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Autore: aboutamoonlight    01/09/2014    2 recensioni
E la sua voce potrei imitarla , senza sbagliare una sola nota o armonia tante di quelle volte che l'ho sentita sussurrata in un orecchio, tante di quelle volte che mi sono svegliata illudendomi di averla sentita solo un'altra volta ancora. E non ero in torto quando affermavo di saperlo a memoria, perchè meglio di me nessuno mai, più di me nessuno mai. Chi potrebbe amarlo mai, più di me?
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Esco a prendere una boccata d'aria. 
Si insinua fredda in gola, come il vento che intreccia i miei capelli e mi lascia inerme a contemplare un muro vuoto, ruvido come il ricordo dei suoi baci e freddo, come la neve a Dicembre. Dicembre, il mese in cui mi ha detto che tra di noi non era il caso, che mi amava ma che non era abbastanza. Abbastanza cosa?
Lo capisco solo ora, guardando una crepa su questa parete che pare tanto forte ma potrebbe essere spazzata via. Pare tanto indistruttibile, ma a quella sottile incrinatura che non doveva esistere se ne aggiungeranno altre venti, forse duecento finchè il muro non cede.
Sento l'odore acre di una sigaretta.
Non ho mai sopportato la puzza di fumo, si insinua in bocca senza permesso, senza averlo programmato e senza che gli sia concesso. Un po' come si insinuò lui nella mia vita, una sera di giugno prima del mio compleanno. Non l'avevo programmato e ci trovammo a guardare le stelle. Ma era sbagliato, un errore come quella sigaretta, che non avrebbe fatto poi tanto male se non se fossero aggiunte altre fino a diventare tossico, come tutto ciò che gli sta intorno, come l'aria che respira che non sono capace di respirare più.
I suoi passi li riconosco e come non potrei? Ho passato mesi a sentirli, specato altrettanti ad immaginarli. Mi faceva compagnia la notte il suono dolce dei suoi respiri , trentadue , quelli che emise prima di andarsene senza più fiatare. O forse ero io che non li sentii, ricoperti dal suo nome sussurrato invano e dalle lacrime che scorrevano lungo le mie guance, sulle mie labbra, come fecero dopo Dicembre, anche a Gennaio. E tra le notti insonni e la musica a ricoprire i pensieri passarono anche Febbraio e Marzo, con qualche sorriso in più anche Aprile, finchè Maggio non mi aveva riportato alla realtà, finchè il mio cuore non si fosse spezzato al ricordo di parole mai dette, canzoni mai cantate, forse perchè non c'era stato tempo o forse perchè ne avevamo così poco a disposizione che era meglio sfruttarlo per fare altro.
E la sua voce potrei imitarla , senza sbagliare una sola nota o armonia tante di quelle volte che l'ho sentita sussurrata in un orecchio, tante di quelle volte che mi sono svegliata illudendomi di averla sentita solo un'altra volta ancora. E non ero in torto quando affermavo di saperlo a memoria, perchè meglio di me nessuno mai, più di me nessuno mai. Chi potrebbe amarlo mai, più di me?
Perchè l'ho amato tanto che il suo nome, pronunciato quando non lo vedevo da così tanto tempo, mi aveva fatto male al cuore. L'ho amato così tanto che ora mi ritrovo a fissare il muro ruvido, a passare le mie mani su quella superficie spinosa e sperare di farmi male per pensare ad altro che non siano le sue parole mentre fuma una sigaretta, e sa quanto lo odi, proprio alle mie spalle.

" Come mai qui fuori? " dice, e se lo conosco almeno la metà di quanto mi conosca io stessa so che si sta passando le mani tra i suoi ricci scuri, con la sua faccia perplessa, gli occhi chiari fuori dalle orbite mentre si appoggia alla porta del locale, fatta in legno massiccio ma non più fredda della sua voce, atona.
Non gli rispondo mentre una lacrima scende impertinente sul mio viso. Vorrei che fosse settembre di due anni fa, quando per la prima volta mi vide piangere e mi baciò le lacrime sparando le peggiori battute del mondo per farmi ridere tra le sue braccia. Invece rimase lì, perchè non se ne accorse nemmeno o forse non gliene fregava più. Non se ne rendeva più nemmeno conto di come stessi, non gli importava. 
Me l'asciugai veloce prima che rovinasse il mascara e fosse visibile anche ai suoi occhi. Non mi voltai, continuai a fissare inebedita quella crepa perchè era l'esatta definizione di rottura. Non potevo fare nulla per ripararla, nulla per metterla a posto. Lo sapevo che sarebbe stata l'inizio della fine, che se ne sarebbero aggiunte altre, più profonde, più lunghe. Avrei dovuto e invece non mi sono mossa, guardandola farsi sempre più profonda, sperando non soffiasse un vento così forte da spaccare in due il muro, sperando fosse forte abbastanza.
Invece non lo fu, non lo era mai.

" Non parli nemmeno più? Tanto lo so che hai qualcosa Mira." Arrogante, sfacciato e presuntuoso. Pretendeva di conoscermi e forse lo faceva, meglio di quanto potessi ma meno di quanto volessi.

" Ho qualcosa. " Sussurrai più al muro che a lui, voltandomi piano e trovandomelo di fronte proprio come avevo immaginato. Strafottente, sicuro di sè, poggiato alla porta con la sigaretta ormai finita tra le dita. Le mani a finire tra le braccia intrecciate al petto, come se volesse tenermi distante e forse si, lo aveva sempre voluto.

" Hai qualcosa. " ripetè. Aveva un ghigno ad incorniciargli il volto mentre una signora passò dietro di lui, chiedendogli il permesso. A quel punto mi accorsi di quanto potessi sembrare ridicola ai suoi occhi, vedendo il mio riflesso allo specchio, in jeans e vans, con quei capelli perennemente sciolti e l'aria di una depressa in viso. Misi su il miglior sorriso finto del repertorio, scostando qualche ciocca rossa dal viso e tentando di entrare ma lui non me lo permise, prendendomi il polso tra le dita e impedendomi di fare un altro passo.
" Hai qualcosa " disse ancora, prima di cominciare a camminare trascinandomi dietro e poi fermarsi quando dopo pochi passi raggiungemmo gli scalini della porta sul retro.
Si sedette, io rimasi in piedi fissando il vuoto.

" Hai qualcosa e non vuoi dirmi cosa. Bene. Rimarremo qui allora. " 

Avrei voluto dirgli tante cose, la prima delle quali di togliersi quel mezzo sorriso dalla faccia che mi fece innervosire quel giorno più di tanti altri prima. Era facile per lui, quando non gl'importava più nulla di me , quando che respirassi o no non faceva più differenza.
Passarono pochi secondi , mi guardò negli occhi e poi distolse lo sguardo, come scottato da qualcosa. Aveva capito e tanto valeva che glielo dicessi.
Mi sedetti accanto a lui, sul gradino più in alto della scala, facendo attenzione a non avvicinarmi troppo.

Sentivo che con tutta quell'elettricità nell'aria, un misero tocco avrebbe potuto uccidermi.

" Tanto comunque non potresti restare, neanche se ti parlassi " soffiai a pochi centimetri dal suo respiro. Così vicini, così distanti. Eravamo sugli stessi gradini, nello stesso posto, alla stessa ora. La distanza minima che intercorreva, forse quella necessaria a far scattare un bacio, eppure quel ragazzo che sedeva a pochi centimetri da me mi sembrava di non conoscerlo. Come quando scarti il regalo di Natale che aspettavi da tanto, quello che sembrava così bello e adesso che ce l'hai lì vicino a te sembra tutt'altro che meraviglioso. Perchè non è come te lo aspettavi e lui non era quello che aspettavo.

Abbassò la testa in segno di resa. Sapeva che avevo ragione ed il suo orgoglio, al quale si era aggrappato così forte, così stretto, non gli permise di ascoltarmi.

" Perchè? " chiese come se davvero non avessi risposta. Ma le sue non erano domande esistenziali ed i motivi sapevo darglieli, sapeva darseli anche da solo se solo avsse guardato un po' più dentro sè stesso e meno a cose futili o relativamente importanti.
Perchè si chiedeva. Voleva che gli facessi male, voleva che lo squotessi, aveva bisogno di rendersene conto e così iniziai un monologo tra i suoi sospiri e le sue parole bisbigliate che tra le mie lacrime non riuscii a sentire.

" A Dicembre hai detto che mi amavi ma che non era abbastanza ed io lo sapevo che un amore meraviglioso come il nostro non era destinato a durare. E' sembrato bello anche a te vero? Il primo appuntamento sotto le stelle, a raccontarci cose scontate , a ridere e bere birra come due matti su un tetto. E quei due matti su quel tetto ci hanno festeggiato il mio compleanno, si sono baciati per la prima volta quella sera. Eri il desiderio che ho espresso quando ho spento le candeline, come sei stato in tutti i miei sogni dopo averti dato la buonanotte ogni sera. Il sabato era il nostro giorno perchè tu tornavi a casa a Napoli e potevamo vederci. Che poi Napoli - Roma non è stato tutto questo gran tragitto quando ho saltato la scuola per venire da te e non mi è sembrata nemmeno tanta la fatica quando uscita dal treno mi hai presa in braccio e mi hai portata a casa. Era bello sai, non fregarcene degli altri, di quello che dicevano. Un amore come il nostro non era apprezzato da tutti, non era benvoluto da nessuno. Siete cugini, e cominciavano a puntare il dito contro. Non lo sapevano che non ce ne importava fin quando non mi hai preso per mano davanti a tutti e hai detto che mi amavi la notte di San Lorenzo, sotto quel cielo che ci vide fare l'amore per la prima volta, poi le altre a seguire, incuranti degli sguardi di tutti se mi abbracciavi o mi guardavi in quel modo così tuo che mi fa ancora venire i brividi. Non mi importava nemmeno il giudizio di tua madre, nè quello di mio padre o ad essere sinceri, di tutti in generale. Non m'importò quando a Novembre mi portasti sulle giostre perchè ero incazzata nera e hai detto "sali sulle montagne russe così urli e ti sfoghi". Poi l'abbiamo fatto insieme e quando scendemmo da lì sopra eravamo così belli che quel bimbo, ti ricordi, ci fece una foto. Eravamo l'amore, disse sua madre. E lo eravamo, l'amore, ma poi tu hai deciso che non bastava, che non avresti retto alle malelingue, alle voci che circolavano. Il mondo mi è crollato addosso e pensavo di potercela fare, davvero, fino a ieri quando ti ho visto con lei. Esattamente un anno dopo gli inizi fra noi. Fa maledettamente male.
Finii di parlare ed aveva lacrime amare sul volto. Non singhiozzava, non emetteva alcun rumore. Deglutii , come si fa quando qualcosa è troppo grande da mandare giù, perchè lui era troppo difficile da dimenticare e allora lo avevo lasciato da parte, rinchiuso in un angolino a prender polvere finchè non si è unito a qualche altro ricordo e il dolore ha preso con sè anche i momenti belli così ora non posso ricordarli senza un nodo alla gola. E tutti dicono che passa, ma sono mesi che non passa più.
Il suo telefono squilla ed entrambi sappiamo che è lei. Lo sa anche lui quando o prende e lo spegne, quando mi guarda aspettando che ricominci a parlare. Non lo faccio e china la testa.

" Non è stato facile per me. " dice e gli credo, lo so. Del suo amore non ho mai dubitato, lo incolpo solo della sua mancanza di coraggio e del suo modo viscido d'amare. Dimenticarmi non è stato poi così drammatico.

" Se avessi potuto scegliere... " cominciò a dire ma non lo lasciai finire. 

" Sai cosa fa più male? Io potrei amarti meglio."
Mi alzai fonteggiandolo. Ero più alta di lui da quella posizione e vedevo le sue sopracciglia inarcarsi, come a chiedersi cos'avessi in mente. Scesi un gradino e continuai a parlare girandomi dall'altra parte, evitando di guardarlo negli occhi e trovando improvvisamente interessante il colore dell'asfalto.
" Io so che potrei farlo. Lei ti prepara mai la colazione? Ti dice mai che sei bellissimo? Ti chiede mai di fare l'amore sotto le stelle, fino ad amare ogni cosa di te? Ti fa mai le coccole? Ti aspetta mai per ore sveglia quando sei al pub con gli amici? O forse lei non ti fa nemmeno uscire, egoista com'è. Ha mai fatto il tifo per te dagli spalti quando giochi a calcio? Ti manda mai il buongiorno? E la buonanotte te la manda mai?"
Fui scossa da brividi a ricordare i nostri messaggi, i suoi la mattina all'alba, quando mi chiamava idiota e mi diceva che era stanco ed ubriaco ma che voleva gli fossi vicino. Ed io non dormivo mai la notte se prima non mi diceva che era tornato a casa, che stava bene, e poi non dormivo per parlare con lui e alla fine la mattina ero sempre stanca. Stanca ma felice. Invece adesso sono stanca e basta.
"Ti bacia mai sul collo, perchè proprio non ti piace allora ti fa il solletico finchè non finite per giocare coi cuscini come due bambini? "
Un'altra scossa. Si alzò anche lui e mi accarezzò la schiena come se potesse alleviare il mio dolore. Presi un bel respiro e lo guardai negli occhi. Sentii le gambe cedere alla vista di due lacrime sul suo volto e quasi non volli continuare ma poi mi accorsi di quanto sarebbe stato peggio. Era l'unica mia possibilità per fargli capire come davvero stessi." E poi gli manchi mai? - chiese piano, sussurrandolo quasi con gli occhi- Perchè sai, tu mi manchi sempre, anche adesso mentre sei così vicino che vorrei un tuo abbraccio e invece posso solo accontentarmi perchè io so che posso amarti più di lei."
Mi fermai e gli misi due dita sotto il mento fino a fargli sollevare lo sguardo da terra. Prese un respiro per parlare ma di nuovo, lo precedetti. "Solo che tu non vuoi. "

" Se avessi potuto scegliere- continua dopo un respiro che sembra essergli costato oro- avrei scelto lei. " 

" Hai già scelto infatti. " 
Mi si spezzò il cuore, quello che a Dicembre era stato graffiato e stropicciato. Non sapevo se poi si sarebbe riparato.
Scappai  via, consapevole che era quello che avevo bisogno di sentire ma non quello che volevo. Presi la macchina, inserii il cd nel lettore musicale.
Misi   "more than this"  a tutto volume mentre arrivavo a casa.
Mi gettai sul letto quando vidi il led blu del mio cellulare lampeggiare.

Messaggio
Da : Giuseppe
A: Mira

Se avessi potuto scegliere avrei scelto lei, invece sono follemente innamorato di te.






Note aboutamoonlight

Spero che questa inutile e sciocca one shot vi sia piaciuta. Sono rimasta indecisa tre giorni, poi ho deciso di pubblicarla perchè mi piaceva troppo, anche se probabilmente è davvero troppo depressiva. Un bacio a tutti quelli che hanno letto. 
Spero abbiate apprezzato, almeno un po'.
Pace, amore e grossi abbracci
aboutamoonlight.

 
   
 
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