eccezione, un riscatto dal Karma negativo negli anni in cui era stato preso di mira dai bulli, un pacco di Amazon arrivato prima del tempo, un venti naturale, una scoperta fatta per caso che avrebbe potuto costare una candidatura al Nobel, ma ormai era tutto passato.
Basta! Era un capitolo chiuso, una storia finita e aveva bisogno di altro, niente più donne... per il momento! Aveva vissuto così tanti anni senza quegli esseri che sapeva essere fonte di problemi, rifugiandosi nel suo mondo di scienza, romanzi e action figures. Non aveva bisogno di nient’altro, per il momento, almeno fin quando, una ragazza più o meno carina fosse incappata in lui, pensando che non fosse poi così sfigato, né troppo repellente da non poterlo frequentare. Non aveva poi così grandi aspettative, o sbagliava?
Si sollevò dal divano e si mise composto, prima che Sheldon potesse tornare e notare che aveva sgualcito il suo cuscino. In realtà non aveva voglia di vederlo e incappare in qualche noiosa conversazione su qualunque cosa turbasse la sua esistenza, considerando che tutto infastidiva Sheldon Cooper.
E con un morale così a terra, non aveva proprio voglia di vederlo, né di ascoltare Howard vantarsi di come andavano meravigliosamente le cose con la sua Berny.
L’unico modo che aveva di rifuggire la realtà era precipitarsi da Stuart e comprare un fumetto o qualunque cosa potesse rallegrarlo da quello stato di malinconia e solitudine nel quale si trovava.
Scese in garage per prendere la macchina e correre in fumetteria, senza perdere altri istanti. La macchina era parcheggiata nel suo piccolo abitacolo, dal quale Leonard la liberò con poche manovre, attraversando l’ampio spiazzo, dove erano parcheggiate le altre auto degli inquilini del suo palazzo. Notò che quella di Penny mancava, e inevitabilmente cominciò a domandarsi con chi fosse o se già avesse incominciato a frequentarsi con qualcuno, ma la parte razionale del suo cervello gli ricordò che aveva un lavoro e probabilmente si trovava lì.  Doveva darsi una regolata, ma non riusciva. La sua paranoia cominciava a innervosirlo, innescare processi mentali di cui non aveva sicuramente bisogno.
Per la rabbia suonò d’istinto il clacson, sobbalzando a quel suono così fragoroso, ma l’istante dopo si sentì quasi più calmo. Accese la radio e proseguì lungo le strade di Pasadena.
Quel pomeriggio non erano molto trafficate, riuscì ad arrivare da Stuart abbastanza velocemente, senza particolari intoppi, per fortuna. Gli piaceva guidare, ma avrebbe preferito un mondo con macchine volanti che sfrecciano veloci nel cielo, ma forse sognava troppo, al momento. Parcheggiò e scattò veloce verso l’entrata del piccolo negozio, sperando di evadere un po’ dalla realtà.
Non appena varcò la porta fu investito da quel piacevole odore di carta stampata, che da sempre amava. Un forte e strano vociare turbavano quel perfetto equilibrio dato dal suono delle pagine voltate all’unisono e temperatura fredda che regnavano in quell’habitat ideale per nerd e geek.
Leonard si sentì spaesato nel vedere una decina di persone intorno ai tavoli dei giochi di ruolo, ad occhio capì che era stato organizzato qualche torneo, ma non riuscì a capire di cosa si trattasse, fin quando non si avvicinò a quella piccola massa accalcata e eccitata dall’evento.
Una campagna di D&D, Wil Wheaton come master e sei giocatori seduti al tavolo. Da master, non poteva allontanarsi senza assistere un po’ alla situazione. Probabilmente Stuart era riuscito a racimolare qualcosa di decente con le quote di partecipazione, e Wheaton se la cavava decisamente bene con l’interpretazione, grazie alle sue doti di attore.
I giocatori sembravano divertirsi, ma non aveva mai conosciuto nessuno che non si fosse divertito durante una sessione di Dungeon and Dragons, nemmeno delle più balorde.
“...Mentre siete sul vostro cammino, incontrate una figura grossa e spaventosa, non riuscite a distinguerne la sagoma. Fatemi una prova di osservare, tu... tu che sei un elfo” intimò Wil a un ragazzone abbastanza alto quanto grosso, molto lontano dalla visione ideale di un elfo. Il ragazzo si asciugò il sudore dalla fronte e lanciò il dado, trattenendo il fiato.
“15” disse lasciando un sospiro di sollievo. 
“Bene, riesci a distinguerlo, è un ragno gigante”
Leonard cercò di sbirciare le schede dei personaggi, notando che il diario di bordo veniva proiettato sul muro, dallo stesso Stuart. La trama non sembrava poi tanto male e i ragazzi sembrava stessero giocando piuttosto bene.
Cercò di concentrarsi nuovamente sulla sessione, riuscendo a capire decisamente meglio ciò che stavano facendo. 
Il gioco era ora in mano a una ragazza che scuotendo il suo polso, grosso quanto le caviglie di Leonard, lanciò il d12 per vedere quanti danni avesse fatto al ragno con la sua ascia bipenne.
“11” urlò piena di gioia, scuotendo la chioma voluminosa e rosso sangue. Wil Wheaton le lanciò un sorriso di circostanza, annunciandole che aveva ucciso la creatura e lei ricambiò impacciata. Accanto a lei, un’altra ragazza, desiderosa di attaccare la bestia, rimase delusa. Sembrava ancora più minuta, seduta vicino a quella ragazza fin troppo giunonica per i suoi gusti, incurvata in una posizione che esprimeva un po’ di delusione, nel voler agire, ma ormai era troppo tardi.
Fortunatamente per lei, le creature non erano finite e riuscì ad allontanarle con un paio di incantesimi niente male. A Leonard scappò un sorriso durante quelle giocate, che in parte condivideva ed altre andavano ben oltre la sua immaginazione, lasciandolo stupefatto. 
Decise di aspettare che la sessione finisse prima di prendere i suoi fumetti e di filare a casa, fermandosi a un take away sulla strada, per prendere la cena.
Non appena i giocatori si alzarono dal tavolo, si mise a spulciare tra i vari spillati imbustati. Tra le mani stringeva il nuovo numero di Superman, mentre faceva scivolare sotto le dita titoli e titoli di fumetti straletti, in cerca di qualcosa di nuovo da poter recuperare, ma niente sembrava riuscir attirare la sua attenzione, niente di cartaceo, almeno.
Al suo fianco spuntò la ragazza del dungeon, intenta a sfogliare qualche pagina dei Fantastici 4 con avidità. Leonard continuò a tener gli occhi fissi su ciò che gli passava tra le mani, ma riuscì a trattenersi solo pochi minuti.
“Sei stata brava- esordì, quasi che quelle parole gli fossero fuggite di bocca, senza controllo- v-v-voglio dire, usare incantesimi di livello così basso, contro mostri del genere e cavarsela, non è da tutti!” 
Quella sicurezza che lo aveva vestito per un attimo, sembrava essersi volatilizzata all’improvviso. Avrebbe voluto nascondersi tra gli scaffali in quel momento stesso, quando lei aveva realizzato che quell’ imbranato occhialuto stava proprio parlando con lei.
“Dici a me?” chiese inarcando le sopracciglia.
Ecco, era riuscito a mettersi in imbarazzo con le sue stesse  mani, o meglio con la sua stessa bocca.
“S-si. Cioè, prima ti ho visto giocare, sei stata brava” ammise, guardandosi le scarpe, cercando di non mantenere il contatto visivo, per l’imbarazzo.
“Grazie!” gli sorrise lei, arrossendo un po’. Scostò i capelli castani dal viso, mostrando ancor di più le guance arrossate per il complimento e anche lei abbassò lo sguardo.
Prese tutto il coraggio che aveva e decise a farsi avanti. Dopo tutti i processi mentali a cui aveva dato via quel pomeriggio, non aveva voglia di fare la figura dell’idiota. In fin dei conti, presentarsi non significava chiederle un appuntamento o sposarla! Non voleva dire nulla, non la conosceva nemmeno, doveva semplicemente smetterla di pensare troppo!
“Sono Leonard, non ti ho mai vista qui, a dire il vero!” disse tutto d’un fiato, sentendosi ancor più stupido dopo aver terminato la frase. Aveva bisogno del suo inalatore.
“Io sono Reese.- lasciò il suo fumetto per porgergli la mano -Beh, non sono spesso qui, devo ammetterlo, ma oggi sono venuta con mio fratello e la mia amica Beth, in onore dei vecchi tempi, insomma, sono un po’ troppo adulta per giocare ancora a D&D.”
Dall’aspetto, Leonard non l’avrebbe mai detto. Era minuta, alta un metro e sessanta, forse poco meno, dal viso tondo sul quale notò immediatamente due grandi occhi nocciola e le labbra a forma di cuore.
Era bella, non come Penny, ma dolce e aggraziata. E ora stava ricominciando a pensare a Penny. Il pensiero lo incupì, ma non volle distrarsi, si concentrò di nuovo sulla ragazza che aveva davanti a sé, cercando di distrarsi da quei pensieri.
“Non si è mai troppo vecchi per giocare a d&d... un momento! Non avrai mica 80 anni e la tua anima è rimasta intrappolata in un quadro?”
Reese scoppiò a ridere portandosi una mano alla bocca.
“No, niente quadri, niente pietra filosofale, se te lo stai chiedendo, ma da quando sono qui per lavoro, non ho molto tempo per sessioni notturne a base di cibo spazzatura ed energy drink, né a dirla tutta la compagnia adatta.” 
Qualsiasi altro uomo, pensino Raj, se accompagnato da una buona percentuale d’alcol, avrebbe compreso il messaggio implicito, ma benché Leonard avesse inteso, le parole sembravano essersi bloccate sulla sua lingua e anziché pronunciare un -qualche volta potresti giocare con noi- ne uscì un improponibile “e come mai sei qui?”
"
Quando mio fratello ha saputo che Wil Wheaton sarebbe stato master di questa campagna, ha prenotato immediatamente il biglietto per venire qui e anche Beth di corsa. Siamo di Boston, loro abitano ancora lì” spiegò pacatamente.
“Capisco” mormorò Leonard posando gli occhi verso il fumetto che ancora stringeva tra le mani.
“E tu? Ti posso trovare qui spesso?”
Era possibile che quella ragazza così paradossalmente interessante e persino bella ci stesse provando proprio con lui? Sembrava quasi inequivocabile, ma d’altronde sembrava gentile, magari era solo un modo per essere carina.
“Mh sì, anche più di una volta al giorno...” sperò che il suo sarcasmo fosse compreso e riuscì a tirare un sospiro di sollievo solo quando lei scoppiò in una risata.
“Beh, penso che da oggi in poi passerò più spesso qui.”
Leonard sorrise e lei ricambiò quel tanto che bastava da riuscirle a dire “E io tenterò di esserci quando passerai!”
“REEEESE! Vieni! Dobbiamo andare” Il fratello della ragazza non era molto delicato, nemmeno un quarto di quanto lei fosse.
“Scusami, ora penserai che sono davvero una ragazzina, ma in realtà posso dimostrarti che non lo sono!”
"
Che ne dici di dimostrarmelo davanti a un caffé uno di questi giorni?”
Non riusciva a capire come quelle parole avessero il suono della sua voce, eppure lo avevano ed erano uscite proprio dalla sua bocca.
“Ci vediamo domani, qui fuori verso le sette?”
Leonard riuscì solamente ad annuire, mentre lei si allontanava verso la cassa.
Qualcuno sembrava aver risposto alle sue preghiere o era si era addormentato su quel divano e prima o poi si sarebbe svegliato, ritrovandosi in un incubo di realtà?

   
 
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