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Autore: taisa    22/09/2008    12 recensioni
Una coppia come tante verrà messa alla prova a causa della vita e della sua imprevedibilità.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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THE KEY OF YOUR HEART

THE KEY OF YOUR HEART

*

Quando meno te lo aspetti

*

“Incinta?” domandò sconvolta osservando la donna che aveva davanti quasi si trattasse di una figura evanescente appena apparsa dal nulla.

L’altra annuì con fermezza poggiando il mento su una mano, “Sì, hai capito bene” confermò con estrema serietà, senza lasciar adito ad alcuna emozione.

Gli occhi dell’altra donna, al contrario, continuarono a fissarla più incredula che mai, presumibilmente senza nemmeno riuscire a pensare a nulla.

Ammettendo, peraltro, che qualcosa le frullasse seriamente per la mente non sembrava in grado di afferrare i concetti che vagabondavano vaghi e leggiadri senza lasciarsi afferrare.

“E come… com’è successo?” riuscì infine a farfugliare in uno stato emozionale confuso.

L’altra inarcò un sopracciglio perplessa scrutandola con ovvietà, “Non credo ci sia bisogno di un disegnino, o sbaglio?” mormorò sarcastica incrociando le braccia e poggiando la schiena sulla spalliera della sedia sulla quale era comodamente seduta.

Ci fu un secondo di silenzio, concesso alla padrona di casa per mettere assieme un paio di idee credibili.

Balbettò qualcosa di incomprensibile che, con ogni probabilità, non aveva alcun senso.

Con gesti flemmatici si vide costretta ad accomodarsi, infine, sulla sedia di fronte a quella dell’altra donna.

“Va bene, non intendevo in quel senso… mi riferivo a…” i pensieri cominciarono, lentamente, ad avere un peso ed una forma diventando sempre più concreti e raggiungibili.

“A cosa?” la esortò l’altra, “Sì insomma, non credo che lo abbiate programmato, voglio dire… non siete neanche sposati!” farfugliò ancora leggermente confusa.

Finalmente, il dialogo, versò sulla stessa linea d’onda da entrambe le parti.

Mentre la prima scese lentamente dalle nuvole, l’altra cominciò a comprendere lo strano linguaggio frastagliato che l’interlocutrice stava utilizzando.

“Insomma, Chichi, cosa ti devo dire?” cominciò dopo un sonoro sospiro, “Lui non sarà l’uomo più loquace del mondo, ma quando siamo soli… parla in modo diverso” spiegò allusiva lasciando intendere il resto del discorso.

Chichi la guardò disorientata ancora per pochi secondi, “Ho capito…” confermò tornando finalmente con i piedi per terra, “…lui lo sa?” fu la domanda successiva che, immancabilmente, arrivò puntuale.

Il profondo sospiro che segui fu una risposta fin troppo chiara alla domanda, “Non ancora” avvalorò con una certa preoccupazione.

Fu la donna dai capelli neri, questa volta, a trarre un sospiro, quasi per compassione.

“E quando hai intenzione di dirglielo, Bulma?” rigoroso, anche il seguente interrogativo giunse fatale all’orecchio della giovane seduta di fronte a lei.

Nervosa si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio scostando altrove lo sguardo, “P… presto” farfugliò vaga.

“Bulma!” la richiamò l’altra assumendo un atteggiamento severo, incrociando le braccia e riservandole un’occhiata gelida ed assassina.

“Ok, ok… più tardi vado da lui e glielo dico, contenta?” si affrettò a replicare gesticolando con una mano.

Chichi la scrutò per diversi istanti diventando meno severa, “Come pensi la prenderà?” volle sapere osservando i movimenti dell’altra con la coda dell’occhio.

Bulma giocherellò, concitatamente, con un mazzo di chiavi appoggiato sul tavolo della cucina, restò in silenzio rabbuiando notevolmente lo sguardo.

L’altra la guardardò per alcuni secondi, infine cambiò notevolmente espressione.

Sospirò rumorosamente osservando il soffitto, “Ahh… un po’ ti invidio, sai?” ammise pochi istanti dopo.

La donna dai capelli azzurri si ritrovò a fissarla con sguardo sgomento, “Perché?” domandò curiosa.

“Io e Goku stiamo cercando di avere un bambino già da qualche mese ormai” confessò chinando lo sguardo leggermente rassegnata.

Bulma tornò a sorridere, “Come mai questa decisione? Gohan vi ha chiesto un fratellino?” s’informò appoggiando i gomiti sul tavolo.

La mora scosse il capo, “No, sono io a volere un altro bambino” affermò giungendo le mani assumendo un atteggiamento sognante, “Voglio tornare a cullare tra le braccia un bimbo e…” “Chichi” la interruppe l’altra.

Chichi scese, per l’ennesima volta, dalle nuvole volgendo il capo verso l’interlocutrice, “Così mi metti solo in difficoltà” le ricordò la donna dai capelli azzurri.

“Ah… già, scusa” concluse rammentandosi delle condizioni dell’altra.

*

Il tatami dell’enorme palestra vibrò appena i suoi piedi giunsero al suolo dopo una serie veloce di calci sferrati al vuoto.

Il maestro di arti marziali roteò velocemente su se stesso assestando un nuovo colpo.

Un pugno concluse la pesante serie di esercizi, mentre piccole goccioline di sudore caddero al suolo.

L’uomo urlò in maniera liberatoria, poi restò immobile per diversi secondi.

Il suo respiro, per nulla stanco ed affaticato, si tramutò in un enorme sospiro.

L’uomo dai folti capelli neri unì i talloni tornando ad assumere una posizione eretta, ed entrambe le sue mani si portarono sulla cintura, rigorosamente nera, legata in vita.

Gli occhi, dello stesso colore dei capelli, si volarono verso una serie di ragazzi, di tutte le età, che lo stavano osservando con aria sgomenta.

Il volto si dipinse di uno splendido sorriso dalle sfumature genuine, “Tutto chiaro?” domandò agli allievi troppo sconvolti per rispondere.

Lo sguardo si spostò, in un gesto istintivo, all’entrata della palestra e, con il medesimo sorriso, sventolò una mano in cenno di saluto alla persona che si era appena presentata al bancone dell’ingresso.

“Provate a fare l’esercizio che ho fatto io, ci metto solo un secondo” ordinò alla classe che, estremamente sconvolta, si esibì in un corale “Eh?!” allarmato dalle istruzioni appena ricevute.

“Ciao, Bulma” la salutò quando la raggiunse.

Lei sorrise appena si vide avvicinare dall’uomo e salutò con un cenno della mano, “Ciao, Goku. Vedo che stai dando una lezione” affermò sbirciando nella sala dalla quale lo aveva visto uscire.

Goku rivolse uno sguardo alla stanza dei tatami, poi tornò ad osservare la donna con il suo immancabile sorriso.

Le mani si avvinghiarono alla cintura, “Sì, ma abbiamo appena iniziato, siamo solo al riscaldamento” spiegò.

Bulma reclinò il capo di lato in maniera pensierosa, si avvicinò all’amico dandogli un buffetto sul torace.

Precisamente sullo stemma della palestra Saiyan cucito sul suo kimono nero, “Allora non ti disturbo oltre, stavo solo cercando il tuo socio” disse tornando a posare la mano al fianco, osservando la porta dell’ufficio a pochi passi dall’ingresso.

Goku guardò la mano della donna, poi rivolse anche lui la sua attenzione all’uscio leggendo il suo nome e quello del suo associato, infine tornò a guardare l’amica.

“Mi dispiace, sei sfortunata. L’hai perso per un soffio, è andato via appena cinque minuti fa” spiegò grattandosi la nuca.

Bulma sospirò, “Non sai dov’è andato?” domandò crucciando tristemente lo sguardo.

L’uomo alzò le spalle “Lo sai com’è fatto, non da mai nessuna spiegazione” le ricordò amareggiato, “Però se sei fortunata lo trovi al bar dietro l’angolo” le suggerì additando, ipoteticamente, il locale in questione.

La donna annuì, “D’accordo grazie, vado a vedere. Ti lascio torturare quei poveretti” lo salutò facendogli l’occhiolino, divertita.

Soprattutto quando si accorse che, l’ingenuo amico, non si era affatto reso conto delle condizioni dei suoi malcapitati allievi.

*

A quell’ora il Planet Bar, questo il nome del locale, era sempre strapieno di gente di ogni tipo.

Bulma fu quindi costretta a scrutare con attenzione i volti di tutti i presenti in cerca della figura che stava cercando.

L’espressione tesa, nascosta tuttavia da un leggero sorriso che, nonostante tutto, non era ancora riuscita a spegnere.

Il discorso con Chichi, se non altro, era riuscita a rasserenarla

I suoi occhi si scostarono sull’angolo più isolato del locale dove, sul tavolino più nascosto ed ombroso, vide la persona che sperava di trovare.

Avrebbe dovuto immaginare, di trovarlo lì.

Da lontano indugiò sulla sua figura immobile per diversi istanti scrutandone i lineamenti, sempre tesi, e l’assoluta concentrazione che, l’uomo, aveva per i propri pensieri.

Lo sguardo rivolto verso la vetrata della locanda osservando la città esterna.

I suoi pensieri, invece, fluttuavano leggeri sopra la sua testa; assorto in meditazioni irraggiungibili.

Bulma sospirò pesantemente, con l’intento di farsi forza e, con passo un po’ tremolante, si avvicinò al tavolino dov’era seduto l’uomo.

Quando giunse a pochi passi da lui si fermò, osservando per l’ennesima volta la sua espressione tesa e concentrata.

Le braccia incrociate e lo sguardo perso nel vuoto contribuirono, di fatto, a segnare un altro piccolo sorriso sulle sue labbra della donna.

Bulma riprese il suo cammino; e quando raggiunse il tavolo posò delicatamente una mano sulla sedia scostandola leggermente.

Il rumore che il sedile produsse fece scendere dalle nuvole l’uomo che, seppur di poco, volse lo sguardo alla punta opposta del tavolo.

Di sottecchi osservò la figura che si materializzò davanti, riconoscendola immediatamente.

I suoi occhi, tuttavia, tornarono a rimirare il panorama ed i suoi pensieri ripresero a frullare vorticosamente nella sua testa senza minimamente badare alla nuova presenza.

“Ciao tesoro” lo salutò lei accomodandosi ed appoggiando i gomiti al tavolino.

Nessuna risposta giunse dal suo taciturno interlocutore e, a dire il vero, una reazione differente sarebbe risultata alquanto strana e bizzarra.

“Sono passata dalla palestra, ma tu eri appena uscito. Goku mi ha detto che ti avrei trovato qui” spiegò focalizzandosi sui lineamenti duri e decisi sul volto dell’uomo.

Ancora una volta il totale silenzio fu la sola ed unica risposta.

Bulma sospirò nuovamente, questa volta per farsi coraggio, cominciando a giocherellare con le proprie mani.

Attese che il battito del suo cuore scemasse leggermente, quel tanto che bastava per renderla meno nervosa, o quantomeno per raggiungere la tranquillità mentale per dare al compagno una notizia vitale, in tutti i sensi.

“Ascolta, c’è una cosa molto importante che devo dirti” cominciò chinando il capo.

“E’ finita” proclamò lui senza preavviso.

Il cuore smise di battere.

“Cosa?” domandò ancora più agitata, lei, alzando lo sguardo ed osservando gli occhi neri, che finalmente si erano degnati di rivolgerle attenzione, glaciali e determinati.

Un nodo le strinse la gola, soffocandola.

“Cosa intendi dire, Vegeta?” domandò nuovamente facendo appello ad un coraggio che nemmeno sapeva di avere.

L’uomo si alzò dal suo sedile, afferrò la giacca posata sullo schienale e la indossò senza mai rivolgerle uno sguardo.

“Hai capito benissimo” concluse inflessibile dando un’ultima sistemata alla sua giacca, “Io e te non abbiamo più nulla da dirci” decretò allontanandosi dal tavolo come se nulla fosse.

Bulma restò a fissare il vuoto, persa.

Nessun pensiero attraversò la sua mente.

Non ne ebbe la forza.

Il mondo le era appena crollato addosso.

*

CONTINUA…

*

*

  
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