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Autore: Atramentum    31/08/2014    1 recensioni
La neve era fredda, troppo fredda. La bufera sembrava portar via ogni singola parte del mio cervello. I ricordi se ne erano già andati via col vento. I miei occhi guardavano la neve, ma non riuscivano a vederla con chiarezza. Era tutto rosso. Rosso sangue. Il significato della parola "sangue" fu la prima cosa che appresi. Un uomo si stava avvicinando a me. La sua bocca si mosse rapidamente e i suoi occhi si tinsero di rosso. Quell'odioso rosso. Le labbra semi schiuse lasciarono intravedere due gemme scintillanti. Si stava avvicinando!
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Nessuno dei due distoglieva lo sguardo dell'altro, i pensieri potevano anche aspettare. Le emozioni invece erano raggruppate in un unico punto: gli occhi. Lui trasmetteva odio, ma a me non importava. Io trasmettevo stupore, ma a lui non importava. Niente di più. Nessun altro pensiero.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaien Cross, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mia piccola e dolce neve




La neve era fredda, troppo fredda. La bufera sembrava portar via ogni singola parte del mio cervello. I ricordi se ne erano già andati via col vento. I miei occhi guardavano la neve, ma non riuscivano a vederla con chiarezza. Era tutto rosso. Rosso sangue. Il significato della parola "sangue" fu la prima cosa che appresi. Un uomo si stava avvicinando a me. La sua bocca si mosse rapidamente e i suoi occhi si tinsero di rosso. Quell'odioso rosso. Le labbra semi schiuse lasciarono intravedere due gemme scintillanti. Si stava avvicinando!

«Yukii!»
Cosa? Quella voce era del...
«Direttore.»
«Piccola, ti ho già chiesto di chiamarmi papà. Stavi facendo un brutto sogno?», chiese l'uomo che mi aveva adottata con tono dolce e comprensivo.
«Ho rivisto quella scena di sei anni fa...», non ebbi il tempo di finire quella frase che lui mi abbracciò dolcemente e tutti i miei timori sparirono.
«Adesso sei qui. So che non è facile, ma devi sforzarti di non pensare a quanto accaduto. Non voglio che tu abbia paura dei vampiri.»
Vampiri.
Quella parola riecheggiò nella mia mente per qualche secondo. Poi la mia insicurezza si placò. Come? Molto semplice: pensai a quel sangue puro che mi salvò la vita. I vampiri buoni esistevano. E uno di loro quella volta mi strappò dalle grinfie di quel livello E uscito di senno. Kaname Kuran. Gli ero grata per quello che aveva fatto.
«Io non ho affatto paura dei vampiri.»
«Sono felice, Yuki.»
Non volevo far preoccupare l'uomo a cui ero stata affidata da Kaname. Gli sorrisi e lui fece lo stesso.
«Nevica?», mi accertai, guardando la finestra.
«Si. Ascolta, piccola. Adesso devo proprio scappare. Poco fa, mentre dormivi, ho ricevuto una chiamata urgente. Tornerò tardi stasera. Nel frigo ti ho lasciato un pò di latte. Sei in grado di scaldarlo senza bruciarti?»
«Si.»
«Bene. Sarà la tua cena. Adesso devo proprio scappare. Mi raccomando, fai la brava bambina.»
Detto questo, indossò il cappotto e si dileguò in mezzo a tutta quella neve. Neve. Un brivido freddo attraversò la mia schiena, inducendomi ad affondare il mio corpo sotto le coperte. Ogni volta che nevicava facevo sogni di quel tipo. Io nel bel mezzo del nulla, quel vampiro davanti a me e poi... crack! ROSSO. Kaname non era venuto a salvarmi e quel vampiro aveva messo le mani sul mio collo. Anzi, le zanne. Kaname nei miei sogni era sempre un'ombra. Ma perché? Perché era così distante? Perché mi faceva così paura?
Piano piano mi alzai dal letto. Accesi la televisione per tenermi un po' di compagnia. Le previsioni meteo non facevano altro che parlare della neve. Del fatto che aveva bloccato gli aeroporti e le strade. Con la sua violenza aveva ucciso una famiglia innocente in vacanza su una montagna. Valanghe, tormente, bufere. In fondo cosa c'era di diverso?
Click
Spensi il televisore. Ero preoccupata per il mio “papà”. E se fosse successo qualcosa anche a lui? I minuti si fecero tesi. Divennero ore. Ore pesanti e piene di frustrazione. L'orologio sulla parete segnava le ventuno e trenta. Si era fatto molto tardi. Aprii il frigo e presi la bottiglia contenente il latte. Ne versai una certa quantità nel pentolino che appoggiai sul fornello. Dopodiché accesi il fuoco. Il fuoco era diverso dalla neve, esso riscaldava l'animo delle persone, l'altra lo raffreddava, fino a romperlo in mille pezzi. Sentii l'irrefrenabile desiderio di sfiorare quella fiamma colma di calore. Il mio indice destro si mosse da solo in direzione di quella luce. Lo sfiorai, bruciava.
«Ahi!», gridai tutto d'un tratto.
Ritrassi immediatamente il dito divenuto rosso a causa di quel contatto. Mi agitai così tanto da non accorgermi di aver tirato con l'altra mano la tovaglia distesa sul tavolo sopra cui erano posizionati dei bicchieri di vetro. Cadendo per terra, produssero un rumore assordante. Si ruppero in mille pezzi.
Corsi subito verso il lavello. Sciacquai l'indice sotto l'acqua fredda. Il dolore, dopo poco tempo, sparì. Mi ritrovai a pensare che forse anche il fuoco era pericoloso. "Che ti serva da lezione, Yuki", pensai in quel momento. Fui sciocca e avventata. In quel mondo non bisognava mai fidarsi di nessuno. Nessuno. No.
Il direttore, Kain Cross che mi accudiva con amore anche se non ero sua figlia.
Il Nobile Kaname, il vampiro buono che mi salvò la vita e che di tanto in tanto veniva a trovarmi per assicurarsi che io stessi bene.
Di loro potevo fidarmi.
Degli altri no. Gli esseri umani potevano essere considerati come il fuoco: apparentemente affidabili, aspettavano solo il momento giusto per bruciarmi. I vampiri invece erano come la neve, erano neve: all'apparenza bianca e candida, e invece non era altro che sangue, sangue e basta. Soltanto loro due erano un'eccezione alla regola.
«Yuki, sono tornato.»
Una voce familiare giunse alle mie orecchie, interrompendo i miei lugubri pensieri.
«Direttore!»
Corsi come una furia verso la porta con le braccia aperte, pronte a stringersi attorno al suo collo.

Il mio passo si fece sempre più lento fino a fermarsi e le mie braccia si abbassarono automaticamente. Il mio sorriso fece spazio allo stupore.
«Yuki, ti presento Zero Kiryu. La sua famiglia è stata sterminata da un vampiro.»
La sua mano destra era poggiata sulla spalla sinistra di un ragazzo, più o meno della mia età. La mia mente era vuota. Alzò lo sguardo verso di me. Quella fu la prima volta che vidi l'odio negli occhi di una persona. Una persona che non rientrava nel mio piccolo cerchio della fiducia. Ma non mi importava. Persi completamente il controllo nel vedere quei magnifici occhi ametista puntati sui miei. Nessuno, neanche Kaname, mi aveva mai guardata dritta negli occhi. Tuttavia non ci fu alcuna tensione tra noi. Nessuno dei due distoglieva lo sguardo dell'altro, i pensieri potevano anche aspettare. Le emozioni invece erano raggruppate in un unico punto: gli occhi. Lui trasmetteva odio, ma a me non importava. Io trasmettevo stupore, ma a lui non importava. Niente di più. Nessun altro pensiero. Restammo così per un bel pò. Fu il direttore – che non riuscivo proprio a chiamare papà – a sentirsi imbarazzato al posto nostro.
«Ehm... Yuki, ti dispiacerebbe prenderti cura di lui? Io intanto avverto la polizia.»
«S...si direttore.»
«Chiamami papà.»
E con quell'ultima frase uscì nuovamente di casa, lasciandomi da sola con il ragazzo. Ero un pò arrabbiata con lui per aver interrotto quel momento a mio parere magico. Mai e dicevo mai in vita mia - o almeno da quando ero arrivata in quella casa - avevo provato qualcosa del genere. Qualcosa di inspiegabile...
Lui era lì, immobile. Non sapevo cosa dire. Non sapevo cosa fare. Le uniche parole che uscirono dalla mia bocca furono: «Prego, da questa parte». Lui però non si mosse. Presi io l'iniziativa: lo spinsi dalle spalle e lo condussi verso il bagno. Finora di lui avevo visto solo gli occhi. Ebbi poi l'occasione di guardarlo meglio: il suo mantello era ricoperto di sangue.
«P...posso toccarti?», chiesi imbarazzata, stringendogli le spalle e abbassando un po' il mantello. Nessuna risposta. Bagnai una pezza nell'acqua e la passai sulla ferita che aveva intorno al collo. L'acqua mandò via un po’ del suo il sangue. Ancora nessuna parola. Reagì sbuffando solo quando mi allontanai per andare a sciacquare la pezza tinta ormai di rosso. Quel colore che non faceva altro che perseguitarmi.

Passarono giorni prima che lui si decidesse a reagire. Era seduto accanto al caminetto; il fuoco illuminava la sua morbida chioma argentata. Io ero lì, a guardarlo, inebetita. Portò la mano al collo, dapprima sfiorandolo. Io rimasi inerme per un po’: ero curiosa di sapere come avrebbe reagito. Ebbe però una reazione che non mi sarei mai aspettata. Affondò le unghie nel collo, sempre più in profondità, fino a farlo sanguinare nuovamente. Lo graffiava, lo tormentava, imbrattava la sua mano di rosso. ROSSO.
Non riuscii a trattenermi.
«Fermati! Cosa stai facendo?», urlai dirigendomi verso di lui.
Scostai violentemente la sua mano da quel mare di sangue. Il liquido rossastro si riversò sul mio palmo. Era una sensazione strana. Il suo sangue nella la mia mano; la tinse di rosso.
«È disgustoso. Le mani di quella donna… le sento ancora sulla mia pelle»
Parlò. Finalmente aprì bocca. Le parole da lui pronunciate erano macabre, piene di dolore. Quelle furono le prime parole che Zero Kiryu pronunciò al mio cospetto. Fu quella la notte in cui decisi di aiutarlo, di prendermi cura di lui. Di farlo sorridere.

I giorni a seguire li strascorse senza proferir parola. Le poche frasi che uscivano dalla sua bocca erano sempre fredde, come la neve. Volevo che lui sorridesse come gli altri bambini. Volevo vederlo sorridere. Volevo vederlo giocare, divertirsi. Volevo che lui pronunciasse il mio nome. Fu proprio quando mio padre fu costretto ad andar via per lavoro che lui riaprì bocca. La prima volta che rimanemmo soli. Quel giorno la neve aveva finalmente lasciato spazio al Sole.
«Vuoi una caramella?», gli domandai, porgendogli una caramella al limone avvolta da una carta gialla.
«Sei proprio infantile», sbuffò con la sua solita aria annoiata.
«Insomma!», sbottai tutto d'un tratto. «Adesso basta fare il musone. Io ho cercato di essere carina nei tuoi confronti. Ti ho sempre trattato bene, ho sempre avuto pazienza e tu come mi ripaghi? Mi dici che sono infantile! Basta, io vado.»
Pronunciai l'ultima frase facendo intendere un pò di tristezza. L'espressione sul suo volto cambiò radicalmente. Se prima era indifferente, in quel momento sembrava triste. Forse aveva colto la nota di tristezza che le mie labbra avevano composto. In quel momento però non ci feci molto caso. Corsi verso il cappotto a per di fiato e lo indossai. Fu proprio nel momento in cui appoggiai la mano sulla maniglia della porta che il miracolo avvenne.
«Yuki...»
Mi voltai di scatto, colta dallo stupore. La sua espressione era ancora più triste.
«Dillo ancora.»
«Yuki.»
«Ancora.»
«Yuki.»
Una lacrima cominciò ad impossessarsi del mio occhio destro, seguito dall'altro. Senza volerlo, mi misi a piangere. Lacrime di felicità. La mia reazione era stata un pò troppo esagerata? No...
«Yuki.»
Corsi subito verso di lui. Lo abbracciai, fortissimo. Sentii una parte dei miei capelli bagnati. Anche lui piangeva e mi stringeva forte. Cademmo a terra, senza neanche accorgercene, e questa volta anche i singhiozzi si fecero sentire. Restammo lì, a frignare come due neonati per molto tempo, mentre fuori il Sole veniva coperto dalle nuvole.

Cominciò a nevicare.




The End





*Note dell'autrice*

Sono tornata!

Questa volta con una fanfiction su un manga che attualmente ho iniziato a leggere online: Vampire Knight.

Certo, so bene che il primo volume è stato pubblicato non so quanto tempo fa, tuttavia ormai lo sapete: sono la solita ritardataria -_-“

Comunque in due settimane l’ho iniziato e finito*applauso*

Sono rimasta molto colpita dai personaggi, specialmente da Yuki e Zero.

Mi sono sentita in dovere di scrivere almeno una one-shot su VK, di tipo introspettivo.

Ho deciso di parlare in particolare del primo incontro dei due protagonisti, considerato – dalla sottoscritta e, probabilmente, non solo – una delle parti più importanti del manga.

So bene che la seconda parte si distacca molto dalla storia originale, questo lo avrete capito sicuramente anche voi. Però una fanfiction è sempre una fanfiction, no?

Pertanto ho deciso di modificare un po’ i dialoghi tra i personaggi, tanto per adattarli al resto della storia ù.ù

Magari un giorno questa mia piccola one-shot potrebbe diventare una long. Dipende ovviamente dal successo di questa.

Mi sembra di aver detto tutto, alla prossima

_AKIKO_

   
 
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