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Autore: Luke987654321    01/09/2014    5 recensioni
Dal testo: Ma, in seguito ad un lungo viaggio nei distretti, vide una realtà non descritta nei libri di storia. Una realtà falsa e assolutamente preoccupante. Il volto scarno dei bambini, provenienti dai distretti più poveri, era un elemento terrificante. Vedere poi la mietitura lì sul posto capovolse totalmente la sua idea dei giochi. Non era un semplice spettacolo era una ruota dell'orrore nel quale non c'era nessun vincitore solo sopravvissuti costretti a portare per tutta la loro vita i segni dell'arena.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver letto Hunger Games ho sviluppato un magnifico gusto per il genere dispotico. Sotto suggerimento di numerosi amici e blog letterali decisi di leggere "1984" di George Orwell. Leggendo quel libro mi sono sentito oppresso, la società era assolutamente terrificante. Un mondo in cui la verità era falsificata e i sentimenti erano totalmente inesistenti era impossibile anche solo da immaginare. Un libro che consiglio vivamente a tutte le persone, da leggere assolutamente almeno una volta nella propria vita.
Con questa fan fiction ho voluto fare una sorta di tributo al libro, spero tanto che vi piaccia. 


2984

Il giardino delle rose aveva un che d'innaturale. I cespugli erano accuratamente potati in rigide e perfette siepi e, di tanto in tanto, sculture di bizzarri animali si stagliavano lungo il viale. 
John camminava spedito lungo il percorso in ghiaia battuta. La strada gli era, ormai, fin troppo familiare. Già da piccolo aveva percorso lo splendido roseto che, a quei tempi, non poteva di certo competere con lo splendore che si trovava dinanzi a lui. Era palese il fatto che Coriolanus era un amante delle rose fin da bambino.
John ricordava bene che il futuro presidente passava ore e ore della giornata intento a fissarle nel loro vaso poggiato accuratamente nel centro del tavolo. 
Ossessione che aveva ereditato dalla madre che insegnò al giovane Coriolanus tutti i suoi segreti e, insieme a lui, si prendeva cura del roseto.
Ma quando la madre spirò, ancora fresca di giovinezza, il piccolo Snow dovette occuparsi da solo del giardino. Per lui era inaudito che qualcuno, al di fuori di lui o della madre ormai passata a miglior vita, si occupasse di quelle rose. Erano rare persino le volte che lo faceva soltanto vedere ad altra gente. Le persone che vi entravano si potevano contare sulla dita di una mano.
John era una di queste, difatti lui poteva averci accesso solo per il fatto di essere un suo caro amico d'infanzia. 
Fin da piccoli John andava al casa del futuro presidente. Ricordava, con un forte senso di nostalgia, le sere passate davanti al fuoco giocando con costruzioni in legno o macchinine radiocomandante. E, in alcune occasioni, John veniva persino invitato a cena. Finito il lauto pasto Tiberius, padre di Coriolanus, leggeva ai due giovani la storia dello stato di Panem. John ascoltava con la solita curiosità racchiusa in ogni giovane, provava un forte senso di ripudio nel sentire la ribellione dei distretti durante i Giorni Bui. Quando Tiberius concludeva il proprio resoconto storico enunciando a gran voce la più totale vittoria della Capitale i due ragazzini si alzavano in piedi gridando a gran voce << Viva Capitol City >> 
John in quel momento provò un forte senso di disagio. Sentiva ancora il peso di ciò che diceva o pensava fino ad un anno fa. Ma, in seguito ad un lungo viaggio nei distretti, vide una realtà non descritta nei libri di storia. Una realtà falsa e assolutamente preoccupante. Il volto scarno dei bambini, provenienti dai distretti più poveri, era un elemento terrificante. Vedere poi la mietitura lì sul posto capovolse totalmente la sua idea dei giochi. Non era un semplice spettacolo era una ruota dell'orrore nel quale non c'era nessun vincitore solo sopravvissuti costretti a portare per tutta la loro vita i segni dell'arena. 
John non poté dimenticare l'urlo disperato di una madre vedendo la propria bambina, di appena tredici anni, venire estratta. Era ormai convinta che non l'avrebbe mai più rivista, si sbagliava. La madre rivide la sua bambina, dentro una bara di ginepro con ancora il coltello conficcato nel petto. Da quel giorno John aprì finalmente gli occhi, il suo lavoro risultava ora così banale e insignificante. Aveva una missione adesso, cercare di fermare tutto questo. Poteva riuscirci in un solo modo. 
Coriolanus era seduto come sempre nella panca davanti alla graziosa fontanella situata proprio al centro del roseto, al cui interno si trovava l'urna funebre contenenti le ceneri della sua cara madre.
John rimase un attimo a fissare quella scena di assoluta calma e serenità. Sospirò è stringendo i pugni si diede coraggio.
Bisognava smettere di evitare l'argomento. Gli anni di silenzio sarebbero finiti oggi, doveva affrontare la realtà e cercare di far ragionare il suo amico.
<< Devi sapere, mio caro John >> il presidente ruppe il silenzio prima ancora che John si mostrasse << che riesco a percepire, qui dentro, ogni piccolo e insignificante rumore. E il ridotto numero di persone che entra, mi permette di capire persino la persona che lo produce >> si girò mostrando il suo più vero sorriso. Considerava John un vero amico, forse l'unica persona in grado di capirlo maggiormente, se si escludeva la madre.
Una scarica di emozioni tutte diverse da loro investì John. Paura? Imbarazzo? 
Quali che fossero cercò di ignorarle provando a ricordare il brillante e ingegnoso discorso che precedentemente aveva memorizzato. 
Coriolanus, abituato al campo politico e giudiziario in cui ogni impercettibile cambio di espressione ha un suo preciso significato o scopo, capì subito che la visita non fosse di scopo di piacere e che John, in realtà, avesse il timore anche solo di proferire il proprio discorso.
<< John, mi sembri turbato. C'è qualcosa che vorresti dirmi? Su, su non avere paura e parla col tuo vecchio amico >> così dicendo, il presidente, diede lievi colpetti nella panca come ad indicare al suo compare di sedersi affianco a lui.
John annuì e, spinto dalla speranza di poter essere tranquillo davanti al suo caro amico, si sedette. 
La panca in marmo rigorosamente bianca era gelida, nonostante i suoi pantaloni in velluto,  John sentì uno strano freddo congelargli le gambe.
<< Coriolanus, amico mio >> iniziò timidamente, la voce appena un sussurro << sono venuto a parlarti di un argomento di vitale importanza >> pronunciò le due parole con tono più lento e deciso.
<< John, mi stai preoccupando >> replicò l'amico cercando di decifrare ogni minimo segnale per dare un senso al timore del compare.
<< Proprio di preoccupazione voglio parlarti >> iniziò a tremare << è successo qualcosa durante il mio viaggio >> ammise.
<< Intendi il tuo viaggio nei vari distretti? >> domandò.
John annuì con la testa << ho visto una realtà preoccupante nei distretti, specialmente nell'undicesimo e nel dodicesimo >> aggiunse.
<< Secondo i dati la produzione di frutta e carbone sono diminuiti del 3%, ma non c'è nulla di cui preoccuparsi. I nostri scienziati stanno progettando nuovi prototipi per aumentare l'efficenza del lavoro >> spiego Snow con una punta di soddisfazione.
<< Non è di questo che voglio parlarti >> chiuse gli occhi emettendo un pesante sospiro.
Il giovane presidente era sempre più confuso, non riusciva a pensare ad altri dati preoccupanti riguardo la produzione nei distretti perciò fu costretto a chiedere il fine della loro conversazione.
<< Dobbiamo cercare di migliorare la situazione nei distretti >> confessò tutto d'un fiato 
<< e inoltre considero necessario la conclusione dei giochi. Ho visto la sofferenza che portano nei distretti, penso che siano stati fin troppo sufficienti e i questo momento... >>
Coriolanus mutò completamente espressione, il sorriso si trasformò in una fredda maschera priva di emozione << ora basta, questa conversazione è insensata. Ringrazia il fatto che tu sia un mio caro amico, il tuo discorso è una chiara forma di tradimento nei confronti della mia figura e dell'intera nazione >> interruppe alzando sempre di più la voce.
<< Ora vattene >> il tono di Snow si era fatto più lieve, ma ormai la sua voce era come la panca in marmo, fredda come il ghiaccio.
John si alzò combattuto, tutto il suo discorso era stato inutile. I giochi sarebbero continuati, così come i soprusi e la completa maggioranza della Capitale rispetto ai distretto. Qualcosa dentro John però lo fece voltare, ormai era una sua ossessione così come lo erano le rose per Snow.
<< Pensa a cosa direbbe tua madre Coriolanus, pensa al fatto che lei non vorrebbe mai tanta sofferenza e inutili morti >> indicò la fontanella e più precisamente l'urna funebre.
Ormai John aveva oltrepassato il limite, nessuno poteva anche solo nominare la madre del presidente figuriamoci accusare Snow di starla deludendo. Anche se non lo diede a vedere, dentro stava bollendo. Si limitò invece di premere un piccolo bottone nella sua giacca. 
Una dozzina di pacificatori, in veste bianca come le rose del giardino, arrivò occupandosi subito dell'intruso che, come un insetto, andava estirpato. Non fu difficile da immobilizzare, John non si dimenò o chiese pietà. Sapeva che in breve sarebbe morto, ma riteneva una morte orgogliosa il morire difendendo i propri ideali. Pensò che fosse un buon modo di lasciare tutta la sofferenza presente nello stato di Panem.
<< Stanza 101 >> annunciò il presidente << fatemi trovare tutto pronto quando arriverò >> aggiunse afferrando le sue preziose forbici dedicando si per qualche minuto alla potatura di quei giardini che avevano ricevuto molto più amore di tutta la nazione.

🔺🔺🔺

John si svegliò madido di sudore. La stanza, completamente buia, aveva un odore acro e pungente. Era spaventato, ogni cellula del suo corpo avrebbe voluto scappare da quel posto orrendo. Nei libri si parla spesso del coraggio e della determinazione dell'eroe. I libri sono pura illusione, non esiste coraggio quando si tratta della paura dell'ignoto. L'onore era una cosa sconosciuta in quella determinata situazione, John non si vergognava nell'ammettere di voler scambiare il suo posto con chiunque. 
La forte determinazione che prima aveva caratterizzato la risposta sprezzante l'aveva portato alla rovina. 
Cercando di fermare la sensazione d'orrore John fece a mente una sorta di lista dove elencava tutto ciò che si ricordava della stanza in cui si trovava. 
Solo con la conoscenza si poteva abbattere la paura dell'ignoto. Il presidente aveva detto che era la stanza 101, molto probabilmente si trovava nei piani sotterranei della villa presidenziale a causa dell'umidità quasi palpabile nell'aria. John provò a gridare ma nessuno rispose, segno che nessuno era presente nella stanza. Il che era abbastanza ridicolo visto che, con ogni probabilità, veniva spiato in ogni momento e le sue azioni venivano registrate per poi essere analizzate da scienziati che avrebbero trovato una ragione per il proprio comportamento.
Tenere conto del tempo trascorso poteva risultare un passatempo o un modo per allenare la mente, ma se si perdeva il conto e bisognava ricominciare da capo era molto frustante. John non seppe se quando la porta si aprì erano passate ore o giorni, sapeva solo il forte desiderio di acqua e cibo.
Coriolanus Snow accese le lampade al neon fissate al soffitto, John dovette chiudere gli occhi a causa della forte luce. E, quando li riaprì, vide per la prima volta la stanza 101. Era di forma cubica molto piccola con pareti in vetro e telecamere fissate ai quattro angoli del soffitto.. 
John provò un senso d'imbarazzo, mai provato in tutta la sua vita, nel vedere il suo riflesso legato in una sedia coi capelli rasati e i pantaloni completamente zuppi della propria urina, che la vescica non era riuscita a trattenere, e il riflesso di Snow. Un ragazzo possente nel pieno della sua giovinezza con un aspetto impeccabile come se si trovasse nella sua villa durante una festa con ospiti importanti o in uno dei suoi messaggi che lanciava per la propaganda in tutta la nazione.
Il presidente si limitava ad osservare il proprio prigioniero, gli occhi chiusi in due fessure. Non provava sentimenti di rabbia o delusione nei suoi confronti. John era semplicemente un errore, una falla nel perfetto sistema dello stato di Panem. E, come ogni errore, doveva essere risolto. 
<< Ti prego >> disse con immensa fatica John << abbi pietà di me, amico mio >> il tono era estremamente debole.
Coriolanus non mutò espressione e non proferì parola. Si limitò, invece, a premere uno dei tanti bottoni i posizionati all'interno del risvolto della sua giacca rigorosamente bianca. 
All'interno della stanza 101 entrarono due scienziati muniti di un bizzarro marchingegno di uno strano color grigio topo con grossi tubi e piccole lampadine di ogni colore e dimensione. 
Gli uomini in camice collegarono la macchina con due strani cavetti nelle tempie di John, che si opponeva invano dimenando la testa. Quando ebbero finito uno dei due partì spedito alla macchina e, cliccando un bottone, l'accese. L'altro estrasse una piccola cartellina d'ufficio pronto a prendere appunti sulla situazione.
John continuava ad urlare pregando Snow affinché lo liberasse. Il presidente abbassò la testa e lo scienziato inizio a premere i bottini in un folle ordine apparentemente casuale.
Il prigioniero iniziò a contorcersi dal dolore, strane immagini li apparve nella mente. Cadaveri di bambini, mano mozzate, case distrutte, ettari e ettari di terreno bruciato erano solo piccoli esempi di ciò che stava accadendo nel suo cervello. Poi il bianco accecante e che lo fece urlare. La parola "Capitol" comparve e in seguito immagini di splendore, ricchezza e felicità. 
Quando terminò la scossa John non ebbe nemmeno la forza di tenere alzata la testa. 
Coriolanus si avvicinò continuando a fissarlo.
<< Ti prego >> balbettò.
<< Cosa ne pensi di Capitol City? >> domandò il presidente.
<< È splendida >> rispose quasi meccanicamente.
<< E cosa ne pensi degli Hunger Games? >> 
<< Sono neccessari >>
Snow si giro e quando ormai John si era rassegnato che tutto si era risolto, lo scienziato fece partire una nuova scossa ancor più potente di quella precedente. 

🔺🔺🔺

L'uomo camminava spedito nei corridoi sotterranei. Il suo aspetto era migliorato notevolmente. Era aumentato di peso e i denti persi a causa dello stress furono sostituiti da una dentiera nuova di zecca. Non si vergognava più del suo aspetto, anzi finita la doccia giornaliera fissava il suo riflesso felice per i miglioramenti ottenuti.
Erano passati ormai sette mesi da quando era stato rinchiuso nel centro. Il presidente Snow non era più tornato dall'ultima visita. Quando lo vide John fu investito da una carica di emozioni positive. Si sentiva protetto vicino a lui, era persino scoppiato a piangere. 
Il corridoio si interruppe in un vicolo cieco. Un sorriso comparve nel volto di John.
Il pacificatore dietro di lui prese la pistola e sparò un solo colpo dritto alla testa.
Ma era tutto apposto, l'errore era stato corretto prima di essere stato eliminato. 
John era morto per amore di Capitol City.
  
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