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Autore: Stilistire    01/09/2014    1 recensioni
Sono andata via con l'unico scopo di ritornare da te. La lontananza distrugge, ma due cuori non dipendono dai chilometri che li separano. Due cuori rimarranno sempre uniti.
Come il mio e il tuo.
(Il titolo è stato preso da un dialogo del film Caveman, che ho visto questo pomeriggio)
Stilistire.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Universitario
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L'amore è l'attimo perfetto che non finisce mai. 


Milano era la mi città, era la mia casa, era la mia famiglia. Così quando me ne sono andata ci ho lasciato anche un po' della mia vita, che nessuna come questa città, è mai stata capace di ridarmi. 
È passato un anno, 365 giorni e miliardi di secondi da quando l'ultima volta salutavo  Milano, salendo in un treno. Esattamente un anno dopo, finito il mio tirocinio a Bologna, sono di nuovo in un treno, direzione 'partenze'. 
In un anno cambiano tante cose, per questo non ci siamo fatti nessuna promessa.
Io e lui ci siamo lasciati, ci siamo abbandonati, senza nessuna scusa o nessuna colpa da parte di nessuno.

- È la nostra vita.- ripetemmo insieme. Quella per me è sempre stata una promessa, anche se di promesse non ce ne siamo mai fatte. Anche se non ci siamo mai chiesti di aspettare l'altro a distanza di un anno. Ma io l'ho sempre fatto, io ho aspettato, io ho mantenuto quella tacita promessa.
Avremmo potuto dire - È la mia vita - differente, due vite diverse. Eppure entrambi in quel momento abbiamo usato 'nostra', come senza darlo a vedere, ma pur intendendo entrambi. NOI.
Te che ho amato più di me stessa, te che amerò per sempre. Te che sei la mia promessa in questa vita senza nessuna certezza. 
Io ti ho sempre pensato, un attimo prima di svegliarmi e un attimo prima di addormentarmi la sera, come quando uno accanto all'altro ci chiamavamo di continuo, per vedere se l'altro stava dormendo. E anche quando uno dei due dormiva, era lo stesso. Rispondevamo - Per te no, amore- e così finivamo sempre per baciarci, coccolarci e fare l'amore. Anche a mezzanotte o a qualsiasi ora del mattino. 

Lo speaker del treno avverte che sono arrivata. Impugno il manico della mia enorme valigia blu elettrico e scendo le tre scalette che mi riportano a terra, oltre la linea gialla. 
Un altro centinaio di persone mi investono perché devono salire, visto che io sono rimasta ferma in mezzo alla corsia per ammirare la mia stupenda Milano. 
Sento chiamare il mio nome, mi giro attorno ma non trovo nessuno. Sembra una voce familiare, ma forse é solo la mia mente che fa brutti scherzi, vista tutta l'adrenalina che provo. 
Chiamo un taxi e mi metto seduta su uno di quei coni di cemento fuori dalla stazione, ad aspettare il viaggio che mi riporta a casa.
Intanto penso a tanti di quei particolari che potrei perderne il conto. Chissà quanto saranno cresciuti i capelli di Emily, che li voleva allungare. Chissà se alla fine Rachele avrà trovato quella borsa in saldo, che voleva da una vita. Chissà se Niccolò è ancora qui, ad aspettarmi. 

Due mani si fermano su i miei occhi. Sarà sicuramente una vecchia amica che non mi vede da un po' e vuole farmi prendere un colpo. Le tocco. Tocco quelle mani. Sono troppo grandi per essere di una ragazza. Non c'è nessun anello. Le tocco fino ai polsi. Nella mano destra c'è un braccialetto. È di pelle intrecciata, ci sono anche due perline che lo chiudono. 
Lo riconosco.
Riconosco improvvisamente quelle mani.
Riconosco lui.

Mi alzo e sussurro - O mio Dio - e lo abbraccio fino a togliergli il fiato, fino a non farlo più respirare. Dio mio quanto mi è mancato. 
Ci baciamo fino a farci gonfiare le labbra, gli mordo il labbro inferiore perché sono che lo ha sempre amato, e lui mi bacia il collo, come ho sempre amato io. 
Non ci siamo dimenticati. Come avrei potuto dimenticare il sapore delle sue labbra? La bellissima sensazione che provo quando i nostri corpi combaciano?

Ritorniamo di fretta a casa, vogliamo diventare ancora più nostri. Voglio essere sua, almeno quanto lui vuole essere mio. 
Ci strappiamo i vestiti da dosso, con una brama e una dolcezza che contrastano e che provocano emozioni uniche. 
Niccolò mi slaccia i bottoncini della camicetta, e mi maledico per aver messo quella. Sono tantissimi. Ma li sta slacciando tutti. Io non avrei resistito. Io li avrei fatti saltare via tutti. Al diavolo quella stupida camicetta. 
Gli sfilo la maglia e finalmente riammiro dopo tanto tempo il suo petto, caldo, il suo respiro eccitato.
E poi iniziamo le danze, senza mai smetterci di baciare, senza mai smettere di assaporarci.
Dio quanto lo amo.

- Voglio che questo sia l'attimo perfetto che non finisce mai. Me lo prometti? - gli dico, uno accanto l'altro, con un leggero strato di sudore che ricopre i nostri corpi. 
- Io con te non farei finire niente.- mi dice, ma so che è una promessa. 
- Ti amo -
- Ti amo anche io. Tanto. Infinitamente. Anzi non so nemmeno se esista una parola capace di raccogliere quanto amore provo per te.- mi sorride e mi bacia la fronte. 
- Sono ritornata amore. - gli bacio il collo. Lo sento fremere e appoggiare la testa dall'altro lato.  - e non ho intenzione di andarmene. Sono ritornata per non andarmene più. Sono ritornata per te Nico. - e ci baciamo appassionatamente, come tutte le volte. 
E questa volta è una vera promessa. Non è una promessa tacita. È una promessa che rispetterò, perché in questo preciso momento ho capito che l'Amore è l'attimo perfetto che non finisce mai. 
  
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