Sulle note di "ti regalerò una rosa" di Simone Cristicchi


silenzio.
religioso.
spettrale.
magico.
ha tante definizioni, gran parte di queste create per dare maggiore effetto ed enfasi.
ma questo era solo
freddo
e glaciale
improvvisamente rotto da rumori di passi.
sulle pareti bianche passava l'ombra scura della causa del disurbo.
camminava velocemente, con aria stanca.
gli occhi blu lievemente cerchiati, i capelli biondi spettinati
il corpo avvolto in una tunica nera, mentre le mani guantate stringevano la carta trasparente e plastificata.
ad un tratto si fermò, trovandosi di fronte ad una porta del medesimo colore candido delle mura, con intarsi celesti.
deglutì, aprendo la porta, sforzandosi di sorridere, come un tempo.
la stanza era scura, in contrasto con il resto della residenza.
velocemente si alzò un ragazzo, prima seduto sul materasso dalle lenzuola sfatte.
nel vederlo sentì il fiato mancarle mentre gli occhi quasi non riuscivano a trattenere le lacrime, ritratte da un ampio sorriso, quanto finto.
chiuse le palpebre, allargando la bocca, per evitare di vedere, anche solo per un flebile istante, lo spettacolo.
il ragazzo doveva avere la sua età, sui diciotto.
i capelli rossi, una volta alti e indomabili, ricadevano ora morbidi e inanimati sulle spalle squadrate e larghe.
gli occhi verdi, che nei suoi ricordi guizzavano da ogni parte, allegri e frizzanti, la guardavano.
lo sguardo era la cosa che non voleva guardare.
non voleva vedere.
era il suo migliore amico.
un anno fa.
era passato un anno.
ed era sempre la stessa storia.
lo sguardo speranzoso, brillante, come tempo prima, quando scherzavano, ridevano e parlavano, passando pomeriggi e facendo cavolate in compagnia.
le mani che tremavano e gli occhi smeraldini che s'inlucidivano.
e la voce rotta, fiduciosa.
"sei tornato... sei tornato... Roxas!"
ed ogni volta, fermarlo mentre si agitava a tentare di rassettare, per rendere presentabile la stanza, spiegargli che lei non era lui.
Aveva cominciato a parlarne a quindici anni.
diceva di sognare un ragazzino biondo.
che erano legati, ridendoci sopra.
un anno dopo... lì...
e vedere, tutte le volte, tutte i mesi, le settimane, i giorni...
quello sguardo precipitare di nuovo nel buio vuoto di pochi istanti prima, mentre si abbandonava sul copriletto stropicciato.
ogni volta metteva l'ncarto ed il suo contenuto in un vaso, sedendosi accanto a lui ed accarezzandogli i capelli, mentre piccole lacrime rigavano, ancora, le guance smunte e pallide, correndo sui piccoli tatuaggi triangolari.
Sospirò, guardando fuori dalla finestra, coperta da pesanti tende che lasciavano filtrare poca luce, ed intravedere squarci azzurri del cielo terso al di fori da lì.
"Hai visto? Marlu stavolta ha optato per una rosa..."
annuì col capo, respirando profondamente, quasi temesse di finire l'ossigeno.
"Ieri era un giglio, vero?"
sorrise, guardandolo.
lui aprì le labbra, mordendo quello inferiore.
"Mi piacciono i fiori di Marl..."
le labbra le si rilassarono, addolcendo il sorriso, sincero.
il rosso aprì gli occhi, ancora bagnati di lacrime salate.
le sorrise, stanco.
"la prossima volta porti anche lui, vero Larx?"
la ragazza tirò le labbra, ampliando il sorriso.
"certo Axel... la prossima volta viene anche Roxas..."
gli occhi verdi tornarono a riposare, dietro palpebre pesanti e cerchiate di scuro.
...sapere chi fosse, questo Roxas...