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Autore: Good_Boy    23/09/2008    1 recensioni
Una notte calda sarà il principio di tutto. Sta per avere inizio per Alec la più terribile avventura della sua vita.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, in questo nuovo intervento ho provato a “scrivere” un piccolo racconto a puntate. Il genere è comunque una specie di thriller. Spero che vi possa piacere, buona lettura..

La pattuglia notturna


Era notte. Una notte incredibilmente carica di un vento caldo, un vento che gli sferzava sul volto. Ma lui quasi non lo sentiva, era troppo occupato. Occupato a guardare, anzi meglio, a spiare, a catturare, come una macchina fotografica ogni movimento del soggetto che, dalle informazioni della centrale, era immischiato nella rapina della gioielleria Burbaink.
Alec scuoteva la testa e pensava che fossero su una strada completamente sbagliata. Il soggetto non aveva nulla di sospetto, a parte il fatto che stava cenando in una pizzeria da solo.
“ No...” bisbigliò Alec. Bisbigliò abbastanza forte da farsi sentire da Tom, suo compagno di pattuglia, nonché suo grande amico.
“ No cosa?” chiese Tom senza distogliere lo sguardo assonnato dal “sospetto”.
“ Non ci siamo... che ha di sospetto questo tipo? Sembra solo un ragazzo trentenne come potrei essere io, a mangiare una pizza da solo. Forse perché ha bisogno di tirare un respiro prima di immergersi di nuovo nel caos della sua vita...”
“ Eh già, caro Neruda.” sbuffò Tom e mentre disse ciò cominciò a socchiudere gli occhi mettendosi le mani dietro la testa, poi riprese:
“ Pensa che questa nottata puoi rilassarti e stare calmo… no?”
“Sempre il solito..E dunque tu, avresti bisogno di rilassarti? “
“ E perché no?”
“ Bah..lasciamo perdere!”
Faceva caldo, davvero caldo. Sulla fronte di Tom, seduto al posto di fianco al guidatore, correva giù, verso le guancie, qualche gocciolina salata di sudore. Mentre Tom era sdraiato sul sedile nero di quell’auto, Alec era ritto e non aveva un aria affatto calma. Le sopracciglia erano corrugate, come se si volesse concentrare ancor di più su quel tipo. Gli occhi azzurri erano fissi e sicuri di non essere incrociati da quelli del sospettato.
Ed ecco! Il soggetto si era guardato intorno. Il capo di Alec si alzò un po’ dalla posizione in cui era prima.
“ Non mi guarderei intorno se fossi lì… baderei ad altro… magari non è niente... ma…” pensò.
Alec pose velocemente una mano sulla spalla di Tom, come per avvertirlo, ma lui quasi un attimo prima che la mano toccasse la spalla disse:
“Ho visto, Alec. Non è niente, te lo assicuro..”
Tom era straordinario, imprevedibile. Era solo come un cane. Ma a lui piaceva così, aveva donne in abbondanza, ma a legarsi non ci pensava nemmeno per un secondo. La madre morì per un brutto tumore al seno, mentre suo padre, a cui accenna raramente, e solo per insultarlo, morì assassinato. La storia del padre di Tom era singolare; egli infatti era immischiato con la prostituzione, e lo aveva nascosto alla moglie e al figlio fino, appunto, alla sua morte. Tom una volta disse che un giorno, all’una di pomeriggio un uomo entrò in casa dalla finestra e sparò a sangue freddo a suo padre. Tom aveva 13 anni e da quel giorno provava disgusto nel guardare negli occhi un uomo che fosse macchiato di reato.
“Cos’è? Ora ti convinci che quel tipo possa davvero essere un sospettato? Eh Neruda?” rise sommessamente Tom.
Aspettarono e aspettarono ancora, mentre la luna camminava nel cielo indisturbata illuminando quella volante con la sua luce fioca.
Allenati a cercare e scavare nei movimenti del sospetto, anche nei più insignificanti, Alec e Tom continuavano imperterriti a spiare il soggetto. Era mezzanotte passata da ormai vari minuti. L’atteggiamento di Alec cambiò, non era più solamente attento al sospetto ma adesso era come se esigesse qualcosa da lui.
Come se si aspettasse qualche movimento non regolamentare. Non lo stava solamente supponendo, era come se lo sapesse. Ormai sapeva.
Aveva le sopracciglia ancora più corrugate ma impercettibilmente tremolanti, e con le dita della mano stuzzicava il suo labbro inferiore. Si stava innervosendo, fino a che:
“ Che diavolo sta facendo?!” scattò Alec.
Lo stava facendo, non sapeva ancora che cosa, ma lo stava facendo.
Tom pose il capo in obliquo e guardò profondamente le movenze del sospetto.
Stava immettendo nel contenitore di sale, dapprima vuoto, altra sostanza bianca.
“Coca?” chiese all’aria Tom.
Alec non rispose, continuò a fissare a bocca semi aperta l’individuo.
“Andiamo, si sta alzando.” fece Alec con tono deciso e sicuro.
Stava appoggiando la mano alla maniglia per aprire la portiera bianca e blu della 4418, quando sentì un rumore metallico. Un rumore che proveniva da sinistra, un rumore non forte, ma impossibile da non udire, come il sibilo di un serpente, un rumore che prepara all’inevitabile, un rumore così tanto familiare a Alec, ma così tanto angosciante quando non era lui a produrlo. Una Colt M1911 appena caricata era puntata alla sua tempia e a quella di Tom.

  
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