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Autore: Savedme    31/08/2014    1 recensioni
"La mia vita è una sala d'attesa, sto attendendo di vivere davvero [...].
Il tempo non passa mai, la musica di sottofondo è una merda, e non vedi l'ora di uscire perché finalmente è arrivato il tuo turno di essere felice."
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a tutti colore che si sono svegliati con le lacrime e il cuscino bagnato, e il cuore che usciva dal petto.


(Sottofondo:  Stomach Tied In Knots)

Guardavo la targhetta dorata che portava il nome di colei che mi avrebbe aiutato. 
Poco ci credevo a questi metodi, ma tanto valeva provarci. 
Aprii la porta e una donna alta, bionda e elegante sulla cinquantina mi aspettava sulla poltrona rossa.
-"Sei Ashton, vero? Accomodati lì." Indicò il divano bianco davanti a lei. 
Passarono pochi istante da quando mi sedetti, a quando iniziò a farmi domande a cui io non sapevo rispondere.
Lei scriveva tutto su quel cazzo Note Book. 

-"Ashton ti prego parla, ho bisogno di sapere cosa stai vivendo per aiutarti. Parlami della tua vita, cosa fai ogni giorno?" 
Era passato poco più di mezz'ora, e io steso su quel divano mi sentivo comodo quanto a disagio. Non sapevo che rispondere, non sapevo se ciò che avrei detto sarebbe stato giusto o sbagliato.
-"Combatto." Fu l'unica cosa che riuscii a dire.
-"Combatti?" Replicò la donna con uno sguardo confuso.
-" Sì, combatto la mia vita e contro me stesso." Stavo riuscendo a tirarmi fuori le parole. Volevo parlare ma non ci riuscivo.
-"Com'è la tua vita?" Chiese con un sorriso piuttosto dolce, quasi faceva sorridere anche me, ci stava riuscendo davvero.
Ci pensai un attimo su quello che avrei voluto rispondere. 
-"La mia vita è una sala d'attesa, sto attendendo di vivere davvero." Risposi con un certo tono, quasi felice di averlo detto.
-"Cosa c'è in questa sala d'attesa?"  Continuò mentre continuava ad annotare ciò che dicevo.
-"Il tempo non passa mai, la musica di sottofondo è una merda, e non vedi l'ora di uscire perché finalmente è arrivato il tuo turno di essere felice. Poi quando il tuo turno arriva, è troppo tardi perché ormai ti sei affezionato a quella stanza, ti manca la musichetta, ti manca quel silenzio fisico del vuoto che ti faceva fischiare le orecchie. Esci fuori un po' triste, ti manca quella leggerezza che provavi dentro il vuoto di quella la piccola stanza. La dentro potevi urlare  nessuno ti avrebbe detto di smetterla. 
Potevi tremare e nessuno ti avrebbe detto di non battere i denti. 
Potevi piangere e nessuno ti avrebbe detto che avevi la maglia bagnata. 
Fuori sorrido e dentro sono vuoto. 
Dentro quella stanza imparavi a camminare e rialzarti da solo perché nessuno te lo insegnava.
Non soffrivi perché non avevi nessuno che ti feriva. 
Imparavi a leccarti le ferite da solo, non come in questo mondo, no. 
Qui c'è sempre chi ti aiuta, ti aiuta ma non ti salva, ti devi salvare da solo.
Ma vivi il giorno, provi ad abituarti a quella luce, senti le persone parlare, senti quanto pesa l'aria e quanto bruciano le ferite, senti quello che hai dentro, ti senti normale. Tutto questo dura poco come il Sole, perché poi la notte torni dentro e aspetti di nuovo. Tutto si ripete tante volte, tutti i giorni per tanto tempo.
 Un giorno ti alzi e provi a uscire, quando apri la porta e vedi qualcosa, dopo il primo passo verso l'esterno, qualcosa ti riporta dentro. 
Urli di dolore perché sei caduto a terra, ti stinge e ti soffoca, la porta inizia a sbattere forte e piangi per farti sentire da fuori e nessuno ti soccorre, ti scoppia la testa e non riesci ad alzati. E quei mondi si mischiano, e chi prima ti guardava semplicemente ora ti guarda con occhi diversi, ti tremano le gambe, ti prude il naso e sei legato a quel buio insormontabile come i problemi che ti fai."
Presi un lungo respiro e poi continuai.
"Sei solo, e lo hai capito solo ora. 
Sì, preferivi stare solo dentro di te piuttosto che stare fuori con tante persone. 
Qui nessuno ha bisogno, di te. Se un giorno sparissi probabilmente a nessuno mancheresti.
Provi a salvare gli altri prima ancora di salvare te stesso. 
Quando dicono che nessuno si salva da solo, è così. 
Nessuno ci è mai riuscito, e se ce l'ha fatta chiamalo miracolo, chiamala fede, chiamalo Dio, ma non sei sei stato solo. 
Solo sono io, solo è il mondo, solo sono quando mi perdo nei sogni, come questo. E dottoressa, la prego mi creda non sono pazzo, questo l'ho vissuto veramente. È così che mi sento. " Quello che non dicevo da mesi uscì fuori dalle mie labbra, era un incubo, non la mia vita.
Mi girai e vidi lo sguardo quasi sconvolto sulla faccia della signora accanto a me. Pochi minuti dopo proferì finalmente parola.
-"Dovresti scrivere un libro." Fu l'unica cosa che riuscì a dire.




-Note
HEY GENTE SONO TORNATA CON L'ENNESIMA DEPRESSISSIMA OS...

Okay, ve lo dico, questo testo è stato partorito alle quattro di una mattina fredda di Agosto. L'ho scritta nelle note del telefono, ero così presa a scrivere che non riuscivo a fermarmi, non volevo dimenticare niente, e ho deciso di condividere tutto con voi.
Non era prevista questa mia assenza, ma mi era dimenticata la password, che cogliona... Sorry!
SEGNATELO DA QUALCHE PARTE_ FINALMENTE NON HO SCRITTO NE UNA LETTERA, NE È MORTO NESSUNO. ERA ORA.
Lo so, è un testo abbastanza confuso, ma è stato un incubo non poteva essere chiaro! 
Comunque, spero che piaccia a qualcuno. 
In tanto sotto vi linko le altre mie OS, e spero di sentivi nelle recensioni.
Salut xx:)
 #Joey


Iris Memories 
Like Romeo and Juliet, maybe.
Hai dato un per sempre ai miei giorni contati.



 
  
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